
3 minute read
Fumo, vento e bolle di sapone
Nella cassetta di ogni inquilino, c’era sempre una busta o un bigliettino; a Marcovaldo non scriveva nessuno, a meno che non dovesse dar soldi a qualcuno. Una mattina Michelino, saltellante, si accorse che la cassetta era straripante: c’era posta anche per loro e gridò “Urrà!” e Marcovaldo pensò fosse la solita pubblicità. Dalle cassette delle lettere, come funghi, uscivano fogli colorati stretti e lunghi e c’era scritto che il migliore dei detersivi era il Blancasol, dagli effetti sbalorditivi. Chiunque avesse portato al negoziante quel foglietto azzurro e giallo sfolgorante avrebbe avuto un campione in omaggio di quel sapone adatto a ogni tipo di lavaggio. A Michelino, Pietruccio e Filippetto, venne un’idea per fare un bel progetto: raccogliendo qua e là quei volantini avrebbero potuto guadagnare tanti quattrini. La casa di Marcovaldo era occupata da centinaia di fogli di carta colorata che i bambini ammucchiavano in pacchetti contandoli come cassieri provetti. I figli di Marcovaldo ebbero un gran da fare: erano sempre di più i buoni da raccattare, spuntavano come fiori altri foglietti colorati e promettevano candidi bucati profumati. Quella loro attività non passò inosservata e dai ragazzi del vicinato fu presto imitata: così si formarono varie bande di monelli che frugavano ai portoni e ai cancelli. La raccolta dei foglietti era capitanata dai tre fratelli che l’avevano ideata e le varie bande, dapprima rivali, agirono in modi più amichevoli e leali. Riscuotendo tutti quei campioni pensavano di guadagnare tanti milioni: mettendoli tutti insieme, dalla loro unione, avrebbero ottenuto litri e litri di sapone. Ma la pubblicità, come i frutti, va a stagione e quella dei detersivi era a conclusione: così nelle cassette ora si trovavano foglietti di callifughi, per estirpare duroni e calletti. Perciò pensarono di passare all’azione e andare nei negozi per la riscossione, ritirando per ogni buono consegnato il campione omaggio da esso assicurato.
Però questa fase, semplice all’apparenza, fu più complicata di quella in precedenza: molti negozianti davano l’omaggio previsto solo se si faceva almeno un altro acquisto. Dovevano procurarsi i fondi necessari per quelle impreviste spese supplementari e per realizzare il piano progettato pensarono di vendere il detersivo già ritirato. Andarono per le case suonando i campanelli, ma tutti dicevano che eran birbantelli, perché non era certo davvero molto saggio vendere un prodotto che si è avuto omaggio. Ma il mondo del commercio è un gran mistero e accadde ciò che può non sembrare vero: i campioni gratis erano da tutti rifiutati, mentre da chi li vendeva venivano acquistati. Questa cosa aveva tutte le ditte allarmato e consultarono esperti in “ricerca di mercato”: l’unica spiegazione che poteva esser data era che la concorrenza ricettava merce rubata.
A questo punto intervenne la polizia che perlustrò ogni quartiere via per via e fu una caccia serrata e senza sosta in cerca dei ladri e della refurtiva nascosta. Quei campioncini gratis di detersivo divennero più pericolosi di un esplosivo e Marcovaldo tremava dalla paura dato che stavan lì tra le sue quattro mura. Gli si accese di speranza un barlume pensando di buttar tutto dentro il fiume: l’unica mossa che lo avrebbe salvato era disperdere in acqua il corpo del reato. Così i tre fratelli all’alba del mattino dopo, quando in giro c’è solo qualche topo, si appostarono su un cavalcavia dando inizio al lancio della mercanzia.

Il fiume si riempì tutto di schiuma che, leggerissima come una piuma, creò nell’aria bolle diverse di forma e colore da destare in tutti un incredibile stupore. Ma le fabbriche, al mattino, dalle ciminiere, buttavano fuori brutte nubi nere che unendosi con le bolle nell’atmosfera la fecero diventare brutta e nera.
Può sembrar proficuo e conveniente, ma danneggiare la natura è da incosciente: è nostra Madre ed è per noi vitale, soffriamo anche noi se a lei facciamo male.