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Sostenibilità ed economia circolare nei processi di trasformazione dei prodotti ittici: il Progetto Sea2Land
L’industria ittica può essere connessa all’agricoltura grazie ad innovazioni tecnologiche che recuperano fertilizzanti bio-based da scarti di lavorazione, contribuendo a chiudere cicli e diminuire l’impronta ambientale dell’intero sistema, approvvigionando l’agricoltura di fertilizzanti alternativi. L’economia circolare si realizza, infatti, grazie a simbiosi industriali e catene del valore intersettoriali. Questo è l’obiettivo dell’azione di innovazione europea Sea2Land di 4 anni, iniziata a gennaio 2021 e finanziata con 7,7 milioni di euro dall’UE nel quadro del programma Horizon 2020.
Sea2Land mira a dimostrare sul campo soluzioni per il recupero dei nutrienti e la produzione di fertilizzanti organici dai sottoprodotti della lavorazione del pesce e dell’acquacoltura, includendo la valutazione di aspetti economici e sociali.
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I dati della FAO indicano che ogni anno gli scarti dalla pesca mondiale superano i 20 milioni di tonnellate, equivalenti al 25% pescato globale. Attualmente esistono diverse opzioni di smaltimento e gestione principalmente incentrate nel minimizzare i potenziali rischi per la salute umana e animale: i pesci morti vengono inviati a digestione anaerobica o incenerimento, mentre le viscere, teste, ecc… vengono per lo più trasformati in farina di pesce e olio per l’alimentazione animale.
Questi scarti contengono, però, minerali come azoto, fosforo, potassio, ferro, rame o zinco, così come vitamine e altri composti, che potrebbero essere recuperati e utilizzati per la produzione agricola. I 5,2 milioni di tonnellate all’anno di scarto prodotte solo nell’Unione Europea equivalgono, ad esempio, a 0.52 e 0.1 milioni di tonnellate di azoto e fosforo, rispettivamente, che potrebbero fertilizzare circa 1.5-4,3 milioni di ettari di campi agricoli. Il progetto Sea2Land sta pertanto dimostrando la fattibilità tecnica e il potenziale agronomico di questo concetto di economia circolare
In particolare, gli scarti selezionati della lavorazione del salmone vengono miscelati con scarti di cibo e poi lasciati fermentare per due settimane nel Mar Baltico. Si ottiene così un prodotto fertilizzante liquido e una frazione solida fermentata che può essere ulteriormente sottoposta, assieme a scarti vegetali, a vermicompostaggio o essiccata (con unità mobili alimentate da energia fotovoltaica) e poi pellettizata.
L’alto contenuto di proteine presente nelle viscere di trota è, invece, valorizzato tramite processi di idrolisi enzimatica o chimica nel caso studio cantabrico, dopo aver rimosso la frazione oleosa che può diventare materia prima seconda per altri processi. Dopo essere separato dallo scarto non idrolizzato, il liquido viene filtrato e concentrato per poi essere impiegato nella formulazione di fertilizzanti.
Nel Mar Atlantico, invece, biostimolanti liquidi e fertilizzanti organici vengono prodotti dagli scarti di trota che sono sottoposti a frazionamento termomeccanico chimico tramite un estrusore a doppio vite. Tra gli altri, sarà testato in campo il potere fertilizzante dei fanghi di acquacoltura che nel Mare del Nord vengono semplicemente disidratati e pellettizzati. Mentre il caso studio Mediterraneo, sempre a partire da fanghi di acquacoltura ma utilizzando membrane, osmosi inversa, crio-concentrazione e bio-essiccamento prevede il recupero di fertilizzanti minerali (sali di ammonio e acido fosforico), ammendanti e acqua.
La produzione del tonno in scatola comporta la generazione di ingenti volumi acque reflue molto saline ma ancora ricche in residui proteici. A Bilbao stanno studiando l’applicazione di nanofiltrazione e diafiltrazione per recuperare il concentrato (residui solidi) da sot- toporre a idrolisi enzimatica ed il permeato (liquido) con cui alimentare microalghe resistenti ad alte concentrazioni saline che possano poi essere impiegate per la produzione di biostimolanti.
Il 5% dei molluschi che vengono depurati e commercializzati in
Ancona, da COPEMO, è scartato e rappresenta una preziosa fonte di carbonato di calcio utilizzabile, in agricoltura, per correggere l’acidità dei suoli.
Se trattati sinergicamente assieme agli scarti della lavorazione del pesce del circondario, possono