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Cultura
I MAESTRI DELLA MARAGMA
Intervista a Ciro Lomonte su artigianato e arte sacra
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Ignazio Nocera
Figura 1. Interno del Duomo di Monreale (PA). Vista dall’altare di Valadier. Foto di Domenico DiVincenzo.
Architetto Lomonte, Lei fa parte della
Fabbriceria del Duomo di Monreale. Quali sono le sDide che un capolavoro del genere pone a chi se ne occupa?
Sono stato nominato nel 2016, con decreto del Ministero degli Interni, a far parte dell’attuale compagine di quella che è l’erede dell’antica Maragma del Duomo. Ne fanno parte don Nicola Gaglio (presidente), Maria Concetta Di Natale (vicepresidente), Filippo Cimino, Maurizio Sciortino, Marco Giammona, Nicola Nocera ed io. Rispetto ad altre prestigiose istituzioni del genere, che dispongono di ingenti risorse economiche e di personale proprio, il nostro è un servizio a titolo gratuito prestato all’Arcidiocesi nella sorveglianza, nella determinazione degli interventi necessari per la buona manutenzione della Cattedrale (in modo da ridurre al minimo indispensabile i restauri) e nella promozione della sua conoscenza in tutto il mondo. Dal luglio del 2015 il Duomo di Monreale è iscritto nell’elenco del patrimonio dell’umanità redatto dall’UNESCO, ma i numeri dei visitatori sono ancora bassi. Se si pensa che vi si può ammirare il programma iconograQico musivo, su fondo oro zecchino, più vasto del mondo, è strano che si registrino appena 400.000 presenze all’anno. La Sagrada Familia di Barcellona, ancora non completata, ne vanta dai 4 ai 6 milioni all’anno.
Lei pensa che bisognerebbe attirare più turisti?
Non turisti. Viaggiatori. Il turismo di massa è un fenomeno devastante: trasforma città, opere d’arte e bellezze naturali in oggetto di consumo, a volte compromettendone le buone condizioni e in ogni
Ciro Lomonte (Palermo 1960) è un architetto, personaggio pubblico e politico, esperto in arte sacra. Dopo la maturità ha studiato presso le facoltà di architettura dell’Università di Palermo e del Politecnico di Milano. Dopo la laurea ha iniziato a lavorare presso studi privati di architettura; in uno di essi conobbe l’architetto Guido Santoro, con il quale strinse amicizia e sodalizio professionale. Dal 1987 al 1990 ha partecipato all’elaborazione del piano di recupero del centro storico di Erice. Nel 1988 inizia le sue ricerche nel campo dell’arte sacra. Ha partecipato alla rideQinizione di molte chiese, in particolare Maria SS. delle Grazie a Isola delle Femmine, Maria SS. Immacolata a Sancipirello, Santo Curato d’Ars a Palermo ed altre. Attualmente, insieme a Guido Santoro, sta adeguando l’interno della chiesa di Santa Maria nella città di Altofonte vicino Palermo. Dal 1990 al 1999 ha diretto la Scuola di Formazione Professionale Monte Grifone (attuale Arces) a Palermo. Dal 2009 è docente di Storia dell’Architettura Cristiana Contemporanea nel Master di II livello in Architettura, Arti Sacre e Liturgia presso l’Università Europea di Roma. Nel 2017 è stato candidato sindaco di Palermo per il partito indipendentista Siciliani Liberi. È autore e traduttore di numerosi libri e articoli dedicati alla architettura sacra contemporanea. Nel 2009, insieme a Guido Santoro, ha pubblicato il libro “Liturgia, cosmo, architettura” (Edizioni Cantagalli, Siena).
caso espropriando gli abitanti dei luoghi della propria vita ordinaria nella cornice identitaria naturale. Il viaggio colto e consapevole (desiderio che si va diffondendo nella programmazione del tempo libero) consente al contrario di fare un salto nei secoli per comprendere le caratteristiche delle civiltà che hanno prodotto tanta bellezza. Inoltre si possono intrecciare relazioni con i cittadini e gli artigiani del luogo da visitare, perché la cultura è frutto di una civiltà, non si riduce all’opera d’arte Qigurativa. O meglio sono opera d’arte anche la cucina, le tradizioni, lo stesso modo di vivere e di pensare di un popolo. Monreale in concreto ha molto da offrire, anche se il Duomo giganteggia su tutto ed è all’origine di un abitato che prima di Guglielmo II non esisteva. Il Duomo stesso andrebbe visitato insieme alle altre parti dell’abbazia medievale, purtroppo divise fra differenti istituzioni. E poi la cittadina offre tante altre attrazioni ancora poco valorizzate. Dovrebbe diventare una città d’arte nel suo insieme, come il portentoso altopiano architettonico di Erice (costruita anch’essa su iniziativa di Guglielmo II) è città della scienza.
A quel punto, più che interminabili code in attesa di entrare al Duomo od al chiostro, avremmo un elevato numero di opportunità per i viaggiatori che volessero approfondire le speciQicità identitarie del territorio.
Che ne pensa dell’arte sacra contemporanea?
Entriamo in un campo minato. Il problema è quello che afQligge tutto il mondo attuale: la perdita di senso. Non si tratta di semplice accelerazione dovuta al progresso, quanto di radici estirpate. Come scriveva Seneca, non esiste vento a favore per chi non conosce il porto di arrivo. Mi occupo di interventi in chiese antiche e moderne da più di trent’anni. «Il viaggio colto e consapevole […] consente Purtroppo sperimento di fare un salto nei secoli per comprendere le spesso che l’arte sacra caratteristiche delle civiltà che hanno prodotto tanta bellezza. Inoltre si possono contemporanea non è né arte né sacra. Per certi versi non è neppure intrecciare relazioni con i cittadini e gli contemporanea, nel senso artigiani del luogo da visitare, perché la che vengono applicati cultura è frutto di una civiltà, non si riduce quasi acriticamente cliché all’opera d’arte figurativa» vecchi di più di due secoli. I liturgisti da un lato e gli artisti dall’altro si sono lasciati travolgere da un morboso desiderio di modernità per la modernità. C’è chi per questo si è irrigidito e ripropone forme del passato, riQiutando del tutto la corretta evoluzione delle tecnologie e delle sensibilità, cosa ben diversa dal progressismo.
Figura 2. Monreale (PA). Vista del chiostro dal museo. Foto di Domenico DiVincenzo.
Forse bisognerebbe riQlettere di più, da parte dei credenti, sul fatto che il tradizionalismo è la fede morta dei vivi, la tradizione è la fede viva dei morti. In tal modo si potrebbe ottenere l’innovazione nella continuità. Soprattutto se si fonda la ricerca sulla metaQisica dell’atto di essere. È uno dei princìpi che anima me ed il mio socio Guido Santoro e per questo ci capita di essere guardati come marziani.
Cos’è per Lei l’architettura?
A rischio di sembrare affetto dalla sindrome di Peter Pan, per me l’architettura è più che una passione, è vita. Ritengo — spero a ragione — che mi sia stata data una responsabilità, che riempie i miei pensieri. Vorrei affrontarla sempre con spirito di servizio, ma a volte ci si perde un po’ a contemplare la natura delle cose. La maturità dovrebbe indurre invece a lavorare con abnegazione, senza perdersi nel compiacimento delle scoperte. Ho avuto dei modelli, come la mia insegnante di disegno al liceo, che era stata allieva di Carlo Scarpa,
o il compianto Valerio Girgenti, il quale mi ha trasmesso la pazienza del disegno, perché raramente la prima soluzione è quella azzeccata, soprattutto se non ci si confronta con i materiali reali. Inoltre mi ha fatto conoscere testi come Perdita del centro, di Hans Sedlmayr, che mi hanno messo in guardia sulla presunta superiorità del «L’architetto non è l’albatro di Baudelaire e minimalismo razionalista. Un altro punto di neppure il demiurgo di certo idealismo riferimento è stato Joan recente. È simile ad un compositore e Bassegoda i Nonell, il direttore d’orchestra. Se è coscienzioso grande biografo di Antoni studia le potenzialità degli strumenti Gaudí i Cornet. musicali, delle voci, della coreografia, e mette ogni musicista nelle migliori L’inarrivabile architetto catalano è per me una stella polare per deQinire condizioni per eseguire l’opera più bella l’architettura, in quanto è rispetto alle richieste del committente» stato colui che ha soddisfatto simultaneamente nel modo più radicale possibile i tre requisiti vitruviani: utilitas, Airmitas e venustas. Le tre componenti devono essere affrontate insieme, altrimenti rimarrà solo edilizia, ingegneria o scultura. L’architetto non è l’albatro di Baudelaire e neppure il demiurgo di certo idealismo recente. È simile ad un compositore e direttore d’orchestra. Se è coscienzioso studia le potenzialità degli strumenti
Figura 3. Monreale (PA), fontana del chiostro. Foto di Domenico DiVincenzo.
musicali, delle voci, della coreograQia, e mette ogni musicista nelle migliori condizioni per eseguire l’opera più bella rispetto alle richieste del committente. L’architettura non ha valore di per sé, ma soltanto come risposta adeguata alle esigenze degli esseri umani. Oggi l’università forma nuovi professionisti con un ego incontrollato i quali, invece di creare ambienti armoniosi, impongono ai clienti le loro idee astruse, alla ricerca spasmodica di coniare un logo personale. PerQino le chiese moderne diventano un’occasione per affermarsi. Oggi si parla della chiesa di Massimiliano Fuksas o di quella di Richard Meier o di quelle di Mario Botta. Non si costruisce più la Basilica di San Pietro, che, pur realizzata da architetti assolutamente geniali, non è conosciuta come “Basilica di Bramante” o “Basilica di Michelangelo”. Il guaio è che a volte ti trovi da solo a combattere contro il pensiero dominante e ti assale il dubbio di essere nel torto. A parte il fatto che la libertà di
spirito comporta l’essere estromesso metodicamente dai grandi incarichi.
Ma qualche traccia l’avete lasciata…
Sì, certo. Abbiamo iniziato collaborando con Matteo Tusa alla stesura del piano di recupero del centro storico di Erice. Poi abbiamo partecipato per conto nostro alla riconQigurazione di varie chiese (in Sicilia ma anche all’estero), per es. Maria SS. delle Grazie a «L’architettura non ha valore di per sé, ma Isola delle Femmine (PA), soltanto come risposta adeguata alle Maria SS. Immacolata a esigenze degli esseri umani. Oggi l’università Sancipirello (PA), S. forma nuovi professionisti con un ego incontrollato i quali, invece di creare Giovanni Battista Maria Vianney nella periferia di Palermo ed altre ancora. Di ambienti armoniosi, impongono ai clienti le recente ci siamo occupati loro idee astruse, alla ricerca spasmodica di del presbiterio della chiesa coniare un logo personale» seicentesca di S. Maria di Altofonte (PA). Dai progetti e dalla ricerca è nata la passione per trasmettere alle nuove generazioni quanto scopriamo. Nel 2009 ho iniziato ad insegnare Storia dell’Architettura Cristiana Contemporanea nel Master di II livello in Architettura, Arti Sacre e Liturgia presso l’Università Europea di Roma.
Figura 4. Interno del Duomo di Monreale (PA), abside con Panacrantos e arcangeli. Foto di Domenico DiVincenzo.
Ho curato la traduzione di Architecture in Communion, un libro sulla progettazione di chiese di Steven J. Schloeder. Insieme a Guido Santoro ho pubblicato il libro Liturgia, cosmo, architettura (Edizioni Cantagalli, Siena), oltre ad alcuni volumi sull’artigianato artistico.
Su quali presupposti dovrebbe fondarsi l’arte sacra?
Papa Benedetto XVI aveva iniziato un percorso di rinnovamento, ma non è riuscito a portarlo a compimento. Io ho avuto l’onore di parlare con lui di arte sacra e artigianato artistico durante un indimenticabile incontro privato nel 2015. Ovunque operino vescovi e sacerdoti di cultura profonda, questi comprendono che l’arte contemporanea non rispetta, purtroppo, i criteri indispensabili per una vera arte sacra. Come scrive lo studioso Rodolfo Papa in Discorsi sull’arte sacra, essa dovrebbe essere Aigurativa, narrativa, universale, bella. Questi quattro requisiti vanno applicati anche all’architettura, arte in cui la Qiguratività è associata all’ornamento. Viviamo in un’era di grande confusione, anche nella Chiesa Cattolica. Il problema principale è “gnoseologico”: il pensiero moderno si nutre masochisticamente di dubbi riguardo alle possibilità di conoscere la realtà. Se non recuperiamo la Qiducia nella capacità dell’uomo di accostarsi alla verità, né il bene né il bello saranno raggiungibili. L’architettura in particolare è autentica quando si opera al di fuori del recinto degli “stili” codiQicati dall’Illuminismo. Al di fuori pure dei linguaggi attuali, troppo individualisti. Ecco perché noi perseguiamo un’architettura “senza aggettivi”. Paradossalmente i funzionalisti non hanno reso l’architettura veramente funzionale. Hanno fatto retorica della funzione. Le loro opere sono inquietanti, a volte usano pure soluzioni tecnologiche inadeguate per migliorare la vita degli utenti. La questione è complessa, perché ha le radici nel razionalismo: «Tanto peggio per i fatti (se non si accordano con la teoria)», traduzione del tedesco «Wenn die Tatsachen nicht mit der Theorie übereinstimmen, um so
«Viviamo in un’era di grande confusione, anche nella Chiesa Cattolica. Il problema principale è “gnoseologico”: il pensiero moderno si nutre masochisticamente di dubbi riguardo alle possibilità di conoscere la realtà. Se non recuperiamo la fiducia nella capacità dell’uomo di accostarsi alla verità, né il bene né il bello saranno raggiungibili»
Figura 5. Duomo di Monreale (PA), absidi. Foto di Domenico DiVincenzo.
Figura 6. Duomo di Monreale (PA), cappella Roano, profeta Isaia. Foto di Domenico DiVincenzo.
schlimmer für die Tatsachen». Tradizionalmente la frase è attribuita a Hegel, il quale nel 1801, dopo aver teorizzato nella sua dissertazione di abilitazione all’insegnamento che non poteva esserci un altro pianeta fra Marte e Giove, venne informato che invece ne era stato scoperto uno dal palermitano Giuseppe Piazzi il 1º gennaio 1801, pianeta poi rivelatosi l’asteroide Cerere. L’esempio di tanti quartieri di edilizia economica e popolare è emblematico, in tutte le città del territorio italiano. A Palermo c’è lo ZEN 2, opera terribile e disumana dell’architetto Vittorio Gregotti ed altri. Un inferno di calcestruzzo. Eppure continuano a sostenere che lo ZEN 2 sia il miglior esempio di case popolari nel mondo! Mutatis mutandis, le chiese moderne non sono chiese cattoliche, oltre ad essere ediQici che possono turbare profondamente i fedeli. Non sono pensate per incontrare Dio nella liturgia. Sono aule per l’incontro dell’assemblea. Eppure non esistono attualmente luoghi in cui ci si senta più soli quanto all’interno di una chiesa moderna. Perché in realtà sono templi di un credo spiritualista, che disprezza il corpo e la materia. Quanto di più lontano dalla dottrina cattolica. Come ha detto qualcuno, si può e si deve parlare correttamente di “materialismo cristiano”, di amare il mondo appassionatamente per quello che è realmente, l’universo creato. È qualcosa che si trova mirabilmente narrato nei mosaici di Monreale. L’autentica arte sacra trasQigura i luoghi e gli oggetti. Le chiese del passato sono “sacramentali”, trasmettono anche Qisicamente il senso del cammino
verso il Cielo. Quando una chiesa antica viene sconsacrata e adattata ad altri scopi continua a trasmettere questo senso. È palpabile. Le chiese moderne no, possono essere impiegate molto meglio come teatri, garage, piscine, centri commerciali.
Ci può parlare della Monreale School of Arts & Crafts?
Il disegno industriale, Qinito al servizio di una Qinanza aggressiva e disinteressata all’unicità ed alla durata del prodotto da far consumare in fretta, sta gradualmente facendo scomparire l’artigianato. È
urgente darsi da fare per salvaguardare e sviluppare gli antichi mestieri, capaci oggettivamente di rendere migliore la vita. È dura, perché si tratta di incidere sul cambiamento dei costumi, indotto da pubblicità fuorvianti. Per questo dal 1990 al 1999 ho accettato volentieri la direzione della Scuola di Formazione Professionale ARCES a Palermo, all’interno della quale ho avviato corsi per oraQi e argentieri. Nel 2015, di fronte a scenari mutati, abbiamo fondato l’Associazione Magistri Maragmae, la quale promuove una Scuola Superiore per l’artigianato di eccellenza, la Monreale School of Arts & Crafts, alle porte della città di Monreale. È un discorso che riguarda tutto, anche l’arte del costruire. Noi crediamo nella continuità e nell’innovazione dell’architettura tradizionale, che non dovrebbe essere qualcosa di conQinato nel passato, non dovrebbe signiQicare la riproduzione ideologica degli stili antichi, come pensano alcuni architetti passatisti attuali. L’architettura tradizionale riguarda piuttosto quell’insieme di tecnologie, una sapienza plurimillenaria capace di tutelare anche la salute Qisica, che si può coniugare con tecniche e materiali nuovi. Se considerassimo l’arte del passato come un regesto di modelli immutabili, negheremmo al nostro tempo il diritto e la capacità di produrre qualcosa di creativo, di contribuire al vivo sviluppo dell’architettura. Al lato opposto non è vero che ciò che è nuovo è di per sé buono. A volte sì altre no. Per esempio il calcestruzzo armato ha una durata limitata. Per esempio l’applicazione delle resine epossidiche ha prodotto in alcuni casi danni irreparabili. La nostra scuola di arti e mestieri ha come obiettivo principale quello di continuare la Figura 7. Duomo di Monreale (PA), nicchia del Battista e resti dell’ambone. Foto di Domenico DiVincenzo. strepitosa tradizione degli artigiani siciliani e di darle nuovi ruoli in un mondo radicalmente cambiato dopo la rivoluzione industriale e quella informatica. A Palermo ci sono ancora artigiani capaci di realizzare manufatti unici. Tra questi ci sono gli ex allievi dei corsi della Scuola ARCES. Il contesto sarebbe ideale per rafforzare una rete virtuosa più unica che rara. Oltre a botteghe e fabbriche (queste ultime in preoccupante declino dagli anni Novanta ad oggi) ci sono l’Osservatorio delle Arti Decorative in Italia “Maria Accascina”, fondato dalla prof.ssa Di Natale; ci sono musei con collezioni pregiatissime di arti applicate, dalla preistoria ai giorni nostri; c’è un corso universitario pionieristico in Conservazione e
Figura 8. Gibellina (TP), Chiesa Madre di Ludovico Quaroni. Foto di Domenico DiVincenzo.
Restauro dei Beni Culturali; e inQine c’è la nostra Scuola. Abbiamo al momento due laboratori da venti posti ciascuno, uno di oreQiceria e l’altro di argenteria. È una realtà unica in Sicilia. Per trovare qualcosa del genere bisogna andare a Marcianise, in provincia di Caserta, dove opera la scuola de Il Tarì, il polo orafo più grande d’Europa. Le nostre attrezzature sono state messe a disposizione dal Collegio Universitario Arces, che le aveva installate in altra sede nel 1995 per i corsi della propria Scuola Orafa e le ha cedute adesso alla neonata Magistri Maragmae, a seguito di un cambiamento di strategie nell’ambito della formazione professionale. La Scuola non si ferma all’ambito dei metalli preziosi, può contare su eccellenti docenti di scultura, pittura, edilizia tradizionale, falegnameria, vetrate, tessuti, ceroplastica, mosaico, ceramica, legatoria ed altro. Nel laboratorio di informatica sono trasmessi i rudimenti del CAD e del CAM, coniugando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie con i metodi di lavorazione tradizionali. I docenti sono magistri, maestri artigiani di provata esperienza nel rispettivo settore
La sede della Scuola è il complesso monumentale di S. Gaetano, all’ingresso di Monreale, messo a disposizione dalla parrocchia del Duomo. Studiare e lavorare a Monreale comporta entrare in relazione con le sue “eccellenze”: non soltanto il Duomo ed il chiostro del monastero «Le chiese del passato sono “sacramentali”, trasmettono anche fisicamente il senso del benedettino, ma anche la Biblioteca benedettina, la Biblioteca diocesana cammino verso il Cielo. […] Le chiese Ludovico II Torres e il moderne no, possono essere impiegate molto Museo diocesano. meglio come teatri, garage, piscine, centri Quest’ultimo è diretto commerciali» dalla prof.ssa Maria Concetta Di Natale. Mentre il Bauhaus di Weimar, aperto nel 1919, aveva fra i suoi scopi l’azzeramento metodico della tradizione, al quale collaborarono convintamente i migliori artisti del momento, la nuova Monreale School of Arts and Crafts vorrebbe essere un vivace laboratorio di rinascita delle arti, riancorandole in modo originale all’immenso patrimonio del passato. Tutto ciò avrebbe un’importanza straordinaria sia per la manutenzione ed il restauro di tante opere d’arte del passato, sacra e civile, sia per la produzione di opere d’arte nuove, che parlino al cuore degli esseri umani del nostro tempo.