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Russia, Nato e Ucraina in cronaca
La questione ucraina:
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uno ‘’scontro tra titani’’ dalle radici molto profonde.
Negli ultimi mesi la minaccia di un incombente conflitto di portata internazionale ha attraversato l’intero globo terrestre incutendo timore ed agitazione da Oriente ad Occidente, in ogni civile atto ad informarsi di attualità. Il dramma di una possibile guerra è di particolar peso anche nel Vecchio Continente perché questo potrebbe tradursi in un rincaro delle riforniture di gas (basti pensare che l’Europa importa dalla Russia il 40% del suo fabbisogno di metano) ed in eventuali minacce militari dovute alla vicinanza del fronte alla nostra penisola (la distanza chilometrica Italia-Ucraina è grossolanamente paragonabile a quella esistente tra Val d’ Aosta e Sicilia). In realtà quello che attraverso i media appare essere un evento del tutto nuovo risulta avere radici storiche molto profonde che traggono sostentamento dall’ ‘’humus’’ della storia medievale. Per la Russia, infatti, l ‘ Ucraina è una ferita aperta già da tempo per svariati motivi. Innanzitutto l’Ucraina, e la capitale Kiev, è storicamente considerata la culla del popolo russo, essendo stata la capitale del primo Stato russo della storia, una monarchia esistita da fine 800 ad inizio 1200. Fino al 1991 l’Ucraina ha fatto parte dell’Unione Sovietica, cioè quel titano che ha sfidato gli Usa durante la Guerra Fredda, lo scontro tra capitalismo e comunismo atto a far emergere una superpotenza dominante a livello globale. Ai nostri giorni, inoltre, è facilmente intuibile quanto Russia ed Ucraina siano affini storicamente e culturalmente: la lingua russa e l’ucraino sono abbastanza simili per morfologia e sintassi ed il russo è largamente parlato in varie regioni ucraine. A ciò si aggiunga che quando l’Unione Sovietica cadde nel 1991, l’Ucraina fu una delle prime repubbliche sovietiche a diventare indipendente. Da quella data essa riveste il ruolo di ‘’ Stato-cuscinetto’’ tra due superpotenze, una nazione che dovrebbe rimanere estranea ai due contendenti (Russia e Nato) per mantenere un equilibrio tra i colossi militari. Nel 1949 gli Stati Uniti diedero vita alla Nato, l’organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, ossia un insieme di Stati alleati di cui fa parte anche l’Italia, che hanno la funzione di difendersi reciprocamente nel caso in cui uno dei membri fosse attaccato da un nemico esterno. Prima degli anni ’90 la Nato comprendeva Usa, Canada e molti Paesi dell’Europa occidentale ed il confine geografico tra blocco occidentale e blocco sovietico, la cosiddetta ‘’ cortina di ferro ’’, passava poco distante dall’ Ucraina. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica gli Stati Uniti, approfittando dell’evento storico, hanno invitato a far parte della Nato dal 1997 quasi tutti gli Stati dell’ Europa orientale, compresi quelli che facevano parte dell’ URSS, arrivando addirittura a delegare a questi Paesi il controllo attivo della Russia, sostenendoli economicamente e negli armamenti. Questo non ha fatto altro che inasprire ulteriormente i rapporti tra USA e Russia, dato che quest’ ultima si è vista gradualmente occupare il proprio ‘’uscio di casa ’’. Giungiamo così agli inizi degli anni 2000, quando un partito filoccidentale ha vinto le elezioni in Ucraina attraverso quello che alla storia è noto come ‘’rivoluzione arancione’’. Di tutta risposta la Russia ha alzato i prezzi del metano destinato ad Ucraina, così il vecchio Continente è stato costretto a progettare nuovi gasdotti che bypassassero l’Ucraina per giungere in Germania. Nel frattempo, dopo varie vicende, in
Russia, NATO e Ucraina in cronaca
Ucraina si è reinsediato un governo filorusso, quello del presidente Janukovych. Questi, nel Novembre 2013, si è rifiutato di firmare un trattato di maggiore collaborazione con l’Europa, scatenando feroci proteste che l’hanno costretto ad abbandonare il Paese. Fu così che, in tale caos, prese il potere un governo filoccidentale che provvide subito a firmare il suddetto patto. La Russia naturalmente non aveva la minima intenzione di perdere lo storico alleato: essa ha dichiarato che la rivoluzione era un colpo di Stato sostenuto da USA ed Europa ed ha occupato la Crimea. Questa regione era un territorio strategico per il controllo del Mar Nero, ceduta in dono dall’ URSS all’ Ucraina. Dopo aver occupato militarmente la regione, Putin ha indotto un referendum per annettere la Crimea alla Russia. Il risultato del referendum, anche grazie alla politica di violenza e di poca trasparenza adoperata, non poteva che essere positivo. Successivamente la Russia ha sostenuto la ribellione indipendentista di due regioni filorusse del Sud dell’Ucraina, Donets’k e Luhans’k, note congiuntamente alla cronaca con il nome di ‘’Donbass’’. Esse se da un lato sono riconosciute dalla Russia come territori indipendenti, dall’ altro sono considerate dagli Usa territori occupati dai Russi. L’Ucraina ha chiesto l’appoggio occidentale, per la sua entrata nella Nato (proposta non del tutto lecita secondo il Trattato del Nord Atlantico, trattandosi di un paese occupato). L’ obiettivo di Putin, dunque sarebbe quello di recuperare l’Ucraina sia per la sua importanza storico-culturale ed economica ( data l’ abbondanza di giacimenti di cui il Paese dispone), sia per contrastare il rivale storico statunitense, sia per evitare che l’est Europa si occidentalizzasse e che anche i Russi chiederebbero maggiori diritti. Così la Russia ha iniziato a fare agli Usa e all’ Europa richieste molto forti, come una garanzia scritta che la Georgia e l’Ucraina non entrassero mai a far parte della Nato. Gli Stati Uniti, d’ altronde, trovandosi in una posizione di forza, non mostrano alcuna intenzione di cedere al nemico. La tensione estrema ha trovato il proprio punto di rottura in queste notti, quando l’esercito della ‘’ terra degli zar’’ ha bombardato varie città e porti ucraini. Non si può negare che, oltre alle dinamiche storiche, dietro ogni conflitto si celano sempre corposi interessi economici, come l’‘’appetibile piatto’’ costituiti dai giacimenti petroliferi apparsi dopo i recenti scioglimenti della calotta polare nelle aree geografiche contese tra le due superpotenze. Al di là delle varie ragioni, quel che è certo è che non possiamo adoperare termini di giudizio come ‘’ giusto’’ o ‘’sbagliato’’ a proposito di un conflitto: non esistono ragioni che tengano dinnanzi ad uno scenario apocalittico come quello vissuto dalla popolazione ucraina nelle ultime ore. Lo stato d’ animo che sembra dominare il Mondo è quello di delusione e paura, perché non si è riusciti ad evitare quel termine che solo a pronunciarlo fa rabbrividire, quell’ erbaccia infestante nutrita dal Dio danaro che può produrre solo frutti amari: la guerra. Oltre tutti i rischi economici, politici, civili, ed i dubbi in merito alla natura di tanta ferocia e tanto egoismo, resta un’amara certezza: che nel 2022 non siamo in grado di imparare dagli errori ed orrori della storia e che gli ucraini, prima di essere unità della Nato o della Russia, sono persone esattamente come tutte le altre pullulanti sul globo, con lo stesso esatto diritto alla vita!