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Vigneto Italia, di Candida De amicis

La vendemmia nel cuore di Romadi Candida De Amicis

“E mentre andavo rimuginavo che non c’è niente di più bello di una vigna ben zappata, ben legata, con le foglie giuste e quell’odore della terra cotta dal sole d’agosto.” Cesare Pavese

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Tempo di vendemmia, nelle campagne inizia la raccolta dei grappoli maturi che verranno trasportati in cantina dove inizierà il processo di vinificazione che trasformerà il mosto in vino.

cuore della città, fra Via della Lungara e il Gianicolo a Trastevere si è vendemmiato: 306 viti hanno dato i loro frutti. I grappoli, divisi in diverse cassette, sono stati trasferiti nella cantina dell’Azienda Vinicola Federici di Zagarolo per la vinificazione.

Difficile da immaginare? Ebbene siamo all’interno dell’Orto Botanico, nel “Vigneto Italia”, un appezzamento di terra di poco più di 600 mq, cinto dalle Mura Aureliane risalenti al 270 d. C., dove viti di 155 varietà autoctone di tutte le Regioni d’Italia: un piccolo scrigno di biodiversità sorto ai piedi del Palazzo Corsini e che si estende fino al Gianicolo.

Gli Orti Botanici ed i Giardini storici sono musei viventi le cui principali attività sono dedicate alla Conservazione ex situ della flora, alla Ricerca, alla Divulgazione e all’Educazione ambientale.

Il progetto per la realizzazione del vigneto è nato, quattro anni fa, da un’idea di Luca Maroni in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e i Vivai Cooperativi Rauscedo. “Non c’e-

rano viti nell’Orto Botanico” racconta Luca Maroni “Allora ho pensato di raccogliere in un unico appezzamento le più importanti varietà autoctone italiane, cosa di cui il nostro Paese è primo nel mondo. Questa operazione è interessante da un punto di vista scientifico perché non si è mai valutata la reattività di così tante specie diverse allo stesso ambiente micro climatico. Vedere le 155 varietà italiane più importanti reagire alle stesse condizioni può dar luogo a tutta una serie di maturazioni ampelografiche e tecniche molto importanti“.

Nel 2018 sono state messe a dimora 325 barbatelle, 2 per varietà, per realizzare l’impianto del Vigneto Italia: 155 i vitigni selezionati, 78 bianchi, 77 rossi, provenienti da tutte le regioni d’Italia, una selezione delle più importanti varietà autoctone di ognuna delle 20 regione italiane. La collezione è completata dalle 15 varietà d’uva straniere più celebri al mondo. Impiantato e condotto con tecniche di agronomia biodinamica, quindi con impatto ecologico-inquinante-chimico pari a zero, Vigneto Italia è il primo e unico museo ampelografico in Italia che raccoglie le principali varietà di uve autoctone nazionali. Responsabile dell’impianto è il Dottor Leonello Anello, massimo esperto italiano della viticoltura biodinamica moderna.

Una volta impiantati i vigneti, ovviamente con portainnesto (che serve a offrire protezione contro la fillossera e a consentire l’adattamento della vite alle più diverse condizioni pedoclimatiche), a parte qualche piede franco (viti non innestate in cui radici e fusto sono di un’unica pianta), le uve hanno attecchito e sono cresciute sane.

Il 23 settembre, prima della vendemmia, si è svolta la conferenza stampa cui hanno partecipato tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del progetto: gli organizzatori Francesca Romana e Luca Maroni; Fabio Attorre, direttore del Museo Orto Botanico di Roma; Eugenio Sartori dei Vivai Cooperativi Rauscedo; Rita Biasi dell’Università della Tuscia che monitora tanta straordinaria biodiversità; Tobias Ranzi della Ranzi KG Sas, fornitrice dei sistemi di protezione del Vigneto Italia; Leonello Anello, l’agronomo che segue lo sviluppo del Vigneto; Vinicio Mita, fra gli agronomi e i giardinieri che quotidianamente curano con passione e competenza questo piccolo scrigno di biodiversità.

“Abbiamo un bel progetto di espansione del Vigneto Italia – ha esordito il direttore dell’Orto Botanico di Roma Fabio Attorre – anche per recuperare gli spazi intorno e dare un aspetto paesaggistico che lo includa meglio rispetto al contesto; per far conoscere l‘Orto Botanico e aumentare la visibilità di un luogo che è ancora poco conosciuto anche dagli stessi romani; per far conoscere una delle peculiarità del nostro paese come la sua enorme biodiversità non solo in campo vinicolo. Come docente Universitario, nell’ambito della ricerca scientifica universitaria, c’è la volontà di incrementare i corsi di formazione, Summer school, che 5 anni fa abbiamo iniziato con Rita (Biasi), in cui sono coinvolte organizzazioni internazionali, tra le quali la FAO “.

“Un progetto ambizioso quello di arrivare al vino dalle uve di questo particolare vigneto – ha sottolineato Rita Biasi, ricercatrice dell’Università della Tuscia che svolge ricerca nel settore della filiera vitivinicola, in particolare, per gli aspetti di zonazione territoriale e caratterizzazione degli ambienti fisici di coltivazione della vite, e che monitora la biodiversità dell’Orto – però bisogna essere consapevoli che è un vigneto molto particolare, molto strano perché si configura inizialmente come collezione di germoplasma per la conservazione della biodiversità, una delle strategie è proprio una collezione di selezionati genotipi in un ambiente omogeneo al di fuori dei luoghi di origine. Al tempo stesso è un vigneto vero e proprio ma con caratteri estranei al mondo della viticoltura, perché non esiste un vigneto che abbia una concentrazione tale di diversità genetica in una spazio così piccolo. (…)Opportunità straordinaria per la ricerca. Ha inoltre dei pregi nascosti per i ricercatori, agronomi e biologi perché rappresenta una banca dati straordinaria...“.

Un progetto interessante, quindi, una biodiversità che rappresenta un ambito di ricerca importante e nuovo, sulla capacità di ciascuna varietà autoctona di esprimere caratteristiche proprie, pur crescendo nelle medesime condizioni pedoclimatiche.

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