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Funghi in città

Soffia nell’aria un vento di primavera, giunge da lontano e riempie la natura di doni magici e inconsueti che percepiscono solo gli animi quieti. È Marcovaldo uno di questi spiriti semplici, ingenui e modesti, che non fa caso alle cose sgargianti, ma su quelle piccole fa ragionamenti. Così un mattino andando al lavoro, in un’aiuola, in città, vide un tesoro; lui che non aveva un soldo per la spesa, sotto un ceppo d’albero scovò una sorpresa. C’erano funghi tondi e carnosi che crescevano lenti e silenziosi, e stando attento a non svelarne il posto, aspettò che maturassero per farli arrosto. Tutto contento, come un bambino, ne parla in famiglia, anche al più piccolino e raccomanda di non farne parola perché non finissero in un’altra casseruola. Un po’ di pioggia e qualche giorno ancora, li avrebbe poi raccolti di buon’ora, e la moglie, la cara Domitilla, era pronta a cucinarli sulla griglia.

Che bel pranzetto sarebbe stato! I suoi sei figli non avevan mai gustato un piatto così buono e succulento e a quel pensiero Marcovaldo era contento. Dopo una pioggia fitta e abbondante, con i suoi figli e un bel cesto capiente, andò all’aiuola e, in un baleno, quel cesto di bei funghi fu strapieno. Ce n’erano per loro e di più ancora, Marcovaldo restò senza parola e preso da altruismo e da bontà, li offriva a chiunque passasse di là. Alcuni riempirono il cappello, altri misero i funghi nell’ombrello e soddisfatti, con in bocca l’acquolina, tornarono a casa diretti in cucina.

Che bel pranzetto, avevano pensato, se tutti insieme avessero mangiato! Non fu così, ma si rividero lo stesso, la sera, tutti insieme, al pronto soccorso. Se pure è vero che la natura è la più bella e sana avventura, lei ha i suoi tempi e regole esatte che devi conoscere e lasciare intatte.

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