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Statua equestre di Bartolomeo Colleoni di Andrea del Verrocchio

DI GIUSEPPE FRASCAROLI

Il Monumento equestre a Bartolomeo Colleoni è una statua bronzea di altezza

3,95 metri senza la base di Andrea del Verrocchio, realizzata tra il 1480 e il 1488 e collocata a Venezia in Campo San Zanipolo. Si tratta della seconda statua equestre del Rinascimento, dopo il monumento al condottiero e capitano di ventura Gattamelata di Padova, eseguita da Donatello tra il 1446 e il 1453.

Per la realizzazione del gruppo l’artista si ispirò alla statua equestre del Gattamelata, oltre che alle statue antiche di Marco Aurelio, dei cavalli di San Marco e del Regisole di Pavia, opera quest’ultima del periodo tardoantico, che va all’incirca dal Terzo fin verso il Settimo-Ottavo secolo d. C., perduta nel Diciottesimo secolo, ma di cui lo scultore Francesco Messina negli anni trenta del secolo scorso, eseguì una copia basata sulle riproduzioni antiche; la statua fu collocata davanti al Duomo e solennemente inaugurata l’8 dicembre 1937. Il più grande problema di questo tipo di rappresentazioni scultoree era la stabilità: effettivamente, volendo riprodurre il cavallo al passo, con una zampa sollevata per rendere la sensazione di solenne andatura, ciò implicava rilevanti preoccupazioni per le opere statuarie, poiché la pesante lega metallica di bronzo veniva a essere congiunta a tre appoggi abbastanza snelli e delicati costituiti dalle zampe del cavallo. Verrocchio, dopo l’autore anonimo costruttore della statua di Marco Aurelio, fu tra i primi a riuscire ad appoggiare la statua su tre zampe in epoca rinascimentale. In tempi successivi riuscì a fare di meglio solo il fiorentino Pietro Tacca nel 1636-1640, con il Monumento equestre a Filippo IV, situato in Plaza de Oriente a Madrid, poggiata su due sole zampe.

Lo scultore realizzò il monumento rifacendosi al “Ritratto di Filippo IV di Spagna a cavallo” di Diego Velázquez, eseguito all’incirca nel 1635 e ricorrendo alla consulenza scientifica di Galileo Galilei per essere certo della sua stabilità. Virtuosisticamente il Tacca riuscì a risolvere il complicato problema e, per la prima volta al mondo, la pesante statua si venne sorretta solo sulle due zampe posteriori del cavallo e, in maniera mascherata, sulla coda.

La statua equestre di Bartolomeo Colleoni del Verrocchio differisce dal celebre precedente di Donatello altresì per i valori stilistici dell’opera. Al passo solenne e maestoso del cavallo del Gattamelata e al raccolto e pacato incedere del cavaliere, Verrocchio ha contrapposto un comandante dall’armatura completa con l’elmo, impostato secondo una nuova severità dinamica, con una doppia rotazione: il tronco diritto e vigorosamente ruotato verso destra, il volto saldamente ruotato verso sinistra come la testa del cavallo come se entrambi guardassero verso il nemico; l’elmo del Colleoni produce poi delle zone d’ombra sul volto che lo incorniciano restituendo una mimica facciale più espressiva e accigliata. Le gambe sono rigidamente divaricate a compasso, la mimica risoluta e decisa. Il bordo superiore del dorso del cavallo orizzontale e la verticalità della corporatura del Colleoni producono linee di forza perpendicolari che ampliano l’effetto dinamico.

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