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Operazione Flupsy

Sono

di Chiara R. Zaccaroni

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Nel marzo 2022 il presidente del Consorzio Pescatori del Polesine, LUIGINO MARCHESINI, ci aveva invitate a Porto Tolle per parlare delle difficoltà che i 1.500 pescatori rappresentati stavano affrontando a causa della moria di seme di vongole e cozze e della criticità nella gestione dei fondali nelle zone lagunari per la mancanza di stanziamento fondi.

Dopo un anno torniamo ad intervistarlo il presidente Marchesini, partendo proprio da dove ci eravamo lasciati: l’impiego dei flupsy, impianti di allevamento dei primi stadi giovanili dei molluschi caratterizzati da strutture sospese nelle quali un sistema di pompaggio dell’acqua garantisce il flusso idrico e quindi un’alimentazione costante e conti-

Marchesini

nua (Floating Upweller System). I 10 flupsy, ubicati nei pressi dell’impianto di depurazione e packaging del Consorzio, rappresentano uno degli impianti più grandi d’Italia e di rilevanza europea, in cui i semi di vongole veraci — provenienti da schiuditoi di Francia, Spagna e Olanda — sono svezzati all’interno di strutture galleggianti.

Ora che è trascorso un anno dalla messa in opera dell’impianto flupsy, che risultati di produzione state ottenendo?

«L’esperienza è sicuramente molto positiva, anche in considerazione del fatto che abbiamo una grandissima marginalità di miglioramento data dalla maggiore esperienza nell’utilizzo degli impianti e dalla messa a punto delle prassi che permettono al seme di svilupparsi nonostante le variabili di temperatura e clima.

Il dott. E MANUELE R OSSETTI , biologo specializzato nel settore ittico e responsabile qualità del Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine, quando è arrivata la crisi di semi che tutte le marinerie della zona hanno sperimentato, anni fa, aveva capito che bisognava attrezzarsi per far fronte al problema ed è stato uno dei primi a lavorare sullo svezzamento dei semi in Italia insieme a Veneto Agricoltura della Regione Veneto.

Questa esperienza, maturata con 2 flupsy in Val Bonello, ci ha permesso non solo di essere stati i primi a provare questa tecnologia ma anche di maturare esperienza da tramandare ai pescatori lavorando fin dagli albori sull’innovazione.

Lo svezzamento dei semi in flupsy, infatti, richiede la manutenzione quotidiana da parte dei pescatori che si occupano della pulizia degli incubatoi con acqua dolce e garantiscono con il loro lavoro il movimento necessario allo sviluppo dei semi e senza cui, sarebbero destinati morire velocemente vanificando investimenti e lavoro. È chiaro che se il Consorzio dovesse dare da mangiare a 1.500 pescatori esclusivamente attraverso l’utilizzo di impianti di svezzamento, il lavoro da fare sarebbe tanto e di flupsy ne servirebbero almeno 200.

Dal 2010 ad oggi, in 13 anni, il Consorzio ha dimezzato la produzione di vongole veraci, per questo consideriamo i flupsy un mezzo per integrare il nostro lavoro, senza essere però la soluzione. Bisogna tutelare l’allevamento naturale del seme e per farlo è necessario intervenire prontamente sulla manutenzione del territorio vallivo dragando le lagune, per garantire il miglior ecosistema di crescita dato dalla movimentazione dei fondali che generano abbondanza di fitoplancton.

Il Consorzio dovrebbe cambiare il sistema di operatività per integrare al sistema di allevamento naturale il sistema semi-naturale, al fine di mantenere la redditività dei 1500 pescatori coinvolti nelle attività del Consorzio stesso. Siamo convinti che l’unione delle tre variabili — l’allevamento naturale, l’allevamento in flupsy e il cambio della genetica del seme — potranno stimolare la nostra vongola verace a riprodursi come faceva una volta e per questo riteniamo che il nostro lavoro, l’esperienza che stiamo maturando, sia utile e importante per tutti».

Una volta che i semi raggiungono le dimensioni utili allo svezzamento come procede il lavoro?

«Prima viene bonificata la zona lagunare in cui verranno posti i recinti di svezzamento dai granchi blu, quindi vengono messi a dimora i recinti per proteggere le vongole veraci dai predatori e si procede con il semi svezzamento e lo svezzamento. I pescatori, in questa fase del processo di allevamento, fanno opera di controllo, manutenzione e pulizia contribuendo, insieme al lavoro delle correnti, ad evitare che si formino alghe e l’ambiente di svezzamento, resti sempre pulito e integro (nel 2022, il Consorzio ha ricevuto il riconoscimento di allevamento biologico, NdR).

L’anno scorso, quando ci siamo incontrati, eravate alle prese con il grande problema del dragaggio degli ambienti lagunari di allevamento e pesca. Cos’è successo dallo scorso marzo ad oggi in tal senso?

«Grazie allo stanziamento di circa 11 milioni da parte della Regione Veneto siamo riusciti a lavorare un pochino su tutte e tre le aree lagunari di Sacca degli Scardovari e di questo siamo contenti. È un segnale di partenza, ma è chiaro che per dare completezza a tutto l’ambito lagunare sarà necessario lo stanziamento di altri 20 milioni di euro.

Bisogna considerare che ci troviamo nel mezzo di un cambiamento climatico importante in cui è difficile prevedere l’andamento futuro: oggi stiamo passando repentinamente dalla siccità alle bombe d’acqua improvvise, da inverni miti a primavere fredde con un aumento delle temperature dell’acqua che deficita lo sviluppo del seme e la crescita delle vongole incentivando lo sviluppo di specie aliene. I dati sono allarmanti, sia per le vongole che per le cozze, ed è per questo che sarebbe importante che il Consorzio dei Pescatori del Polesine e il Consorzio dei Pescatori di Goro, insieme alla Regione Veneto e alla Regione Emilia-Romagna e alle Università di Padova e Ferrara si unissero per capire insieme perché il seme non si sviluppa — attraverso uno studio di clima, territorio e specie aliene predatrici che si protragga per almeno un anno — e per trovare insieme soluzioni approfondite e condivise».

Il cambiamento climatico negli ultimi anni ha incentivato la proliferazione del granchio blu, le cui prime segnalazioni nel Mar Adriatico risalgono al 1949, ma è solo negli ultimi anni, con l’aumento delle temperature, che il granchio ha trovato le condizioni ideali per riprodursi. Questo sta generando grandissimi problemi alla pesca e all’allevamento di vongole e cozze. La necessità di eliminare il granchio dalle zone lagunari può generare un’opportunità per i pescatori?

«Il Granchio Blu — e risale a pochi giorni fa la pesca in laguna, del Granchio africano, nuova specie aliena — è un grandissimo predatore tanto che sta distruggendo tutte le specie vallive, dal Granchio lagunare (la Moecha) ai pesci stessi: oggi i nostri pescatori, quando tirano su le reti, scoprono che i granchi da abili nuotatori quali sono hanno seguito le barche, rotto le reti e fatto razzia di pesci all’interno delle nasse. Senza contare la predazione dei cormorani. Da ottobre infatti abbiamo trovato intrusioni anche nei recinti dove le vongole veraci crescono e si sviluppano: con le chele infatti spezzano i sifoni delle vongole e appena la vongola si apre non riuscendo più a respirare, i granchi le mangiano. Per questo guardiamo al Granchio blu non come un’opportunità ma come a un pericolo per tutti! Ad ogni modo, l’unica possibilità per far fronte a questa emergenza — ogni femmina di granchio produce da 800.000 a un 1.200.000 uova per ciclo riproduttivo — è eliminarli dalle valli pescandoli. Il mercato del pesce in questo senso ci sta dando segnali positivi con il repentino aumento dei prezzi dei Granchi blu, dovuti ai recenti acquisti di grossi quantitativi da parte del mercato cinese: i maschi di granchio infatti arrivano a pesare fino a 800 gr con un quantitativo di carne pari a quella dei nostri Granchi Porro. Questo per il mercato ittico è un buon segnale che deve essere recepito anche da parte dei ristoratori come un’opportunità, rispetto alla futura proposta gastronomica».

Chiara Zaccaroni

Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine OP SCArL

Via della Sacca 11

45018 Porto Tolle (RO)

Telefono: 0426 389226

E-mail: consorzio@consorzioscardovari.it

Web: www.scardovari.org

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