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INTERVISTA Rinnovare, rinnovarsi di Marta Meggiolaro

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FLORICOLTURA ZONATO • Nata negli anni 70 • Produzione: ciclamini, hibiscus, begonie elatior, gerani • 10mila metri quadrati di estensione • Serre in ferrovetro • Riscaldamento con biomassa • Pannelli fotovoltaici • Via San Vito, 21, 37047 San Bonifacio VR

Floricoltura Zonato è una realtà di eccellenza ben conosciuta sul territorio per la qualità della produzione. L’azienda è nata nei primi anni ’70 e si è specializzata nella produzione di ciclamini. Oggi la sede di San Bonifacio, in provincia di Verona, si estende su diecimila metri quadrati, la maggior parte occupati da serre in ferrovetro dotate di bancali mobili. Una scelta che permette un impiego minimo di manodopera: tre o quattro dipendenti sta-

RINNOVARE, RINNO VARSI

Strutture arretrate, necessità di ricambio generazionale e una riflessione sul canale distributivo: il futuro è investire nel rispetto dell’ambiente e azzardare con le novità per incontrare le mutevoli richieste del mercato. I produttori dovranno così pensare da imprenditori colloquio di Michela Zonato con Marta Meggiolaro

La sede di San Bonifacio, in provincia di Verona, si estende su diecimila metri quadrati, la maggior parte occupati da serre in ferrovetro dotate di bancali mobili.

RINNO VARSI

gionali sono sufficienti per produrre circa 550 mila vasi in un anno, di cui 220mila di ciclamini. La produzione primaverile comprende begonie elatior e hibiscus, oltre ai gerani. Abbiamo parlato con Michela Zonato, 45 anni, al timone di Floricoltura Zonato con la sorella Elisa, delle prospettive che si aprono davanti al florovivaismo italiano in questo delicato momento storico.

Michela partiamo da qui: cosa rende le vostre piante

“di qualità”?

«Un aspetto fondamentale, oltre all’attenzione nella scelta delle materie prime, è che abbiamo strutture moderne che consentono di seguire al meglio lo sviluppo delle piante. Inoltre abbiamo investito in energie alternative, il 50% di elettricità è prodotto da pannelli solari, e il 95% del calore deriva da riscaldamento a biomassa. Questi elementi contraddistinguono la nostra produzione, perché ci inseriscono in un’ottica che guarda al futuro e che investe nel rispetto dell’ambiente».

Abbiamo detto della qualità della produzione, ma mi sembra che ci sia anche una certa selezione varietale…

«Se fosse per un produttore, si farebbe una sola varietà, di un colore solo: quello che ti piace e ti riesce meglio! Però il mercato vuole le novità. Non le chiede, ma le vuole, e resta deluso se non hai nulla da offrire che esca dalla banalità. Provare varietà nuove, colori particolari, anche se è difficile, è un must. È mia sorella che si occupa della produzione e infatti uno dei bisticci più ricorrenti fra di noi è proprio sui colori: quando dobbiamo iniziare a

“Negli ultimi anni stiamo diminuendo l’uso di prodotti nocivi, nocivi usiamo prodotti alternativi, e da quest’anno inizieremo anche la lotta integrata”

coltivare, sembra sempre che ne ho ordinati troppi; quando invece bisogna preparare i carrelli misti, sono sempre troppo pochi! (ride) Bisogna avere sempre qualcosa di particolare, e cambiarlo spesso, perché dopo uno o due anni, il colore non è più nuovo. Per i ciclamini usiamo tutte le genetiche, ci sono più aziende che lavorano bene».

Domanda di rito: come è andato il lockdown?

«Il lockdown è stato un colpo, come per tutti. Abbiamo avuto del buttato sulla merce di Pasqua, ma il danno è stato limitato: abbiamo aumentato i prezzi e poi passata la Pasqua abbiamo ripreso a lavorare bene, soprattutto sulla Festa della Mamma abbiamo fatto dei buoni numeri. Anche l’autunno è andato bene, quindi abbiamo concluso l’anno con un fatturato solo leggermente inferiore all’anno precedente. Il nostro vantaggio è stato il lavoro con Fioritalia. Con Fioritalia seguiamo, ad esempio, i consorzi agrari del Trentino, che all’inizio erano gli unici ad essere aperti e poter vendere fiori. Pensa che in una settimana abbiamo fatto un quarto del fatturato della primavera! È stato un momento intenso. Fioritalia si è occupata della vendita e della logistica, noi ci siamo concentrati sul confezionamento e sulla selezione del prodotto in serra. Il

prodotto deve essere buono in produzione e poi deve essere scelto bene, bisogna dare omogeneità al cliente,

in modo da essere credibili. È uno dei fattori a livello di serietà di mercato che dobbiamo rispettare».

Parliamo meglio di Fioritalia: tu sei il presidente in carica, vero?

«Esatto, sono io. Fioritalia è una cooperativa di produttori che decidono di fare insieme la parte commerciale di marketing e distribuzione. La cosa che ci differenzia

da altre strutture commerciali è che non ha un costo percentuale in base al venduto, ma fisso in base alle

produzioni. Quindi, se collaboro con i venditori di Fioritalia per vendere tutto il mio prodotto in Fioritalia, alla fine ho un costo bassissimo, risparmio energie nel cercare

LE BEST PRACTICE PER IL FUTURO • Investire in energie alternative • Provare varietà nuove e colori particolari • Sviluppare una mentalità imprenditoriale • Se il rischio cresce, rincarare i prezzi • Puntare sulla comunicazione digitale • Collaborare con il settore della ricerca, università e scuole per essere più indipendenti dal dettame olandese

Strutture moderne e l’investimento in energie alternative contraddistinguono la nostra produzione. clienti, nel gestire i pagamenti, il trasporto, e ho più tempo per dedicarmi alla produzione. Questa è la sfida. Oggi siamo in 16 – 17 soci, con produzioni abbastanza variegate; il magazzino fa da grossista, e da logistica. Il prodotto viene mandato tutto in magazzino già confezionato e da lì viene smistato verso i clienti. Abbiamo venditori, non

agenti, quindi i clienti sono seguiti come se li seguissi

io. Quest’ultimo anno sentirsi inseriti in una realtà commerciale è stato un sollievo».

Cosa pensi che accadrà in futuro?

«Abbiamo visto che in questa situazione di incertezza la pianta viene scelta: perché si sta a casa e nel proprio giardino. Questa consapevolezza ci ha dato serenità nella programmazione, abbiamo ridotto solo la Pasqua, perché abbiamo valutato che è il momento più a rischio. Ma per il resto andiamo avanti, e se il clima ci assiste sarà una buona stagione. Ovviamente viviamo sempre con l’incertezza, e questo potrebbe incidere sui prezzi, ma su questo punto penso che dovremmo noi aziende comportarci

di più da imprenditori: se il rischio aumenta, il prezzo

va caricato».

Chiudiamo con uno sguardo generale sul florovivaismo italiano: punti di forza, punti di debolezza.

«Penso che uno dei punti di debolezza più grossi sia la mancanza di ricambio generazionale. Presto le infrastrutture non saranno più dimensionate rispetto a ciò che è il settore. Le strutture come la mia, in dieci anni dimezzeranno per cessata attività. Ci vorrebbe una riflessione sul canale distributivo ad alti livelli. Prima i clienti ti chiedevano in un ordine dieci carrelli, adesso si fanno tre ordini da due carrelli alla settimana. I costi per lavorare

e spostare il materiale si alzeranno: potremo sostenerli?

FIORITALIA • Presidente: Michela Zonato • 16 associati • Cooperativa di produttori • Condivisione marketing – distribuzione • Il magazzino fa da ingrosso e centro logistico • Venditori • www.fioritalia.com

Un’altra criticità è l’arretratezza delle strutture. Le aziende medio-piccole che vanno a morire hanno strutture vecchie e problemi di marginalità. Come fa un giovane a entrare

nel settore ex novo? Prendere in mano un’azienda datata è costoso ed è un rischio. Questo problema dovrà

essere affrontato con serietà. Poi penso che ci aspetta un periodo ricco di cambiamenti. Per me questo è solo positivo, perché per quanto il nostro settore sia bellissimo, se non c’è qualche cambiamento diventa un po’ noioso. Vedere ad esempio che cambia il modo di approcciarsi al cliente, anche grazie a internet, è entusiasmante. Con Fioritalia stiamo iniziando ad accogliere questa sfida. Noi

produttori veniamo da un settore un po’ “fisso”, fuori da certe dinamiche della comunicazione che adesso invece ci riguardano da vicino. Questo porterà gli esperti del web nelle aziende e le aziende a guardare più in

là. Un altro aspetto positivo: se l’Olanda è l’impero dei fiori, vuol dire che si può produrre con qualsiasi tipo di clima. Noi dobbiamo solo comunicare, anche a livello

di giovani piante, investendo nella ricerca di varietà,

di brevetti. Possiamo non subire più il dettame olandese? Si mettono a proporre la Calanchoe e tutti ci mettiamo a vendere Calanchoe, ma perché? Vorrei che fossimo più indipendenti, ma questo è possibile se stimoliamo il settore della ricerca, collaborando con i produttori e perché no, anche con le università e le scuole!».

“Vorrei che fossimo più indipendenti, ma questo è possibile se stimoliamo il settore della ricerca, collaborando con i produttori e perché no, anche con le università e le scuole”

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