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La vergine scaltra

Guido Gerosa

volo, di carne tentatrice, che ricorda le grossolane figure femminili che, nei drammi per sole giovani all’oratorio rappresentano le forze del male. (Novembre 1950).

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La vergine scaltra

regia: Marcel Carné

Il motivo centrale della Maria del Porto di Carné e un contrasto: il contrasto tra la realtà e l’idealità, tra la vita quotidiana e le rosee illusioni. Odile sogna di andare a Parigi, ma poi rimane legata al suo mediocre destino di donna da alcova; Marie, nella suggestiva penombra che vede i suoi colloqui con Marcel, pensa a tante cose, a Cherbourg, all’amore, ad una evasione, ma poi accomoda tutto con un baratto, si dà al maturo Chatelard per averne in cambio la proprietà; e Marcel, il personaggio più ingenuamente sognatore, è il più ridicolizzato di tutti e se ne serba il ricordo mentre è intento alla più prosastica della realtà: a letto, a godersi i favori della prosperosa Odile. Ha dunque abbandonato l’idealità per la realtà, E dopo la parentesi di tortuose simbologie, Marcel Carné? Questo è quanto sembra voglia dire la Vergine scaltra, film che non ha alcun peso in sede artistica ma semmai può considerarsi una sorta di manifesto della nuova poetica di Carné: disprezzo per ogni idealizzazione romantica, interesse per le grette e meschine passioni della gente modesta, ritorno alla realtà. Una realtà che non fa la sua comparsa, però, né la Vergine scaltra: malgrado i caffè del porto e la presenza di Jean Gabin.

I personaggi sono tutti piuttosto arbitrari, astratti da ogni caratterizzazione sociale, psicologica, ambientale: poco comprensibili anche per chi abbia letto il libro di Simenon da cui il film è tratto. Del quale libro il film leviga certe crudezza di linguaggio (nel libro: “Era seduta in fondo al letto, ripiegata su se stessa, e le sue cosce si scoprivano fino a lasciare intravedere un’ombra, umida, sericea”; nel film vi è soltanto Marcel che tocca i capelli di Odile con una punta di desiderio represso, al che lei si schermisce dicendo “Non fare lo stupido”) ma non riesce poi

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