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“Ritratto di Carlo I a cavallo” di Antoon van Dyck

DI GIUSEPPE FRASCAROLI

Il Ritratto di Carlo I a cavallo è un dipinto a olio su tela di cm 367 x 292 che il pittore fiammingo Antoon van Dyck, (Anversa, 1599 – Londra, 1641) ha realizzato nel 1636, e che si trova conservato nella National Gallery di Londra. Dal 1632 Van Dyck è stato pittore di corte per il re Carlo I d’Inghilterra, occupandosi del suo ruolo pubblico con molteplici ritratti riflettenti il pensiero del monarca che si sentiva imperatore massimo, legittimato da Dio. Questo ritratto, del quale esiste anche un’altra versione, il “Ritratto di Carlo I con M. de Saint-Antonie suo maestro di equitazione”, fu realizzato probabilmente a conclusione del periodo inglese dell’artista, prima della guerra civile che trascinò il re all’esecuzione capitale nel 1649.

Van Dyck in quest’opera si confronta con la tradizione rinascimentale del ritratto equestre ispirandosi al Ritratto di Carlo V a cavallo di Tiziano del 1548 conservato al Museo del Prado di Madrid; la composizione è infatti del tutto simile al modello tizianesco, che però è speculare. Van Dyck ritrae il re in un’immagine di grande impatto, nella sua armatura da parata, con il bastone del comando e con al collo il medaglione del più antico ed elevato ordine cavalleresco del Regno Unito, il Nobilissimo Ordine della Giarrettiera, come se si stesse mettendo a capo dei suoi cavalieri. Sul tronco dell’albero, alle spalle dello scudiero, una targa ricorda il nome di Carlo, re della Gran Bretagna: CAROLVS REX MAGNÆ BRITANIÆ.

Lo splendido cavallo, dalla muscolatura e possenza palesemente accentuate ed evidenziate, è fermo con la zampa sinistra alzata in uno spazio aperto, rischiarato da una luce gialla e mutevole; tra le fronde degli alberi e sul terreno si addensano ombre fitte, dalle quali il manto fulvo del cavallo emerge come un bagliore improvviso. Il cavallo fa da degno mezzo del re, glorificato con lo sguardo fermamente indirizzato nello stesso verso di quello del cavaliere. La sellatura è sontuosa ma non appariscente e, al seguito, in ombra, è visibile un giovane valletto che con fierezza porta l’elmo. La composizione nel suo insieme, con gli alberi alle spalle e sullo sfondo, riesce a mettere in evidenza, proprio al centro della scena, lo sguardo del sovrano, che si proietta verso l’ampio paesaggio, simboleggiando in questo modo la sua saggezza lungimirante, come chi sa prevedere con saggezza gli sviluppi degli avvenimenti futuri e provvedervi in tempo; il piede che tende la staffa inoltre, suscita, insieme allo sguardo rivolto lontano un’idea di potenza e di energia trattenuta. Van Dyck riesce così a costruire attorno al suo re, che certo non era un guerriero, un’aura degna di un comandante militare investito di autorità imperiale. Nel complesso la raffigurazione pittorica è molto equilibrata e la cromia, leggermente spenta e tendente alle ombre, raggiunge il suo culmine nel cielo blu solcato da nubi chiare: il tipico cielo inglese.

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