Satana a Hollywood

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SATANA a


Satana a Hollywood di Jesús Joaquín Palacios Trigo © dell'Autore dei testi 2021 © Edizioni NPE per questa edizione © degli aventi diritto per le immagini utilizzate

Collana: Narrativa 34 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini e informazioni: info@edizioninpe.it Capo Redattore: Stefano Romanini Ufficio stampa: Gloria Grieco ufficiostampa@edizioninpe.it Service editoriale: Massimo De Martino Progettazione grafica e Illustrazione di copertina: Luca Magnante Traduzione: Daniela Ugarte, Tiziano Ferracci, Stefano Romanini (Capitolo XIV) Revisione traduzione: Fabio Bernabei (prologo e primi tre capitoli), Tiziano Ferracci Correzione bozze: Gabriella Vajano Stampato presso Tuccillo Arti Grafiche, Cardito (NA) nel mese di luglio 2021

Edizioni NPE è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA)

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Jesús Joaquín Palacios Trigo

Satana a Hollywood



Dedicato in particolar modo a Frank G. Rubio e a José Luis Yubero, i due angeli custodi, o demoni familiari (lo sapranno loro), sulla spinta dei quali è stata scritta la maggior parte di queste pagine. Alla loro amicizia.


Indice Indice Indice 6 Prologo Il medium è il messaggio

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Prologo dell’autore

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capitolo primo

Il bosco sacro

19

capitolo secondo

Un Budda a Hollywood

29

capitolo terzo

La strega e il ribelle

41

capitolo quarto

Satana a Hollywood I

55

capitolo quinto

Satana a Hollywood II

65

capitolo sesto

Satana a Hollywood III

77

capitolo settimo

Satana a Hollywood IV

87

capitolo ottavo

Fantasmi rosa

99

capitolo nono

Sesso, droghe e... magia nera

107

capitolo decimo

Hollywood capovolta

125

Gli X-Files di Hollywood

145

capitolo undicesimo


capitolo dodicesimo

Quarto potere, regia di L. Ron Hubbard

155

capitolo tredicesimo

La Nuova Era di Hollywood

173

Lilith a Hollywood

197

Epilogo virtuale

223

appendice i

Film maledetti

227

appendice ii

Crowley Superstar

243

appendice iii

Un diavoletto a Hollywood

249

Bibliografia

257

Indice onomastico

263

Indice dei film e delle serie

283

capitolo quattordicesimo



Prologo Il medium è il messaggio Vi sono sempre state due o tre cose che non sapevamo di lei e che non ave­ vamo il coraggio di chiedere (soprattutto perché non sapevamo a chi rivolger­ ci). Mi riferisco alla Mecca del cinema, quella che lì in America chiamano, con un genuino senso dell’iperbole, Tinsel Town o Città del finto oro. Naturalmen­ te Hollywood ha avuto, fin dalle sue origini, innumerevoli cronisti di gossip – per la maggior parte donne, con la lingua e gli occhi imbrattati, ma non molto inclini alla scrittura – e tra gli anni Settanta e Ottanta un egregio fustigatore quale il cineasta di avanguardia Kenneth Anger, con Hollywood Babilonia I e II, libri perversamente divertenti. Senza dimenticare che, di tanto in tanto, viaggiatori indiscreti e privilegiati tornano da Los Angeles e raccontano qualcosa che hanno appreso lì o cui han­ no potuto assistere, magari in una festa di un famoso produttore: l’odore cor­ poreo che emana Uma Thurman, i motivi per cui, nel Dracula di Coppola, Winona Ryder impose limitazioni severe ai baci di Gary Oldman, o l’arnese che costò un inopportuno ricovero in ospedale a Richard Gere. Si tratta, però, di un gossip orale e volante – e chissà, forse apocrifo – che lascia intatto il de­ siderio che un nuovo Anger o la rivista «Fotogramas» si spingano più in là e proseguano il compito di soddisfare, filtrando il sublime pettegolezzo, l’uma­ no interesse che – una volta goduto l’articolo – risvegliano in noi le celebrità. Con questo libro che ci apprestiamo a leggere, Jesús Palacios (che, tra le al­ tre cose correlate al mondo della letteratura e del cinema, è un uomo di «Fotogramas» e un curioso che include la cultura autentica tra i propri inte­ ressi) dà un apporto singolare alla nostra curiosità, sempre insoddisfatta, come tutte le passioni disordinate. 9


satana a hollywood

L’autore afferma, con grande modestia, che con Satana a Hollywood non pretende di realizzare un libro sul cinema, ma di illustrare nel contesto della grande fabbrica dei sogni la relazione che «illustri membri della fau­ na hollywoodiana hanno mantenuto e mantengono con altri membri della medesima fauna, ma non altrettanto illustri, come: i guru, gli stregoni, i santoni orientali, i medium, i teorici dell’impossibile, le sette e le società esoteriche più variopinte». Tuttavia, visto che Palacios conosce troppo bene il mondo del cinema per limitarsi alla fisiologia dei pettegolezzi, il risultato, al termine di questo libro di trepidante interesse e pagine spesso oltremodo divertenti, è la sensazione che attraverso la sua trama esoterica e demoniaca sia possibile cogliere a fon­ do il perché di questo curioso intrecciarsi tra cinema e aldilà. Oppure, in altri termini, le radici umane e morali dalle quali sorge il falso oro che adorna i nostri più sfrenati sogni di spettatori. Lungo le sue pagine, Satana a Hollywood ci presenta un cast di stregoni e streghe che di norma non compaiono sullo schermo, ma che hanno lasciato il segno sugli attori e i registi. Dal mitico Krishnamurti (Palacios si rammarica, e noi con lui, che a causa delle sue condizioni fisiche, che rammentano quelle di Rodolfo Valentino o di Ramón Novarro, rifiutasse l’offerta di recitare come dongiovanni, un ruolo che avrebbe potuto creare un nuovo prototipo, l’hindu lover) all’apostolo di Scientology Ron Hubbard, dal luciferino Aleister Crowley (Palacios dà uno splendido ritratto di questo personaggio bigger than life nell’appendice) al mellifluo Andy Warhol, l’assortimento è ampio e inevitabilmente inquietante. Ma vi figurano altresì le star che hanno creduto in un cielo buddista, di diane­ tico, induista o ufologico. Alcune molto scaltre, come Shirley MacLaine, che fece il Cammino di Santia­ go ma lungo una via meno lattea di quella di Buñuel, altre decisamente fana­ tiche, come gli affascinanti John Travolta e Tom Cruise, seguaci e persino predicatori di Scientology, oppure, in un capitolo appassionante, James Dean, del quale a causa del suo rapporto con l’attrice e groupie di Ed Wood, Maila Nurmi, si racconta in dettaglio del possibile influsso che la vampiresca donna ebbe sulla mor­ te del giovane attore. Il libro di Palacios ci riserva inoltre – e questa è la prova definitiva del carattere di grande cinefilo del suo autore – sorprese e ingegnose trova­ te, come l’interpretazione psichedelica del perché venga dipinto di rosa il sottomarino in Operazione sottoveste, l’esilarante commedia di Blake Edwards interpretata da Cary Grant, il quale, come poi si venne a sapere, 10


prologo - il medium è il messaggio

all’epoca consumava lsd, o il mistero di David Bowie, che sembra custo­ disse in un luogo segreto i propri fluidi corporali, nonché unghie e capelli e altro, per per timore che potessero essere utilizzati magicamente con­ tro di lui, al fine di non subire il fatale malocchio di cui, secondo Palacios, avrebbero sofferto giovani stelle, poi morte tragicamente, come Bruce Lee e suo figlio Brandon. Forse un nuovo libro di Palacios su questa fonte inesauribile di curiosità dovrebbe centrarsi sulle forze occulte pulite, chiare, New Age e positive di un mondo dello spettacolo che diventa ogni giorno più politicamente corret­ to, per non dire più lezioso. In attesa di quel giorno salvifico, godiamoci la scienza (terrena) del nostro Palacios, scettico ma informatissimo, che sa co­ gliere i segnali diabolici degli angeles americani. Vicente Molina Foix

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Prologo dell’autore Questo è un libro di pettegolezzi. Personalmente, ritengo che il gossip sia uno dei generi letterari più dignitosi del nostro secolo e, probabilmente, il più divertente. È stato coltivato da penne tanto illustri quali Truman Capote, Gore Vidal, Tom Wolfe, Kenneth Anger, Anita Loos e tanti altri. Ora, non ho intenzione di paragonarmi a colleghi tanto mirabili, ma spero di far loro compagnia negli scaffali delle librerie (almeno per un po’), il che, se non è un ravvicinamento a livello qualitativo, lo è sul piano geografico. E poiché tutto si trasmette, salvo la bellezza… Il mio unico obiettivo, mentre scrivevo questa storia informale dell’occul­ tismo a Hollywood, era di divertirmi e divertire il lettore appassionato spin­ gendolo a ingerirsi nelle vite degli altri. Le vite dei ricchi e famosi, ovvia­ mente, degli unici dèi e semidei che sono rimasti all’uomo del ventunesimo secolo nel suo spopolato Olimpo contemporaneo. Era solo una questione di tempo, considerato che sono sempre stato un appassionato di cinema (o, per meglio dire, quello che molti chiamano “cinefago”, un divoratore di film), un avido lettore di storie esoteriche, saggi sciocchi e manuali occultisti, che entrambe le mie passioni, o ossessioni, convergessero per poi sbocciare in questo libro. L’unica cosa che spero è che il risultato sia tanto gratificante per il lettore come lo è stato per me il lavoro di spulciare centinaia di libri, decine di biografie, memoir e interviste, estraendo un dato qui, uno lì, per poi correlarli tutti fino a formare un quadro approssimativo, ma convincen­ te, del panorama occulto della storia del cinema. Tuttavia, prima che il lettore si tuffi nelle pagine che seguono, conviene chiarire due questioni. Prima di tutto, questo non è un libro sul cinema, in senso stretto. È un libro sul mondo del cinema nel suo significato più ampio, che include attori, produttori, registi e la loro dimensione sia pubblica sia pri­ vata, piuttosto che sui loro film. Ossia, come accennato, quello che ci interessa 13


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in questa sede sono gli aneddoti, i pettegolezzi, non i film e il loro contenuto. Naturalmente, talvolta analizzo nel dettaglio alcuni film, quando si tratta dell’opera di un autore particolarmente legato al mondo della magia, quando i film hanno un chiaro messaggio esoterico, come nel caso di Kenneth Anger, Andy Warhol, se non di Steven Spielberg. Tuttavia, insisto, la cosa più impor­ tante è la relazione che gli illustri membri della fauna hollywoodiana hanno mantenuto e mantengono con altri membri non altrettanto illustri della me­ desima fauna: i guru, gli stregoni, i santoni orientali e i medium, i teorici dell’impossibile, oltre a sette e a società esoteriche varie. Perché, come ho capito una volta terminato il libro, sono tutti soci dello stesso club: il mondo dello spettacolo. Lo show business. Ecco perché questo non è nemmeno un libro sull’esoterismo. È un saggio nel quale compaiono ogni genere di personaggi che appartengono alla sfe­ ra dell’occultismo, della parapsicologia, della stregoneria del satanismo… Ma solo ed esclusivamente quando hanno una relazione chiara con i loro concittadini e amici del mondo del cinema. Per questo, salvo quando l’ho ritenuto necessario, non abbondano nemmeno le spiegazioni teoriche o approfondite sulle diverse fedi mistiche citate lungo il libro. Vi sono perso­ naggi legati a entrambi i mondi, come è il caso di Anton LaVey, del quale è dunque inevitabile illustrare le idee in modo più specifico. Nessuno deve aspettarsi, quindi, un “saggio esoterico cinematografico” o qualcosa di si­ mile. Tutt’al più, chi è interessato alle oscure relazioni che uniscono l’arte cinematografica alle arti magiche troverà idee che forse reputerà utili. O almeno spero. Così come chi è interessato alla storia del cinema e al suo sviluppo economico, industriale, ideologico e sociale troverà una buona quantità di aneddoti, molti dei quali inediti, che ampliano l’ordinario pano­ rama di Hollywood e dei suoi abitanti singolari. Dato che a volte il libro penetra in territori pericolosi come le sabbie mo­ bili, dove è facile ferire o offendere qualcuno, mi sembra opportuno avvisa­ re che tutte le opinioni espresse in questo volume sono, evidentemente, personali e discutibili. Di fronte al mondo del soprannaturale la mia posi­ zione è quella del più ingenuo degli scettici e quella del più scettico dei credenti. Ho assistito a cose tali da poter conservare un ampio margine di ragionevole dubbio quanto ai temi di ordine esoterico o parapsicologico. Mi ritengo inoltre un razionalista nato, sospettoso di natura e cinico per scelta. Purtroppo, conosco imbroglioni tali da riuscire a mantenere senza sforzi il mio scetticismo. Va da sé che questo non mi ha mai impedito di la­ sciarmi affascinare dal mondo del paranormale e di riconoscere il valore di molti dei suoi aspetti estetici e intellettuali. 14


prologo dell’autore

Certo, nel trattare temi come quelli delle religioni tradizionali (buddismo, induismo ecc.), delle sette più recenti (la Chiesa di Satana o Scientology) o certe posizioni ideologiche connesse con il misticismo (l’ecologia, il pacifismo ecc.), può succedere che le mie affermazioni risultino offensive. Ebbene, non è mia intenzione risultare offensivo, ma non lo è nemmeno sorvolare su ciò che in molti casi è evidente per qualsiasi mente lucida: gli alti livelli di incoerenza e lo scarso rigore che raggiunge la maggior parte dei so­ stenitori, ma soprattutto i fondatori, di un certo culto o di alcune impostazioni religiose. Anzi, a volte è l’autore che si sente insultato dalle affermazioni di guru o credenti i quali danno per scontato che chi non condivide le loro idee abbia nei loro confronti un atteggiamento intollerante. Al contrario, spero sia chiaro che la mia posizione è quella di una persona che ancora crede in temi tanto elementari e antiquati come la libertà d’e­ spressione e la libertà di culto. Non credo che un seguace della Scientology di Ron Hubbard meriti una condanna maggiore di un membro del vecchio Parti­ to socialdemocratico tedesco. Da un punto di vista intellettuale trovo entrambi ugualmente sbagliati, ma sul piano politico e sociale penso che entrambi abbiano lo stesso diritto di schierarsi sulla base delle proprie convinzioni. Se esistono individui disposti a dare soldi e persino la vita per la teosofia, per Dianetics o Sai Baba, hanno lo stesso diritto di farlo di coloro che danno tutti sé stessi in quanto cattolici ir­ landesi o ecologisti di Green Peace. Qualora, come pretendono alcune forze sociali, fossero vietati gli uni, ci ritroveremmo coinvolti in una infinita catena di proibizioni che finirebbe per soffocarci tutti. Tornando a questioni più concrete, a dire il vero Satana a Hollywood è molto meno serio di questo prologo. In un certo senso, questo libro può essere letto come un lunghissimo romanzo poliziesco, poiché, come un detective scrupo­ loso, ho raccolto dati apparentemente insignificanti, aneddoti oltremodo bre­ vi o dettagli appena rilevanti, per poi penetrare in un panorama di grande complessità e imperscrutabile profondità. Così, all’improvviso, ognuno di questi elementi ha iniziato a incastrarsi nell’altro, e la struttura cronologica si è determinata da sola, considerato che, man mano che cresceva il mondo del cinema, cresceva altresì un mondo fatto di misticismo e scienze occulte con il quale, ho poi scoperto, conviveva con estrema prossimità e in relazione pro­ miscua. In tal modo, dal mondo del cinema muto a quello della Hollywood delle multinazionali e degli effetti speciali, da Greta Garbo e Jean Harlow fino a Richard Gere e Tom Cruise, passando per i luciferini anni Sessanta, il piede caprino di Satana mi ha guidato lungo una strada interminabile. 15


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Già, perché anche se ha caratteristiche di un puzzle o di un thriller, l’aspetto migliore di Satana a Hollywood è che non ha fine. Nel corso di oltre un anno di lavoro, e dopo un inizio arduo durante il quale avevo cominciato a pensare che l’argomento fosse sufficiente per un semplice articolo, i dati e gli aneddoti raccolti hanno finito per accumularsi quasi per magia, al punto che ho dovuto lasciarne da parte parecchi. Come se non bastasse, mentre scrivevo, giornali e riviste non cessavano di sbattermi in faccia nuove notizie legate al tema. Una volta qualcuno mi ha detto che «il meglio è nemico del bene», pertanto ho dovuto accontentarmi e lasciare da parte una notevole quantità di materiale decisamente interessante. Per altro, alla fine ho pensato bene di non annoiare o distrarre il lettore con note a piè di pagina o a fine libro. Satana a Hollywood non è, insisto né un sofisticato saggio esoterico né un ancor più sofisticato libro sul cinema. È essenzialmente un libro di gossip. Può essere letto tutto di seguito, se­ guendo la struttura cronologica, oppure saltando da un capitolo all’altro, poiché nella maggior parte dei casi, ciascun capitolo ha vita propria. Si può sfogliare, si possono guardare le foto, cercare i personaggi o i film che più interessano il lettore… In ogni caso, come ogni opera dello stesso genere, ciò che l’ha messo in moto è stata la curiosità, la morbosità per la vita altrui e, soprattutto, il peccato più salutare: l’invidia. Mentre scrivevo Satana a Hol­ lywood, e mi auguro che succeda anche al lettore sfogliandone le pagine, mi sentivo più vicino all’universo mitico delle stelle del cinema, dei ricchi e stravaganti, delle bellezze della celluloide e delle ville di Beverly Hills, degli intellettuali raffinati e dei registi di serie B, dei salotti intellettuali e dei mi­ lionari eccentrici. Che io sappia, questo è l’unico modo (salvo la rivista «Ho­ la») con cui alcuni di noi possono avvicinarsi a quell’invidiato universo di splendore e glamour. E forse anche il migliore. Poiché è nato, inevitabilmente, all’ombra di un classico del pettegolezzo quale Hollywood Babilonia, di Kenneth Anger, confesso che non mi dispiace­ rebbe, tra un po’ di tempo, scrivere il seguito di questo infinito roman à clef, ossia un Satana a Hollywood II. Se ne vale la pena, lo deciderà il lettore. Ciò detto, l’autore si dilegua silenziosamente e lascia le luci della ribalta a tutti coloro che desidera ringraziare per l’impagabile aiuto e la grande pa­ zienza: Isabel Andrade, che ha messo a mia disposizione la sua biblioteca di cinema; Ignacio Armada, che mi ha prestato il libro di Symonds e alcune pre­ ziose riviste messicane degli anni Settanta; Carmen Asensio, perché senza il suo aiuto e sostegno non avrei mai avuto il coraggio di scrivere questo libro; Julen Azpitarte, rappresentante in Spagna della casa editrice Nueva Era, che 16


prologo dell’autore

mi ha fornito generosamente il materiale su Ron Hubbard e la Chiesa di Scien­ tology; Pedro Calleja, al quale anni fa ho sequestrato la biografia di Ed Wood, ma non si è ancora arrabbiato; Pedro Duque, che ha ascoltato tutte le mie la­ mentele e idee, ma continua a essere mio amico; Fama, il mio negozio di cine­ ma di fiducia, i cui angeli custodi, Nacho e José Luis, mi lasciano sbirciare, ro­ vistare e sguazzare tra foto, riviste e libri; la rivista «Fotogramas», un nome magico che quando si pronuncia apre tutte le porte, e tutti i miei colleghi, sempre disposti a darmi una mano; Jorge Gorostiza, che ha esplorato tutti i suoi CD alla ricerca di qualsiasi dato potesse essermi utile; Miguel Hernández, della libreria Antonio Machado, un libraio eccezionale: se un libro è in vendita in Spagna, lui lo trova; Alfredo Lara, scettico quanto o più di me, che pure mi ha messo in contatto con vari membri di Scientology, che ringrazio per la col­ laborazione; Vicente Molina Foix, per la prontezza nel leggere il manoscritto originale e la cortesia del suo prologo; Federico Palacios, che mi ha prestato la sua copia di Rosemary’s Baby; Joaquín Palacios, mio padre, che ha letto il libro, lo ha corretto e lo ha anche apprezzato; Paco Plaza, che mi ha fatto scoprire la rivista «Qué Leer», attraverso la quale (grazie a tutti quelli che vi lavorano) ho avuto facile accesso a case editrici e editori; Francisco G. Rubio, vera e propria autorità in fatto di temi esoterici; Marcy Rudo, della casa editrice Minotauro; Manuel Valencia, il primo a credere in questo progetto, destinato alla sua col­ lezione di libri, che non si è infuriato quando questo è passato in altre mani; Rafael Díaz Santander e Juan Luis González Caballero, di Valdemar, che con la loro fiducia e amicizia hanno reso possibile la pubblicazione di questo volu­ me; e José Luis Yubero, che ha messo a mia disposizione la sua eccellente raccolta di testi di pettegolezzi, le sue preziose opinioni e il suo senso dell’u­ morismo. Un grazie di cuore a tutti voi, così come a molti altri che con i loro piccoli contributi sono stati, a volte, tanto utili quanto necessari.

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capitolo i

Il bosco sacro La California dorata, lo Stato del Sole, l’utopia finale dentro l’altra uto­ pia, quella degli Stati Uniti d’America, è senza dubbio uno dei luoghi più strani e singolari al mondo. Per un appassionato di magia e occultismo, infatti, la California può essere un paradiso nel quale ogni cento metri, quasi sorgessero da una dimensione sconosciuta, compaiono una nuova setta, un culto religioso originale, una chiesa eterodossa, un profeta della Vecchia o della Nuova Era, ma anche centinaia di librerie e negozi specia­ lizzati in esoterismo, stregoneria e orientalismo. Hollywood, la cosiddetta Mecca del cinema – con una riverenza quasi religiosa – ha finito per eser­ citare il suo particolare tipo di negromanzia, il cinema stesso, su un terre­ no già concimato per la crescita dell’impossibile. Nel corso della sua storia frenetica, la California è diventata la destinazione finale di milioni di sognatori che vedevano nella costa occidentale del Nord America la meta delle loro speranze materiali e spirituali. A metà del xix secolo, la grande migrazione verso l’Ovest, stimolata poi dalla febbre dell’oro del 1848, fece sì che innumerevoli carovane di coloni si mettessero rapidamente in mar­ cia, cariche di intere famiglie, la cui fede in Dio e nella Bibbia sarebbe stata mes­ sa a dura prova dal caldo e dal sole del deserto, dagli attacchi di pellirosse e banditi e dalla feroce concorrenza tra gli stessi migranti, che lottavano per co­ struirsi un futuro dorato quanto le pepite d’oro scoperte dal colonnello Sutter. Probabilmente fu proprio in quei tempi violenti e leggendari che la sacra terra della California ricevette il suo carattere magico ed eccentrico, grazie all’inestri­ cabile, e non sempre amichevole, mescolanza tra razze e credo religiosi. Purita­ ni inglesi, protestanti tedeschi, cattolici irlandesi e spagnoli, messicani, neri, ci­ nesi, indiani e missionari… Una valanga inarrestabile di avventurieri, cacciatori d’oro e di tesori, lontani dalle loro case, dalle chiese e dalle rispettive guide reli­ giose, tutti disposti inconsciamente a sopportare cambiamenti radicali di 19


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abitudini e credo. La California era dunque il luogo ideale per mescolanze e sincretismi, il luogo ideale perché a poco a poco la vecchia fede si indebolisse e si evolvesse in nuove credenze e superstizioni… Affinché proliferassero altresì imbroglioni, santoni, predicatori e falsi profeti. Di certo, agli inizi del nostro secolo, dalle spiagge del sud fino ai grandi bo­ schi del nord, da San Diego a San Francisco, la California era già l’immenso set di un dramma sacro a tinte talora grottesche e talora tragiche. Ancora prima che la stessa Hollywood si fosse delineata in modo definitivo, esisteva già uno stile di vita hollywoodiano, carat­ terizzato, come quello delle sue future stelle, da stravaganza, lus­ so, eccesso e, va da sé, scandalo. Poco prima che iniziasse la co­ struzione dei principali studios della fabbrica dei sogni, Albert P. Warrington, un avvocato in pen­ sione della Virginia, acquistò cir­ ca sei ettari in pieno centro di Hollywood per realizzare i propri sogni. Warrington chiamò il posto Krotona – la terra delle promesse, o qualcosa del genere – e in breve mise a disposizione dei suoi so­ stenitori un ristorante vegetaria­ no, un giardino con uno stagno di fiori di loto e un tempio occulto per cerimonie esoteriche a carat­ tere fortemente teosofico e orien­ tale. Non molto lontano da lì, a Hollywood Boulevard, Warring­ Madame Blavatsky: la teosofia sono io, ton si diede a organizzare anche © Tutti i diritti riservati corsi di esperanto, di teatro e mu­ sica di contenuto esoterico. Nel 1920, una volta terminata la Prima guerra mondiale, la sua colonia finì per stabilirsi definitivamente nella Ojai Valley, uno dei centri spirituali più importanti dello stato. Proprio lì, anni dopo, si sarebbe stabilita Annie Besant, discepola della leggendaria Madame Blavatsky e, in quel periodo, principale ereditiera del trono della teosofia, insieme al filosofo Krishnamurti. 20


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[…] Dal momento in cui Hollywood divenne la Mecca della ci­ nematografia, su di essa si riversò ogni genere di elementi am­ bigui […] seguaci di culti folli, astrologi da quattro soldi, falsi medium ed evangelizzatori, guaritori fasulli, indovini e psico­ analisti parassiti […]1.

Sebbene la citazione sia di Kenneth Anger, non proprio la persona più indicata per emettere un giudizio del genere, la verità è che il controverso autore di Hollywood Babilonia, nonché discepolo di Aleister Crowley, non aveva tutti i torti. Ad esempio, nel 1922 arrivò a Los Angeles una certa Aimee Semple McPherson, Sorella Aimee, che aveva lasciato San Diego quando i suoi in­ contri di carattere revivalista negli stadi della boxe iniziarono a declinare. Presto la sua confraternita religiosa, denominata Foursquare Gospel (Vange­ lo Quadrangolare), le procurò mezzi sufficienti per far costruire l’Angelus Temple, con tanto di stazione radiofonica, di orchestra e coro femminile. La struttura era dotata perfino di un palco teatrale, sul quale, davanti ai nume­ rosissimi seguaci (che all’apice del suo successo toccarono i 40.000 proseli­ ti, suddivisi in vari fari o cappelle locali), venivano rappresentate versioni spettacolari della storia di Sodoma e Gomorra, combattimenti contro il Dia­ volo, simbolizzato da un gorilla in puro stile King Kong, e discorsi colmi di santa indignazione e fuoco divino. Ben presto, però, gli scandali sarebbero comparsi anche nella vita esempla­ re di Sorella Aimee. Nel 1926, invero, la famosa evangelizzatrice sparì senza lasciare traccia. Qualcuno affermò di averla vista in costume da bagno sulle spiagge di Ocean Beach. I suoi fedeli, allora, noleggiarono un aereo e, mentre questo spargeva corone di fiori sul presunto cimitero marino, pregarono per l’eterno riposo della loro santa. Uno dei seguaci credette di aver visto il corpo galleggiante dell’amata profetessa e affogò per cercare di recuperarlo. Una cerimonia celebrata di lì a breve nell’Angelus Temple per erigere un monumento in ricordo di Sorella Aimee raccolse 35.000 dollari di allora. Qualche giorno dopo, la predicatrice ricomparve sana e salva, dall’altro lato della frontiera, in Messico, e dichiarò alla polizia e alla stampa che era stata vittima di un rapimento. I giornalisti non ci misero molto a scoprire che la Sorella era rimasta nascosta, insieme a un operatore della stazione radio, in un comodo nascondiglio, fino a qualche giorno prima della sua miracolosa

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Anger, Kenneth, Hollywood Babilonia. Tusquets. Barcelona, 1994. 21


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riapparizione. La donna fu arre­ stata, ma la sua legione di efficienti legali riuscì per lo meno a far riti­ rare le accuse per diffusione di in­ formazioni false. Tuttavia, Sorella Aimee non si sarebbe mai risolle­ vata da quel contrattempo di natu­ ra legale, che ormai aveva minato la sua immagine e la sua credibili­ tà di evangelizzatrice. Sebbene una moltitudine di proseliti conti­ nuò a credere alla sua versione dei fatti, Sorella Aimee cominciò a sof­ frire di frequenti periodi di de­ pressione, tanto da dover ricorre­ re ai sonniferi per poter conciliare il sonno dei giusti che sembrava evitarla notte dopo notte. Nel 1944, come la vera stella di Hol­ Sorella Aimee contro King Kong, lywood che era stata – per quanto © Tutti i diritti riservati non avesse mai preso parte a un film – fu ritrovata morta a causa di un’overdose di pillole per dormire. R.I.P. Sorella Aimee. Un’altra delle stelle più sorprendenti residente nelle vicinanze di Holly­ wood, e altrettanto riluttante a comparire sul grande schermo, forse a causa della sua veneranda età, fu il conte di Saint-Germain. Nascosto assieme al resto degli Uomini Divini che lo accompagnavano, il Maestro Asceso Saint-Germain attendeva pazientemente sul Mount Shasta, in California, il momento della sua rivelazione. Ma non avrebbe dovuto aspettare molto. Nel 1932 arrivarono a Los Angeles Guy W. Ballard, spiritista e occultista, e sua moglie Edna, medium, secondo le malelingue in fuga da un mandato di arre­ sto spiccato in Illinois, secondo i suoi seguaci condotti lì da forze imperscru­ tabili. A ogni modo, nel 1934, quando i Ballard avevano già fondato il noto culto I AM, la loro casa editrice, Saint Germain Press, pubblicò Unveiled Mysteries, un libro che, per il prezzo relativamente modico di due dollari e cinquanta la copia, spiegava agli ingenui lettori come nel 1930 Ballard fosse entrato in contatto con il Maestro Saint-Germain sullo Shasta Mount, e di come, avendo mangiato e bevuto le vivande che lì gli erano state offerte, ne 22


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fosse stato illuminato; da quel momento, dunque, aveva intrapreso un viag­ gio astrale e scoperto come lui stesso, sua moglie e il figlio Donald dovessero diventare i Messaggeri Accreditati degli insegnamenti di Saint-Germain, de­ stinati a portare sulla Terra la Settima Età Dorata, l’Era dell’I AM, la perfe­ zione terrena e le Grandi leggi della vita. E lo fecero eccome! In pochi anni, infatti, la famiglia Ballard pubblicò una serie infinita di libri e opuscoli, det­ tati via medium dallo stesso Saint-Germain, che portarono alla famiglia no­ tevoli entrate economiche. I Ballard suscitarono inoltre l’interesse di presti­ giosi residenti di Hollywood, come lo scrittore e regista Aldous Huxley, fondarono il Saint-Germain Center a Chicago e diedero vita a una proficua attività di vendita per corrispondenza che propugnava, tra le altre cose, L’ardente fiamma viola dell’amore divino, con tanto di istruzioni per l’uso, per combattere l’odio e il dolore del mondo. Non solo, perché tra i tanti pro­ dotti della casa editrice figuravano anche creme per il viso create apposita­ mente per gli iniziati, dischi di musica delle sfere e, naturalmente, tutti gli opuscoli e libri del culto religioso. Fondato, come quasi tutte le moderne religioni che prevedono riti di ini­ ziazione, sull’esistenza segreta di una Fratellanza di Maestri Ascesi, e sulla necessità di riconoscere il Dio interno che vive in ogni uomo – da lì il nome sfrontato, preso dall’Esodo biblico, quando Dio pronuncia il categorico «Io sono colui che sono» – lo yoismo dei Ballard e dei loro seguaci, la cui appar­ tenenza al culto era certificata da una lettera di ammissione ufficiale (che ovviamente poteva essere acquistata anche per corrispondenza) finì per in­ cappare in problemi con la legge quando Edna e suo figlio furono formal­ mente accusati da ex membri del culto di trarre profitto economico grazie a una religione che loro stessi non praticavano in privato. Nel 1942 il caso finì davanti al tribunale e i Ballard persero il diritto di servirsi della vendita per corrispondenza, poiché giudicati colpevoli di frode fiscale. Dopo anni di ricorsi contro la sentenza, nel 1954 il verdetto venne riesaminato e, nel 1957, il movimento I AM fu riconosciuto quale religione formale e pertanto esente dal pagamento delle tasse, cosa che consentì ai Ballard di tornare allegramente al loro tradizionale e redditi­ zio proselitismo postale. Guy Ballard assistette al lungo processo legale sotto forma di spirito astrale poiché, essendo deceduto nel dicembre del 1939, un mese dopo la moglie annunciò che era asceso direttamente ac­ canto al Maestro Saint-Germain. Indignati da questa dichiarazione, alcuni seguaci decisero di abbandonare il movimento, ma la vedova continuò im­ perterrita a invocare il marito nelle sue sedute spiritiche e religiose. 23


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Fieramente conservatore e patriottico, da allora il movimento I AM si è esteso dalla California a Chicago, a Santa Fe, Denver e in altre città, e gode tutt’oggi di ottima salute spirituale… ed economica. Non tutti i culti e i movimenti spirituali nati nella California sono stati in grado di sopravvivere al trascorrere del tempo, alla concorrenza… e ai loro fondatori. È il caso, per esempio, della Società teosofica di Point Lo­ ma, inaugurata nel 1899 nelle vicinanze di San Diego, che avrebbe brilla­ to di stravagante splendore fino al ritiro della sua fondatrice, la carisma­ tica Katherine Tingley. Nel 1894 la Madre Porpora, come amava farsi chiamare, aveva conosciuto a New York il teosofo William Quan Judge, e ben presto sarebbe anche diventa­ ta un esponente di spicco della famosa organizzazione spirituale guidata all’e­ poca da Annie Besant, succeduta alla creatrice del concetto stesso di teosofia, Madame Blavatsky. Soggiogato dalla forte personalità della Tingley, oltre che dai suoi poteri psichici, Judge si trasformò in uno schiavo follemente innamo­ rato della sua presunta studentessa, di molti anni più giovane. D’un tratto, però, quale vicepresidente della Società teosofica e suo delegato negli Stati Uniti, Judge decise, quasi all’improvviso, di rompere il legame con la centrale teosofica di Adyar (in India), inimicandosi così Annie Besant e portando con sé un gran numero di seguaci. Nel 1896, tuttavia, solamente un anno dopo aver preso quella decisione, Judge morì, e Katherine Tingley prese le redini della direzione della Società americana. Nonostante in un primo momento la sua fazione fosse stata ab­ bandonata da numerosi teosofi sfiduciati, la Madre Porpora si diede a viaggia­ re in Oriente, consolidando così la sua posizione, facendo concorrenza a Besant e conquistando alla propria causa veri e propri seguaci-schiavi, affa­ scinati dalla materna e appassionata “dominatrix” del mondo spirituale. Tra­ sformatasi nella Confraternita universale e Società teosofica, alla fine la nuova sezione americana, che si opponeva apertamente a quella originale, si trasferì a Point Loma per costruire l’utopia personale della Tingley: «La città bianca nella terra dell’oro accanto al mare del crepuscolo». In pochi anni la comunità di Point Loma assimilò l’esotico spirito archi­ tettonico che, qualche decina di anni più tardi, avrebbero poi mostrato gli studi cinematografici della vicina Hollywood: moschee arabe, piramidi egizie, templi indiani e una Scuola dell’antichità, dalla quale archeologi e storici contribuivano a corroborare la teoria teosofica della fondatrice in merito alla California, ovvero che questa fosse uno dei principali centri dell’evoluzione cosmica e che, migliaia di anni fa, quando Egitto e India 24


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erano ancora giovani, vi fossero state civiltà scomparse. In altre parole, Hollywood, l’Olimpo degli dèi del grande schermo, sembrava avere un’in­ dole sacra che proveniva da molto lontano. Provenendo lei stessa dal mondo del teatro, Katherine Tingley sviluppò innumerevoli attività di danza, recitazione e balletto, nelle quali mescola­ va yoga, musica ed esoterismo, comparendo sempre come protagonista assoluta dei propri spettacoli. Per anni l’iniziativa funzionò a meraviglia, ma a poco a poco Tingley cominciò a cedere alle sue istintive manie di grandezza. Non si limitò a scontrarsi con i teosofi ortodossi, ma anche con le chiese ufficiali e i giornalisti locali, che ben presto diedero vita a una campagna di diffamazione, senza dubbio ben orchestrata, per diffondere dettagli immaginari e morbosi sulle orge sessuali e pagane che si tenevano nella città bianca e che, a quanto pare, non avevano nulla da invidiare a quelle organizzate da Eric Von Stroheim. Purtroppo per i cittadini di questa mistica utopia, le presunte orge erano ri­ servate esclusivamente alla Madre Porpora, visto che i membri della sua comu­ nità dedicavano la maggior parte del loro tempo a coltivare la terra, lavorare a maglia, costruire nuovi templi e stampare opuscoli. Inoltre erano costretti ad assistere alle cerimonie religiose vestiti in modo austero, a mantenere una die­ ta vegetariana molto severa e, stando alle parole di un seguace che finì per ab­ bandonare Point Loma a tutti gli effetti, sfibrato dall’esperienza, «…a trascinarci a quattro zampe in presenza della signora Tingley». Lei, per contro, passava gran parte del tempo viaggiando all’estero, organiz­ zando feste benefiche, allestendo coreografie wagneriane e sfoggiando un guardaroba degno di una grande stella del cinema, laddove i suoi adepti pote­ vano indossare solo tuniche di taglio greco o indiano e sandali di sparto. Gradualmente molti dei suoi seguaci più illustri e benestanti iniziarono ad abbandonarla, con conseguente riduzione degli introiti della Società. I tem­ pli più piccoli, diffusi in tutti gli Stati Uniti, nonché a Cuba, dovettero chiude­ re. Mentre gli accoliti di Annie Besant gioivano della punizione divina che sembrava esser caduta sulla Madre Porpora, questa, trincerata nella sua personalità dominante e circondatasi di allievi giovani e attraenti, come lo svedese Gottfried de Purucker (che più tardi le sarebbe succeduto quale ca­ po della Società americana), resistette fino agli inizi degli anni Venti, quan­ do il deteriorarsi progressivo della sua fondazione andò ad aggiungersi alla scandalosa rivelazione della sua ultima relazione adultera con il marito di una delle sue ingenue seguaci. 25


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Katherine Tingley si vide, così, costretta a rinunciare al suo so­ gno visionario di una città per­ fetta, abbandonò gli Stati Uniti e mise in vendita la maggior parte dei suoi terreni in California, os­ sia il suo regno privato, sul quale aveva signoreggiato per più di vent’anni con l’inflessibile e al­ tezzoso atteggiamento delle mi­ tiche Ayesha o Antinea. Alcuni degli innumerevoli culti diffusi in California, e che di tanto in tanto la scuotono come terre­ moti provocati da un’insolita faglia mistica, propria della zona, non sono stati fondati nello Stato del Sole, sebbene lì abbiano trovato il clima più idoneo a prosperare. Percorrendo il paese da costa a costa e molti anni dopo il suo con­ solidamento (attorno al 1875), nel lontano Massachusetts la Chiesa scientifica di Cristo o Cri­ stianesimo scientista, un’organiz­ zazione religiosa che poco o nulla aveva a che fare con le luci della ribalta, sarebbe diventata oggetto di pettegolezzi e commenti indi­ Jean Harlow in compagnia di Paul (non ci riesco… gnati da parte degli appassionati non ci riesco) Bern, © Tutti i diritti riservati di cinema di tutto il mondo. Nel 1937, la prima delle bionde platino di Hollywood, la stella che aveva cristallizzato l’archetipo sessuale della dea dalla chioma dorata, Harlean Carpentier, conosciuta dai suoi milioni di ammiratori come Jean Harlow, moriva a causa di un’infezione ai reni di lieve entità e di facile cura. Alco­ lizzata e preda di costanti attacchi di depressione dopo il suicidio del pri­ mo marito (Paul Bern, che si sparò alla testa con una calibro 38 dopo una serata disperata nella quale, vittima della sua impotenza, aveva cercato di fare l’amore con la donna più desiderata del mondo utilizzando un 26


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esagerato stimolatore fallico) e il fallimento delle due relazioni sentimentali seguenti (Hal Ro­ son e l’attore William Powell), Jean contrasse una malattia ai reni che, secondo i dottori, era facilmente curabile con una tera­ pia semplice e veloce. La madre dell’attrice e sua figlia, tuttavia, rifiutarono la prospetti­ va. Entrambe erano membri prati­ canti di Scienza Cristiana, perciò la madre, seguendo il loro credo ferreo, pregò ardentemente per una cura che salvasse la figlia sca­ pestrata. Tuttavia la giovane dea morì quello stesso anno in un mo­ do tanto tragico quanto assurdo, a causa di una intossicazione ure­ mica di poco conto in quanto rico­ verata troppo tardi, un esito che doveva lasciare i suoi fan con una strana sensazione di irrealtà. Mary Baker Eddy, fondatrice Jean Harlow, la prima vittima, della Chiesa scientifica di Cristo, © Tutti i diritti riservati fu un’altra di queste donne cari­ smatiche di fine xix secolo, l’epoca del suffragismo, delle utopie, del socia­ lismo…, ma anche della teosofia, dello spiritismo e del revivalismo cristia­ no più delirante e fanatico. Questa pia signora dell’Est soffriva di una misteriosa malattia – nessuna delle biografie che ho potuto consultare chiarisce di quale si trattasse – che la rendeva a tutti gli effetti un’invalida costretta su una sedia. Eppure, nel 1866, dopo aver pregato e meditato con insistenza sul Vangelo di Matteo (9:1-8, il passo nel quale Gesù guarisce un paralitico), guarì miracolosamente. L’evento la spinse alla conclusione che l’essere umano, essendo fatto a immagine e somiglianza di Dio, non soffra che dei mali del peccato, a identificare la malattia come il Male e a proporre la preghiera, la rifles­ sione e la rinuncia a credere nella realtà del proprio Male quali cure in­ fallibili per qualsiasi afflizione. 27


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Nel 1879 la Chiesa scientifica di Cristo era ormai stabilita alla perfezione e i libri di Baker Eddy, in particolare Scienza e salute con la chiave delle Scritture (pubblicato nel 1875) – nel quale spiegava la sua dottrina uma­ nizzando Cristo e consacrandolo come medico spirituale, invece che come Dio reincarnato – diffusero in tutta l’America la fede nella guarigione spi­ rituale e il rifiuto della scienza medica ufficiale, considerata come l’enne­ sima dimostrazione dell’orgoglio dell’uomo e grosso modo il prodotto del­ la caduta originale di questi nel peccato. Durante la prima parte della sua storia, il cristianesimo scientista conobbe scontri di ogni tipo, non solo con le chiese ufficiali, ma anche tra i suoi membri e i seguaci di differenti teorie spirituali di stampo analogo. Accusata in varie occasioni di frode e pratiche occulte, nel 1882, alla morte del terzo marito – Asa Gilbert Eddy, primo guaritore ufficiale del cristianesimo scientista – Mary Baker Eddy ne imputò la morte a influenze mentali maligne, ossia a un attacco psichico in piena regola, accusa che sarebbe stata poi riproposta anche alla morte della vedova stessa. Nel 1910, Adam H. Dickey, suo successore alla guida della florida chiesa, nonché editore del popolarissimo giornale «Christian Science Monitor», di­ chiarò che il decesso della fondatrice era stato causato da un omicidio menta­ le. Anche se i numerosi adepti negano qualsiasi connotazione occultista o eso­ terica nelle loro pratiche, sembra che a loro volta siano convinti di essere il bersaglio di attacchi psichici e magici da parte di ogni sorta di nemico miste­ rioso. È indubbio, per contro, che Jean Harlow morì miseramente a ventisei anni a causa di un’aggressione psichica e spirituale che, lungi dal guarirla, la condusse a una fine precoce, trasformandola in uno dei grandi miti di Hol­ lywood, forse la prima vittima palese del rarefatto e singolare mondo spiri­ tuale della Mecca del cinema. Le vie del Signore sono assai bizzarre. Con Jean Harlow, illustre antesignana di altre vittime bionde sacrificate al dio Hollywood, quali Marilyn o Jayne Mansfield, la diabolica catena che colle­ ga le luci e gli sfolgoranti riflettori della fabbrica dei sogni con l’oscurità e i finti segreti di sette, culti religiosi e religioni mistiche diviene visibile e solida. Una nuova età dorata ha inizio per l’occultismo, ormai integrato pacificamen­ te nell’ambiente decadente, eccentrico ed eccessivo del mondo del cinema. Le luci sono accese, la scenografia già allestita, le cineprese e gli attori non aspet­ tano altro che il regista abbassi il ciak come una ghigliottina in miniatura. Che cominci pure il nuovo dramma sacro. Hollywood è pronta per ricevere il Prin­ cipe delle Tenebre e i suoi molti seguaci. 28



Per la prima volta in Italia il saggio dell’autore spagnolo Jes’us Palacios dedicato alle incursioni dell’esoterismo e del soprannaturale nel mondo di Hollywood e delle sue stelle. isbn:

978-88-36270-15-6

euro 14,90


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