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PREZZI DEL VINO: COSA CI ASPETTA?
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COLLI DEL SOLIGO (VENETO) CANTINA PERTINACE (PIEMONTE)
AUMENTI MEDI DEL 10% COPRIRANNO SOLO PARZIALMENTE GLI INCREMENTI DEI COSTI DI PRODUZIONE. SOLO NEI PROSSIMI MESI SI CAPIRÀ SE IL MERCATO È PRONTO AD ACCOGLIERLI
DI ELENA CONSONNI
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CVA CANICATTÌ (SICILIA) LA GUARDIENSE (CAMPANIA)
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CANTINA VIGNAIOLI SCANSANO (TOSCANA)
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Non solo l’energia, ma anche i cosiddetti dry goods (vetro, tappi, capsule…) per non parlare dei trasporti e, in alcuni casi, anche delle uve. Il 2022 inizia all’insegna dei pesanti rincari per il mondo del vino che stanno per riflettersi su tutta la filiera, se già non lo hanno fatto. Di questo tema si è occupato un incontro organizzato da The Wine Net, la rete che riunisce 7 cantine cooperative in tutta Italia: Cantina Valpolicella Negrar (Veneto), Cantina Pertinace (Piemonte), Cantina Frentana (Abruzzo), Cantina Vignaioli Scansano (Toscana), CVA Canicattì (Sicilia), La Guardiense (Campania), Cantina Colli del Soligo (Veneto). Quello che è emerso è che tutte le cantine saranno costrette (ed alcune lo hanno già fatto) a ritoccare i propri listini per assorbire, almeno in parte, gli aumenti. Il rischio è che, amplificandosi lungo la filiera, tali aumenti arrivino fino anche al 30% penalizzando i consumi in tutti i canali: grande distribuzione, estero e Horeca. Quest’ultimo è quello che sembra aver accolto meglio i rincari, nonostante le difficoltà affrontate dal comparto negli ultimi due anni. “Proprio per non gravare sul settore – ha affermato Cesare Barbero di Cantina Pertinace – non avevamo intenzione di modificare i listini, assorbendo eventuali aumenti delle uve. Questo fino a giugno e luglio scorso, poi i nostri costi sono continuati ad aumentare, mese dopo mese e abbiamo dovuto pensare di riversarli, seppure parzialmente, sul mercato. D’altronde abbiamo sempre seguito la filosofia di produrre vini accessibili e quindi i nostri margini sono stati ridotti. I nuovi listini entrano in vigore dalla primavera, con un aumento circa del 10% che è significativo, ma non enorme considerando i rincari subiti. Inoltre, non giunge inaspettato, perché si parla della situazione da novembre. C’è una certa accettazione: i ristoratori sanno che il vino è aumentato e quindi si comporteranno di conseguenza, ma è presto per capire la reazione del mercato”. “Anche nel nostro caso abbiamo deciso di applicare un aumento di circa il 10% – ha raccontato Sergio Bucci, di Cantina Vignaioli Scansano – non è sufficiente per coprire i nostri costi, ma pensiamo di spalmare la possibilità di recupero nei prossimi 2-3 anni. In effetti il Morellino di Scansano ha continuato a essere venduto negli ultimi due anni anche se le vendite si sono spostate verso il retail e le enoteche, piuttosto che l’Horeca. Questo ci ha fatto pensare di essere posizionati a un prezzo forse inferiore al valore percepito. Anche nella ristorazione, spendendo relativamente poco, si può godere di un buon bicchiere di Morellino, per questo immaginiamo che un incremento dei prezzi non porterà conseguenze importanti sul numero di bottiglie vendute. C’è anche un tema di trasparenza: riuscire a mantenere i listini nonostante aumenti così evidenti, significa che fino ad ora la marginalità è stata talmente alta da assorbire i nuovi costi”. In effetti, una maggiore trasparenza da parte di tutta la filiera potrebbe essere utile per far comprendere meglio le dinamiche di costruzione del prezzo e non dare l’impressione di voler speculare, con aumenti eccessivi.
IL CASO DEL PROSECCO
Emblematico è il caso del Prosecco, una denominazione che negli ultimi anni ha dimostrato di godere di buona salute. “In questi mesi – ha spiegato Andrea Curtolo di Cantina Colli del Soligo – le materie secche sono aumentate di circa il 15%, con un’incidenza del 3-5% sul costo della bottiglia. Per ora stimiamo a circa 70% l’incremento dei costi energetici, ma attendiamo il saldo e mi aspetto un dato peggiore. A questo si è sommato l’aumento dello sfuso (+40% circa) perché la domanda è stata più alta dell’offerta. È mancato il prodotto, e le grosse cantine hanno accettato di pagare prezzi superiori, portandoli a livelli molto alti. I consorzi stanno lavorando per calmierare i prezzi in modo da dare ai buyer un importo costante: gli alti e bassi fanno male al mercato. Per quanto ci riguarda, siamo usciti con i nuovi listini a novembre, chiedendo al settore Horeca di applicarli da dicembre. La filiera del fuori casa ha accettato gli aumenti, anche perché fatica a rimanere senza Prosecco. Non è detto però che, a fronte degli aumenti, il consumo non si sposti in altre direzioni.
Da parte nostra, gli aumenti sono stati importanti, ma realistici. Non ne abbiamo approfittato, anzi è scesa la nostra marginalità”.
PIÙ CONDIVISIONE PER USCIRE DALLA CRISI
Ci sono soluzioni per uscire dall’impasse? Difficile stabilirlo ora, ma sicuramente si può provare a percorrere alcune strade. Una di questa è quella di creare degli accordi di filiera. “Ho la sensazione – ha commentato Giovanni Greco di CVA Canicattì – che ognuno si muova per conto proprio e che manchi una visione di insieme. Riuscirà a resistere solo chi si aggrega, i più deboli pagheranno le conseguenze. Acquisti collettivi, accordi interprofessionali sono opzioni da valutare per ridurre gli impatti degli aumenti”. Lo ha confermato Domizio Pigna de La Guardiense: “E’ necessario fare accordi di filiera e questa nostra federazione è un punto di forza per crescere”. Recuperare il rapporto tra economia ed etica, molto caro al mondo della cooperazione, è la via per trovare un punto di incontro. “La condivisione – ha sottolineato Felice Di Biase di Cantina Frentana – è la base per instaurare rapporti sani, solidi e concreti in tutta la filiera. Bisogna far capire ai buyer che dietro alla bottiglia c’è un’azienda fatta da centinaia di famiglie, un territorio. Se l’interlocutore abbraccia questa filosofia (non sempre è facile) può condividere l’esperienza e nella condivisione siamo tutti disponibili a fare sacrifici: come produttori ammortizzando una parte dei costi, come distributori riducendo i margini”. Senza però dimenticare che anche i distributori di bevande hanno attraversato un momento difficile. “Durante il lockdown – ha sottolineato Daniele Accordini, di Cantina Valpolicella Negrar – i rappresentanti sia mono che plurimandatari hanno avuto grandi difficolta. Sono andati meglio quelli che si sono saputi trasformare in veri e propri distributori, che sono i più disponibili e aperti al confronto riguardo al tema degli aumenti. Per quanto ci riguarda, nel 2020 abbiamo garantito alla nostra rete di rappresentanti il 50% del loro introito, consapevoli che se avessimo perso questo potenziale, difficilmente avremmo potuto recuperarlo”. Anche in questo caso l’approccio etico al business è la via per superare le difficoltà.
IL MERCATO PREMIA IL VINO DI QUALITÀ
Mentre i prezzi aumentano, nel retail i consumatori premiano i vini di fascia alta. “Lo spostamento degli acquisti in GDO verso vini di fascia di prezzo più elevata - sottolinea Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma – si verifica sia all’interno della stessa categoria che tramite uno spostamento dei consumi tra tipologie differenti e a maggior valore unitario”. Infatti, le vendite a volume di spumanti e Champagne crescono a doppia cifra percentuale (+23%) mentre i vini fermi chiudono il 2021 in calo del 4,5% a volume ma con un +0,3% a valore. “Il riposizionamento qualitativo dei consumi dei vini fermi – aggiunge – si desume soprattutto dalle vendite a valore in Iper e Super dove crescono i vini a denominazione Dop (+5% a valore) a fronte di un calo di quelli generici (-10%)”. Queste tendenze fanno pensare che anche nel fuori casa i clienti siano disposti a puntare sulla qualità, stimolando le vendite di bottiglie di buon livello.
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