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LE RICERCHE NELLA BIBLIOTECA A POSTOLICA VATICANA*

Ancor prima di conseguire la laurea presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” nel 1963 con una tesi di archeologia cristiana sugli amboni e la liturgia siriaca del V-VI secolo, Luigi Fiorani aveva frequentato i corsi di archivistica, paleografia, diplomatica e biblioteconomia della Scuola Vaticana, ottenendo il diploma in quest’ultima disciplina nel 1961. Contemporaneamente al breve periodo in cui insegnava materie letterarie nell’Istituto Magistrale Braschi di Subiaco, su incarico della famiglia Caetani si dedicava alla sistemazione e al riordino di quell’archivio così da essere assunto presso la stessa dal 1 febbraio 1964: la quotidiana palestra di scrutinio e di scandaglio delle fonti archivistiche ivi conservate e le conoscenze acquisite nel corso degli anni lo maturarono non poco nel metodo e nella ricerca, facendo di lui, appena trentenne, un punto di riferimento nella Roma di quel tempo per competenza e sensibilità. Quando pertanto, in base alla definizione del nuovo organico della Biblioteca Vaticana approvato nel 1968, venne a proporsi la nomina ad archivista in uno dei posti di III categoria, con lo specifico incarico di ordinare, inventariare e valorizzare i diversi materiali d’archivio sia ecclesiastici sia familiari, sembrò naturale e quasi scontato al Viceprefetto Mons. José Ruysschaert ed al Reverendo Romeo De Maio, allora Direttore della Scuola di Biblioteconomia, segnalare al Cardinale Bibliotecario Eugenio Tisserant ed al Prefetto Alfonso Raes proprio Luigi Fiorani: i proponenti non solo lo conoscevano personalmente ma avevano avuto modo di stimarlo per la serietà, la proficua applicazione al lavoro, l’attivo e ordinato spirito di ricerca e di servizio; tali qualità intellet-

* Ringrazio Cesare Pasini, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, per avermi consentito di poter consultare il fascicolo Fiorani. Schedario personale conservato presso l’Archivio della Prefettura; a Christine Maria Grafinger il grazie per la sua disponibilità. Per la stesura del presente contributo sono ricorso anche ai colleghi Luigi Cacciaglia ed Andreina Rita per utili informazioni e suggerimenti. Di nuovo li ringrazio.

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ISBN (stampa) 978-88-6372-436-3 – www.storiaeletteratura.it tuali erano inoltre in perfetta sintonia con la sua formazione morale, talmente buona da infondere al giovane studioso un sincero spirito di apostolato (erano messi in evidenza, inoltre, i suoi interessi rivolti all’insegnamento di studenti bisognosi nonché la sua attiva partecipazione al movimento di Azione Cattolica di Roma). Tutto questo veniva riassunto in un biglietto di presentazione redatto il 24 gennaio 1969 da Mons. Luigi Rovigatti, per numerosi anni parroco di Fiorani alla Natività di Nostro Signore Gesù Cristo di Roma, allora Vescovo Ausiliare di Tarquinia – Civitavecchia –Porto e Santa Rufina. Ma ancora di più veniva sottolineato ed ampliato dalla lettera del 6 febbraio scritta da Paolo Brezzi, allora Direttore dell’Istituto di Scienze Storiche della Facoltà di Magistero di Roma, indirizzata al Prefetto Raes (lettera annunciata dallo stesso Fiorani nella richiesta d’assunzione presso la Vaticana datata 25 gennaio 1969). La voglio qui di seguito riportare perché riassume a tutto tondo lo spessore culturale e la rettissima ed esemplare condotta morale di Fiorani nonché il sicuro vantaggio scientifico, come fu, che ne sarebbe derivato alla Vaticana nel caso si fosse realizzato il tanto auspicato stabile inquadramento nell’organico dell’istituzione pontificia:

Dichiaro di conoscere da vari anni il dott. Luigi Fiorani e di averne sempre apprezzato le qualità intellettuali e morali di non comune levatura.

Il Fiorani è ben preparato ad affrontare severi studi storici in diversi periodi cronologici, conosce la paleografia e le altre scienze ausiliari, ha lunga pratica di archivi, ma egli non limita i suoi interessi culturali al passato essendo assai sensibile alla problematica più attuale ed aperta in materia religiosa. Ciò – senza distrarlo dall’impegno scientifico al quale si è totalmente votato con entusiasmo ammirevole – lo arricchisce di esperienze e rende più viva la sua ricerca.

Il Fiorani ha un’ottima preparazione anche in archeologia cristiana e nella Patristica, ma ormai sembra definitivamente orientato verso l’indagine storica con speciale riguardo al secolo XVIII, del quale va scoprendo aspetti mal noti perché volontariamente trascurati da chi intendeva presentare un preciso – ma inesatto e parziale – quadro di quel tempo. Con rigore di metodo e abbondanza di documentazione originale, equità di giudizio, acume di analisi, il Fiorani prosegue questi studi e si può essere sicuri degli ottimi risultati che conseguirà a non lunga scadenza. Se a queste eminenti qualità intellettuali, si aggiunge la cordialità, la modestia, la generosità del giovane, il suo spirito di apostolato (estrinsecatosi anche in iniziative d’insegnamento verso studenti bisognosi), la sua condotta rettissima ed esemplare, si può con tranquilla coscienza conchiudere che il Fiorani può costituire un prezioso acquisto per chiunque intenda impegnarlo in lavori di ufficio e di studio nell’ambito della cultura cattolica.

Con tali credenziali (il giudizio di Brezzi, così come impostato, ben si sarebbe allineato ad analoghi positivi giudizi concorsuali per eventuali cattedre in ambito universitario) la Vaticana, pertanto, poteva disporre di ulteriori certezze nel ritenere il candidato personalità sicura e fidata nel rendere quei servizi scientifici tanto attesi dagli incaricati dell’ufficio di archivista. Il 17 giugno del 1969 al cardinale Tisserant fu fatto pervenire il biglietto (n. 134045) di Sua Santità Paolo VI, firmato dal Cardinale Segretario di Stato Giovanni Villot, con la nomina ad Archivista della Biblioteca Apostolica Vaticana (mai prima di allora la Biblioteca Vaticana aveva avuto nel proprio organico tale figura professionale); il 1° settembre Fiorani prende ufficialmente possesso dell’incarico a carattere continuativo inquadrato al grado III della tabella allora vigente. Due anni dopo viene nominato Direttore aggiunto al Servizio del Catalogo degli stampati (con biglietto Prot. n. 189531 del 12 ottobre 1971 firmato dal Sostituto della Segreteria di Stato Sua Eccellenza Mons. Giovanni Benelli): la proposta era stata avanzata il 5 ottobre dal Prefetto Alfonso Stickler, dal momento che il precario stato di salute dell’allora Direttore, Prof. Mario Gout, e la repentina scomparsa di un impiegato del medesimo ufficio, il Sig. Vittorio Bergomas, aveva causato un tracollo al Catalogo – così scrive testualmente Stickler – già in precedenza impoverito da varie vicissitudini che avrebbero necessitato pronti e radicali interventi. Nei cinque anni che mantenne ad interim questo incarico, Fiorani dimostrò ancora una volta, senza nulla togliere all’impegno quotidiano per l’Archivio, tutto il suo amore e tutta la sua dedizione verso l’Istituzione ben amalgamandosi con i colleghi del reparto ed attivandosi per l’avanzamento della catalogazione, non solo quella corrente ma anche quella storica (proprio in quell’anno, infatti, fu dato inizio con la partecipazione di Massimo Ceresa alla inventariazione del ricchissimo fondo a stampa della biblioteca del Cardinale di York, che, come si sa, era stata trasferita alla Biblioteca Apostolica Vaticana, unitamente all’Archivio della Curia di Frascati, a seguito dei bombardamenti dei primi mesi dell’anno 1944 dolorosamente subiti dalla città di Frascati. Tale fondamentale, provvidenziale e tempestivo recupero permise a tutto questo patrimonio librario di essere salvato e conservato in un luogo idoneo ed appropriato1). Il 14 marzo 1978 viene promosso al IV grado previa l’autorizzazione della Segreteria di Stato trasmessa in data 9 marzo al Cardinale Bibliotecario Antonio Samorè dal Segretario di Stato Giovanni Villot (Prot. n. 329621). Cinque anni più tardi con Biglietto di nomina pontificia dell’1 dicembre 1983 firmato dal Segretario di Stato Agostino Casaroli venne accettata la proposta avanzata l’11 novembre sempre da Stickler, divenuto ProBibliotecario di Santa Romana Chiesa non- ché ancora Prefetto della Biblioteca Vaticana, di promozione al V grado, lo stesso in cui era inquadrato il collegio degli Scrittori (l’autorizzazione fu del 9 dicembre, Prot. n. 121031). Il 24 luglio dell’anno successivo ottiene il titolo di Commendatore di S. Gregorio Magno (Prot. n. 4017-18/ON).

1 Vd. m. buonocore, La biblioteca del Cardinale Henry Stuart Duca di York dal codice Vaticano Latino 15169, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2007 (Studi e testi, 440); La Biblioteca del Cardinale Enrico Benedetto Clemens Stuart Duca di York a Frascati 1761-1803, a cura di m buonocore – g cappelli, Roma, Gangemi, 2008.

Il 25 aprile 2003 Luigi Fiorani compiva 65 anni, limite previsto, come ratificato dal “Regolamento Generale della Curia Romana”, per la cessazione del servizio (è, infatti, del 1 aprile di quell’anno la lettera del Segretario dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica Sua Eccellenza Mons. Claudio Maria Celli, mediante la quale si comunicava tale scadenza al Cardinale Bibliotecario Jorge María Mejia). Ma dal momento che Luigi Fiorani era ancora impegnato nella conclusione di un lavoro di estrema importanza per la Santa Sede, cioè l’inventario amministrativo dei fondi archivistici della Vaticana come richiesto dalla legge dello Stato della Città del Vaticano n. 355 del 25 luglio 2001 sulla tutela dei beni culturali, il Prefetto Raffaele Farina, ora Cardinale Bibliotecario, chiese tre giorni dopo la ricezione della missiva il prolungamento del servizio fino al 30 settembre (Prot. 2003/0713/P-QF76), proroga che venne accettata e firmata il 23 aprile (n. 372975) da mons. Claudio Maria Celli Segretario dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Luigi Fiorani, pertanto, continuò il suo incarico fino al 30 settembre di quell’anno.

1 settembre 1969 – 30 settembre 2003. Trentaquattro anni di ufficiale servizio dedicati interamente alla Biblioteca Vaticana ed in particolare alla Sezione Archivi. Ma anche dopo la quiescenza Luigi Fiorani vi tornava spesso, con l’intento di concludere altri lavori ormai prossimi alla stesura definitiva, di riprendere progetti appena iniziati, di ricucire, insomma, le fila di un discorso che mai in lui si era sopito con quell’amore, quella dedizione, quella competenza, quella discrezione, che sempre l’hanno distinto e caratterizzato in tutta la sua carriera professionale. E per noi suoi colleghi nella convivenza quotidiana fatta della normale attività in Biblioteca, quasi una “studiosa compagnia” per riprendere un sintagma caro a Federico Cesi, per noi suoi amici, e per me in particolare suo successore nella direzione della Sezione Archivi, l’incontro tra le mura vaticane con Luigi Fiorani era sempre occasione di crescita culturale ed umana. Molti hanno avuto modo di sperimentarne le qualità, le competenze, i ragionamenti, la profondità di analisi e sintesi, qualità mai disgiunte da un affabile e talvolta ironico colloquiare spesso segnato da profondi racconti di vita, da cui sempre traspariva quella stessa umanità che ha sempre cercato nelle tante figure delineate nelle sue ricostruzioni storiche: ed anche in occasione del pranzo a lui offerto il 7 ottobre 2003 dalla Biblioteca Vaticana per il suo pensionamento non mancò di dimostrare, appunto, tutta questa sua alta humanitas.

Qual è l’eredità scientifica che Luigi Fiorani ci ha lasciato nell’ambito dei suoi studi archivistici, ma non solo, della Biblioteca Vaticana? Sarà bene, credo, spiegare innanzitutto in cosa consiste l’Archivio della Biblioteca Vaticana che Fiorani diresse per così numerosi anni 2 .

Le circa 100.000 unità archivistiche, disposte in oltre 2000 metri lineari di scaffalatura, fanno della Sezione Archivi (costituitasi fisicamente nel 1978; cf. Attività della Santa Sede 1978, Città del Vaticano 1979, p. 773) un tesoro prezioso per la storia della cultura europea del secondo millennio. Come si sa, organici fondi di manoscritti fin dalla loro costituzione avevano spesso incorporato intere serie di documenti pubblici e privati relativi alle attività politiche o religiose del fondatore di una determinata biblioteca. La Vaticana, quantunque sviluppatasi accanto all’Archivio Segreto Vaticano, raccoglie ricchissime serie documentarie incorporate in biblioteche private: si pensi ai carteggi diplomatici del fondo Barberini, alle pergamene o a quelle, greche e latine, che costituiscono alcuni testimoni della serie degli attuali manoscritti Vaticani latini, e infine al fondo Introiti-Esiti, raccolta dei libri di conti della Casa pontificia e complementare a quello, assai più consistente, conservato nell’Archivio Segreto. Con l’intento di una più efficace conservazione e gestione di questi materiali, non certo per separare le serie documentarie incorporate nei fondi manoscritti, la Vaticana avvertì l’esigenza di creare una sezione separata ed indipendente per i fondi di natura propriamente ed esclusivamente archivistica, dove trovassero la loro naturale collocazione i veri e propri grandi archivi (o consistenti spezzoni di essi) pervenuti in tempi e circostanze diversi. Questo fu il motivo, come abbiamo precedentemente indicato, della nomina di Luigi Fiorani a dirigere tale nuova sezione della Vaticana.

2 l cacciaglia, Archivi di famiglie nella Biblioteca Vaticana, in Archivi e archivistica a Roma dopo l’Unità: genesi storica, ordinamenti, interrelazioni. Atti del convegno, Roma, 12-14 marzo 1990, Roma, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, 1994 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Saggi, 30), pp. 380-403; p. vian, Frammenti e complessi documentari nei fondi manoscritti della Biblioteca Vaticana, ibidem, pp. 404-441; m. buonocore, De Archivo Bibliothecae Apostolicae Vaticanae adnotationes nonnullae, in Visita del Santo Padre Benedetto x VI alla Biblioteca Apostolica Vaticana (25 giugno 2007), Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2007, pp. 30-32; id., La Sezioni Archivi, in Conoscere la Vaticana. Una storia aperta al futuro, a cura di a m piazzoni – b jatta, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2010, pp. 47-51; Guida ai fondi manoscritti, numismatici, a stampa della Biblioteca Apostolica Vaticana, I-II, a cura di f. d’aiuto – p. vian, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2011 (Studi e testi, 466-467), sub vocibus. Si consulti anche il sito <http://www.vaticanlibrary.va/home.php?pag=sezione_archivio>.

Alla fine dell’Ottocento e nel corso del secolo appena trascorso furono versate nella Vaticana, unitamente alla biblioteche Barberini, Boncompagni, Borghese e Chigi, importanti fondi archivistici provenienti da famiglie gentilizie romane o comunque legate da stretti vincoli all’Urbe, famiglie che per varie ragioni e a diversi livelli erano state a contatto con il governo e gli affari della Chiesa. Nel 1902 entrarono le raccolte dei Barberini (congiuntamente ai manoscritti ed agli stampati); oltre ai documenti sulla storia della famiglia, è conservato tutto il posseduto relativo alle numerose abbazie di cui i cardinali Barberini erano stati commendatari, i volumi del monastero dell’Incarnazione di Roma, detto delle Barberine, ed altre raccolte di famiglie strettamente associate, pervenute per via di matrimoni ed eredità, come quelle dei Salviati e dei Colonna di Sciarra, uno spezzone dell’Archivio Colonna (complementare dell’Archivio Colonna oggi a Subiaco, del ramo di Paliano), la computisteria del card. Pietro Ottoboni junior († 1740). Nel 1940 venne depositato dalla Basilica Vaticana, dove era rimasto fin dalle origini, l’Archivio del Capitolo di S. Pietro, secondo il desiderio di Pio XI e poi di Pio XII. Il fondo costituisce uno dei più importanti complessi documentari della Sezione Archivi della Biblioteca Vaticana, per la vastità di materie trattate, per la storia culturale e religiosa, artistica ed edilizia della Basilica, complemento indispensabile dell’Archivio della Reverenda Fabbrica, tra cui la serie delle circa 78 capsae, che raccolgono pergamene e carte legate in fascicoli, con documenti dal X secolo (fra cui la famosa bolla di Bonifacio VIII per il Giubileo del 1300), e la quantità veramente considerevole di documenti collegati alla gestione del patrimonio immobiliare posseduto ed amministrato dall’istituzione canonicale. Sono incorporate intere raccolte documentarie di istituzioni collegate con il Capitolo, come l’archivio della confraternita di S. Egidio, le carte del Seminario Romano, delle chiese di S. Caterina della Rota e S. Biagio a via Giulia. Insieme all’archivio del Capitolo sono giunte anche le 123 cartelle di mons. Angelo Costaguti (1755-1822), canonico di S. Pietro.

Nel 1944, per essere messo al riparo dalle distruzioni belliche, giunse l’Archivio Chigi, legato soprattutto all’attività di Alessandro VII (Fabio Chigi), con circa 25.000 unità datate tra i secoli XII e XX, tra cui alcuni disegni di Gian Lorenzo Bernini. L’ archivio e i disegni provenivano dal palazzo baronale dei Chigi ad Ariccia, dove erano stati trasportati nel 1918 dal romano Palazzo Chigi in seguito alla vendita di questo al Governo italiano.

Nella nostra Sezione si conservano inoltre archivi o spezzoni d’archivi di altre basiliche romane (come è noto, la maggior parte degli archivi dei capitoli delle basiliche romane è depositata presso l’Archivio Storico del Vicariato): S. Anastasia, S. Angelo in Pescheria, S. Maria in Cosmedin, S.

Maria in Via Lata, S. Maria ad Martyres o Pantheon, Archivio del Capitolo di S. Maria Regina Coeli.

Altro fondo di notevole spessore è quello dei Notai d’Orange, così denominato perché costituisce l’antico archivio dei registri dei notai (documenti datati tra il 1311 e il 1557) del Principato di Orange, che rogavano contemporaneamente in località del Contado Venassino. La documentazione costituisce una fonte assai preziosa per la ricostruzione della storia sociale della Provenza. Esso fu acquisito dalla Vaticana nella prima metà del XX secolo, per scambio con l’Archivio Segreto Vaticano, ove era sino ad allora conservato, essendovi stato versato insieme ai documenti della cancelleria avignonese. Entrambe le collezioni – quella della cancelleria e quella notarile – provenivano infatti dagli archivi papali di Avignone.

Estremamente eterogeneo e di grande interesse è il fondo denominato Raccolta Patetta dal nome di colui che lo costituì e da cui prende il nome la sede della nostra Sezione Archivi: lo storico di diritto italiano Federico Patetta (Cairo Montenotte, 16 febbraio 1867 – Alessandria, 28 ottobre 1945). Aveva raccolto un’ingente quantità di autografi, manoscritti, pergamene e stampati, che alla sua morte seguirono strade diverse. La parte più cospicua, costituita dagli autografi, dai manoscritti e dalle pergamene, fu donata per disposizione testamentaria nell’immediato secondo dopoguerra alla Biblioteca Vaticana. Il fondo ora della Biblioteca Vaticana è attualmente suddiviso in quattro sezioni: Autografi e Documenti, Manoscritti, Pergamene e Raccolta Patetta. Nella Sezione Archivi sono conservate le Pergamene e la Raccolta Patetta. A questi si aggiungano gli archivi, ancora non consultabili di Egilberto Martire (1887-1952) e della Curia di Frascati sopra ricordato. Per questo enorme materiale gli studiosi potevano già fruire di inventari manoscritti più o meno analitici, che tuttavia non coprivano l’imponente massa documentaria. Il lavoro intrapreso da Fiorani fu innanzitutto quello di avviare il preliminare lavoro d’identificazione all’interno dei fondi, al fine di ricostruire e sistemare l’originaria pertinenza, dal momento che numerosi elementi attinenti ad una medesima serie archivistica durante i vari trasferimenti subiti erano stati spostati dalla loro originaria posizione. Tale paziente e poco visibile scrutinio archivistico, tra l’altro quanto mai difficoltoso nonché insidioso, lo impegnò assiduamente: cercò, anche coadiuvato dal suo ed ora mio fedele sodale il dott. Luigi Cacciaglia, di ricostituire, sistemare e ripristinare intere serie andate disperse, descrivendo con competenza e precisione numerosi fondi che in questo modo per la prima volta ebbero la possibilità della consultazione.

Esaminava, studiava le buste non ancora ordinate, rinveniva registri e fascicoli appartenenti ai fondi, provvedeva a ricollocarli al loro posto naturale e a redigere le relative annotazioni nei rispettivi inventari, non esimendosi mai, quando necessario, dal sistemare il materiale così reperito ed ordinato in buste con le opportune camicie. In questo modo riesce a mettere in ordine la I serie del fondo Abbadie dell’Archivio Barberini (sopra ricordato) composto di 377 unità, di cui mi sono avvalso presentandone la fotocopia dell’inventario settecentesco con i relativi rimandi e la consistenza numerica dei fogli (per un totale di 104687 fogli), che trasmettono anche importanti notazioni sulla loro amministrazione, sui rapporti intessuti con i sinodi diocesani e sulle visite apostoliche. Compila nel 1971 l’indice sommario delle prime 1163 Pergamene Patetta. Inventaria e numera l’Archivio della Basilica di S. Anastasia mettendone a disposizione del pubblico nel 1975 la redazione dattiloscritta. L’ anno successivo elabora l’inventario della Computisteria Ottoboni (168 unità archivistiche), inventario pertinente all’archivio contabile-amministrativo del cardinale Pietro Ottoboni (1667-1740) con istrumenti notarili, filze di pagamento, libri mastri e altri registri e carte di natura amministrativa. Quindi redige l’inventario sommario della “coda” dei Manoscritti Patetta 2910-4688 latori di notizie su archivi di famiglie e di Comuni. Tra il 1978 ed il 1980 mette a disposizione la riedizione in sei volumi degli inventari dei quattro Indici dell’Archivio Barberini (Indice I, II, III e IV ) offrendo una più agile segnatura ai 1251 elementi per il primo, ai 4167 per il secondo, ai 694 per il terzo, ai 1697 per il quarto, in sostituzione di quella antica assai macchinosa ed ormai non più congruente con le moderne dinamiche archivistiche (l’originale, compilato probabilmente dall’archivista Sante Pieralisi dopo il 1836, e copiato dal computista di casa Barberini, Prospero Mallerini, sostituiva un precedente inventario settecentesco dal titolo Index variorum; a margine di questa riedizione approntata da Fiorani è dattiloscritta la nuova segnatura, costituita dalla sezione e dal numero di catena, che sostituisce, appunto, la vecchia segnatura topografica, suddivisa in indice, credenzone, cassetta, mazzo). Nel 1980 consegna l’inventario dell’Archivio di S. Angelo in Pescheria. Nel 1982 il suo interesse si rivolge alla Computisteria sempre dell’Archivio Barberini offrendo la nuova descrizione dei 1238 elementi che la costituiscono. È bene sottolineare che tutti questi inventari sono corredati da utilissimi indici nonché da numerose aggiunte e correzioni che di volta in volta Fiorani apponeva sulle relative copie. Nel febbraio 1987 mette a disposizione, rivedendoli e controllandoli, i quattro volumi dattiloscritti dell’Archivio del Capitolo di San Pietro compilati da Pio Pecchiai tra il 1945 ed il 1948, apportando nei volumi come sempre numerose aggiunte, integrazioni e correzioni (nel quarto, in particolare, riporta la nuova e più ampia inventariazione dell’archivio della Confraternita di S. Egidio inserito in quello del suddetto Archivio). Molte delle sue energie vengono devolute all’inventariazione degli Autografi Patetta, l’imponente raccolta suddivisa in 741 cartelle: tra il 1990 ed 1992 elabora il catalogo dattiloscritto delle cartelle 111-168 (da Bondacci a Capellis) in collaborazione con Ubaldo Sulis, archivista presso l’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia “Paolo VI” (con Ubaldo Sulis, così mi indica Caterina Fiorani, Luigi Fiorani era legato da amicizia sincera dai primi anni del 1960; a lui si rivolgeva per la correzione delle schede e per ulteriori ricerche di archivio ai fini di una precisa identificazione dei personaggi). In occasione del Grande Giubileo dell’anno 2000, segue l’edizione della Bolla di Bonifacio VIII del 22 febbraio 1300 desunta dall’esemplare Arch. Cap. S. Pietro caps. I, fasc. 1 n. 8, tradotta per l’occasione in tredici lingue (questa pubblicazione si inseriva in un suo grande progetto che si sarebbe dovuto concretizzare in una mostra con relativo catalogo in cui sarebbero stati dettagliatamente discussi ed illustrati i Giubilei a cominciare, appunto, da quello del 1300; sull’argomento si veda, comunque, il volume 16 degli Annali della Storia d’Italia [Torino, Einaudi, 2000], intitolato Roma, la città del Papa: vita civile e religiosa dal giubileo di Bonifacio VIII al giubileo di Papa Wojtył a, curato con Adriano Prosperi, e nello stesso il contributo a firma di Fiorani Charità et pietate. Confraternite e gruppi devoti nella città rinascimentale e barocca, pp. 269-298). Redige, inoltre, numerose “voci” dei fondi dell’Archivio per la Guida curata da Paolo Vian e Francesco D’Aiuto, la quale è ora in grado di svelarci ulteriori tasselli in aggiunta a quanto le fondamentali ricerche prima di Jeanne Bignami Odier del 19733 (ST 272) ed ora di Nicoletta Mattioli Háry del 20094 (ST 455) ci hanno trasmesso. Nel 2005, infine, sebbene ormai in pensione, consegna i cinque volumi delle cartelle 169-240 (da Capello a Dallari) degli Autografi Patetta.

Sono tutti strumenti che oggi consultiamo quotidianamente, grazie ai quali siamo messi nella condizione di navigare con sicurezza in un mare così ricco di informazioni altrimenti ignorate o di difficile se non impossibile riscontro. Quante volte, inoltre, siamo dovuti ricorrere alla sua competenza e alla sua disponibilità per risolvere determinate questioni, per ricercare ed identificare un determinato documento archivistico disperso tra i fondi della Vaticana? Quando, ad esempio, nei primi anni del 1980, da poco assunto alla Vaticana, lavoravo alla stesura dei due volumi della bibliografia dei fondi manoscritti della biblioteca5, a lui mi affidavo per tutte le questioni attinenti alle citazioni dei fondi archivistici e da lui ricevevo sempre cordiale, puntuale e generosa risposta ed illuminanti chiarimenti, mai ex cathedra, propri dello spirito di servizio che sempre lo ha connotato. Ricordo ancora con particolare gratitudine e viva commozione la visita che mi fece fare nella Sezione Archivi, svelandomi un mondo di carte veramente eccezionale e di cui non potevo immaginare l’esistenza. Mai avrei pensato di doverlo sostituire nella direzione dell’Archivio che a suo tempo mi aveva impressionato per la quantità e la qualità della documentazione esistente. Con tutti i colleghi, ripeto, si dimostrò sempre prodigo di consigli e suggerimenti; in particolare con lo staff del suo Archivio: con il già ricordato Luigi Cacciaglia e con Andreina Rita per gli anni 1997-2004, quando la istradò nella revisione di alcune descrizioni sommarie di manoscritti e stampati vaticani di argomento ascetico spirituale, databili in gran parte tra i secoli XVI e XVIII, provenienti dalla Congregazione del Sant’Uffizio, oppure nella costruzione del lavoro (prossimo ad uscire nella collana Studi e testi con il n. 470) Biblioteche e requisizioni librarie a Roma in età napoleonica: cronologia e fonti romane; una ricerca che Fiorani purtroppo non potrà vedere conclusa, ma che ha visto nascere e crescere, che ha caldeggiato anche perché strettamente connessa ad un ambito a lui particolarmente caro: la storia religiosa di Roma. Una ricerca preziosa questa della collega Andreina Rita, che oltre a ricostruire cosa accadde a Roma alle raccolte librarie degli ordini religiosi maschili durante l’occupazione napoleonica, ha rappresentato l’occasione per delineare, a grandi linee, il profilo storico-culturale di molte biblioteche religiose della città altrimenti sconosciute, evidenziando le figure che contribuirono alla loro nascita e al loro sviluppo. Un tassello della storia culturale e religiosa di Roma, un punto di partenza per futuri lavori, ma anche una nuova prospettiva di studio, che ricostruisce il profilo dell’antica raccolta libraria attraverso la documentazione archivistica e attraverso l’identificazione dei manoscritti e dei libri a stampa che la costituivano, considerati come un insieme unitario. Ed è fin troppo scontato ravvisare in questa ricerca della giovane collega le fondamenta di tutto l’ iter culturale di Luigi Fiorani, come del resto ben testimonia la sua partecipazione al monumentale lavoro di scrutinio archivistico di Domenico Rocciolo pubblicato nel 2004 Chiesa romana e Rivoluzione Francese 1789-1799 per la Collection de l’École française de Rome (volume 336), un volume strettamente collegato con la ricerca dello stesso anno condotta da Gérard Pelletier ospitata nella medesima collana n. 319 [Rome et la Révolution française. La thèologie et la politique du Saint-Siège devant la Révolution française (1789-1799)].

3 La bibliothèque Vaticane de Sixte IV à Pie x I. Recherches sur l’histoire des collections de manuscrits (avec la collaboration de josé ruysschaert), Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1973 (Studi e testi, 272).

4 The Vatican Library and the Carnegie Endowment for international peace. The history, impact, and influence of their collaboration (1927-1947), Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2009 (Studi e testi, 455).

5 m. buonocore, Bibliografia dei fondi manoscritti della Biblioteca Vaticana (1968-1980), 2 voll., Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1986, (Studi e testi, 318-319).

L’ affermata notorietà di Fiorani in questo specifico settore di studio, la sua posizione nell’ambito della Santa Sede (ricordo che per tanti anni insegnò Archivistica nella Scuola di Biblioteconomia della Vaticana), le sue conoscenze a livello nazionale ed internazionale, quantunque egli fosse, come abbiamo visto, restio a facili ed umane ambizioni e presenzialismi, fanno di Luigi Fiorani in quei decenni personaggio cardine delle ricerche storiche e archivistiche e punto di riferimento per qualunque indagine di settore. Sappiamo tutti di quale spessore fosse il rapporto di amicizia e di stima intessuto con Gabriele De Rosa, maestro, tra l’altro, della storia del movimento cattolico in Italia e così sensibile alla tutela degli archivi ecclesiastici6 , che mi fece conoscere personalmente in anni ormai lontani all’Istituto Luigi Sturzo di Roma, che De Rosa diresse per trent’anni dal 1979 al 2009, anno della sua morte che lo colse l’8 dicembre, cinque giorni dopo che Luigi Fiorani aveva lasciato questa vita terrena, quasi in una sorta di mutuo congedo, quasi a volersi sancire nella triste evenienza la fine di un solidale connubio di studi e di ricerche. Entrambi proiettati verso la ricerca della verità storica, un lungo cammino che si compiace talvolta di una sostanziale problematicità, avevano intrapreso con passione lo studio di questa disciplina attraverso lo scrutinio attento, meticoloso, ponderato delle fonti, con suggerimenti, temi da approfondire, possibili letture critiche presentate sempre con moderazione, con alta competenza, lontano da ogni strumentalizzazione politica.

Ed ancora. Luigi Fiorani si interessa, come si evidenzierà nelle relazioni seguenti, alla situazione degli archivi romani e alla loro salvaguardia e tutela, attivandosi sempre per una loro facile e corretta messa in ordine ai fini della consultazione. Fu così che dopo il 1970 grazie all’amicizia intercorsa con Michele Maccarrone, storico della Chiesa e legato personalmente agli esponenti della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (F.U.C.I.), vennero donati alla Sezione Archivi della Vaticana gli archivi personali di alcuni dirigenti e figure di rilievo di quella istituzione, quali Maria Teresa Balestrino, Maria Carena, Giampietro Dore, Angela Gotelli, Angelo Raffaele Jervolino, Anna Martino, Ugo Piazza, Giandomenico

6 Sulla complessa figura di Gabriele De Rosa, studioso e intellettuale impegnato sul terreno civile e politico-culturale, vd. ora l. billanovich, Gabriele De Rosa (1917-2009).

Itinerario biografico e indirizzo di storia socio-religiosa: una ricostruzione, «Rivista di Storia della Chiesa in Italia», 2011, 1, pp. 3-30.

Pini, Igino Righetti. Nel 1985 entrò sempre nella nostra Sezione l’Archivio del Circolo San Pietro. Nella lettera trasmessa al prefetto della Vaticana Leonard Boyle in data 14 dicembre 1984, firmata dall’allora Presidente del Circolo nonché Presidente della Consulta dello Stato della Città del Vaticano, il marchese Giulio Sacchetti, si legge: «Nella impossibilità di dare una adeguata sistemazione a tutto il materiale, il Circolo San Pietro avrebbe in animo di depositare presso la Biblioteca Apostolica le carte dell’Archivio dall’anno della fondazione 1869 al 1969 affinché sia messo a disposizione degli studiosi». La richiesta, ovviamente accolta, viene così definita dallo stesso Fiorani in un suo appunto manoscritto, minuta evidentemente da ratificarsi in forma ufficiale dallo stesso padre Boyle: «L’ Archivio del Circolo di S. Pietro è pervenuto in B(iblioteca) V(aticana) donato dall’Associazione del Circolo di S. Pietro, per volontà e decisione unanime dei Soci e del suo Presidente marchese Giulio Sacchetti. Le operazioni di trasferimento, così come l’iniziale proposta si devono all’interessamento del dott. Luigi Fiorani, responsabile della Sezione Archivistica della Biblioteca Vaticana, d’accordo e su istruzione del prefetto P. Leonard E. Boyle».

Naturalmente la padronanza dell’archivio della Biblioteca gli ha consentito di portare all’attenzione del mondo scientifico importanti traguardi della sua ricerca archivistica “vaticana”. Altri valuteranno nello specifico il significato di queste sue pubblicazioni che costituiscono punto di riferimento bibliografico indiscusso, di apprezzare quale sia stata la testimonianza per il progresso, dimostrando ancora una volta come la Vaticana, a motivo della ricchezza ed unicità del suo materiale, rimane luogo d’incontro e di dialogo fra le diverse prospettive culturali e metodologiche internazionali, un eccezionale e stimolante crocevia per il sempre continuo rinnovamento degli studi finalizzati alle indagini sulla tradizione, sulla fortuna, sulla storia dei testi, con evidenti e fin troppo utili ricadute nella metodologia critica e storiografica.

Innumerevoli sono state le pubblicazioni in cui è facile confrontarsi con incursioni sui fondi non solo archivistici della Vaticana a cominciare da Due lettere inedite del Muratori al Crescimbeni edito in Studi Romani (19, 1971, pp. 144-150), dove portava all’attenzione un autografo del fondo Ferrajoli, un codice di S. Maria in Cosmedin ed il Vat. lat. 10368; per poi seguire con Monache e monasteri romani nell’età del quietismo, con cui dava inizio alla sua rivista Ricerche per la storia religiosa di Roma (siamo nel 1977, pp. 63-112), dove per la prima volta veniva riservata attenzione al ricchissimo archivio composto di 200 unità del monastero dell’Incarnazione detto delle

“Barberine” entrato da noi nel 1907 (ora i volumi, i registri e le filze sono stati ordinati ed inventariati da Luigi Cacciaglia7); e sempre nella medesima rivista, Astrologi, superstiziosi e devoti nella società romana del Seicento (RSRR 2, 1978, pp. 97-162), Religione e povertà. Il dibattito sul pauperismo a Roma tra Cinque e Seicento (ibid., 3, 1979, pp. 43-131), Le visite apostoliche del CinqueSeicento e la società religiosa romana (ibid. 4, 1980, pp. 53-148), Discussioni e ricerche sulle confraternite romane negli ultimi cento anni (ibid. 6, 1986, pp. 13-106), un’utilissima messa a punto su quella delicata problematica; per finire con Per la storia dell’antiquietismo romano. Il padre Antonio Caprini e la polemica contro i “moderni contemplativi” tra il 1680 e il 1690 apparso in L’ uomo e la storia. Studi storici in onore di Massimo Petrocchi (Raccolta di studi e testi, 153), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1983, pp. 399-443. Tanto altro potrei ricordare di come, a motivo dell’esperienza maturata nel lungo e proficuo ufficio vaticano, sapeva muoversi tra i fondi dell’istituzione pontificia, che ormai era in grado di padroneggiare con ammirata ed invidiata competenza; anche tra le pieghe più remote di un codice riusciva ad escerpire quel dato importante ed inedito alla sua ricerca: fondi come quelli Barberini, Chigi, Ottoboni, Urbinate (ampio ricorso faceva sempre, ovviamente, ai così detti Avvisi di Roma) e Vaticani non erano più restii a concedergli i dati che vi cercava con paziente fiducia.

Altro importante traguardo si ha nel 1985. Come forse ai più è noto, tra il 1598 ed il 1603 (proprio l’anno che vedeva la nascita dell’Accademia dei Lincei) la Congregazione dell’Indice aveva promosso un’indagine tesa a verificare lo stato e la consistenza delle biblioteche conventuali e monastiche allora esistenti in Italia. Tutti, pertanto, padri provinciali e superiori, furono invitati ad effettuare visite e sopralluoghi nelle singole case religiose affinché il censimento del loro posseduto librario, manoscritto e a stampa, fosse non solo avviato in modo sistematico ma anche celermente portato a compimento. Nel corso di cinque anni tutta l’inchiesta fu completata ed il ricco dossier, attraverso le cure del cardinale Agostino Valier, venne depositato presso gli archivi della Congregazione Romana e compattato in sessantuno manoscritti, che dal 1917 vengono a trovarsi tra i fondi della Biblioteca Apostolica Vaticana con la segnatura Vat. lat. 11266-11326, a sèguito dell’interessamento prezioso dell’allora prefetto Achille Ratti, il futuro pontefice Pio XI, assai attento alla salvaguardia, alla tutela ed alla valorizzazione del patrimonio culturale della Santa Sede. L’ operazione promossa dalla Congregazione dell’Indice, indubbiamente, voleva verificare fino a che punto un settore così importante come quello dei religiosi si fosse formato – nelle sue letture, nei riferimenti culturali e nei modelli formativi – ai canoni ideali che la chiesa post-tridentina aveva cercato di delineare e di tradurre nella sua struttura e nella concretezza dell’esperienza religiosa, anche sulla base dell’ultima normativa canonica in materia, intendo riferirmi al nuovo Index librorum prohibitorum ufficialmente promulgato da papa Clemente VIII una prima volta il 27 marzo 1596 poi nuovamente il 17 maggio dello stesso anno a causa delle tormentate vicende inerenti alla presenza o meno che nell’Index dovevano avere i volgarizzamenti biblici; una querelle sorta tra l’Inquisizione Romana, che ne aveva sempre osteggiato la presenza, convinta com’era che questi volgarizzamenti avessero contribuito alla propagazione dell’eresia, e la Congregazione dell’Indice, che da posizioni intransigenti era passata ad una posizione favorevole verso una loro vigilata concessione. Gli ordini religiosi che risposero a detta inchiesta, per la maggior parte dell’Italia Settentrionale, furono quasi tutti maschili, non mancando, tuttavia, alcune istituzioni monastiche femminili, nonché orfanotrofi ed ospedali che possedevano, appunto, proprie biblioteche. Sulla base delle nostre acquisizioni furono oltre 7.500 le biblioteche ispezionate (incluse anche alcune biblioteche private, come quella dei baroni di Perdifumo, in Sicilia, titolari di una ricca biblioteca contenente numerosi libri devozionali) ed il totale approssimativo di titoli censiti è stimabile intorno al milione di unità. La schedatura del materiale conservato avveniva in modo non sempre omogeneo a discapito dei criteri di organizzazione catalografica richiesti; sempre, comunque, abbiamo la registrazione dei titoli delle opere, redatta in grafia talvolta non sicura e ferma il che rende l’identificazione spesso di incerta attribuzione. Liste molto fitte affollano questi schedari cartacei manoscritti e la possibilità di un loro confronto offre lo spunto inevitabilmente per interessanti considerazioni di varia natura. Infatti non è difficile recuperare tra le pieghe di questi codici riferimenti ad entità monastiche o conventuali con annesse biblioteche di cui ora si è perso la traccia, oppure presenti unicamente in alcune testimonianze indirette di non sempre sicura identificazione. Tutti questi ricchissimi inventari vennero per la prima volta analizzati e schedati da Maria Magdalena Lebreton, collaboratrice scientifica della Biblioteca Vaticana che tanto operò sui nostri fondi. Alla sua morte avvenuta nel 1978

7 Vd. ora l cacciaglia, L’ archivio del monastero dell’Incarnazione detto delle «Barberine» (1639-1907), in Vite consacrate. Gli archivi delle organizzazioni religiose femminili. Atti dei Convegni di Spezzano (20 settembre 2006) e di Ravenna (28 settembre 2006), a cura di e. angiolini, Modena, Mucchi, 2007 (Atti dei Convegni del Centro studi interregionale sugli archivi ecclesiastici, 11), pp. 303-326.

Fiorani completò il lavoro che, quantunque in stesura ormai avanzata, risultava ancora largamente incompleto e provvisorio. La pubblicazione vide la luce nel 1985 corredata di un copiosissimo indice: Codices Vaticani Latini. Codices 11266-11326. Recensuerunt maria magdalena lebreton et aloisius fiorani, [Città del Vaticano], in Bibliotheca Vaticana, 1985 (Bibliothecae Apostolicae Vaticanae codices manuscripti recensiti. Series maior, 41).

Come scrive Fiorani stesso nella densa premessa, queste carte di grande rilevanza documentaria sono tornate a parlare «non già, come una volta, a inquisitori accigliati, ma a chi, più semplicemente, intende indagare e servire la storia». Da quel momento, infatti, l’opera portata a compimento da Fiorani viene sistematicamente sfruttata da chi è interessato alla storia delle biblioteche ed in generale alla cultura degli ordini regolari dell’Italia moderna, fino ad arrivare al Convegno Internazionale di Macerata del 2006 (i cui atti sono stati ospitati nella nostra collana Studi e Testi, 434), intitolato proprio Libri, biblioteche e cultura degli ordini regolari nell’Italia moderna attraverso la documentazione della Congregazione dell’Indice, in cui viene annunciata l’edizione integrale in più volumi sotto la cura di Roberto Rusconi dei codici vaticani descritti da Lebreton – Fiorani (la presentazione di questo ambizioso programma editoriale Le biblioteche degli Ordini regolari in Italia alla fine del secolo x VI e della banca dati realizzata dalle Università di Macerata e di “Roma Tre” nell’ambito del progetto di ricerca Inchiesta della Congregazione dell’Indice dei libri proibiti, 1597-1603 avvenne il 28 ottobre 2009 presso la Sala “Crociera” della Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di Roma, illustrato nell’occasione dallo stesso Rusconi, Rosa Marisa Borraccini e Giovanna Granata). Ma potrei a lungo regestare titoli bibliografici che sempre hanno fatto riferimento a questo catalogo, un eccezionale strumento per le ricerche di settore, a cui mai si potrà imputare un rapido invecchiamento bibliografico: proprio dell’anno 2010, ad esempio, sono il contributo di Paola Zito Le biblioteche dei Caracciolini nel 1600 (Napoli e Roma) secondo il ms. Vat. lat. 11318 edito negli Atti del Convegno tenuto a Chieti i giorni 11-12 aprile 2008 e curato da Irene Fosi e Giovanni Pizzorusso l’Ordine dei Chierici Regolari Minori (Caracciolini): religione e cultura in età postridentina (rivista Studi Medievali e Moderni, 14, 1, 2010, pp. 317-330), la monografia curata da Pietro De Leo, Rita Aiello e Rita Fioravanti Il patrimonio librario della Certosa dei Santi Stefano e Brunone e sue dipendenze alla fine del x VI secolo (un’opera promossa dal Comitato nazionale per le Celebrazioni del IX centenario della morte di san Bruno di Colonia), che si basa sui ff. 22r-151v del codice Vat. lat. 11276 e quella curata da Rosa Marisa Borraccini Dalla notitia librorum degli inventari agli esemplari. Saggi di indagine su libri e biblioteche dai codici Vaticani latini 11266-11326 (Archivio istituzionale delle pubblicazioni scientifiche e didattiche dell’Università di Macerata).

Abbiamo sottolineato quanto Fiorani avesse nel cuore la Sezioni Archivi della Biblioteca e quanto desiderasse portare a compimento lavori non ultimati al momento del suo congedo. Tornava infatti di frequente in quel mondo che l’aveva visto archivista indiscusso, motivato dalla necessità di verificare sugli originali gli appunti e le annotazioni da lui registrati in precedenti scandagli archivistici. Lo vedevamo seduto nella Sala Barberini come un normale studioso, lo accoglievamo in quell’Archivio, che per oltre trent’anni aveva diretto, come un maestro da cui sempre apprendere. Ecco perché è sembrato opportuno nonché doveroso nei confronti dell’illustre studioso pubblicare il suo ultimo ed inedito lavoro condotto sui nostri fondi, da considerarsi testimonianza ulteriore di affetto e di gratitudine verso uno studioso che ha servito con onestà e competenza la Biblioteca Vaticana, consentendo alla comunità scientifica di potersi serenamente confrontare con la eterogenea categoria di documenti conservati nella Sezione Archivi:

Archivio Salviati. Il fondo Salviati della Biblioteca Apostolica Vaticana 8. Ai preliminari e necessari lavori di ordinamento ed inventariazione dei registri ed atti della famiglia Salviati (un totale di 554 elementi), entrati in Biblioteca nel 1902 unitamente all’Archivio della famiglia Barberini, ed alla successiva stesura definitiva a cui tanto gli fu d’aiuto l’amorevole assistenza della sua Silvana, Fiorani dedicò inteso lavoro; un lavoro che sarebbe rimasto inedito se non fosse stato per la sensibilità e la competenza di Caterina Fiorani e Luigi Cacciaglia, i quali ne hanno curato e seguito la pubblicazione che oggi presentiamo. Sarà strumento a cui dovranno d’ora in avanti rivolgersi tutti coloro proiettati alle complesse vicende della famiglia Salviati (e quanto aiuto Fiorani riservò alle ricerche di Pierre Hurtubise9!).

Un’ultima perla della vita di uno studioso che ha dedicato le sue energie alla valorizzazione delle fonti archivistiche, intese sia come documenti ausiliarî della storiografia sia come fatti storici in sé; uno studioso che in tutto il suo percorso scientifico sempre intessuto di profonda humanitas ha indicato alla comunità intellettuale uno stabile ancoraggio dove insistere e un sicuro orientamento verso cui dirigersi, quasi una sorta di carta geografica costellata di tutti i necessari approdi e strumenti utili per farla “parlare”, per farci con lei serenamente dialogare.

La sua attività scientifica, come emergerà nel prosieguo di questo Convegno, si espresse quasi interamente sulla storia religiosa di Roma, dal Cinquecento ad oggi, secondo un metodo di lavoro che univa una larga ricerca archivistica e documentaria a stimoli e suggestioni che privilegiavano la dimensione interiore e vissuta del fenomeno religioso (non per nulla

8 Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, (XVII), Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2010 (Studi e testi 462), pp. 29-101.

9 p. hurtubise , Une famille-témoin, les Salviati, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1985 (Studi e testi, 309).

Giuseppe De Luca fu suo punto di riferimento indiscusso). I suoi saggi si incentrarono su alcuni temi particolari, quali la pietà tridentina ed il barocco (il quietismo), la pietà del popolo e la pietà colta dei collegi e delle scuole devote, le confraternite, le missioni della Compagnia di Gesù, la crisi modernista, la città religiosa negli anni del Fascismo. Una storia intesa come una vicenda corale, fatta di uomini e in molti casi di uomini comuni; dunque la storia come espressione di umanità, talvolta non lineare, e perciò affascinante. Luigi Fiorani ci ha insegnato il valore delle fonti, siano esse carte d’archivio, manoscritti o libri a stampa; ci ha insegnato dove cercarle, recuperando in esse, al di là del contenuto, l’umanità che le ha prodotte. E per tutto questo la Biblioteca Vaticana gli è stata sempre fedele compagna.

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