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SCENARIO
SCENARIO
ESSERE RESILIENTI PER SCONFIGGERE LA PANDEMIA
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LE IMPRESE DELLA DISTRIBUZIONE CHE HANNO SAPUTO AFFRONTARE L’EMERGENZA SANITARIA SENZA PAURA DI MODIFICARE I PROPRI MODELLI OPERATIVI SONO STATE PREMIATE DA UN MIGLIORAMENTO DELLE PERFORMANCE
DI ELENA CONSONNI
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La partita con il Covid, dopo l’estate tranquilla (e soddisfacente per il fuori casa) e forti della protezione dei vaccini, sembrava finita, almeno per i suoi effetti sull’economia. Invece la nuova ondata invernale, che pure non ha portato a chiusure, ha comunque ridotto i consumi e riportato incertezza nel comparto. Alcuni appuntamenti fieristici previsti per l’inizio dell’anno – l’ultimo della serie è Beer Attraction (che ci coinvolge direttamente) – sono stati posticipati in attesa che la situazione migliori. Insomma, lo scenario ha preso una piega inattesa a cui, forse, gli operatori della distribuzione Horeca non erano del tutto pronti. In effetti l’Allianz Risk Barometer 2022 evidenzia come la pandemia sia scesa dalla seconda alla quarta posizione nei rischi percepiti dalle aziende a livello globale, anche se l’interruzione dell’attività è vissuta come il secondo rischio in ordine di importanza (dopo gli attacchi informatici e prima delle catastrofi naturali). Va detto che il sondaggio è stato realizzato prima dell’emergere della variante Omicron. Lo scoppio di una pandemia rimane una preoccupazione importante per le aziende, anche se la maggior parte degli intervistati (80%) pensa di essere adeguatamente preparato per una futura situazione emergenziale. È così anche nel settore della distribuzione Horeca? Il settore è pronto per far fronte agli imprevisti generati dalla situazione pandemica? Se lo è chiesto Febo Leondini, docente al Master in Trade Management e al corso Executive in Horeca Business di LUISS Business School, oltre che Consigliere Nazionale Assobirra e Italgrob, nella sua ricerca: “Il pianto di Polifemo: impatto del Covid-19 sul commercio all’ingrosso di bevande”.
RESISTENTI O RESILIENTI?
La ricerca ha analizzato i dati di bilancio nel 2019 e nel 2021 di un campione di 1403 aziende appartenenti all’aggregato Ateco 46.36, cui fanno capo le attività di commercio all’ingrosso. Le aziende selezionate hanno come canale di riferimento il segmento Horeca. Attraverso l’analisi di come sono cambiati 12 indicatori economici nei due anni in esame, si è potuto quantificare le ricadute economiche e patrimoniali della pandemia sulle aziende del settore. Quello che emerge è che oltre il 67% delle aziende della distribuzione Horeca ha visto contrarsi o rimanere invariati, nei due anni esaminati, i principali indicatori economici. Questo è il segnale, secondo l’autore della ricerca, di un atteggiamento “resistente” da parte della maggioranza degli operatori, che si sono chiusi in se stessi, opponendo la propria forza all’energia della pandemia. È valutato positivamente il fatto che un terzo delle aziende abbia adottato un atteggiamento “resiliente”, modificando in maniera elastica il proprio modo di fare impresa. Queste società hanno visto incrementare i propri dati economici nel 2020. Va detto, però, che questi numeri non sono solo frutto del Covid. Febo Leondini ha anche calcolato per le
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imprese in esame il rapporto tra EBT (Earnings Before Taxes, utile prima delle imposte) e valore della produzione. Anche in questo la maggior parte delle aziende (il 61,7%) mostrava problemi di redditività già prima della pandemia, che il Covid ha solo marginalmente accentuato. Il 13%, di contro, ha registrato un miglioramento delle proprie performance reddituali nel 2020. Per loro la pandemia ha rappresentato un’occasione di sviluppo.
ADEGUARSI AI CAMBIAMENTI IN ATTO
Quello che è accaduto è che la pandemia si è inserita in una fase già di evoluzione per il mondo del fuori casa, enfatizzando alcuni cambiamenti già in atto. Se prima l’away from home comprendeva quasi esclusivamente i locali pubblici, dal pub, al ristorante stellato, oggi “fuori casa” è un concetto più legato a un modo di consumare il cibo che al luogo dove il consumo avviene. Horeca può essere la dark kitchen, il locker per la consegna del cibo, i dinner box, la pizza take-away da consumare a casa di amici. Il cliente finale richiede un servizio sempre più digitalizzato, dai pagamenti alla consultazione dei menù, che però la filiera non sembra al momento saper pienamente soddisfare, complice anche la frammentarietà del settore che impedisce di cogliere appieno le opportunità di sviluppo. La ristorazione appare quindi un comparto non ancora maturo per cui molti altri cambiamenti potrebbero avvenire nel breve periodo. In questo scenario per un distributore, passare da un atteggiamento conservativo “di resistenza”, a uno elastico “di resilienza” significa imparare ad adeguarsi alle nuove regole del gioco, ripensando in chiave critica ai propri processi organizzativi e operativi, ricercando maggiori efficienza ed efficacia.
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Mantenersi ancorati al “si è sempre fatto così” non sembra essere la scelta vincente in questo frangente: bisogna adeguarsi al mercato e non aspettare che sia il mercato a farlo.
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