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cap. 9 • Vermicelli belli belli
Capitolo 9
Vermicelli belli belli
Per un istante, un lampo illumina a giorno il covo buio di Euripide Quaglia. Poi, la luce si trasforma in nuvole di scintille: oro e fucsia da un lato, rosse e argento dall’altro. La magia è forte e Lilla capisce che è arrivato qualcuno. Ma chi? Nonna Camelia non usa più la magia da anni. Chissà se ne è ancora capace… Le scintille si diradano piano piano e lasciano intravedere due figure. Una è vestita di bianco, l’altra di nero. Di male in peggio, saranno amici di Euripide, pensa Lilla. Vorrebbe indietreggiare e nascondersi,
ma non può, legata com’è.
La figura nera sfodera una bacchetta e la punta verso Euripide. – Tu! – dice il mago. – Ti ordino di lasciare all’istante quella bicicletta, altrimenti distruggerò la macchina infernale! Non sono suoi amici, pensa Lilla. Nella voce del mago c’è qualcosa che non le piace per niente.
La figura in bianco si guarda intorno come in cerca di qualcosa. – Sei sicuro che questo incantesimo di localizzazione abbia funzionato? Io non vedo la mia nipotina… – dice. Quelle parole, quella voce… È nonna Camelia! Lilla vorrebbe chiamarla ma non può per colpa del bavaglio. L’anziana fata non vede i ragazzi perché sono in un angolo buio, si accorge subito, invece, che Ibisco si sta rivolgendo a suo cugino Euripide Quaglia. – Allora sei invischiato con i lombrichi?
Euripide è sceso dalla bicicletta e abbraccia disperatamente la sua macchina per proteggerla. – Vi prego, non distruggetela – supplica. Ibisco scaglia un raggio luminoso contro Euripide, facendolo cadere a terra.
– A che cosa serve? Fabbrica forse l’elisir dell’immortalità? – lo interroga il mago. – Che cosa? Io… io… in realtà volevo solo aiutare i miei amici… – balbetta Euripide. – I tuoi amici? – si intromette Camelia. Ha già sentito un discorso del genere da lui, ma non ricorda bene quando. – Sì… i lombrichi erano tristi… depressi… e io volevo aiutarli. – Bazzecole! – sbuffa Ibisco. – I lombrichi non possono essere tristi, loro non invecchiano mai! Sono gli esseri più invidiabili che esistono sulla faccia della terra. – Forse sono tristi per un altro motivo… – tenta di dire Euripide, ma Camelia lo zittisce. – Sssh, silenzio! – Senti per caso i pensieri dei lombrichi? – riprende lui. – No, ho udito un lamento… C’è mia nipote qui da qualche parte, vero? Deve esserci, dal momento che siamo arrivati
con un incantesimo di localizzazione.
Euripide fa finta di niente e fischietta.
Ibisco quasi lo infilza con la bacchetta e gli ordina: – Rispondi alla domanda! Ma il lamento si fa più forte. Camelia non ha bisogno di spiegazioni per capire da dove proviene. – Oh, poveri piccoli… come vi ha conciato… quell’ingrato mangia-minestra a tradimento! – dice liberando i ragazzi. – Grazie nonna! Lilla la abbraccia con gioia e… man mano che il mal di testa scompare, la ragazzina inizia a distinguere chiaramente che cosa dicono tante e tante piccole voci. – Gli uomini ci calpestano! Alle bambine facciamo ribrezzo. Nessuno ci vuole bene. Siamo tristi perché… siamo brutti.
E poi ancora un’infinità di volte: – Siamo brutti. Siamo brutti, brutti, brutti. Ora Lilla ha capito. – Sono i lombrichi. Pensano di essere brutti – sussurra. – In effetti, mica sono belli – esclama Pier,
ma l’amica gli dà una gomitata e lui rimedia con voce strozzata: – Ehm, magnifici, i lombrichi, l’ho sempre pensato… Le vocine dicono anche altre cose: – Vorrei essere una farfalla. Le farfalle sono belle e colorate. Sarebbe fantastico volare come una farfalla. Le coccinelle portano fortuna. Vorrei essere una coccinella. – Tutti vorrebbero diventare farfalle e coccinelle – riprende Lilla. – Ecco, vedete, io esaudivo solo i loro desideri – si giustifica Euripide Quaglia. – Mi fanno pena i lombrichi depressi. Tutta colpa del mondo moderno! – Euripide ha ragione – aggiunge nonna Camelia. – Oggi si guarda solo all’esteriorità e non ad altre cose importantissime. Voi lombrichi siete perfetti così come siete e la vostra esistenza è indispensabile per l’equilibrio della natura. – Verissimo! – conferma Lilla. – C’è scritto anche nel libro della biblioteca. I lombrichi,
mangiando la terra, la ripuliscono e la fertilizzano e, allo stesso tempo, scavano gallerie che ossigenano il terreno. Se il terreno è ossigenato, le piante assorbono meglio l’acqua e le sostanze nutritive. Se le piante sono rigogliose e danno frutti abbondanti, stanno meglio gli animali che mangiano erba e foglie e anche i carnivori che mangiano gli erbivori. Da ultimi, stanno meglio gli uomini che mangiano sia le verdure e i frutti che la carne. – Ma noi vorremmo essere belli… – protestano i lombrichi. – Lo siete in un certo senso… sentite un po’ questa rima: vermicelli belli belli. – Siamo vermicelli, belli, belli. Vermicelli, belli, belli – ripetono questa cantilena per convincersi di quello che Lilla ha detto. – Davvero siamo perfetti così come siamo e siamo utili per la vita sulla terra? – chiedono poco dopo. – Sì! – rispondono Lilla e Camelia, le sole a sentirli.
– Allora ci sta bene rimanere lombrichi. – Evviva! – esclamano nonna e nipote. Camelia lo dice agli altri e anche loro sono soddisfatti. – E la mia macchina? – chiede Euripide. – La tua macchina ora ha un gran lavoro da fare: dovrà ritrasformare in lombrichi tutte le farfalle e coccinelle che vagano disperate per i campi – dice Camelia, poi schiocca le dita e, dal nulla, compaiono cinque grandi retini. – Ma come faremo a convincere le farfalle e le coccinelle a ritornare lombrichi? – chiede Euripide. Lilla risponde: – Ci penseranno i loro amici lombrichi a convincerle, vero, ragazzi? – Sì, sì, sì – dicono le vocine. – Allora, al lavoro! – ordina Euripide guidando il gruppo verso l’uscita.