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La guerra sull’Altopiano
Ieri avvenne
di Andrea Casna
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La guerra sull’Altopiano
La sanguinosa battaglia del Basson
Con la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria, il 24 maggio 1915, sull’altopiano cimbro era già presente una linea militare ben costruita e organizzata. Da parte italiana, i forti di Enego, Verena e Campolongo erano già operativi e pronti ad attaccare la linea difensiva austriaca formata dalle seguenti opere corazzate: forti Luserna, Verle e pizzo di Levico, Belvedere, Sonno Alto e Dosso delle Somme. Da parte italiana a dominare la piana di Vezzena era il forte Verena costruito tra il 1910 ed il 1914 a 2.019 metri di altezza. Dalla sua cima si può ancora oggi ammirare un bel paesaggio sul Vezzena, sulla Marzola, Vigolana, Monte Bondone, Stivo e Altissimo. Quello degli Altopiani non fu un fronte facile. In inverno la fame e il freddo erano la quotidianità. I soldati erano costretti a vivere in condizioni spesso estreme. Un caso, fra molti, è quello di Florindo Nervo, nato a Roncegno nel 1882, morto nei pressi di Forte Verle, nel 1915 a causa del freddo: «morto il
Particolare Monumento Battaglia Col Basson, Vezznea (foto di Daniel Cristofolini) Busa Verle
03.01.1915 in zona lavarone-verle per esaurimento delle forze a causa del freddo intenso». L’inizio della guerra. Il 24 maggio 1915 da forte Verena fu sparato il primo colpo di cannone che decretò l’entrata in guerra dell’Italia. Nei primi mesi i cannoni italiani da 149 mm inflissero significanti danni ai forti austriaci Verle e Luserna. Dopo pesanti giorni di bombardamenti, infatti, i forti austriaci erano vicini al collasso. Il 28 maggio vi fu un tentativo di resa da parte del
Forte Verena, Roana (Asiago) Lapide commemorativa
forte Luserna, ma gli italiani non riuscirono a sfruttare prontamente a proprio vantaggio la situazione che si venne a creare. Il comando militare austroungarico riuscì quindi a ristabilire l’ordine bloccando il tentativo di attacco italiano nella notte del 30 maggio. La risposta austriaca. Il 12 giugno gli austriaci colpirono il Verena con un proiettile sparato da un mortaio da 305 mm della Skoda posizionato nei pressi di Costalta (Millegrobbe, Luserna) uccidendo il capitano Trucchetti e una quarantina di uomini. La granata perforò la struttura in cemento esplodendo a scoppio ritardato nella polveriera. Oggi, sulla parete esterna del forte, una lapide posata nel 1973, ricorda quei tragici momenti. La battaglia del Basson. E ora arriviamo, dopo questa introduzione, a parlare della Battaglia del Col Basson. Tra il 24 e il 25 agosto 1915, a seguito di un intenso bombardamento durato ben dieci giorni da parte italiana, si scatenò l’offensiva sul Col Basson: una posizione avanzata collocata sul Vezzena, tra forte Verle e forte Luserna e difesa da tre linee di reticolati. L’attacco italiano, condotto dal 115º
Ieri avvenne
Fronte al 1915. Particolare della linea austriaca (line blu), sul Basson
reggimento della brigata Treviso e comandato dal tenente colonnello Luigi Federico Marchetti, fallì completamente a causa della mancanza di mezzi adeguati adatti a superare i reticolati: morirono ben 43 ufficiali e 1048 soldati. Nonostante l’intenso bombardamento le postazioni austriache erano ancora ben difese ed efficienti. Fu per i fanti italiani un vero massacro. Nell’operazione morì anche il colonnello Marchetti. Nonostante le numerose perdite, il 25 agosto gli italiani riuscirono però a penetrare nella parte antistante l’avamposto del Basson. Ma un contrattacco austriaco, guidato dal colonnello Otto Ellison von Nidlef, permise agli austriaci di riprendere le posizioni perdute costringendo le truppe italiane alla resa. Per il comando italiano fu evidente, a seguito del fallimento, l’impossibilità di sfondare le linee difensive austriache. Oggi un monumento, proprio sul Vezzena, ricorda quei tragici eventi. In quei giorni fallì anche il tentativo, sempre italiano, di aggirare il Pizzo di Levico da Porta Manazzo. La testimonianza. Paolo Ciotti, militare del 116° reggimento fanteria, brigata Treviso, nato a Bologna nel 1894, nella sua memoria racconta i tragici eventi sul Basson. Qui alcuni estratti della sua memoria. «A mezzanotte si ode ovunque della fucileria e anche il caratteristico – ta – ta – ta – ta – delle mitragliatrici. I Forti austriaci, creduti distrutti dal nostro fuoco, sparano violentemente. Il Luserna spara a zero sulle truppe che operano sul Basson. Stiamo accovacciati nelle trincee, dove spesso giungono scheggie infuocate di granata. Anche le vedette sparano alla cieca; sentiamo le pallottole fischiare poco sopra della testa con quel loro ronzìo delicato che non sembra portatore di morte. Aspettiamo da un momento all'altro con trepidazione l'ordine di avanzare, ma fortunatamente ciò non avviene. Se dovessimo muoverci ora, quante perdite avremmo [...] il Busa di Verle ha fatto fuoco da tutte le cupole e lo Spitz Verde, lo stesso. [...] Giungono intanto i primi feriti; qualcuno si trascina da solo al posto di medicazione, [...] Ricordo sempre il caso di un povero fante che giunse senza un braccio e mostrava il moncherino sanguinante. [...] Albeggia ed ora vedo distintamente le varie ondate lanciarsi urlando sulle alture del Basson. Esse ondeggiano, si allargano, si raggruppano, si gettano a terra. Su di loro scoppiano bassissimi gli shrapnels e dalle vicine trincee gli austriaci fanno fuoco con fucili e mitragliatrici. Qualche granata arriva a che sulle nostre linee, onde impedire i rincalzi. Ma l'eroismo dei nostri fanti è inutile anche questa volta. Dopo aver lasciato sul terreno la maggior parte dei loro compagni, essi ritornano al punto di partenza».
“Siamo pronti per fare partire questo nuovo, importante organismo. Nel corso della conferenza plenaria delle assemblee legislative che si è svolta a Roma ho informato i colleghi che nel prossimo mese di giugno si terrà a Trento l’audizione della Commissione sul contrasto della criminalità organizzata e promozione della legalità, presieduta da Carmine Cicala. La volontà è quella di istituire presso la nostra regione un Osservatorio ad hoc per il monitoraggio delle eventuali attività criminose presenti sul nostro territorio. L’iter per farlo partire è già in fase avanzata e con l’audizione a Trento verrà messo l’ultimo tassello dal punto di vista legislativo per dare il via all’attività. Toccherà poi all’aula consiliare dire l’ultima parola”. Cosi Roberto Paccher, Vicepresidente del Consiglio regionale Trentino Alto Adige.