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SPECIALE BEER&FOOD ATTRACTION PACKAGING

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SPECIALE BEER&FOOD ATTRACTION/PACKAGING

ANCHE L’OCCHIO VUOLE LA SUA PARTE

GRAFICHE ACCATTIVANTI ATTIRANO IL CLIENTE NELLA SELVA DELL’OFFERTA: MA DIETRO L’APPARENZA C’È DI PIÙ. IL CONTENITORE TRASMETTE MESSAGGI CHE SUSCITANO INTERESSE E DIFFERENZIANO. CON UN FOCUS SUL GREEN

DI ANNA MUZIO

Vetro o lattina? Se la scelta del consumatore resta fondamentalmente questa, il packaging della birra sta cambiando. Con il crescente successo delle artigianali e l’incremento dell’offerta e delle tipologie, il “vestito” della bevanda al luppolo è diventato sempre più uno strumento di marketing, un modo per comunicare al cliente, un driver di scelta, anche.

DESIGN ERGO SUM…

Bottiglie e lattine sono oggi la tavolozza su cui esprimere grafiche potenti, originali, colorate e accattivanti. La lattina in particolare, che dopo la pandemia ha guadagnato posizioni sui fusti, è ormai una “pagina argento” che si assume il compito di convogliare l’idea di birra del produttore e la sua strategia di marketing. La parola d’ordine è personalizzazione. L’obiettivo: distinguersi. Marketing e creatività grafica a volte si fondono per creare vere e proprie icone. È il caso del birrificio di Monaco di Baviera AND UNION che opta per un carattere monoblocco Sans Serif per le sue etichette, tutte uguali ma dal colore diverso e ispirate ai giorni della settimana. L’alluminio sembra il supporto ideale, ma non l’unico. Nel 2022 però potrebbero sorgere problemi per questo tipo di supporto, a causa dell’aumento dei costi delle materie prime e dei trasporti, cui si aggiunge l’incremento della richiesta di lattine da parte di altre categorie, tra cui nuovi arrivati come i cocktail pronti da bere e il vino in lattina. Avanza anche la stampa direttamente sul vetro – che sia in bottiglia o in fiaschette o altri formati – una tecnologia che consente di giocare su grafiche sinuose e vintage risparmiando etichette di plastica o carta. La tendenza poi a produrre birre particolarissime trova una giusta controparte in packaging originali. Un esempio? La Utopias di Samuel Adams, invecchiata anni in barrique con una gradazione alcolica di 28% vol. presentata in un prezioso contenitore con reminiscenze anni ‘70.

GREEN INNANZITUTTO

Grande consapevolezza è dedicata ai packaging “ecologici”. Da questo punto di vista vince ancora l’alluminio, più leggero durante il trasporto sia a inizio sia a fine vita, per il riciclo. La plastica monouso, quella degli anelli che tengono insieme le lattine ad esempio, è particolarmente sotto accusa, e si tende a sostituirla con plastiche vegetali e biodegradabili. Come la soluzione del produttore messicano E6PR, usata da Corona, Heineken e Molson Coors. Mentre Carlsberg dopo aver creato la prima bottiglia 100% compostabile a base vegetale, ha lanciato lo Snap Pack, una tecnologia incollante che riduce sensibilmente l’utilizzo di plastica, eliminando il tradizionale involucro. L’etichetta è impiegata anche per trasmettere messaggi sostenibili, come ha fatto la Arizona Wilderness Brewing Co che in lattina proclama un messaggio forte e chiaro e un driver di scelta in tempi di cambiamenti climatici e crescente consapevolezza del consumatore: “questa birra salva l’acqua”. Facendo riflettere sulla crescente mancanza d’acqua nella regione ha deciso di utilizzare un tipo di orzo che cresce tra l’inverno e la primavera, quando le riserve idriche sono meno sotto stress da parte dell’agricoltura intensiva.

BIRRAVERSO

La prossima frontiera? La realtà aumentata in etichetta. Ovvero la possibilità di generare contenuti in RA inquadrando l’etichetta con il proprio smartphone. Ci sta lavorando l’australiana Third Aurora che ha già realizzato questo tipo di tecnologia per i vini. “La realtà aumentata è un modo fantastico per i birrifici di connettersi con i clienti, specie gli under 40, che sono cresciuti con la tecnologia degli smartphone” ha detto a Packaging Strategies il cofondatore Dave Chaffey. “Abbiamo creato Beerscans in modo che i birrai possano raccontare la storia che c’è dietro la loro birra. Offre ai marchi una grande opportunità di connettersi con i clienti proprio nel momento in cui stanno sperimentando il primo sorso”.

SPECIALE BEER&FOOD ATTRACTION/TREND

LAVORAZIONI ESTREME, LA BIRRA CERCA NUOVI ORIZZONTI

SPERIMENTAZIONI E IBRIDAZIONI DA ALTRE CATEGORIE: LA BIRRA SI CONTAMINA E ATTIRA IL CONSUMATORE CAMBIANDO PELLE E PRESENTANDOSI SOTTO NUOVI FORMATI. ECCO LE TENDENZE EMERGENTI

DI ANNA MUZIO

C’era una volta la birra, una delle bevande più antiche al mondo, nata forse per caso come sottoprodotto della fermentazione di un rimasuglio di pane nel quinto millennio avanti Cristo tra Egitto e Mesopotamia. La sua ricetta evergreen è rimasta sostanzialmente invariata nei secoli. Ora però la birra cerca nuovi stili e sperimenta un segno che il settore è vitale e il consumatore attento e interessato a provare qualcosa di nuovo.

BARRIQUE BARRIQUE

L’invecchiamento in legno, che nel mondo del vino sta iniziando a essere visto con una certa cautela, sbarca trionfalmente in altri settori, dal caffè alla birra. Le botti provengono da distillerie o cantine e il contenuto precedente aggiunge sapore e carattere alla birra mentre invecchia. L’idea di far invecchiare la birra è emersa negli Stati Uniti all’inizio degli anni ‘90 quando alcuni birrai iniziarono a sperimentare con botti usate per produrre Bourbon, che conferi-

vano aromi di vaniglia e caramello. È una nicchia, certo, ma il cui successo non accenna a diminuire.

UN MOSTO NEL BARILE

Restando sull’aristocratico “gemello”, il vino, c’è chi ha pensato di ibridare i due mondi creando le IGA, Italian Grape Ales, birre ad alta fermentazione aromatizzate con vino o mosto d’uva. L’antenata è una imperial stout con sapa di uve Cannonau del 2006 del birrificio sardo Barley. Nel 2015 la IGA è diventata il primo stile italiano inserito nelle BJCP Style Guidelines, ma nella versione 2021 ha perso la dicitura Italian. Oggi conta oltre 120 etichette. La grande famiglia è quella delle birre alla frutta, uno stile che piace e a cui recentemente si sono aggiunte le infusioni di erbe e fiori. Che parlano del territorio, of course.

NATURALE È MEGLIO

Dei vini naturali si è detto e scritto tutto: piacciono perché danno la sensazione – vera o presunta - di un ritorno alle origini, di maggior salubrità. Le birre “naturali” giocano su questa rinnovata spinta al salutismo seguendo gli stessi principi: fermentazione spontanea, minimo intervento, colore torbido e gusto acidulo. Ma anche ingredienti biologici e assenza di filtrazione e pastorizzazione. Less is more, insomma. Senza dimenticare una (abbondante) dose di storytelling.

TUTTIFRUTTI

Gli ultimi arrivati? Gli Hard Seltzers, bevande realizzate con acqua gassata, alcool e frutta. Richiamano la birra perché l’alcol è ricavato dalla fermentazione di malto o zucchero di canna. Tanto che sono prodotti spesso da birrifici. Anche qui l’aurea “healthy” ha favorito il loro ingresso nel mercato. Piace la varietà di aromi e il tasso alcolico basso, dai 3 ai 6% vol, e le basse calorie.

POCO ALCOL (ANZI ZERO) Il recente Dry January lo ha confermato: le nuove generazioni amano bere a bassa – o zero – gradazione.

Secondo Global Market Insights, il mercato globale delle birre analcoliche raggiungerà nel 2026 i 29 miliardi di dollari, con una crescita annua del 7,5%. “La conversazione intorno alla birra analcolica è cambiata. Non si tratta più di limitarsi. Si tratta di premiarsi e fare scelte migliori” ha sintetizzato Bill Shufelt di Athletic Brewing Company. Così aumentano i “sobri curiosi”, l’equivalente dei flexitariani nel cibo che, pur non bandendo l’alcol dalla dieta, favoriscono drink con poco alcol e poche calorie ma che non abdichino al gusto.

UNA BIRRA DIVERSA PER IL CLIMA?

Se la ricerca insomma crea nuove soluzioni, è certo che la birra del futuro dovrà fare i conti con i cambiamenti climatici. Secondo Colleen Doherty, professoressa di biochimica molecolare e strutturale alla NC State University, a cambiare sarà il sapore stesso della birra: temperature e precipitazioni, infatti, influenzano la biochimica del luppolo, che a sua volta ne influenza il gusto, e il livello di amidi nei cereali, altra componente cruciale. Per creare consapevolezza sul tema il birrificio New Belgium Brewing di Fort Collins, Colorado, ha creato la Torched Earth Ale, una birra realizzata con acqua torbida e ingredienti di poco pregio, ma resistenti alla siccità. Il gusto? Per ora è orribile. Bisognerà senz’altro lavorarci su.

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