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“San Giacomo Maggiore conquistatore dei mori” di Giambattista Tiepolo
DI GIUSEPPE FRASCAROLI
L’ambasciatore spagnolo a Londra Ricardo Wall commissionò a Giambattista Tiepolo o Giovanni Battista (Venezia, 1696 – Madrid, 1770), questa pala olio su tela di cm 317x163, dipinta nel 1750 circa e conservata al Szépm vészeti Múzeum di Budapest. Tiepolo, considerato il maggior pittore del Settecento veneziano, realizzò il dipinto rapidamente, tanto che, dopo essere stato esposto in San Marco, dove fu ammirato ed elogiato dallo stesso doge Pietro Grimani, fu spedito a Londra nel settembre dell’anno successivo. Le misure fornite da Wall a Tiepolo risultarono però errate e la pala troppo grande per l’altare; e in ogni caso l’interpretazione data da Giambattista del soggetto del dipinto, che celebra la miracolosa apparizione del Santo apostolo protettore della Spagna durante la battaglia di Clavijo nell’844, causa della vittoria delle truppe spagnole su quelle dei mori, non era piaciuto ai consiglieri dell’ambasciatore. Questi, infatti, gli fecero notare come la figura del Santo fosse raffigurato “troppo guerriero” e con troppa fierezza; oltretutto la presenza così enfatizzata di un cavallo in una pala d’altare, pur raffigurato magnificamente con
eleganza e perfette proporzioni, avrebbe sicuramente fatto scandalizzare i protestanti inglesi e provocato critiche indesiderate nei confronti del culto dei cattolici spagnoli per le immagini religiose. Fondate o meno le ipotesi dei consiglieri, Wall, che pure in una sua lettera mostra di aver apprezzato la qualità dell’opera, decise di inviare la pala a Madrid, dove venne successivamente acquistata dal conte Edmund Burke, ambasciatore danese presso la corte spagnola.
Questa intricata vicenda ha evidentemente fatto perdere di vista all’ambasciatore Wall l’altissima qualità del dipinto. Giocato sul contrasto cromatico tra il gruppo costituito dall’imponente stallone bianco e dal santo vestito color crema chiaro e l’azzurro intensissimo del cielo. Le figure dei cavalieri mori e spagnoli impegnati nel cruento scontro sullo sfondo sono in antitesi con la pacata fermezza della figura principale del santo che con la spada sguainata sottomette un moro, mentre il volto rivolto al cielo e splendente di luce è enfatizzato dalla presenza dello stendardo che lo sovrasta.