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Che tempo che fa

di Giampaolo Rizzonelli

Fine marzo/aprile finalmente è tornata la pioggia e la neve ma...

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Nel numero precedente abbiamo parlato delle scarse nevicate che hanno interessato l’inverno 2021/2022, finalmente il 30 marzo e soprattutto nei tre giorni successivi, è tornata la pioggia e la neve che a fine evento, il 2 aprile, ha raggiunto gli 800 metri in alcune zone. Era dal 15 febbraio che non si registravano giorni piovosi (giorno in cui cade almeno 1 mm di pioggia o neve sciolta) e come scrivevo un mese fa, tra dicembre e febbraio ne registrammo solamente tre, uno per ogni mese (08/12, 05/01 e 15/02). Purtroppo le precipitazioni di inizio mese non sono state consistenti e mentre sto scrivendo questo articolo (18 aprile) non abbiamo più avuto precipitazioni degne di questo nome, (nessun giorno piovoso dal 2 aprile), sono previste precipitazioni a partire dal 22 e una certa svolta a partire da quella data in termini di instabilità, quando leggeremo questo articolo sapremo se saranno confermate. Tornando quindi al periodo di siccità che sta interessando in particolare il Nord Italia molto interessante è l’analisi effettuata da Nimbus e riassunta nella figura n. 1 Secondo Nimbus (rivista della Società Meteorologica Italiana) per Torino il periodo dicembre marzo del 2021/2022 è stato il secondo più secco negli ultimi 220 anni dopo quello del 1990. I 24,8 mm totalizzati dalla stazione ARPA Piemonte della Consolata rappresentano appena il 15% del normale, e in 220 anni di misure solo nel caso del 1989-90 andò ancora peggio (17 mm). Si noti inoltre come 5 delle 10 siccità più significative in oltre due secoli si siano concentrate dopo il 1989. Anche Meteotrentino nel suo report di Marzo 2022 evidenzia come a Trento, si sia registrata una precipitazione totale di 3,0 mm, dovuta praticamente alla sola pioggia caduta tra 30 e 31 marzo: in media nei mesi di marzo il valore cumulato è pari a 57,9 mm. Come nel 2021, anche il mese di marzo 2022 è risultato particolarmente asciutto: si sono registrati ben 42 giorni consecutivi di assenza di precipitazione (dal 16 febbraio al 29 marzo).Il numero di giorni piovosi è stato pari a 1, a fronte di un valore medio di 6. Analoga situazione a Castello Tesino dove sono caduti 5,2 mm di pioggia nel mese di marzo a fronte di una media di 75,7 mm, 1 solo giorno piovoso nel marzo 2022 a fronte di una media di 7. E nel resto del Mondo come sta andando? Forti preoccupazioni ci sono anche in Francia dove ci sono forti similitudini della siccità attuale con quella del 1976 che portò addirittura all’introduzione di una tassa sulla siccità (all’epoca Presidente della Repubblica era Valerie Giscard d’Estaing, vedi articolo dell’epoca in fig. 2) La situazione non migliorò significativamente fino alla fine del 1976 con il ritorno di condizioni perturbate più durature, si dovette però attendere l’anno successivo affinché i suoli e le falde acquifere tornassero a condizioni più “normali”. In Francia la scarsità di precipitazioni è iniziata alla fine dell’estate 2021 con un deficit di precipitazioni ricorrenti sulla Francia. Ciò ammontava a -38% ad

Fig. 1 - I dieci periodi dicembre-marzo più secchi dal 1802

Fig. 2 - Quotidiano francese del 1976 sulle misure di aiuto alla grande siccità

Che tempo che fa

agosto 2021, -8% a settembre, -10% ad ottobre e -31% a novembre, solo il mese di dicembre è stato in eccedenza con accumuli e inondazioni a volte molto significativi nel sud-ovest del paese. Questa tendenza secca è poi proseguita durante i primi mesi dell’anno con un disavanzo che ha colpito quasi tutta la Francia tra gennaio e aprile, raggiungendo il -30-40% su un’ampia metà occidentale e centrale del paese e fino a -70 o anche - 80% nel sud-est. Il tutto è ben evidente in fig. 3 dove il rosso (deficit) è predominante su gran parte del paese transalpino Pertanto, in questa primavera del 2022, la mancanza di acqua sta diventando sempre più evidente in molte regioni, soprattutto nel sud-est e nell’ovest. L’indice di umidità del suolo è quindi basso in tutta la Francia, anche se è stato osservato un leggero miglioramento al Nord dopo le precipitazioni della prima decade di aprile. Questo è tuttavia al minimo storico nella regione PACA (Provenza, Alpi, Costa Azzurra) a metà aprile. Per quanto riguarda le risorse idriche sotterranee, le falde acquifere hanno mostrato livelli molto eterogenei al 1 aprile 2022 in Francia. I livelli sono bassi e ancora regolarmente in calo tra l’Est e l’Ovest del Paese, intorno alla media nel Nord e nella Linguadoca e moderatamente alti nel Sud-Ovest. Come accennato in precedenza, la situazione è più preoccupante nel Sud-Est, con suoli asciutti e falde acquifere abbastanza povere prima dell’inizio della stagione estiva. La siccità è accentuata in profondità nell’est e nell’ovest del Paese dove le precipitazioni degli ultimi mesi non sono state sufficienti a consentire un efficace ricambio idrico. Le restrizioni idriche sono già in vigore in molte aree, cosa che non è molto comune ad aprile. E negli USA? La situazione è ben riassunta dalla fig. n. 4 dove sono analizzate le precipitazioni dei primi tre mesi del 2022 confrontandole con il periodo 1895/2022. Secondo la WMO l’attuale siccità pluriennale negli USA occidentali è la più estesa e intensa nei 22 anni di storia dell’US Drought Monitor. I deficit di precipitazioni durante i primi tre mesi del 2022, in alcune parti degli USA occidentali, sono pari o prossimi a livelli record. È la fine della stagione delle piogge in alcune parti degli Stati Uniti occidentali. Con l’accumulo nevo al di sotto della media e con i bacini idrici pari o prossimi a livelli “minimi” record desta preoccupazione che la situazione possa aggravarsi nei prossimi mesi.

Fig. 4 - USA precipitazioni gennaio marzo 2022 confronto con 1895/2022

La provincia in cronaca

di Nicola Maschio

Carcere di Spini di Gardolo: i numeri sono preoccupanti

Sono numeri preoccupanti quelli che arrivano dal carcere di Spini di Gardolo, dove nel mese di aprile ha presenziato anche Giuseppe Moretti, presidente nazionale dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria. Più di 320 detenuti a fronte dei 240 che, inizialmente, Provincia e Stato avevano concordato all’apertura della struttura. Il 10% di questi, tra l’altro, sono ospiti psichiatrici, che andrebbero gestiti in modi e con mezzi diversi. Appena 148 gli agenti in servizio (più altri 33 che sono tuttavia impegnati in altri istituti), cioè 80 in meno rispetto a quelli che servirebbero davvero per coprire i turni. Questi ultimi infatti non sono di sei ore come da contratto nazionale, ma ormai si svolgono su otto o più ore, con una media di oltre tremila ore di straordinari al mese nel solo carcere di Spini. L’errore però nasce da più lontano, come spiegato da Moretti: «Quando nel 2017 è stata “scattata una fotografia” della pianta organica, ovvero di quanti agenti l’Italia aveva bisogno per sopperire alle necessità reali, i conteggi sono stati fatti nel modo sbagliato. Addirittura, si è tagliato il numero di agenti da 45 mila a 41 mila, una cosa incredibile visto e considerato che, già all’epoca, il personale contava appena 39 mila unità. In uno studio recente, approvato tra l’altro anche dai sindacati, è emerso invece che il numero di guardie necessarie a garantire un’effettiva copertura sarebbe di 57 mila. È chiaro che questi numeri sono importanti, ma anche necessari: serve al più presto un intervento del Governo, così non possiamo andare avanti». Moretti ha sottolineato anche un altro problema, ovvero i pochi posti disponibili per accedere alla professione: su circa 20 mila candidati a concorso, coloro che poi effettivamente entrano in questo settore sono poco più di 1.200. «Rivedere la pianta organica, garantendo una maggiore quantità di personale, arrivati a questo punto è prioritario – ha aggiunto il presidente dell’USPP. – Uno studio dipartimentale ha evidenziato una carenza del personale pari ad almeno il 30%, il che significa che ad esempio nel solo Triveneto mancano 700 agenti. Le ottanta unità che mancano a Spini sono solo l’ennesimo sintomo di come l’attuale pianta organica sia inadeguata rispetto alle esigenze delle strutture». C’è poi un altro fattore rilevante, ovvero quello dei detenuti psichiatrici, poco più di una trentina nella struttura di Trento nord: «Queste persone hanno problemi che ne comportano altri, come le aggressioni nei confronti del personale – ha concluso Moretti. – Su questo aspetto, chiediamo che il Governo introduca nuovamente la sanità penitenziaria. Da quando quest’ultima è passata di competenza alle regioni, abbiamo riscontrato la difficoltà da parte loro a trovare personale in grado di rispondere alle necessità dei detenuti, con gli attuali agenti che, vista la mancanza di unità, si trovano costretti a fare non solo il loro lavoro, ma anche quello degli psichiatri. Mancano inoltre strutture esterne dove far arrivare queste tipologie di detenuti, che non possono restare in istituti “classici”».

Le carceri di Spindi di Gardolo (da Consiglio della Provincia di Trento)

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