Capitolo 3
Una brutta notizia Quanto tempo ci vuole a salire tre rampe di scale? Di solito mezzo minuto o giù di lì, ma, quando si è presi dai pensieri, il tempo si allarga, ruba spazi ai rintocchi delle lancette dell’orologio, scova nuove stagioni in mezzo a un battito di ciglia. Silvia ripensa alla forza delle parole. Dimentica il gorgoglio del suo stomaco, che reclama il pranzo. Segue il corso disordinato delle sensazioni che la chiacchierata della supplente Catia le ha smosso nelle viscere. Non ha mai riflettuto su quanto i modi di dire siano capaci di creare da soli un intero modo di pensare; anzi finora ha creduto proprio il contrario. Invece la lezione di oggi ha in qualche modo rotto una diga. Finalmente si è resa conto che sono proprio le parole, questo miscuglio di inchiostro e voce, a dare forma e carattere alle figure e alle idee nel nostro cervello. – Ecco perché diventa quasi impossibile far cambiare parere, togliere i pregiudizi nella testa della gente! – esclama, mentre con una mano aggrappata alla ringhiera fa un salto, per passare all’ultima rampa di scale. Rallenta di nuovo la salita e sorride. Di solito conta i gradini, come se ogni volta potessero cambiare di numero, ma non oggi. Silvia ora sa che bisogna partire dalle parole, dal cambiare le abitudini a dare giudizi senza chiedersi il perché. Si domanda quanti errori ci sono nella sua maniera di dire le cose, di scambiare inutili preconcetti1 con la verità. Una massa confusa di buoni propositi e idee geniali, che ancora non prende forma, ma si 1
Opinioni senza un reale fondamento.
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