FARCORO 1 2021

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Il personaggio

La cucina del Canto Intervista a Raffaele Giordani

DI LUCA BUZZAVI

Raffaele Giordani È laureato in Chimica e in Canto Rinascimentale e Barocco. Collabora con i migliori ensemble italiani ed europei di musica antica, tra cui: Concerto Italiano, Vox Luminis, Coro e Orchestra Ghislieri, Malapunica, Odhecaton, De Labyrintho. È membro de La Compagnia del Madrigale fin dalla sua fondazione. Nel repertorio solistico concertistico di epoca barocca o più tarda sono da segnalare opere quali svariate cantate ed oratori di G. F. Händel e di J. S. Bach, Combattimento di Tancredi e Clorinda, Vespro della B.V.M. di C. Monteverdi, Requiem di W. A. Mozart, Petite Messe Solennelle di G. Rossini, collaborando con direttori quali, tra gli altri, Rinaldo Alessandrini, Claudio Cavina, Michael Radulescu, Ottavio Dantone, Fabio Bonizzoni, Giulio Prandi, Diego Fasolis, Robert King. Ha più volte interpretato, in numerosi festival di musica antica e stagioni operistiche teatrali europee e non, diversi ruoli delle tre opere di Monteverdi. Da segnalare i ruoli di Aminta nell’ Euridice di J. Peri e un Pastore nell’Euridice di G. Caccini, Eurillo ne Gli equivoci nel sembiante di A. Scarlatti, Secondo Israelita e Mordecai nell’oratorio Esther di G. F. Händel. Le sue numerose incisioni discografiche vantano importanti premi della critica internazionale. Dirige l’ensemble non professionale I Cantori del Vòlto da quindici anni.

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IL PERSONAGGIO

Carissimo, innanzitutto è un piacere ritrovarci, soprattutto visti i tempi. A proposito, come hai vissuto e stai vivendo a livello artistico questa situazione generale così opprimente per il mondo della Musica? Purtroppo la vivo e l’ho vissuta come una cappa, un manto che appanna e nasconde. Durante il primo lockdown non sono riuscito a cantare nemmeno una nota: mi mancava il senso, il fine del mio studio. Da fine ottobre ad oggi, invece, ho più voglia di ripartire e di impegnarmi, ma devo fare i conti con l’incertezza nell’organizzare, nel programmare, con la quasi impossibilità di pianificare qualunque passo. Così, alla fine, mi ritrovo pronto a ripartire ma, allo stesso tempo, sostanzialmente immobile. Un amico mi ha fatto notare come il fatto che io viva in modo così sofferente questo periodo sia la migliore prova della del mio amore verso la musica. Ho subìto la ‘mancanza d’aria’ tipica del covid come l’aria che manca per non poter fruire la musica, sia da professionista sia da spettatore. Come musicisti professionisti, inoltre, credo stiamo vivendo una volta di più la sensazione di non essere riconosciuti come necessari dalla grande parte della popolazione e del mondo istituzionale. Siamo stati un’altra volta i primi a chiudere e saremo gli ultimi a riaprire, come se non fossimo anche noi un settore dell’economia del Paese, come se il nostro non fosse un lavoro, ma solamente una passione. Eppure, come disse Bob Kennedy nel suo famoso discorso, il PIL misura tutto ‘eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta’. Per fortuna, a questa sensazione si contrappongono la voce e l’affetto dei molti appassionati a cui la musica manca proprio come a noi musicisti, che vogliono tornare al più presto a fruire della musica, a vibrare assieme a noi e con noi. Palco e platea sono più vicini di quanto pensassi. Venendo ai pochi lati positivi, una delle cose più belle e inattese di questo periodo di pandemia è stato il corso


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