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Oggi la musica: note e lustrini

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Che tempo che fa

Che tempo che fa

Oggi la musica

di Gabriele Biancardi

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NOTE e LUSTRINI,

SOLO I MORTI NON SOGNANO

Efu subito chiamato GlamRock. Alla fine degli anni 60, si è vissuto una liberazione totale, sessuale, politica, artistica. Dagli Stati Uniti, soffiava un vento potente e inebriante. Quello della libertà! In tutti i sensi, politica, artistica e sessuale. La famosa “estate dell’amore”, il “flower power” che aveva illuso tutti che si potesse vivere finalmente in pace. Ed eccoci alla madre di tutte le rassegne che oggi riviviamo costantemente. Concerti per la pace, serate di solidarietà. Ma prima di tutto questo arrivano i tre giorni che sconvolsero il mondo: Woodstock! Un posto piuttosto anonimo nello stato di New York. Bethel. Una piccola città rurale che dal 15 al 18 agosto del 1969, ospitò, suo malgrado, un milione di persone. Non erano preparati, certo che no, servizi igienici che oggi farebbero accapponare la pelle, sicurezza inesistente. Eppure, ancora oggi a più di 50 anni se ne parla ancora. Sul palco lo sappiamo, nomi che ancora oggi abitano nel gotha mondiale della musica rock, con qualche gravissima assenza, prima di tutti i Beatles, in quel momento affacendati ad affilare coltelli vari. Da quell’onda arrivò il glam, i lustrini, gli equivoci sessuali musicali. Erano gli stessi promoter che per far pubblicità ai propri artisti, mettevano in giro voci, foto in penombra. Tutto per stuzzicare il voyerismo che stava nascendo e che sta vivendo il suo apice con i social. Ecco dove nascono le leggende che davano per bisessuale David Bowie, o le orge in tour di gruppi come Who, Rolling Stones. Anche se il principe dei lustrini, degli stivaletti con le zeppe da 20 cm, era senz’altro Marc Bolan, cantante dei Tyrannosaurus Rex, una sfolgorante quanto logorante carriera tutto vissuta sulla corsia di sorpasso. Fu lui in una epica ospitata a “Top of the Pops” della BBC inglese, a dare il via ad una moda che arriva fino ai giorni nostro con i Maneskin. L’uso smodato di glitter e trucco anche per gli uomini. Nasceva così il “glam rock” (da glitter=lustrini) che a distanza di oltre 50 anni, tiene vivo il ricordo di questo artista. Quando si presentò in tv, fu uno shock talmente grande, che genitori preoccupati scrissero all’emittente inglese, chiedendo se davvero invitare questi “eretici” fosse etico e legale. Marc Bolan allora non si era nemmeno reso conto che il suo nome sarebbe stato per sempre sinonimo di esagerazione. Lui in fondo voleva fare musica, sregolato come tutte lo rock star che si rispettassero, morì a trent’anni in un incidente dopo una notte ai limite della sopportabilità fisica. Da allora tanti generi musicali sono nati e magari anche morti. Ma ogni volta che su un palco vediamo cantanti truccati, con lustrini che sparano le luci sul pubblico, scarpe improbabili nella vita di tutti i giorni. Ecco, ogni volta dobbiamo pensare a Marc. Le giovanissime generazioni che credono di aver inventato questo stile, devono sapere che nella musica nulla è nuovo, ma tutto viene riproposto, magari in confezioni diverse, ma i ricorsi storici nelle sette note, sono cicli che tornano. Oggi abbiamo la possibilità (santo youtube) di rivivere quei momenti, Woodstock tecnologicamente oggi nemmeno alla sagra della cotica di Roccabernarda sarebbe accettata. I suoni erano grezzi e distorti, tutti baciavano tutti e le droghe che giravano potrebbero far felice un cartello venezuelano. Ma i giovani che c’erano ci credevano, magari in una utopia, anzi senza dubbio. Ma i sogni sono linfa per le nostre anime. Senza siamo morti.

Marc Bolan In Concert (1973 - da Wikipedia)

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