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Vino Volti di Barbaresco
Bresaola della Valtellina IGP, il conforto del Viandante
Seguendo le orme del Viandante incontreremo una cucina semplice, casalinga e piuttosto rustica, che si ispira ai profumi e ai sapori del lago e della montagna. Tra i salumi, onnipresente sui taglieri e utilizzata anche come ripieno in alcuni primi piatti — come i ravioli di grano saraceno ripieni di bresaola che si gustano ad esempio al Crotto di Biosio di Bellano (www.biosio.it), magari sulla terrazza che regala un panorama di rara bellezza che domina il lago — c’è lei, la Bresaola della Valtellina IGP. Da una recente ricerca DOXA che ha coinvolto un campione nazionale di mille persone di età compresa tra 18 e 74 anni, per 6 Italiani su 10 la Valtellina è sinonimo di enogastronomia e per oltre 3 intervistati su 4 la Bresaola della Valtellina IGP è il prodotto più celebre della zona, tanto che per il 58% dei turisti che ogni anno raggiungono la Valtellina rappresenta un souvenir imperdibile della propria vacanza.
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È dal XV secolo che il clima irripetibile di questa valle, caratterizzato dal favorevole incontro a fondovalle tra l’aria fresca e pura che scende dalle montagne, intrisa dei profumi delle erbe e dei fi ori, e la Breva, la mite brezza che risale dal lago di Como, crea le condizioni ideali per la stagionatura della bresaola, la cui ricetta scaturisce dalla necessità di salare ed essiccare le carni per poterle conservare più a lungo. È da allora che i produttori selezionano con cura meticolosa i migliori tagli di carne, curando poi con altrettanta dedizione ogni fase della sua preparazione: dalla fi lettatura al dosaggio degli aromi, dal massaggio delle carni alla salatura. Ed è proprio grazie alla morfologia del territorio ed alle sue particolari condizioni climatiche che è possibile minimizzare la quantità di sale utilizzato per conservare la carne morbida, mai fi brosa né gommosa, dal sapore unico (in foto, Fagottini di Bresaola della Valtellina IGP con robiola di capra e mirtilli; photo © La Cucina di Lice, blog.giallozafferano.it).
Deliziosamente affacciato sul lago di Como, il piccolo borgo di Varenna è considerato uno dei più belli della regione (photo © Alex Shirmanov – stock.adobe.com).
E allora partiamo! Senza esitare, allacciamo le stringhe delle nostre scarpette e mettiamoci subito al passo.
Il Sentiero del Viandante consta di un tragitto abbastanza breve, circa 40 km, che potrete percorrere anche in poche tappe (tre o quattro), durante un fi ne settimana lungo, per esempio.
Il tracciato è piuttosto semplice, adatto a tutti, senza particolari diffi coltà tecniche e caratterizzato da dislivelli facilmente affrontabili (l’unico tratto un poco impegnativo è quello che separa Lierna da Varenna con un dislivello di quasi 1.000 metri concentrati in una dozzina di chilometri). L’itinerario, oltre ad essere ottimamente servito dalla ferrovia che lo interseca in più punti, permettendo così di modulare il cammino a ciascuna delle vostre esigenze, è molto ben segnalato e sempre perfettamente mantenuto durante tutto il periodo dell’anno, e si sviluppa tra le province di Lecco e Sondrio, partendo da Abbadia Lariana e arrivando a Piantedo.
Esso di fatto non rappresenta un vero e proprio itinerario storico, ma piuttosto un sentiero in un qualche modo spontaneo, ricavato infatti sulla base di strade, viottoli e mulattiere, che in passato venivano quotidianamente battute da contadini e pescatori, i quali, per le loro varie attività commerciali, avevano bisogno di muoversi tra i paesi rivieraschi e le tante frazioni di montagna. Tra le meraviglie di cui potrete godere durante il vostro cammino su questo bellissimo sentiero, si segnalano, oltre alla costante visuale di strepitosi scorci lacustri, gli immensi panorami incorniciati dalle vette di Bellagio a Menaggio e dalle montagne al confi ne con la Svizzera, la caratteristica geologia delle rocce e la grande varietà e particolarità delle specie botaniche, il fresco dei boschi di castagno, e, ultimo ma non ultimo, i refrigeranti torrenti nei quali avrete la possibilità di ristorarvi dalla calura estiva (non dimenticate, dunque, di infi lare nello zaino l’immancabile costume da bagno).
Tutto il tragitto, come avrete modo di constatare, è costantemente caratterizzato dalle inconfondibili tracce della tradizione popolare del luogo, con bellissimi casali, incantevoli cappelle, altari campestri, e piccole edicole che, tutti insieme, disseminandosi in ordine sparso tra viti ed uliveti, rendono il cammino davvero molto suggestivo.
Assolutamente consigliata, infi ne, anche la salita al castello medievale di Vezio, antico avamposto militare eretto dalla regina longobarda TEODOLINDA a difesa del lago e dei borghi circostanti, e sito proprio nel bel mezzo del Lago di Como, sul promontorio che sovrasta Varenna. Da qui potrete godere della splendida e indimenticabile visione dei dolci pendii, dei poggi, dei campi e dei boschi che letteralmente abbracciano lago e montagne.
E così, dentro al vostro sguardo da viandante, proprio come colui che solamente e semplicemente va per via, conquisterete la piena contezza della strada già percorsa e di quella ancora da percorrere, non solo su questo bel sentiero sul lago di Como, ma anche su tutti i sentieri del mondo, che sempre aspettano di essere calpestati dai nostri passi, stretti dentro ad un paio di scarpette da trekking.
Elena Simonini
Olio Extravergine d’Oliva Laghi Lombardi DOP
L’olivicoltura lombarda ha origini antichissime, certamente di età preromana, come testimoniato da numerosi documenti storici e dal ritrovamento di resti di antichi frantoi. Si è sviluppata sulle rive dei laghi prealpini, caratterizzati da fertili suoli di origine morenica e da un clima adatto alla coltivazione di questa pianta mediterranea. Nel corso dei secoli la produzione dell’olio lombardo ha mostrato andamenti altalenanti, come nel resto della nostra Penisola. Nel Medioevo, grandi abbazie e potenti famiglie si disputarono i territori a uliveto, perché l’olio era un prodotto prezioso, impiegato nelle funzioni liturgiche e nel codice farmaceutico del tempo. Con l’avvento dell’era industriale molti uliveti vennero sostituiti da colture più resistenti alle gelate, tipiche della zona, e l’olio dei laghi lombardi divenne così un prodotto di nicchia, raro e apprezzato dagli estimatori. Solo nel 1997 ottenne dalla Comunità europea il riconoscimento DOP.
Il bacino del lago d’Iseo (in latino Sebino) e del lago di Como (in latino Lario) si trovano ad una latitudine teoricamente non adatta alla coltivazione dell’olivo; in realtà le acque dei laghi funzionano come grandi serbatoi, in grado di accumulare calore ed umidità durante il periodo estivo e di restituirla nei mesi invernali, creando un microclima straordinariamente mite nel cuore dell’Italia del nord. Questo, unito alla fertilità dei suoli di origine morenica, ha consentito lo sviluppo dell’olivicoltura.
comprende 24 comuni in provincia di Brescia e 24 comuni in provincia di Bergamo, tutti in prossimità del lago d’Iseo.
comprende 33 comuni in provincia di Como e 12 comuni in provincia di Lecco, tutti i in prossimità del lago di Como.
La leggerezza e la delicatezza tipici di questi oli consentono di utilizzarli su varie pietanze: sugli antipasti, sull’ottimo pesce di lago, sul carpaccio di carne o sulla bresaola, su formaggi e verdure, come condimento delle insalate, paste e minestre e addirittura nella preparazione di alcuni dolci (photo © www.visitbergamo.net).
VOLTI DI BARBARESCO
39 “cavalieri” in bianco & nero circondano la Torre Medievale. Una mostra fotografi ca en plein air consacra le stelle del vino
Èstata inaugurata lo scorso 19 giugno la mostra fotografi ca Volti di Barbaresco, un percorso per immagini in bianco e nero e in grande formato, allestita negli spazi recintati e intorno alla Torre medievale di Barbaresco. L’esposizione permanente en plein air ha come protagonisti 39 Volti del Barbaresco DOCG: sono i produttori che hanno reso grande e famoso nel mondo enologico questo piccolo paese delle Langhe, in provincia di Cuneo — di soli 600 abitanti e 41 cantine — e che dà il nome a un’intera denominazione di origine controllata e garantita (abbraccia anche Treiso, Neive e una frazione di Alba).
Il progetto, voluto dal Comune di Barbaresco, è stato realizzato tra dicembre e maggio 2021 da MAX RELLA, giornalista e fotografo di viaggi, enoturismo, vino
e gastronomia. Un progetto articolato fotografi co che nasce per dare un volto ai produttori, spesso sconosciuti ai più nonostante la notorietà di tante cantine e di alcune etichette.
Una raccolta di ritratti, ambientati e non, e personaggi all’opera mentre lavorano, tra le vigne, le botti e gli altri strumenti del mestiere. 39 immagini stampate su pvc adesivo polimerico plastifi cato, che resiste qualche anno alle intemperie (sole, pioggia, umidità, ecc…), riproducendo il più fedelmente possibile la resa del bianco e nero. E sono accompagnate da altre 39 piccole immagini in bianco e nero e da un testo di massimo 150 caratteri in italiano e inglese, riferito a ciascun protagonista. Le targhette esplicative comprendono anche il QR-code che rimanda al sito di ogni singola cantina.
La mostra prosegue all’interno della Torre di Barbaresco negli spazi del Museo Cavazza, ma con altre immagini degli stessi produttori proiettate a colori sulle pareti interne di pietra e mattoncini. Completa la rassegna la raccolta di video-pillole — di nuovo in bianco e nero — in cui ciascun produttore racconta in libertà Un’Annata a Barbaresco: dalla più lontana alla più recente, dalla più favorevole alla più diffi cile, ma anche un’annata in cui è avvenuto un fatto bello e importante per la vita del produttore, come la nascita di un fi glio, un matrimonio o addirittura la vittoria dell’Italia ai Mondiali di calcio.
La Torre e la visita
Tutto questo avviene in un luogo simbolico del paese, la sua antica Torre medievale, uno sito impregnato di storia ed energia: una “stele” squadrata di 30 metri d’altezza e 9 metri per lato, confi ccata in un basamento d’arenaria, che dal XI secolo svetta sulle colline delle Langhe oggi Patrimonio UNESCO sorvegliando la valle del Tanaro. Un’esposizione “permanente” in grande formato: le immagini dei produttori di Barbaresco stampate su materiali che sfi dano il tempo, come le etichette del Barbaresco DOCG. Un percorso fra ritratti ambientati e personaggi al lavoro in vigna e in cantina che gira intorno al monumento simbolo del paese in provincia di Cuneo, nel cuore delle Langhe Monferrato Roero, Patrimonio UNESCO (photo © Massimiliano Rella).