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Le mappe di Gordio

Quattro passi nell’Arte

questa predisposizione potesse diventare la forma per esprimere qualcosa di mio.”

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Da dove trai ispirazione per le tue opere?

“L’ispirazione la trovo da ciò che mi circonda, in maniera più o meno diretta. Saper cogliere un’immagine, un frammento di vita, un attimo che possa diventare un’opera è la fase preliminare del mio lavoro”.

Quindi, di che fasi si compone il tuo lavoro?

“La mia ricerca, la mia apertura verso il mondo è legata alla mia vita. Tutto può essere fonte di ispirazione, quindi la fase di ricerca di nuovi stimoli, di input figurativi comprende tutta la mia quotidianità. Quando ho poi creato nella mia mente l’immagine finale, rielaboro e lavoro alle mie opere in studio”.

Ti riconosci maggiormente in un genere artistico o ti piace spaziare tra più sperimentazioni?

“Oggi penso sia impossibile parlare di generi artistici. La bellezza dell’arte contemporanea sta proprio nella convivenza di diversi stili personali”.

Ci vuoi anticipare qualche progetto futuro?

“Ad ottobre parteciperò al Premio Cairo al Palazzo Reale di Milano, saremo in venti giovani artisti selezionati da una nota rivista di Arte, di fronte ad una giuria di critici d’eccellenza. In concomitanza a questo evento, ci sarà la mia personale presso la Boccanera Gallery, tra Milano e Trento”.

Fuga a Roma, 240 x 200 cm, olio su lino, 2022 (credits l’Artista e Boccanera Gallery TrentoMilano)

Mappe di Gordio

In questa primavera in cui il dolce canto degli usignoli è stato spezzato dal fragore delle armi, i comuni cittadini sono stati travolti da un vortice mediatico che ha reso difficoltoso, se non impossibile, riflettere a mente lucida sulla situazione. Ricordiamo la marea di fake news propinate da entrambe le parti, i battibecchi televisivi, le generalizzazioni e i polemisti di turno. Pronti a puntare il dito contro chiunque dissentisse dalla narrativa mainstream. Non si sono risparmiati attacchi neppure al Santo Padre, “reo” di aver invitato una donna russa e una ucraina alla tradizionale via crucis del venerdì santo. In guerra, si sa, la verità è la prima vittima. Ricordiamo le millantate “armi di distruzione di massa”, o la fialetta di antrace sbandierata in mondovisione da Colin Powell per conto del governo Bush, salvo poi fare mea culpa svariati anni dopo. Non si contano gli escamotages della politica per far ingoiare all’opinione pubblica anche i rospi più amari. È per questo che Daniele Lazzeri e il suo think tank “Il nodo di Gordio” hanno organizzato, lo scorso aprile, l’iniziativa “Mappe di Gordio”. Un calendario di conferenze, stilato in collaborazione con le amministrazioni dell’Alta Valsugana e Vigolana, per fornire agli abitanti dei nostri paesi gli strumenti per costruirsi un pensiero critico volto a “setacciare” la mole di informazioni con cuii media ci bombardano ogni giorno. Sì, perché il conflitto russo-ucraino (i cui semi giacevano nel Donbass dal lontano 2014) è solo l’ultimo di una serie di complesse vicende geopolitiche e rivendicazioni territoriali che attanagliano il nostro pianeta passando spesso inosservate. O finendo sotto i riflettori solo a guerra scoppiata. I relatori? Una equipe d’eccezione composta dai giornalisti Augusto Grandi (il sole 24 ore), Raffaele Crocco (RAI) e Marco Ferrazzoli (capo ufficio stampa CNR), per non parlare di saggisti del calibro di Andrea Marcigliano o Fabio Grassi, docente universitario de La Sapienza. O, last but not least, gli esperti Gianni Bonini e Andrea Liorsi. Tutti relatori in grado di fornire profonde e ragionate letture di ciò che accade nel mondo, sfidando la superficialità e gli slogan da talk show. (F.Z.)

Chi volesse rivedere le conferenze le può comodamente trovare sul canale youtube “Il Nodo di Gordio”

Personaggi di ieri

di Andrea Casna

TOMMASO BORTOLOTTI

Un visionario del Trentino di metà Ottocento

ALavis, sulla parete meridionale del Doss Paion, che in sostanza guarda verso le colline di Meano, è ben visibile un antico giardino tutto in verticale. È il giardino, recentemente restaurato, detto “ai Ciucioi” o “Bortolotti”. E ad oggi è l’unica testimonianza, o meglio, “documento” che reca la firma di Tommaso Bortolotti: uno dei personaggi meno conosciuti del Trentino di metà Ottocento Ma chi era Tommaso Bortolotti? Bortolotti nasce il 9 novembre 1796, a Lavis, durante la ritirata delle truppe napoleoniche, da Andrea Bortolotti e Caterina Brugnara. Trascorse tutta la sua infanzia e la prima giovinezza durante l’età napoleonica: un periodo storico violento e allo stesso tempo stimolante. Dal 1830 al 1832 fu sindaco di Lavis e nel 1825 si distinse per altruismo durante un tremendo incendio. Il padre, Andrea Bortolotti, partecipò, inoltre, in modo attivo a una rivolta nel 1792, ispirata, in un certo senso, alla Rivoluzione francese. Per il suo coinvolgimento dovette scontare 8 giorni di carcere per aver chiamato “magnoni” i rappresentanti comunali e per aver compilato una lista da inviare al vescovo di Trento; lista che accompagnava una lettera di protesta. Altri elementi che ci aiutano a comprendere il profilo politico di questo personaggio ancora poco noto, sono i documenti legati al periodo dei moti del 1848-1849. Affascinato dagli ideali risorgimentali di metà Ottocento, il Bortolotti, il 19 maggio 1848, a Calliano firmò il documento di protesta attraverso il quale i deputati trentini si rifiutarono di partecipare alla Dieta di Innsbruck per la troppa disparità numerica tra tedeschi e italiani: 52 contro 20. L’11 ottobre dello stesso anno fu eletto a Lavis un comitato per l’autonomia del Trentino, fra questi troviamo proprio Tommaso Bortolotti. Ritiratosi a vita privata, a partire dal 1855 iniziò la costruzione della sua opera, che oggi porta il nome di Giardino dei Ciucioi (o Bortolotti). Prosciugò l’intero patrimonio di famiglia per vedere realizzata la sua grande opera, al tempo ricca di piante esotiche e agrumi. Morì 150 anni fa, nel 1872. Il dott. Luigi Sette, in uno scritto del 1927, pubblicato sulla rivista di Studi Trentini di Scienze Storiche, ci parla proprio del giardino e del suo costruttore. «A chi viaggiando sulla ferrovia elettrica Trento Malè o sulla strada erariale per il Brennero imbocca il ponte di Lavis si presenta una fantastica scena di mura merlate, di balconi pensili, di serre, di terrazze che ad onta delle ingiurie del tempo decoravano l’ultima falda meridionale del colle detto il Paion, con una varietà appariscente, anche se non bella, di linee e di colori. […] Egli ebbe – scrive sempre il Sette riferendosi al Bortolotti – la ispirazione dal contesto che il romanticismo aveva diffuso sul paesaggio e che vi vedeva l’attrattiva in elementi fantastici un po’ accozzati che avevano rotto le vecchie tradizioni del bel giardino italiano architettonico, che è stato la gloria dell’Italia dal Quattrocento a tutto il Settecento. […]. Vecchio – scrive sempre il Sette –, stanco sempre vestito accuratamente di nero, egli persisteva tenace a rendere più perfetta l’opera sua che doveva essergli fatale». Nel giardino si trovavano «magnifiche piante rare ed esotiche in due vaste serre: palme, magnolie, aranci, limoni, nespoli, del Giappone ed erbe aromatiche, che forestieri d’alto rango, e principi stessi di case regnanti, che allora transitavano con i cavalli per Lavis, ammirarono sinceramente». Durante «una giornata tempestosa il giardiniere dimenticò aperti i vetri delle serre. Il vecchio Tommaso prese una scala a piuoli, per chiudere i vetri, ma avendola collocata male, il vento la rovesciò e lo fece precipitare e urtare col capo una pietra. Poco dopo si spegneva a Lavis il 9 aprile 1872 senza discendenti».

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