So no io, siam o no i Una storia per riflettere
Il brutto anatroccolo Sotto il sole s’innalzava un vecchio castello. Era un luogo protetto e un’anatra decise di deporre lì le uova per covarle in tranquillità. Un giorno le uova iniziarono ad aprirsi… e i piccoli iniziarono a mostrare la testolina. – Ne manca uno! – disse l’anatra. – Quanto tempo ci vorrà ancora? Dopo qualche giorno, l’uovo si aprì e il piccolo uscì… Era così grande e così brutto che mamma anatra non sapeva proprio che cosa pensare. Il povero anatroccolo, troppo grande e troppo brutto, era preso in giro da tutti. Le anatre e le galline lo spingevano e il tacchino lo rincorreva gorgogliando. Il povero anatroccolo non sapeva dove nascondersi. Tutti erano cattivi con lui, persino i suoi fratelli e le sue sorelle. L’autunno arrivò presto, le foglie degli alberi divennero gialle e poi marroni, il vento le faceva volare ovunque. Faceva freddo e il piccolo anatroccolo era solo e triste. H.C. Andersen, Il brutto anatroccolo, Giunti
in volo con lo stormo
Questa fiaba ti fa riflettere sulla diversità. Il brutto anatroccolo non è accettato dal gruppo perché di colore e di dimensione diversi. A volte succede che anche a scuola si prendano in giro dei compagni o delle compagne solo perché magari hanno qualche aspetto che ai nostri occhi li fa apparire diversi da noi. È un comportamento profondamente sbagliato! La diversità è un dono prezioso. Che noia sarebbe se fossimo tutti uguali?
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