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“Il vetro è la poesia che mi racconta” Alla scoperta dell’artigianato artistico di Vetrarte di DANIELA PIRAS
P
ioniera del vetro in Sardegna, Francesca Tedesco si è specializ zata dapprima nella decorazione, per poi ampliare il suo campo con lo studio della tecnica Tiffany. Insieme a suo marito, Silvio Sotgiu, fondano nel 1986 Studio Vetrarte, in cui sperimentano le varie tecniche di lavorazione artistica del vetro: dalle più classiche, relative alla piombatura e alla lavorazione delle perle di vetro, alla più contemporanea vetrofusione in altoforno, allora novità assoluta in Sardegna. La prima sede è ufficialmente a Muros, in seguito Vetrarte si trasferisce nell’agro di Sennori. È un progetto ambizioso che si fonda su basi di creatività e voglia di esplorazione. La partecipazione alle prime fiere – “Quando ancora, a Sassari, erano un evento importante”, ricorda Tedesco – funge da consacrazione alla loro idea, che si rivela vincente: alla ventennale collaborazione con l’Ente Regionale ISOLA, si aggiungono importanti partecipazioni a mostre e manifestazioni, come la per sonale “Abito e Pensiero”, tenuta al Pa lazzo Ducale di Sassari, e l’ultima Biennale dell’Artigianato Artistico in Sardegna. Visitare il laboratorio è un’esperienza che riempie gli occhi. Francesca Tedesco mi accompagna alla scoperta di uno spazio affascinante che si divide in una parte espositiva, dove si possono ammirare creazioni artistiche uniche, poiché dise gnate e realizzate interamente a mano. È un tripudio di colori, riflessi e traspa renze: lampade, gioielli, vasi floreali, quadri e variegati oggetti d’arredo. Nel
dietro le quinte, si trova invece la sezione manifatturiera, con il grande forno, le maestose lastre di vetro colorate affiancate nei ripiani, i colori, gli utensili, le bacchette e i vasetti con i frammenti di colorazioni. Alle pareti campeggiano riquadri Tiffany, l’inventore della tecnica della legatura in rame, con cui sono state realizzate delle lampade divenute opere d’arte. Vagando nel caos del laboratorio − “È vero che io lavoro meglio nel disordine, ma adesso è un po’ troppo!”, mi spiega sorridendo − si tocca con mano un mon do che, nell’immaginario comune, sem bra possibile soltanto nelle isolette di Murano e Burano. Quando rendo ma nifesti i miei pensieri, e già mi trovo a fare dei parallelismi tra questo mondo e quello della laguna veneta, vengo stoppata da un’inaspettata verità: “Qui io ho sperimentato e continuo a speri‐ mentare tantissimo, l’unica cosa che non faccio è proprio la soffiatura del vetro!”. Scopro che il mondo dell’arte vetraria è molto più complesso di ciò che appare a un occhio superficiale e inesperto. Per ammirare le opere di Francesca e Silvio si può visitare il loro laboratorio ma anche alzare gli occhi all’interno di alcune chiese sassaresi. Sono loro le immense vetrate piombate presenti nella chiesa del Santissimo Nome Di Gesù di Ottava, in quella di Santa Maria Bambina a Latte Dolce e nella chiesa di San Giovanni Bosco.