Primavera
fumo, vento e bolle di sapone ella cassetta di ogni inquilino, c’era sempre una busta o un bigliettino; a Marcovaldo non scriveva nessuno, a meno che non dovesse dar soldi a qualcuno.
N
I figli di Marcovaldo ebbero un gran da fare: erano sempre di più i buoni da raccattare, spuntavano come fiori altri foglietti colorati e promettevano candidi bucati profumati.
Una mattina Michelino, saltellante, si accorse che la cassetta era straripante: c’era posta anche per loro e gridò “Urrà!” e Marcovaldo pensò fosse la solita pubblicità.
Quella loro attività non passò inosservata e dai ragazzi del vicinato fu presto imitata: così si formarono varie bande di monelli che frugavano ai portoni e ai cancelli.
Dalle cassette delle lettere, come funghi, uscivano fogli colorati stretti e lunghi e c’era scritto che il migliore dei detersivi era il Blancasol, dagli effetti sbalorditivi.
La raccolta dei foglietti era capitanata dai tre fratelli che l’avevano ideata e le varie bande, dapprima rivali, agirono in modi più amichevoli e leali.
Chiunque avesse portato al negoziante quel foglietto azzurro e giallo sfolgorante avrebbe avuto un campione in omaggio di quel sapone adatto a ogni tipo di lavaggio.
Riscuotendo tutti quei campioni pensavano di guadagnare tanti milioni: mettendoli tutti insieme, dalla loro unione, avrebbero ottenuto litri e litri di sapone.
A Michelino, Pietruccio e Filippetto, venne un’idea per fare un bel progetto: raccogliendo qua e là quei volantini avrebbero potuto guadagnare tanti quattrini.
Ma la pubblicità, come i frutti, va a stagione e quella dei detersivi era a conclusione: così nelle cassette ora si trovavano foglietti di callifughi, per estirpare duroni e calletti.
La casa di Marcovaldo era occupata da centinaia di fogli di carta colorata che i bambini ammucchiavano in pacchetti contandoli come cassieri provetti.
Perciò pensarono di passare all’azione e andare nei negozi per la riscossione, ritirando per ogni buono consegnato il campione omaggio da esso assicurato.
68