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Interviste Perché parlare di agricoltura simbiotica?
A sinistra: la carne equina commercializzata col marchio Poltrand è un alimento magro e ricchissimo di Omega-3. A destra: con la carne di puledro si può fare di tutto, dagli hamburger agli spiedini alla fi orentina.
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una crescita a due cifre e Silvia Cava ha coinvolto nella società suo marito, OSCAR CORNA. I due, coadiuvati dai familiari e qualche dipendente, trovano infatti terreno fertile tra gli sportivi e i consumatori di tutte le età grazie a nuove maniere di interpretare la carne di puledro. «Si può fare di tutto: dagli hamburger agli spiedini e alla fi orentina. Inoltre dal punto di vista nutrizionale è ancora migliore della carne di vitello» spiegano.
Raccontano che in Andorra il consumo è di circa un puledro a settimana, tra macellerie e vendite dirette, anche via rete. La nascita dei puledri è per lo più stagionale. Vengono alla luce in primavera e al settimo mese inizia il periodo di ingrasso, che dura circa 3 mesi.
Una delle immagini più emblematiche del Principato sono proprio i cavalli liberi nella neve nella valle di Inclés, un paradiso ovattato a 2000 metri di altitudine, a garanzia di un’ottima qualità di carne. Nel pieno dell’inverno le cavalle sono riportate a Llorts e alimentate con erba, se non c’è troppa neve, oppure con fi eno raccolto in proprio. In questo periodo si procede con le monte così che a primavera nasceranno i puledri. Al momento del parto Cava e i suoi collaboratori devono essere presenti: ciò giustifi ca la presenza delle cavalle nei dintorni di Llorts in questo periodo, anche per assicurare un’alimentazione corretta che consentirà di allattare i piccoli. Trascorse le settimane di primavera, i cavalli sono trasferiti in montagna, secondo le modalità di una transumanza verticale che dura da secoli.
All’inizio d’autunno, con la prima neve, i puledri vengono allontanati dalle madri e si inizia a commercializzarne la carne. «La nascita ravvicinata dei puledri è un problema di non poco conto, visto che
dobbiamo scaglionare in un anno intero l’offerta», spiega Cava. Così vengono variate le scorribande dei cavalli nei boschi in base al momento in cui serviranno per il mercato.
Di solito la macellazione viene fatta in un giorno della settimana prestabilito e, una volta preparata la carne, esiste una distribuzione immediata di modo che il prodotto arrivi il più fresco possibile nelle case dei consumatori. Ciò avviene anche on-line: si possono fare ordini sul sito poltrand.ad. «Anche numerosi ristoranti si approvvigionano con la nostra carne di puledro e con la pandemia le persone hanno ricevuto direttamente a casa le confezioni di carne prenotata». Una novità assoluta per il Principato.
Riccardo Lagorio
Casa Fijat Poltrand
Llorts (Ordino) Principato d’Andorra Telefono: +376 347928 – 692992 E-mail: info@poltrand.ad Web: poltrand.ad
Perché parlare di agricoltura simbiotica?
Lo abbiamo chiesto e ne abbiamo discusso con Sergio Capaldo, fondatore in provincia di Cuneo del neonato Consorzio Ecosì, unico ente autorizzato a rilasciare il “bollino” che certifi ca l’Agricoltura Simbiotica
Imotivi sono tanti e importanti! In Piemonte, in particolare in provincia di Cuneo, esiste un paniere di prodotti (latte, uova, ortaggi, carne) nati da un sistema di produzione agroalimentare chiamato Agricoltura Simbiotica, che prevede l’impiego di bioti microbici, humus e altri minerali zeolitici che riattivano, mantengono e sviluppano i microrganismi e i composti microbici del terreno, garantendo e migliorando quindi la fertilità e biodiversità del suolo. Da pochi mesi, le aziende che seguono questo sistema di produzione si possono certifi care. È nato infatti in Consorzio Ecosì, fondato da SERGIO CAPALDO. L’abbiamo incontrato e gli abbiamo posto alcune domande per approfondire il tema.
Quali sono i vantaggi dell’Agricoltura Simbiotica?
«Possiamo riassumerli in 3 gruppi: 1. trattenere il carbonio organico nel suolo, migliorando la resistenza allo stress idrico e ripristinando la biodiversità e funzionalità microbica nei suoli e nei cibi (sostenibilità ambientale); 2. garantire la salute e il benessere animale partendo da cosa mangiano (sostenibilità animale); 3. remunerare i produttori in funzione del lavoro svolto per migliorare la salute del suolo e del cibo (sostenibilità sociale)».
Come impatta l’agricoltura sull’ambiente e sugli allevamenti?
«L’Agricoltura Simbiotica ha un impatto sull’ambiente e sugli allevamenti. Un’agricoltura fatta bene, cambia i valori dell’inquinamento. Una premessa è d’obbligo: l’agricoltura incide sull’inquinamento totale dell’ambiente per il 7%: la zootecnia è il 67% di questo 7% totale.
Con l’Agricoltura Simbiotica posso diminuire l’impatto ambientale in generale trattenendo la CO2 nel suolo e migliorando la respirazione dei terreni. Inoltre, cambiando le razioni alimentari si abbattono notevolmente le emissioni gassose delle produzioni zootecniche.
Oggi un’agricoltura e zootecnia congiunte e sapienti possono creare degli ambienti virtuosi che vanno a credito di carbonio (CO2) evitando di contribuire al buco dell’ozono (il carbonio rilasciato dura nell’atmosfera per 900 anni)».
Ma in pratica come si fa Agricoltura Simbiotica?
«Applicando nei terreni coltivati dei microrganismi e funghi micorrizzici (biota microbico) che stimolino la ripresa della biodiversità e dell’attività microbica del suolo. Impiegando minerali zeolitici (cabasiti) e humus per favorire la vitalità dei microrganismi, la respirazione dei terreni e il trattenimento di CO2 nel suolo. Utilizzando tutte le pratiche dell’agricoltura conservativa, ad esempio, la minima lavorazione del terreno. Praticando le rotazioni delle colture e sostituendo le monoculture. Diminuendo drasticamente il consumo dei fertilizzanti azotati, fosfatici (pericolosi perché inquinati dal cadmio che è cancerogeno), potassici e fi tofarmaci. Abolendo l’uso di OGM e prodotti derivati da OGM e favorendo la coltivazione di prati polifi ti poliennali, prati con una ricca varietà di specie (erba mazzolina, festuca, trifoglio erba medica, ecc…)».
Esiste un disciplinare che certifi ca l’Agricoltura Simbiotica?
«Sì, l’Agricoltura Simbiotica (agricolturasimbiotica.it) è una certifi cazione di sistema privata e volontaria della durata di 1 anno. È stato infatti depositato a livello nazionale ed europeo un disciplinare
L’Agricoltura Simbiotica è una certifi cazione di sistema privata e volontaria della durata di 1 anno. È stato infatti depositato a livello nazionale ed europeo un disciplinare di produzione, a cura della Società Consortile Ecosì, che regolamenta le produzioni agricole e zootecniche. Le aziende interessate possono rivolgersi ad Ecosì e richiedere l’attivazione del processo di certifi cazione
Sergio Capaldo (photo © Davide Dutto).
L’Agricoltura Simbiotica è un sistema di produzione agroalimentare che prevede l’impiego di bioti microbici, humus e altri minerali zeolitici che riattivano, mantengono e sviluppano i microrganismi e i composti microbici del terreno, garantendo e migliorando quindi la fertilità e biodiversità del suolo. In alto: radici di mais micorizzate. In basso: fi eno. di produzione, a cura della Società Consortile Ecosì, che regolamenta le produzioni sia agricole che zootecniche. Le aziende interessate possono rivolgersi alla Società Consortile Ecosì (l’unico ente autorizzato a rilasciare il “bollino” di agricoltura simbiotica) e richiedere l’attivazione del processo di certifi cazione, che si svolge tramite enti terzi autorizzati, che condividono la fi losofi a del sistema indicata nel disciplinare di produzione depositato (CCPB, NSF…)».
Com’è nata la Società Consortile Ecosì? «Ecosì è il risultato fi nale di lunghi anni di esperienza e sperimentazioni tecniche. Sperimentazioni nate anni fa con gli studi del
PROF. GIUSTO GIOVANNETTI sui funghi micorrizzici (tartufo bianco), che sono poi proseguite includendo, dopo l’incontro con il sottoscritto, anche il settore zootecnico. Tutti questi anni di continua ricerca e sperimentazione hanno portato a migliorare la qualità degli alimenti e la biodiversità della terra, fi no ad arrivare a mettere insieme metodi e regole che fossero un aiuto e garanzia sia per il produttore che per il consumatore il fi nale».
L’Agricoltura Simbiotica si può applicare su larga scala?
«Certamente! Non dobbiamo trascurare nessun territorio, dalla montagna alla collina alla pianura si possono avere prodotti con qualità differenti, come già avevano capito gli antichi Romani che tenevano in gran conto le differenze dei prodotti a seconda della loro area di provenienza (PLINIO IL VECCHIO). Negli anni sono state penalizzate quelle aree “scomode” per motivi logistici e di confi gurazione geografi ca.
Il lavoro dell’uomo, se fatto sapientemente può recuperare e rivalutare quelle aree e quelle produzioni che si stavano perdendo. Le tecniche agronomiche su cui si basa l’Agricoltura Simbiotica sono fondamentali per questo scopo: il biota microbico e le cabasiti possono dare una forte e vitalità al suolo e aumentare la produttività di qualsiasi zona».