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Verona: patria adottiva del fiorentino Dante
DANTE 1321-2021
VERONA: DANTE THE FLORENTINE’S ADOPTIVE COUNTRY
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di Gian Paolo Marchi
Nella città di Cangrande il Sommo Poeta compose parte della Divina Commedia The Supreme Poet wrote much of his Divine Comedy in Cangrande’s city
Il 14 settembre 1321 a Ravenna si spegneva per sempre la voce di Dante Alighieri. Nel settimo centenario della morte, in considerazione del suo lungo soggiorno a Verona ospite di Cangrande della Scala e del successivo radicamento in terra scaligera del suo casato, la nostra rivista dedicherà al padre della lingua italiana un articolo in ciascun numero del 2021. On 14 September 1321 Dante Alighieri breathed his last in Ravenna. On the 700th anniversary of his death, because of his long sojourn in Verona as the guest of Cangrande della Scala and the subsequent settlement of his heirs in Veronese territory, our magazine is publishing a feature about the father of the Italian language in each of the editions in 2021.
“Se Firenze fu patria naturale di Dante, Verona ne fu per “If Florence was Dante’s natural homeland, Verona was così dire patria adottiva, poiché in essa trasferitosi con his adoptive country, since it was there that he went la famiglia, ci acquistò casa, beni e cittadinanza, e ci la- with his family, and there that he acquired the house, sciò fissata la sua discendenza. Patria fu ancor Verona del goods and citizenship, which passed down to his desuo immortal poema, che qui fu da lui composto, o tutto scendants. Verona was also the setting for his immortal o la maggior parte”. In questo modo Scipione Maffei giu- poetic masterpiece, which he wrote there, either comstifica il fatto di aver compreso l’Alighieri nel novero degli pletely or the greater part of it.” This is how Scipione scrittori veronesi. Per parte sua Ippoli- Maffei justifies classing Dante as a to Pindemonte, nell’elogio del dantista veronese Lodovico Salvi, propone Qui Dante provò Veronese writer. According to the Veronese Dante scholar Lodovico Salle seguenti considerazioni: “Si direb“come sa di sale vi, Ippolito Pindemonte observed, “It be, che l’Alighieri nel suo soggiorno in lo pane altrui” must be said that Dante left a strong Verona, ove con la famiglia passò, impresso abbia questa terra e quest’aria Here Dante found impression on the land and culture of Verona during his stay in the city with fortemente della sua memoria”. “how the bread his family.” To tell the truth, the ScaligPer la verità, la città scaligera, allorché of others tastes of salt” eran city where the great exile made nei primi anni del Trecento il grande his entrance in the early years of the
Pagina precedente. Ritratto di Dante, affresco di Luca Signorelli (1500-1504), cappella della Madonna di San Brizio nel Duomo di Orvieto Preceding page. Dante’s portrait in a fresco by Luca Signorelli (1500 -1504), Chapel of the Madonna of San Brizio in the Duomo of Orvieto
La Statua di Dante Alighieri campeggia maestosa nella medievale ‘Piazza dei Signori’, normalmente chiamata Piazza Dante. Alta 3 metri, in marmo di Carrara, è opera dello scultore Ugo Zannoni (1865) The statue of Dante Alighieri gazes out majestically over the medieval ‘Piazza dei Signori’, commonly called Piazza Dante. 3 metres high, sculpted in Carrara marble by Ugo Zannoni (1865)
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esule vi fece il suo ingresso, non presentava un aspetto particolarmente accattivante: le case, come pure le numerose turres nobilium, erano costruite di mattoni e di tufo: solo alcuni decenni più tardi la città avrebbe meritato da parte del Boccaccio l’epiteto di Marmorina per l’impiego negli edifici veronesi del marmo rosso della Valpolicella. Anche la pulizia delle strade era demandata ai cittadini, che “semel in anno” dovevano rimuove14th century was not a particularly attractive place. The houses, and even the numerous turres nobilium were made just of brick and tufa. It was decades later that Boccaccio’s famous epithet of ‘Marmorina’ (the marble one) came to be applied to a city built of red Valpolicella marble. The citizens themselves were charged with the removal (semel in anno – once a year) of mud and waste (scovioge) from the streets, porticos, and
La Verona degli Scaligeri accolse l’esule Dante The Verona of the Scaligeri welcomed the exiled Dante
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Pagina precedente. Verona: la dedica del Paradiso al ‘gran lombardo’; Cangrande della Scala, e il suo monumento sepolcrale presso le Arche Scaligere Preceding page. Verona: Paradiso was dedicated to the ‘gran lombardo’; Cangrande della Scala; here, his funerary monument at the Arche Scaligere
A lato. Verona: nel cortile di Sant’Elena una lapide ricorda la lettura pubblica della ‘Quaestio de aqua et terra’ This page. Verona: memorial plaque in Cortile di Sant’Elena recording the public reading of ‘Quaestio de aqua et terra’
re fango e spazzature (scovioge) da vie, portici e piazze. Accattivante peraltro si presentava la vista dell’Adige dal Ponte delle Navi, ancora di legno: numerosi erano i molini natanti, ricordati già da Berengario. Qui erano i magazzini del sale che proveniva da Chioggia, “geloso monopolio di Venezia”; qui le zattere dei radaroli, all’imbocco dell’Acqua Morta, pagavano il ripatico al monastero di Santa Maria in Organo per il legname da costruzione e da fuoco che scendeva dal Trentino (Simeoni): in grazia della via d’acqua atesina Verona fu per secoli — come scrisse il Maffei — una sorta di “porto di mare in terra”: non solo uno scalo del commercio tra Italia e Germania, ma anche il centro di raccolta delle merci che provenivano dalle Fiandre e dall’Inghilterra. Del pari animato fioriva a Verona, fin dal medioevo, il commercio delle idee, favorito dall’incontro di varie lingue e di varie culture. Lo dimostra con tutta evidenza il celebre Bisbidis di Manuello Giudeo a magnificenza di messer Cane de la Scala:
Baroni e marchesi di tutti i paesi gentili e cortesi qui veddi arrivare. Quivi astrologia con filosofia E di teologia udrai disputare: Quivi Tedeschi Latini e Franceschi Fiamenghi e Inghileschi insieme parlare… piazzas. What was attractive, though, was the view of the Adige from the Ponte delle Navi (still constructed of wood) where numerous floating windmills were noted by Berengario. This is where the salt from Chioggia – Venice’s jealously guarded monopoly – was stored in warehouses. Here were the boatmen with their rafts of logs at the entrance to Acqua Morta who paid their tolls to the monastery of Santa Maria in Organo for the timber for construction and firewood brought down from Trentino (Simeoni). As Maffei wrote, the Atesina waterway provided a sort of “seaport on land” for Verona for centuries – not just a stopover for trade between Italy and Germany, but also an entrepot for goods that came from Flanders and England. Verona was also a melting pot for ideas, heated by the exchange of different languages and cultures since mediaeval times. The famous Bisbidis di Manuello Giudeo a magnificenza di messer Cane de la Scala showed how:
Barons and marquesses of all countries Kind and courteous I saw you arrive here.
Here you will hear debates about Astrology, philosophy and theology: Here Germans, Latins and French, Flemish and English speak together…
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Valpolicella: la tenuta Serego Alighieri a Gargagnago, con la villa che dal 1353 è dimora dei discendenti del poeta Dante Valpolicella: Tenuta Serego Alighieri in Gargagnago, with the villa which has been the home of Dante’s descendants since 1353
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Tra le dispute agitate in quel tempo vi è la questione De situ et forma aque et terre, discussa da Dante un anno prima della sua morte nella chiesa di Sant’Elena il 20 gennaio 1320, forse nell’ambito della norma statutaria che imponeva ai docenti stipendiati dal comune di tenere ogni mese d’inverno una disputa filosofica. Nella disputa in questione Dante sosteneva un punto di vista superato da Antonio Pelacani, astrologo e medico degli Scaligeri, che parlava già di globo terracqueo, ed era considerato ‘magnus hereticus’. Nel 1320 fu accusato di sortilegio contro papa Giovanni XXII; nel processo, in cui si parlò di suffumigi e di aconito, fu coinvolto ‘Dantem Aleguiro de Florentia’. Il Pelacani, morto nel 1327, fu deposto nel chiostro di San Fermo (chiesa ‘ghibellina’) in un’arca, in cui è raffigurato nell’atto di impartire la sua lezione a quattro allievi. Dante non poté vederne il monumento di marmo rosso, mentre vide forse il mirabile sarcofago del vescovo di Brescia Berardo Maggi collocato nell’ingresso del Duomo Vecchio, scolpito a Verona e ‘ex lapide veronensi’ da Rigino di Enrico. Accanto alle arti e ai costumi cortesi il Bisbidis registra anche giochi maneschi di ragazzi che si scambiano pugni e botte date sulla faccia, con visi lividi e occhi pesti tanto da avere la vista annebbiata. Questo aspetto violento si riscontra anche in altre manifestazioni della vita sociale, come ad esempio nella corsa del palio, che si teneva a Verona la prima domenica di quaresima. Vi prendevano parte anche le donne (“et in mancanza di oneste le disoneste”), che mezzo nude dovevano corContemporary themes for discussion included De situ et forma aque et terre, aired by Dante a year before his death in the church of Sant’Elena on 20th January 1320, perhaps as one of the monthly philosophical debates required from every stipendiary lecturer in the winter months. In this particular debate Dante supported Antonio Pelacani, astrologist and physician to the Scaligeri, who talked about the world as a globe and was considered a ‘magnus hereticus’. In 1320 Pelacani was accused of sorcery against Pope John XXII. The records of his trial talk about the use of poisonous vapours and note the involvement of ‘Dantem Aleguiro de Florentia’. Pelacani died in 1327 and was buried in the cloister of San Fermo (a ‘Ghibelline’ church), where he is depicted in the act of teaching four pupils. Dante could not have seen this red marble monument, but he did perhaps see the wonderful sarcophagus of
Berardo Maggi, Bishop of Brescia, at the entrance to the Duomo Vecchio, sculpted out of ‘lapide veronensi’ by Rigino di Enrico. Alongside courtly arts and customs, the Bisbidis also talks about rougher games involving youths who brawled enough to have bruised faces and black eyes with blurred vision. This violent aspect is also found in other manifestations of social life, such as the Palio race, which was held in Verona on the first Sunday of Lent. Women took part in it, too (“et in mancanze di oneste le disoneste”), and running half naked ran the gauntlet of ribaldry from the common people. The Palio, whose
Le Arche Scaligere, meraviglia del gotico a Verona The Arche Scaligere, a gothic marvel in Verona
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Pagina precedente. L’emblema in pietra sulle pareti di villa Serego Alighieri: l’ala spezzata ricorda l’esilio da Firenze Preceding page. Stone emblem on the wall at Villa Serego Alighieri – the outstretched wing symbolises exile from Florence
A lato. Il ponte di Veja, grandioso arco naturale nelle alte colline di Verona, avrebbe ispirato le ‘Malebolge’ nel canto XVIII dell’Inferno This page. The Veja Bridge, an imposing natural arch in the hills above Verona was the inspiration for the ‘Malebolge’ in Canto XVIII of the Inferno
rere tra i lazzi e gli insulti del popolo. Il palio, il cui vincitore riceveva un drappo verde, è ricordato nel canto XV dell’Inferno, dove Dante riconosce tra i sodomiti “la cara e buona imagine paterna” di Brunetto Latini che, dopo un intenso colloquio, “si volse, e parve di coloro/che corrono a Verona il drappo verde/per la Campagna; e parve di costoro/quelli che vince, non colui che perde”. In ogni caso, Dante provò “come sa di sale lo pane altrui”, e forse anche sarà stato costretto a bere il vino “quod venditur ad minutum” in qualche osteria della città scaligera, se dobbiamo credere che Cangrande fosse soggetto a sbalzi di umore nei confronti del fiero ospite, “di modi troppo spavaldi e di parola più libera” — come scrisse il Petrarca nei Rerum memorandarum libri — di quanto potesse essere accettabile alle orecchie delicate e suscettibili dei governanti di quell’età. Si spiegherebbe così da una parte la non velata richiesta di soccorso rivolta a Cangrande (“mi opprimono le angustie della povertà”) nel finale della lettera con cui gli dedica il Paradiso, e d’altra parte, nello stesso Paradiso, l’esaltazione della liberalità di Cangrande affidata dal Poeta a Cacciaguida.
Gian Paolo Marchi, già Ordinario di letteratura italiana nell’Università di Verona (emerito dal 2012), ha studiato in particolare Maffei, Manzoni e Verga; ha pubblicato inoltre saggi di storia dell’alimentazione. Per i suoi studi danteschi, l’università di Szeged gli ha conferito nel 2007 la laurea honoris causa in Lettere. winner received a piece of green fabric, is mentioned in Canto XV of the Inferno, where Dante recognizes among the sodomites “the dear and good paternal image” of Brunetto Latini who, after a long conversation, “turned round, and seemed to belong to those / who run for the green banner / through the countryside in Verona; and seemed to be one of / those who win, not those who lose.” In any case, Dante understood “how the bread of others tastes of salt”, and perhaps he also had to drink the wine on tap ‘quod venditur ad minutum’ in some of the taverns in Verona, if we are to believe stories about Cangrande’s frequent mood swings in respect of his proud guest, “whose manners were too bold and speech too free – as Petrarch wrote in Rerum memorandarum libri – for the sensitive ears of the rulers of the age”. This would explain on the one hand the open request for help addressed to Cangrande (“the anguish of poverty oppresses me”) at the end of the letter in which he dedicates the Paradiso to him, and on the other hand, the endorsement of Cangrande’s liberality as confided by the Poet to Cacciaguida.
Gian Paolo Marchi, former Professor of Italian Literature at the University of Verona (emeritus since 2012), has made particular researches into Maffei, Manzoni and Verga; and has published essays on the history of food. Granted an honorary degree in Letters in 2007 by the University of Szeged for his work on Dante.