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Emilia Wine

di Enzo Russo

I profumi dell’Emilia

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La vendemmia è un rito che si compie tutti gli anni, una magia delle più ancestrali, si raccoglie il sapore dell’autunno per tramutarlo in vino. È ottobre, la vendemmia è terminata e dopo tante fatiche il vino è finalmente nelle botti a fermentare. Nell’aria si sentono con piacere ancora i profumi delle uve appena vendemmiate che salgono al naso. Siamo a Pratisolo di Scandiano nell’Azienda Casali Viticoltori (Re), circondata da vigneti, dove incontriamo il responsabile commerciale Alcide Vellani ed il Presidente Davide Frascari, appena arrivato da Arceto di Scandiano, dove ha sede la “casa madre” Emilia Wine (Società Cooperativa Agricola),

Nato nel 1900, Casali è un gioiello per produrre vini di alta qualità

una struttura moderna che si fa notare per la sua imponenza ed architettura. Il colosso nasce dall’unione di tre cantine della stessa dimensione, due sono a nord della Via Emilia, Correggio e Prato di Correggio e una a sud , Arceto nella zona pedecollinare.

La Casali Viticoltori, invece, è una piccola azienda ma di enorme importanza a livello strategico, è situata su una collinetta circondata da vigneti, da dove si può ammirare un bellissimo panorama. Un gioiello a

cui è stato affidato il compito di produrre e commercializzare vini di alta qualità. E a proposito di vendemmia, chiediamo come è andata.

“È andata bene”, ci dice Frascari soddisfatto con viso sorridente, una figura imponente ma cordiale ed ospitale come sanno essere gli emiliani doc, “siamo molto vicini alla produzione del 2016 e lasciamo alle spalle il 2017 con la brinata che ha provocato un calo produttivo attorno al 35%.

Abbiamo avuto delle grandinate nella fascia collinare che però non hanno compromesso la qualità dei prodotti. In complesso ci possiamo ritenere soddisfatti perchè la qualità è ottima per tutte le tipologie di vino”.

Parliamo della Casali Viticoltori, il vostro fiore all’occhiello.

“È la cantina più antica del reggiano, nasce nel 1900 dalla famiglia Casali nella Rocca di Scandiano, in un territorio famoso in primis per il vino bianco la Spergola. Siamo in un area pedecollinare, dove il Lambrusco nasce dai vitigni del Grasparossa, Montericco, Maestri e Marani. E poi la si produce l’autoctona uva bian

ca, la Spergola”.

La Casali è il braccio lungo di Emilia Wine, quali sono i suoi compiti all’interno delle vostre strategie aziendali?

“Per noi rappresenta la punta di diamante di alto livello qualitativo per molte tipologie di vino. È famosa principalmente per i vini spumanti e frizzanti e poi dei vini prodotti col metodo Charmat.

“Rimane sempre un’azienda legata al territorio” ci dice Alcide Vellani, “con una gamma di prodotti ampia, perché ha sempre sperimentato. Negli anni ‘80/’90 nasce il primo cru di Lambrusco doc Reggiano, poi arriva il Lambrusco rosato fatto con il Grasparossa, Salamino, Maestri e Marani con un packaging particolare, l’etichetta sottile trasversale, poi ripresa da altri produttori. Per il suo colore rosa è stato chiamato Rosa Casali, un prodotto destinato al mondo femminile, vincendo anche molti premi importanti. L’altro vino che rappresenta la bandiera

dell’azienda e del territorio è il metodo classico Cà Besina, una Spergola al 100% selezionata nel vigneto dal quale prende il nome situato sulla collina intorno alla cantina, viene vinificato verso la metà di agosto selezionando le uve a più alta acidità e fatto fermentare per sei anni sui lieviti. Ha una longevità eccezionale. Per questo cerchiamo di distinguerci per il livello qualitativo dei nostri prodotti. Dietro c’è un progetto agronomico ambizioso”.

“La Casali attinge ai prodotti di Emilia Wine, la società che la controlla, “continua Davide Frascari, “ha un patrimonio di 726 soci e 1.800 ettari di superfice vitata, i cui vigneti, che si estendono dalla collina alta fino alla pianura, fanno parte di un progetto chiamato QUALITA’, dove gli agronomi ed enologi selezzionano i vigneti, i più vocati, a secondo dell’area e micro area, per produrre uve atte a diventare della Casali Viticoltori.

Abbiamo imposto ai soci produttori un disciplina-

re di produzione molto restrittivo, per quanto riguarda la sicurezza alimentare. Abbiamo escluso dei principi attivi nei trattamenti per la difesa delle piante che sono ammessi anche dal disciplinare di lotta integrata della Regione Emilia Romagna. Questo rappresenta un notevole sforzo economico per i soci produttori perchè devono rinunciare all’impiego di prodotti ammessi dalla legislazione. È un segnale che vogliamo dare, perchè riteniamo importante salvaguardare la salute del consumatore”.

Avete fatto delle innovazioni in cantina? “Si, abbiamo estirpato il vecchio vigneto Cà Besina, che ha dato il nome anche al vino, il primo miglior metodo classico prodotto in Emilia Romagna. Negli anni scorsi abbiamo fatto riprodurre le barbatelle con questo clone di Spegola, reimpiantando il vitigno e portare avanti per i prossimi 30 anni il progetto Cà Besina”.

È molto importante il ruolo che avete assegnato alla Casali Viticoltori: “Si, dai vigneti

alla produzione e commercializzazione e comunicare al consumatore la qualità dei nostri vini”.

Alcide Vellani, lei è il responsabile della cantina e del commerciale, quanti vini escono dalla cantina? “La Casali segue anche la produzione di altri 30 ettari di Lambruschi. Noi cerchiamo di valorizzare al massimo le uve del territorio. I tre principali prodotti sono: Lambrusco nelle diverse tipologie, Spergola e Malbo Gentile, un prodotto tipico del territorio che noi lavoriamo producendo un mosto parzialmente fermentato, particolare, perché rimane molto fresco nonostante il contenuto zuccherino”.

Oltre ai vini frizzanti, che cosa producete? “Ovviamente la nostra peculiarità sono gli spumanti, i frizzanti e di seguito ci sono vini fermi bianchi e rossi, passiti. Poi facciamo delle sperimentazioni, perché la nostra ricerca sui vini e sviluppo non finisce mai, ci sono sempre delle potenzialità inespresse in certe uve, bisogna scoprirle, farle venire fuori. Dalla nostra cantina escono 23 tipologie di vini, che complessivamente costituiscono 60 etichette, che oltre a contenere le nostre referenze a marchio comprendono estero, etichette private e lavorazioni conto terzi”. Quali sono i vostri canali di vendita?” Oltre all’estero, vengono venduti negli spacci aziendali, GDO e horeca, a questo canale in particolare dedichiamo il meglio della nostra produzione: il Cà Besina, il Rosa Casali, il Lambrusco 13 (un blend fatto con uve Sorbara e Malbo gentile) e il Grasparossa San Ruffino”.

Presidente Frascari, a parte la quantità, la qualità come la si ottiene: “La qualità nasce dalle persone e dal territorio, è una combinazione importante. Nei 1800 ettari di vigna vengono selezionati i migliori vigneti del territorio, diamo indicazione su come seguire e curare la vigna per ottenere la migliore qualità di Lambrusco che deve soddisfare non solo il consumatore sotto casa, ma anche quello cinese, brasiliano, australiano, russo.

Quindi dobbiamo fare un Lambrusco di qualità fresco, profumato e spumeggiante, che sappia interpretare alla perfezione le nuove tendenze di consumo fuori casa ma anche i gusti della nuova generazione. Deve essere un prodotto popolare ma importan-

Nelle foto, il Presidente Davide Frascari accanto alla nuova DS7, che è stata la nostra fedele compagna di viaggio tra i vigneti di Lambrusco e vini bianchi spumanti e Alcide Vellani, responsabile della cantina e del commerciale della Casali Viticoltori.

te, che esprima tutte le principali caratteristiche del territorio ove nasce e della gente che lo produce: schietto, sincero, semplice ma mordente ed esuberante”.

Quali sono i rapporti con i produttori che vi conferiscono le uve?

“C’è un rapporto quotidiano con il nostro staff di agronomi, siamo sempre a disposizione, facciamo sempre incontri per informarli sulle nostre esigenze, come per esempio l’utilizzo di trattamenti, il programma della campagna”.

E per i solfiti cosa state facendo? “ L’anidride solforosa è un additivo già contenuto nel vino, quindi bisogna cercare di produrli con la più bassa presenza tenendo anche conto che bisogna essere realisti, perché il vino ha bisogno di questa sostanza per difendersi, perché ha la tendenza a diventare aceto e quindi noi abbiamo la necessità di produrre un vino dove ci sia quel giusto equilibrio tra salute e qualità. Perché ci sia un basso contenuto di anidride solforosa, bisogna lavorare molto bene l’uva e poi nelle fasi successive all’imbottigliamento. Questa è la sfida”.

Dall’incontro con Frascari e Alcide Vellani, si deduce che fare il vino non è un hobby, ci vuole passione e competenza. Perché fare il vino è un arte, perché l’arte nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana che porta a forme di creatività poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate o acquisite e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall’esperienza. Nella sua accezione odierna, l’arte è strettamente connessa alla capacità di trasmettere emozioni. L’arte non si definisce perché produce quadri e non automobili, ma perché produce qualcosa di migliore rispetto alla media, come il vino Ed è questa la funzione che deve avere il vino, che è poi anche l’obbiettivo della Casali Viticoltori, trasmettere emozioni al palato.

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