6 minute read
Il fagiolo borbontino, di Sabrina Tocchio
Alla ricerca dell’ingrediente perduto...
IL FAGIOLO BORBONTINO di Sabrina Tocchio
Advertisement
Quello che un tempo era scontato per tutti noi, assume ora un’importanza senza pari. La nostra coscienza è cambiata, il modo di vivere, l’alimentazione, le informazioni che abbiamo dai giornali, dalla tv e da internet ci hanno reso responsabili, ma soprattutto attenti alla qualità e alla provenienza dei prodotti che albergano nelle nostre case. C’è per fortuna un ritorno alle origini, un ricercare l’ingrediente perduto e la voglia di poter ritrovare i sapori di una volta.
Una sagra per esempio, può essere una valida opportunità per una gita fuori porta e per un bottino prezioso.
Questo vi vogliamo raccontare: con un itinerario gastronomico in Sabina, nell’Alta Valle del fiume Velino, in un’estensione con il Fiume Ratto che arriva fino alla pianura di Borbona. Vi innamorerete di questo posto, un territorio ancora integro con un aspetto molto gradevole e ricco di boschi di castagni e faggi.
Circondata dalle catene del Terminillo, dai Monti della Laga e dal Gran Sasso, mitigata da colline morbide e verdissime, Borbona è una località molto apprezzata sia d’inverno, per la vicinanza con le stazioni sciistiche, che d’estate per le temperature gradevolissime e la vasta possibilità di avventurarsi in facili percorsi montani.
La sua altitudine è ideale: 760 mt di altezza e un’estensione edilizia molto ampia all’interno di una conca. Tutto questo per descrivervi la patria di questo mitico Fagiolo. Mai definizione fu più azzeccata: Patria! Perché le caratteristiche uniche di questo legume sono fortemente legate alle proprietà del terreno esclusivo di Borbona.
Hanno sperimentato delle coltivazioni nei paesi limitrofi per poter estendere la diffusione di questa particolare specie, ma purtroppo senza successo: i fagioli nascono e anche di buona qualità, ma senza l’elemento che contraddistingue la particolarità e la rara caratteristica di questo legume e cioè la buccia praticamente inesistente! Questo conferisce un’ottima digeribilità e delicatezza del gusto che hanno portato il Fagiolo Borbontino P.A.T. ad essere inserito nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali e tra i prodotti tradizionali del Lazio
Purtroppo sono pochi gli agricoltori del posto che hanno una produzione tale da potersi permettere la vendita al di fuori del fabbisogno familiare. Dal 2015, per la prima volta, si sono cimentati in questa avventura anche dei giovani che hanno incrementato la produzione grazie ad una stagione particolarmente fortunata, tanto da permettere la ricostituzione della Sagra ormai abbandonata da qualche anno per le condizioni climatiche avverse, con conseguente raccolto scarso e di bassa qualità.
Proprio di uno di questi giovani vi voglio parlare:
Ho molto apprezzato il suo contributo all’incremento produttivo locale e, incuriosita da questa svolta di vita, complice il prezioso legume, ho approfittato per saperne di più scoprendo notizie e aneddoti molto curiosi.
LG: Perchè tu romano e giovane hai deciso di piantare fagioli a Borbona? (pensieroso e sorridente aspetta un po’ a rispondermi poi non esita e si abbandona…).
L’ho fatto per una soddisfazione personale. Sono arrivato ad un punto della mia vita dove ho sentito la necessità di ritornare alle radici. Diciamo che non le ho mai abbandonate, ma la giovane età, la famiglia, il lavoro e gli impegni ti impediscono di riflettere e di fermarti, quindi ora arrivato a 50 anni ho sentito la necessità di ripercorrere strade che in famiglia conoscevo bene… anzi… diciamola tutta: volevo capire se si può vivere in un altro modo!
LG: Molto interessante ciò che hai detto! In un momento di crisi economica, questa frase suona come una musica di rinnovamento! Quindi cosa hai dedotto?
Purtroppo abbiamo tardato la semina di una decina di giorni e non abbiamo potuto raccogliere ciò che avevamo preventivato, ma è andata bene ugualmente!
LG: Raccontaci: quando avviene la semina e la raccolta dei Fagioli?
Si semina la terza decade di maggio, dal 20 al 30 circa, e si raccoglie i primi di ottobre. Si lasciano seccare i baccelli sulla pianta poi si raccolgono e si radunano su teli ad essiccare al sole per un’ultima asciugatura. Poi si effettua la “stecatura” (teca=baccello) che avviene tutta a mano.
LG: Quante piante avete ottenuto dalla semina dei fagioli?
Abbiamo piantato 3000 frasche su due pezzamenti di terreno: uno è il mio e uno lo abbiamo affittato pagandolo in fagioli. LG: Frasche? Spiegaci meglio.
Prima di piantare i fagioli bisogna lavorare il terreno, poi si va in montagna alla ricerca di bastoni di nocciolo o castagno o faggio che piantati nel terreno sorreggono la pianta e si chiamano frasche. La semina avviene intorno alla terza decade di maggio, come già detto. Secondo la mia esperienza si piantano nel terreno prima le frasche, poi alla loro base si interrano dai 6 agli 8 fagioli. Di solito però si fa il contrario cioè si piantano prima i semi e alla comparsa e crescita della piantina si interrano le frasche ma, secondo me, così c’è il rischio di rovinare le radici.
LG: Per raccogliere 1 Kg di fagioli quante piante occorrono?
Consideriamo una stagione buona: ogni frasca può avere 3-5 piante attaccate e da ogni frasca si possono ottenere 1 etto 1 etto e mezzo, ma anche 2 etti di fagioli. La nostra produzione su 300 frasche è stata circa 300 Kg. Per farti un esempio, ma considera che abbiamo tardato una decina di giorni per la semina e alcuni baccelli sono rimasti attaccati alla pianta senza maturare.
LG: Tu parli di stagione buona… mi sembrano pochi 2 etti!
Si, infatti, rispetto ad altre aree agricole più basse come altitudine, sicuramente anche con un clima più mite altre tipologie di fagioli, hanno senza dubbio un raccolto maggiore.
LG: Ecco il motivo della loro eccellenza, pochi, ma ottimi! Quindi la stagionalità è fondamentale e ovviamente anche il prezzo incide.
Si, incide e di molto. Una stagione come questa, che è stata eccellente, il prezzo del Fagiolo è lievitato perchè la qualità è superiore, ma quando la stagione è avversa la qualità ne risente notevolmente e di conseguenza anche il prezzo. Bisogna anche considerare che il Fagiolo si vende solo essiccato, quindi ha una resa maggiore in cottura.
LG: Hai ricordi legati ai Fagioli di Borbona? Per esempio io ricordo, dai racconti di mio padre, che nonna, per sfamare la numerosa famiglia, preparava in inverno la polenta che arrivata a cottura veniva condita con la sugna e i fagioli bolliti. Un pasto unico e povero per sfamare tutti.
No, non ho ricordi legati ad un piatto con i fagioli. Quello che invece ricordo è quando andavo con mia nonna all’orto per aiutarla a piantare i fagioli.
Nonna metteva una cinquantina di piante e mi sembravano tantissime, non si finiva mai!
LG: Quindi possiamo dire che il prossimo anno ci riproverai?
Assolutamente si e per il prossimo anno, con l’esperienza appena passata, voglio cambiare metodo: ho intenzione di “modernizzare” concetti che dalla notte dei tempi hanno caratterizzato questo tipo di coltivazione. A proposito di vecchi metodi, c’è un detto qui a Borbona, “i fagioli devono sentire i rintocchi delle campane”. Questo significa che il fagiolo deve essere interrato a poca profondità e con luna mancante!
LG: Grazie per la pazienza e la collaborazione e complimenti! Sei un esempio da seguire!