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L’eye tracking aiuta a migliorare l’esperienza dell’utente sui siti web

Attraverso questa tecnologia è possibile identificare i punti di attenzione degli utenti durante la navigazione online e posizionare strategicamente gli elementi chiave all’interno di un sito.

Negli anni, è possibile osservare come, sotto l’influenza dello sviluppo della tecnologia e delle tendenze di design, l’aspetto delle pagine web e il modo in cui le informazioni vengono esposte sono sempre in un continuo cambiamento, con siti sempre più dinamici e landing page che cambiano a seconda del target impostato.

Anche i modelli di comportamento degli utenti nella ricerca di informazioni stanno cambiando drasticamente da Paese a Paese, e anche per range di età.

Con particolari tool digitali, ma anche fisici come l’eye tracking, è possibile migliorare l’esperienza dell’utente sui siti web tracciando i movimenti oculari durante la navigazione. Questo permette di identificare i punti di attenzione degli utenti e posizionare strategicamente gli elementi chiave. Inoltre, l’eye tracking rileva le difficoltà degli utenti e consente di apportare miglioramenti mirati. Può essere utilizzato per valutare l’efficacia degli annunci pubblicitari e testare prototipi di siti web. Nel complesso, l’eye tracking ottimizza l’usabilità e l’esperienza del cliente, creando siti web più coinvolgenti ed efficaci.

Nell’esperimento “Eye-tracking Web Usability Research” svolto da Paweł Weichbroth, Krzysztof Redlarski e Igor Garnik, sono stati coinvolti 43 partecipanti, tutti studenti del Politecnico di Danzica (Polonia), con un’età media di 22 anni. È stato impiegato un sistema di eye-tracker Tobii TX300 per registrare i movimenti oculari durante il test. Lo scopo era quello di utilizzare tre diversi portali web come oggetti dello studio: Onet, Wiadomosci24 e Bbc. Sono state definite due attività: trovare le condizioni meteorologiche attuali a Danzica e trovare il tasso di cambio della valuta polacca rispetto all’euro. Durante l’esperimento, sono state analizzate le traiettorie degli sguardi dei partecipanti per identificare le aree di maggiore interesse.

Lo studio condotto ha analizzato il comportamento tipico degli utenti nella ricerca di informazioni. Nella prima fase dell’analisi sono stati identificati i modelli comuni e i comportamenti che si sono verificati tra gli utenti. È emerso che gli utenti cercano le informazioni desiderate attraverso lo strumento di ricerca, la barra dei menu o l’analisi della home page. Successivamente, l’indagine quantitativa ha confermato le basi della prima fase dell’osservazione dei dati e ha identificato le possibili cause dei diversi comportamenti dei partecipanti allo studio.

Tutti i partecipanti hanno completato i primi tre compiti, mentre nessuno di loro è stato in grado di terminare gli ultimi tre. I compiti sono stati appositamente progettati in modo tale che la prima parte fosse risolvibile, mentre la seconda risultasse irrisolvibile. Questo scenario aveva lo scopo di stimolare i partecipanti a commentare gli ostacoli e i vincoli, il che alla fine ha portato a valutare l’usabilità di un determinato servizio da un lato e, dall’altro, la navigazione casuale ha aumentato progressivamente la loro concentrazione e cognizione al fine di risolvere i compiti assegnati. Di conseguenza, sono state osservate diverse reazioni: rinuncia (abbandono del compito dopo alcuni tentativi falliti), impazienza (aumento di tensione e distrazione nel tempo) e ingegnosità personale (azioni fuori dagli schemi, ad esempio sfruttando la funzionalità del browser web, aprendo nuove schede contemporaneamente, utilizzando motori di ricerca noti).

L’analisi dell’eye-tracking combinata con la tecnica del pensiero ad alta voce può fornire indicazioni preziose ai progettisti sulla costruzione dei servizi informativi e può rappresentare un punto di partenza per ulteriori affinamenti dell’usabilità. Questa tecnologia si può utilizzare su tutti gli schermi che trasmettono immagini, video e pubblicità, e le sue applicazioni diventano cruciali in un mondo dove i cartelloni pubblicitari sono sempre meno di carta e sempre più digital.

Veesion, la startup che utilizza l’intelligenza artificiale per rilevare i furti in tempo reale nei punti vendita del retail, si sta rapidamente espandendo a livello internazionale, in particolare in Italia.

Veesion rileva una media di 100mila gesti sospetti al mese in più di 2mila negozi in oltre 20 Paesi, di cui circa 150 in Italia e riduce le perdite di fatturato dal 30% al 70%. Nel 2020, secondo lo studio realizzato da Crime&Tech, le differenze inventariali hanno rappresentato in media l’1,8% del fatturato delle aziende del settore retail in Italia, pari, in termini economici, a una cifra stimabile intorno ai 3,4 miliardi di euro. Questo dato potrebbe rappresentare il quinto gruppo retail in Italia se lo si interpretasse come il fatturato di un’azienda.

Il software, basato sull’apprendimento continuo, aiuta a migliorare le prestazioni delle guardie giurate e dei dipendenti con un preciso obiettivo: ridurre le differenze inventariali. Si collega al sistema di videosorveglianza già installato nel negozio e quando rileva un furto, invia una notifica ai dispositivi abilitati (computer, tablet e smartphone). Una volta ricevuta la stessa, le guardie di sicurezza possono intervenire sulla base di prove evidenti.

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La tecnologia di Veesion incorpora l’apprendimento continuo, in pratica la soluzione impara dalle situazioni che incontra e migliora costantemente le sue prestazioni in base ai dati che che riceve ed elabora. Il software, che è anche in grado di rilevare gesti simultanei su diverse telecamere consentendo di ottimizzare le spese per la sicurezza, non identifica volto, altezza, età o colore del possibile taccheggiatore, ma individua solamente i gesti sospetti. Questo permette alla startup di essere pienamente conforme alla legge Gdpr. La soluzione si adatta a tutti i tipi di punti vendita tra cui supermercati, farmacie, cosmetici, abbigliamento, elettronica, bricolage. Nel 2023 Veesion ha l’obiettivo di attrezzare almeno 600 negozi in Italia.

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