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“Ritratto di Carlo V a cavallo” di Tiziano Vecellio
DI GIUSEPPE FRASCAROLI
Il “Ritratto di Carlo V a cavallo” è un olio su tela di cm 322 x 279 che Tiziano (Pieve di Cadore, 1488/1490 – Venezia, 1576), grande artista innovatore e poliedrico, genio e protagonista della pittura del Rinascimento nell’intero continente Europeo, realizzò nel 1548. L’opera è conservata al Museo del Prado di Madrid. Questo dipinto, che è il primo ritratto equestre a figura intera nella pittura italiana del Rinascimento, si può considerare uno dei più famosi “ritratti di Stato” della storia della pittura, e si pone all’origine stessa di questo genere di opere ufficiali, influenzando altresì la pittura barocca del secolo successivo. L’imperatore, vittorioso alla battaglia di Mühlberg, che lo opponeva ai protestanti comandati dal principe di Sassonia Giovanni Federico, si fa raffigurare a cavallo con la lancia in pugno, come san Giorgio che lotta contro il Drago, allusione alla difesa della fede dalle insidie rappresentate dal protestantesimo, ma allo stesso tempo attributo tradizionale degli imperatori romani quando si accingevano alla battaglia. Nell’antica Roma la lancia era infatti il simbolo del potere più alto: “hasta, summa Imperii”, ovvero: la lancia come incarnazione della sovranità dell’Impero Romano. Nonostante la celebrazione del più brillante successo militare di Carlo V, con lo sfondo di un paesaggio illuminato dai bagliori del tramonto, l’imperatore viene effigiato solo, mentre scruta l’orizzonte, ma la sua espressione è quasi assente e per nulla trionfalistica, riflettendo l’indole solitaria del sovrano, che presto lascerà le occupazioni politiche per ritirarsi nel monastero di Yuste, dopo aver abdicato in favore del figlio Filippo II.
In questa magnifica opera Carlo V, senza il bastone del comando, è armato, con pennacchio e fusciacca rossi, come rossi sono anche i finimenti e la gualdrappa del cavallo bardato a parata in procinto di impennarsi, trattenuto dal sovrano. Con grande perizia il Tiziano ha raffigurato, con dovizia di particolari, il frontalino e l’imboccatura del cavallo con un lucente metallo, simile a quello della corazza del cavaliere.
Interessanti sono le somiglianze relative alla sella e alle redini del cavallo baio scuro raffigurato da Tiziano in questa tela, confrontandole con l’affresco, nel castello di Venafro, del cavallo donato nel 1526 all’imperatore dal conte Enrico Pandone, famoso allevatore di cavalli di razze pregiate del Regno di Napoli. La donazione avvenne esattamente un anno prima che il Pandone tradisse Carlo V per schierarsi a favore del comandante francese Odet de Foix, conte di Lautrec, che nel 1528 assediò Napoli: una decisione che lo avrebbe portato al patibolo e avrebbe definitivamente cancellato il nome della sua casata dai feudatari che si avvicendarono sulle terre venafrane.
Il ritratto di Carlo V a cavallo di Tiziano Vecellio fu talmente apprezzato e acclamato dagli artisti a quei tempi, che una riproduzione dello schema compositivo e della tecnica pittorica del maestro veneto, venne adottata nel 1635 da Diego Vélazquez, uno dei pittori più rappresentativi dell’epoca barocca, nella realizzazione del suo “Ritratto di Filippo IV di Spagna”.