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domenico rocciolo

I DOCUMENTI DELL’ ARCHIVIO STORICO DEL VICARIATO E LE «RICERCHE PER LA STORIA RELIGIOSA DI ROMA»

Luigi Fiorani conosceva bene l’Archivio Storico del Vicariato di Roma e ne aveva chiara la funzione istituzionale. In una nota al volume Chiesa romana e Rivoluzione francese pubblicato nel 2004 scriveva: è l’Archivio «dove confluisce la documentazione del governo pastorale e amministrativo della diocesi di Roma, a capo della quale è posto il Papa che si avvale della collaborazione del cardinale vicario»1. Ricordo la disinvoltura con la quale mi indicava i documenti che potevano essere utili ai nostri studi. Il suo interesse per i fondi diocesani cresceva intorno alla metà degli anni Settanta, quando avviati i contatti con esperti studiosi fondava le «Ricerche per la storia religiosa di Roma». Nella premessa al primo numero del 1977 spiegava gli obiettivi di quella che «solo impropriamente e per ragioni pratiche» poteva essere definita una rivista. A suo parere la dimensione religiosa restava ancora una realtà da sondare a fondo. Le considerazioni che raccoglieva negli ambienti di studio convergevano nel fatto che la storia delle istituzioni curiali avesse sottratto attenzione alla dimensione più propria della religiosità romana. Ne ricavava l’esigenza che la ricerca dovesse essere fondata su uno scavo documentario analitico, il più possibile ampio e sorretto da un piano programmatico unitario, paziente e insofferente di risultati immediati. Il termine storia religiosa richiedeva una netta differenziazione dalla storia ecclesiastica e dalla storia sociologica e una volta sganciato da presupposti ideologici, apologetici e pastorali, doveva tenere conto della storia del popolo, della società, delle strutture e delle mentalità. Nella suddetta premessa affermava: «le strutture diocesane di governo, le organizzazioni parrocchiali, le confraternite e le istituzioni laicali, le espressioni liturgiche e devozionali, le visite pastorali, il clero e la cultura teologica, la carità e l’assistenza, l’amministrazione dei patrimoni ecclesiastici, la demografia e

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1 l. fiorani – d. rocciolo, Chiesa romana e Rivoluzione francese, Rome, École française, 2004, p. 17.

ISBN (stampa) 978-88-6372-436-3 – www.storiaeletteratura.it la statistica, l’urbanistica religiosa, il rapporto chiese-rioni, la mentalità e il comportamento delle masse religiose, il senso della morte e l’amore della vita, la superstizione, sono alcuni temi tra gli innumerevoli che si potrebbero qui indicare»2. Intendeva dare respiro ad una storia religiosa costruita sulle fonti, comprese quelle dell’Archivio Storico della Diocesi di Roma. Pur ritenendo immaturi i tempi per lavori storici diretti, che dovevano essere preceduti da censimenti di materiali e da raccolte di fonti inedite, decideva di dare comunque alle «Ricerche» un’articolazione in sezioni: la prima destinata ai saggi, la seconda riservata ai documenti e la terza assegnata agli inventari. Quest’ultima veniva inaugurata da Renata Tacus con un lavoro sull’archivio di S. Maria in Cosmedin, conservato proprio nell’Archivio del Vicariato3.

Parlandomi dell’archivio dell’Arciconfraternita della Dottrina Cristiana, Luigi raccontava che aveva contribuito a riordinarlo con suggerimenti e istruzioni, perché ne fosse redatto l’inventario, pubblicato in seguito da Antonio Fiori nel secondo numero della collana4. Per lui il valore di quel lavoro non stava soltanto nell’aver riordinato faldoni, volumi e registri, ma «nell’aver offerto agli studiosi la descrizione di carte archivistiche rilevantissime su cosa era stato fatto a Roma sul piano catechistico, sui metodi dell’insegnamento religioso, sulla dislocazione delle scuole della dottrina cristiana, sulle strutture organizzative e sul patrimonio su cui poteva contare il sodalizio»5. Considerava opportuno quel sussidio archivistico per riaprire

2 Presentazione, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 1 (1977), pp. 5-6. Nella recensione pubblicata il 16 novembre 1977 su «L’ Osservatore Romano» con il titolo Ricerche per la storia religiosa di Roma, Agostino Lauro osservava: «Non esisteva finora uno strumento, che con taglio scientifico consentisse di avere un’idea plausibile e documentata di quella tipologia particolarissima di cui risulta caratterizzata la società romana che attraverso i secoli ha vissuto ed espresso il fenomeno religioso in modi e forme suoi propri… È evidente, che il periodico, al di là delle enunciazioni di principi e di programmi astratti, intende passare con immediatezza concreta ai risultati delle attività di studio, di documentazione e finanche di identificazione delle innumerevoli fonti archivistiche esistenti in città, per chiarire i termini della realtà, del flusso ininterrotto e della circolazione continua delle persone, dei fatti, delle idee e delle cose nei loro nessi col fenomeno religioso».

3 r. tacus, L’ archivio di Santa Maria in Cosmedin presso l’Archivio Storico del Vicariato. Inventario, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 1 (1977), pp. 331-348.

4 a fiori, L’ archivio dell’Arciconfraternita della Dottrina Cristiana presso l’Archivio Storico del Vicariato, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 2 (1978), pp. 363-423.

5 Premessa, ibidem, p. 9. Carmelo Capizzi salutava così l’uscita del secondo volume: «Già la sola lettura dei titoli e la loro distribuzione organica lasciano intuire che queste Ricerche intendono promuovere la storia religiosa di Roma a tutti i livelli effettuali e documentali, da una parte, e metodologici, dall’altra. Dalle sintesi panoramiche suggerite dai dati finora accertati si giunge sino alle prime esplorazioni dei fondi archivistici, finora ignoti o poco noti. Ciò il discorso su un tema centrale della storia di Roma nell’età moderna: quello dell’istruzione cristiana del popolo 6. A suo modo di vedere, rendere fruibili quei documenti voleva dire che finalmente potevano essere riconsiderati gli interventi di alfabetizzazione compiuti a favore delle fasce sociali più deboli. L’ inventario doveva essere di stimolo per nuovi studi che dessero finalmente voce ai ceti poveri. Su questo obiettivo si misurava il cammino delle «Ricerche», che dovevano essere attente a cogliere le testimonianze ignorate, ma importanti, delle realtà sofferte dagli umili e dagli emarginati. Alla massa degli indigenti – proseguiva Luigi – sarebbe stato dedicato un numero monografico della collana, perché lo scopo era quello di intrecciare la storia religiosa di Roma alla storia della pietà7, e l’argomento, da questo punto di vista, era ancora tutto da affrontare. Una storia letta dal basso avrebbe guardato ai diseredati della terra, a quelli che non avevano avuto voce né avevano dettato le regole: un taglio disciplinare che avrebbe indotto gli storici a pesare le ricadute delle scelte compiute dai detentori e gestori del potere. Il terzo volume, uscito nel 1979, penetrava l’ombra del pauperismo che si era alzata come «una cappa oscura sulla società romana dell’età moderna». La descrizione dell’archivio dell’Arciconfraternita della Madonna del Soccorso, S. Giuliano e Missioni sembrava utile, perché nel contesto dell’associazionismo laicale romano, quella compagnia si era distinta per l’impegno assunto a favore dei poveri, non disgiunto da opere di religione, come l’istruzione catechistica e la devozione. Così Renata Tacus, in forma di articolo archivistico, la presentava agli studiosi8. Dunque, se la pubblicazione dei due precedenti inventari rispondeva all’intento di «avvia- che il lettore rileva subito con soddisfazione è l’esemplare impegno scientifico che caratterizza i singoli contributi, alcuni dei quali, a chi ha esperienza in materia, rivelano fatiche lunghe e logoranti »: recensione, «La Civiltà Cattolica», 1980, 2, p. 203. re la messa in opera di una guida alle fonti per una storia religiosa di Roma più articolata, di prospettare, prima ancora che ipotesi di lavoro, i materiali e i documenti che le rendevano possibili»9, questa volta la scelta cadeva su «un archivio inedito, formatosi a ridosso dell’attività caritativa e assistenziale di una delle tante compagini della città»10. Il pauperismo veniva considerato una testimonianza da riscoprire per avvicinarsi al dramma vissuto da innumerevoli esseri umani travolti da squilibri sociali ed economici11, per alleviare il quale la Chiesa era scesa in campo, in ogni epoca storica, anche la più recente. Proprio questa consapevolezza induceva Luigi a tenere aperte le «Ricerche» al periodo contemporaneo. Richiami insistenti ai miseri attraversavano le pagine del saggio di Mario Benigni sulla pastorale nella borgata di Torpignattara tra il 1904 e il 1932. Questo contributo denso di dati e costruito sulle carte delle visite apostoliche del primo Novecento12 rifletteva l’evoluzione di Torpignattara da campagna scarsamente abitata a zona di intenso popolamento, sotto la spinta di un’ondata immigratoria che moltiplicava gli effetti di un’estrema povertà. Altri articoli apparsi nella collana avevano dato conto di ricerche compiute sul Novecento13, mentre Luigi, per il momento, si era limitato a destinare alle «Ricerche» solo saggi sull’età moderna: quello sulle monache e i monasteri romani nell’età del quietismo14, quello sugli astrologi, la superstizione e i devoti nel Seicento15 e quello sulla religione, la povertà e il dibattito sul pauperismo tra Cinquecento e Seicento16. Si era

6 Sull’argomento si era fermi a studi ormai lontani; cfr. f. pascucci, L’ insegnamento religioso in Roma dal Concilio di Trento ad oggi, Roma, Scuola Tip. Pio X, 1938 e g franza, Il catechismo a Roma e l’Arciconfraternita della Dottrina Cristiana, Alba, Ed. Paoline, 1958.

7 Negli anni successivi su don Giuseppe De Luca, storico della pietà e fondatore delle Edizioni di Storia e Letteratura, sarebbero usciti diversi suoi articoli: cfr. l. fiorani, Pietà, storia, Chiesa in don Giuseppe De Luca contemporaneo, «L’ Osservatore romano», 19 marzo 1982, p. 9; id., intervento alla Tavola rotonda su Giuseppe De Luca sacerdote e scrittore, estratto da «Sociologia», rivista di scienze sociali dell’Istituto Luigi Sturzo, XVI (maggiodicembre 1982), 2/3, pp. 211-212; id., Don Giuseppe De Luca, prete e studioso nella cultura italiana del Novecento, «Nuovo dialogo», 18 novembre 1983; id., Le lettere di don Giuseppe De Luca al Seminario Romano (1911-1921), «Archivio italiano per la storia della pietà», 19 (2006), pp. 7-49.

8 r. tacus, L’ archivio dell’Arciconfraternita della Madonna del Soccorso, S. Giuliano e Missioni. Inventario, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 3 (1979), pp. 395-420.

9 Presentazione, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 1 (1977), p. 7.

10 Premessa, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 3 (1979), p. 10.

11 Altrove scriveva: «La storia del Settecento romano è dunque la storia dove i veri protagonisti sono non soltanto i grandi e i potenti, ma i poveri e gli umili con la loro inquietante e massiccia presenza in tutte le espressioni della vita cittadina»: l. fiorani, Il secolo xVIII, in Riti cerimonie feste e vita di popolo nella Roma dei papi, Rocca San Casciano, Cappelli, 1970, p. 227.

12 m. benigni, La pastorale nelle borgate romane. Torpignattara tra il 1904 e il 1932, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 3 (1979), pp. 181-218.

13 Ricordo i lavori di i f turvasi, Le trattative per la «riconciliazione» di Romolo Murri in un documento di Giuseppe Fuschini e di g morello, Lettere di Antonietta Giacomelli a Egilberto Martire sul caso Murri, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 1 (1977), pp. 301-312 e 315-327 e di p. gaiotti de biase, La nascita dell’organizzazione cattolica femminile nelle lettere di Cristina Giustiniani Bandini al Toniolo, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 2 (1978), pp. 225-271.

14 l fiorani, Monache e monasteri romani nell’età del quietismo, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 1 (1977), pp. 63-111.

15 id., Astrologi, superstiziosi e devoti nella società romana dei Seicento, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 2 (1978), pp. 97- 162.

16 id., Religione e povertà. Il dibattito sul pauperismo a Roma tra Cinque e Seicento, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 3 (1979), pp. 43-131. Tra l’altro, in questo arti- servito soprattutto di fonti vaticane, ma agli autori ai quali aveva chiesto di collaborare, aveva suggerito di lavorare in archivi diversi e in particolare in quello del Vicariato. Ricordo il saggio di Carla Sbrana sugli stati delle anime del Cinquecento e Seicento17, quello di Teresa Sardelli sui processi del Tribunale del Cardinale Vicario sul buon costume nell’Ottocento18 , l’edizione di documenti riguardanti la mentalità teologica e scientifica sulla moda femminile nel secolo XVII curata da Fabriciano Ferrero19, l’edizione firmata da Jean Coste di un documento di grande rilevanza storica sulle missioni svolte nel 1703 nella campagna romana, conservato nella Biblioteca Vaticana, ma corredato di note sulle fonti vicariali 20 .

Viene da chiedersi, allora, quando Luigi cominciasse a frequentare l’Archivio Storico del Vicariato. Se guardiamo ai suoi scritti risaliamo al 1972, ad una rassegna di studi sul Settecento romano. Nel presentare il lavoro di Fabriciano Ferrero sull’eremitismo romano tra il XVIII e il XIX secolo21 affermava di condividere il parere dell’autore, che le principali fonti sugli eremiti nell’Urbe si trovassero proprio nell’Archivio diocesano. Anzi, rimproverava bonariamente a Ferrero di non conoscere il tomo 82 del fondo Segreteria intitolato Varie memorie, contenente notizie sugli eremiti: una fonte che evidentemente considerava importante 22. Va notato che il varo delle «Ricerche» avveniva cinque anni dopo e che in quella rassegna del 1972 Luigi mostrava di muoversi già con agio nell’Archivio diocesano di S. Giovanni in Laterano.

Vi è un altro aspetto, poi, che mi sembra di dover rilevare. Se per scrivere i suoi articoli Luigi ricorreva ai documenti dell’Archivio Segreto Vaticano, della Biblioteca Apostolica Vaticana, dell’Archivio di Stato e di altri grandi e piccoli colo, citava il tomo terzo del fondo Segreteria, nel quale aveva trovato fonti sui poveri e i «Raccordi per li religiosi che sono stati deputati alla visita de gli hospedali» (ff. 17-18v): un documento, che gli era utile per allargare la riflessione sull’assistenza religiosa prestata ai malati e soprattutto ai malati poveri ricoverati negli ospedali. archivi e biblioteche della città, è vero, anche, che le fonti del Vicariato gli consentivano di legare, più di altre, gli insegnamenti di don Giuseppe De Luca alle ricerche che intendeva compiere su Roma religiosa. Ricordo le lunghe conversazioni che tenevamo su questo argomento23 e ancora oggi leggo con piacere le sue parole su don Giuseppe De Luca, la cui erudizione non aveva avuto «altro significato se non quello di un ascolto interiore mai interrotto, mai distaccato da ciò che era stata la vicenda umana»24. Nella sostanza Luigi voleva recuperare il passato per legarlo al presente: aveva un’idea molto precisa di fare storia. Su questo concetto insisteva in varie occasioni e particolarmente a Grado nel 1991 durante un convegno dedicato al tema Ricerca storica e Chiesa locale in Italia. Risultati e prospettive 25. Dal suo punto di vista la ricerca delle fonti non era solo la manifestazione di una passione interiore, ma era il riflesso di un progetto ideale, che generava interesse per la verità storica, quella più nascosta e meno visibile. D’altra parte, non a caso nel quarto numero delle «Ricerche» uscivano saggi imbastiti su documenti diocesani, come quelli di Fiorenza Gemini sulla parrocchia di S. Lorenzo in Damaso nel Settecento26 e quello di Guerrino Pelliccia sulle scuole di catechismo e per fanciulle nel Seicento27, che seguivano alla tavola rotonda intitolata Nuove fonti per la storia religiosa di Roma alla quale partecipavano, tra gli altri, Eugenio Sonnino e Andrea Riccardi, che parlavano entrambi delle fonti vicariali. Sonnino interveniva sui registri parrocchiali come fonti di assoluta rilevanza per la storia demografica e Riccardi accennava alle fonti della diocesi per ricostruire aspetti e passaggi centrali della vita religiosa a Roma nell’età contemporanea. A quella tavola rotonda prendeva parte anche Arnaldo D’Addario con un contributo sugli archivi delle confraternite28: un argomento che Luigi seguiva da tempo e riguardo al quale stava guidando un’équipe di ricerca.

17 c sbrana, Le registrazioni degli stati delle anime nelle parrocchie romane tra Cinque e Seicento, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 1 (1977), pp. 41-62.

18 t. sardelli, I processi sul buon costume istruiti dal Tribunale del Vicariato di Roma nell’Ottocento, ibidem, pp. 113-171.

19 f. ferrero, Mentalità teologica e mentalità scientifica sulla moda femminile del secolo x VII, ibidem, pp. 231-256.

20 j coste, Missioni nell’Agro romano nella primavera del 1703, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 2 (1978), pp. 165-223.

21 f. ferrero, San Clemente Maria Hofbauer CSSR y el eremitismo romano del siglo x VIII y x Ix, «Spicilegium historicum Congregationis Ssmi Redemptoris», 1969, 2, pp. 225-353; (1970), 1, pp. 129-209; (1970), 2, pp. 330-370.

22 l fiorani, Settecento romano (rassegna di studi), «Studi romani», XX (1972), 4, p. 550.

23 Per avere un’idea della consistenza di queste sue opinioni si veda la voce che scriveva su Roma, in Dizionario degli Istituti di Perfezione, VII, Roma, Edizioni Paoline, 1984, coll. 1985-1990.

24 Intervento alla Tavola rotonda su Giuseppe De Luca sacerdote e scrittore, «Sociologia», XVI (1982), 2/3, p. 212.

25 l. fiorani, Storia religiosa di Roma. Note intorno a recenti esperienze di ricerca, in Ricerca storica e Chiesa locale in Italia. Risultati e prospettive, Atti del I x Convegno di Studio dell’Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa, Grado 9-13 settembre 1991, Roma, Dehoniane, 1995, p. 258.

26 f gemini, Aspetti sociali e religiosi della parrocchia di San Lorenzo in Damaso nel Settecento, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 4 (1980), pp. 149-174.

27 g. pelliccia, Scuole di catechismo e scuole rionali per fanciulle nella Roma del Seicento, ibidem, pp. 237-268.

28 Tavola rotonda sulle Nuove fonti per la storia religiosa di Roma, ibidem, pp. 13-52.

I risultati dello scavo archivistico che alcuni anni prima aveva avviato non tardavano ad uscire. Se il quinto volume delle «Ricerche», infatti, raccoglieva saggi «in vista di una ricerca complessiva sulla religione nelle confraternite romane»29, il sesto presentava il censimento degli archivi delle confraternite che erano stati individuati nella città, conservati in sedi maggiori e minori, compresi quelli custoditi nell’Archivio Storico del Vicariato di Roma 30. La passione che Luigi metteva in questo lavoro trovava la sua diretta espressione in un articolo che pubblicava nella rivista «Archiva Ecclesiae»31, nel quale spiegava che non si trattava di provvedere ad un «riordino complessivo degli archivi ecclesiastici, cosa del resto auspicabilissima e in molti casi urgentemente reclamata dalla precarietà di molte raccolte documentarie», ma di valorizzare una «logica conseguenza di un programma di ricerche sulla storia religiosa» elaborato «sulla base di una comune esigenza nella quale varie sollecitazioni erano venute a confluire, non ultima la grande lezione di don Giuseppe De Luca». Coglieva, in sostanza, l’esigenza di un progetto di tutela e di utilizzazione delle fonti. Per questo organizzava riunioni all’Archivio del Vicariato per far nascere la commissione diocesana per gli archivi: proposta che trovava la sua realizzazione poco più tardi, per volontà del cardinale Ugo Poletti, mediante decreto del 10 maggio 198332. Alla commissione costituita da esperti di diritto e di archivistica spettava il compito di censire gli archivi delle parrocchie, dei conventi, dei movimenti ecclesiali e delle pie associazioni 33 . Ricordo di aver preparato centinaia di schede contenenti denominazioni di istituti e indirizzi. Volevamo raggiungere archivi grandi e piccoli di enti del passato e del presente per assicurarli a tutela. L’ impresa era entusiasmante, ma anche troppo ambiziosa e presto ci accorgevamo che non potevamo portarla a termine. Seppure Luigi veniva dal successo del censimento degli archivi delle confraternite, il nuovo progetto richiedeva tempi e disponibilità che non avevamo. Vorrei rammentare le parole che scriveva sul senso di quel lavoro, ossia che «scoprire e inventariare un archivio non era solo dare voce a una massa informe di carte, ma significava far emergere una realtà, dare voce a una storia spesso ignota o appena avvertita»34. Nelle intenzioni di Luigi si trattava di formare «una sorta di laboratorio in cui formulare ipotesi, individuare metodi e campi di lavoro». Se la preferenza era «per una storia non altisonante, per una storia degli umili e degli emarginati che non avevano parlato nei grandi discorsi e nelle grandi storie, ma che invece avevano spesso lasciato traccia del loro passaggio nelle monotone carte di un archivio», allora s’imponevano il censimento e la descrizione delle fonti, in grado di rispondere alle domande di una nuova storiografia. Con questi propositi elaborava le tipologie degli inventari da pubblicare nelle «Ricerche». Le descrizioni richiedevano pochi elementi essenziali: numeri di segnatura, titoli, datazioni, consistenza, formati e qualche rapido dato sui contenuti dove era possibile darlo. Nell’Archivio Storico del Vicariato gli inventari compilati con questa metodologia e poi pubblicati, sono consultati e apprezzati ancora oggi. Ricordo, tra gli altri, quello del fondo dell’Arciconfraternita di S. Maria dell’Orazione e Morte curato da Maria Chiabò e Luciana Roberti 35, ma segnalo anche l’apprezzamento degli studiosi per le 49 schede su 130 pubblicate nel citato repertorio riguardanti gli archivi delle confraternite conservati proprio in quell’Archivio. Luigi osservava: «ci sembra che il servizio offerto, sia con la rassegna storiografica, sia con l’ampia sezione archivistica, abbia non solo la possibilità di venire incontro alle domande poste dalle nuove ricerche, ma di farne emergere tante altre, aprendo così la via a una conoscenza più diretta, più interna ai fenomeni che hanno segnato in profondità e in larghezza intere pagine della nostra storia locale e contribuito in maniera determinante alla formazione dei comportamenti e della mentalità religiosa». Auspicava, in altri termini, nuovi sviluppi di ricerca e mi sembra di poter dire che, in effetti, quei fenomeni, quei comportamenti e quelle mentalità a cui accennava, riconducevano a temi ancora da affrontare, tra i quali non poteva mancare quello del clero impegnato nel ministero pastorale, nella predicazione, nell’amministrazione dei sacramenti e nelle opere di carità. Luigi decideva, non a caso, di dedicare il numero settimo delle «Ricerche» proprio alla storia del prete romano dall’età postridentina alla metà del Novecento. Nel suo saggio affrontava aspetti centrali della vita degli ecclesiastici, come la pietà, la cultura e la missione36 , si soffermava sulla riorganizzazione della diocesi dopo il Tridentino sulla base dello «spoglio degli atti ufficiali conservati nell’importante fondo Segreteria dell’Archivio del Vicariato»37, esaminava i dati delle listae status animarum, che per lui, come per altri studiosi, costituivano «le fonti principali per lo studio della popolazione romana nelle sue diverse componenti dalla fine del Cinquecento al 1870»38 . In qualità di responsabile di redazione dava spazio ad altri contributi imbastiti sui documenti del Vicariato, come quelli di Michele Manzo sul prete romano tra la missione del 1958 e il sinodo del 196039 e quello di Fortunato Iozzelli sul drammatico memoriale di mons. Domenico Jacobini sulle «ombre» scese sui preti romani disorientati e intimiditi dal potere politico all’indomani dell’unificazione 40. A quel settimo numero partecipavo anch’io con un repertorio di fonti sul Pontificio Seminario Romano Maggiore e a questo proposito mi tornano in mente i suoi numerosi e preziosi consigli mentre procedevo nel mio lavoro 41 .

29 l. fiorani, L’ esperienza religiosa nelle confraternite romane tra Cinque e Seicento, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 5 (1984), p. 173. Segnalo che in v paglia, Le confraternite e i problemi della morte a Roma nel Sei-Settecento, pp. 197-220, sono citate molte fonti dell’Archivio diocesano.

30 Cfr. il Repertorio degli archivi delle confraternite romane, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 6 (1985), pp. 175-430.

31 l. fiorani, Inventari di fondi archivistici per la storia religiosa di Roma, «Archiva Ecclesiae», XXVI-XXVII (1983-1984), pp. 193-207.

32 Cfr. «Rivista diocesana di Roma», 1983, 3, p. 630.

33 Cfr. d rocciolo, Commissione diocesana per salvare gli archivi ecclesiastici, «Avvenire», 30 ottobre 1983, p. 23. La commissione era composta da mons. Pietro Garlato (presidente), Luigi Fiorani (segretario), Giulio Battelli, Germano Gualdo, Arnaldo D’Addario, mons. Agostino De Angelis, mons. Gabriele Crognale e padre Diego Beggiao. Alle riunioni ero presente anch’io in qualità di uditore.

34 fiorani, Inventari di fondi archivistici, p. 196.

35 m. chiabò – l. roberti, L’ Arciconfraternita di S. Maria dell’Orazione e Morte. Inventario dell’archivio, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 6 (1985), pp. 109-174.

Ritengo che la pubblicazione di quel numero monografico lo portasse a interessarsi più da vicino alla storia contemporanea. Si spiegherebbe in tal modo la scelta di affrontare la controversia modernista, che «aveva lacerato le coscienze, disorientato le istituzioni ecclesiastiche, diviso l’opinione pubblica di ogni tendenza». Il numero ottavo, dedicato al modernismo, usciva nel 1990. Nel suo saggio citava molte fonti del Vicariato per parlare di Ernesto Buonaiuti, del Seminario Romano, di Giovanni Genocchi, della reazione antimodernista e della linea adottata dai cardinali vicari Lucido Parocchi, Pietro Respighi e Basilio Pompili42. La consultazione del fondo Imprimatur e di altre carte correlate, gli consentiva di affermare che presso l’Archivio generale del Vicariato (oggi nell’Archivio Storico) aveva attinto utili materiali nelle diverse serie di documenti della Segreteria e dell’Ufficio II (disciplina del clero e del popolo cristiano) ordinati per materia; vi aveva trovato numerosi documenti, lettere di assistenti, statuti, relazioni, verbali, riguardanti le diverse organizzazioni laicali e l’Azione Cattolica tra il primo Novecento e il 193243. Questa documentazione gli dava modo di riflettere sul ministero universale del Papa strettamente associato a quello di pastore e di vescovo della Chiesa locale, perché –sottolineava durante un convegno – il Papa è tale in quanto radicato nella comunità cristiana di Roma, succedendo a Pietro che l’aveva fondata e consacrata con il suo sangue 44 .

36 l fiorani, Identità e crisi del prete romano tra Sei e Settecento, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 7 (1988), pp. 135-212.

37 Ibidem, p. 138.

38 Ibidem, p. 139. Sulle listae status animarum cfr. e. sonnino, Le registrazioni di stato a Roma tra il 1550 e il 1650: gli stati delle anime e le «liste» di stati delle anime, in Fonti della demografia storica in Italia. Atti del seminario, 1971-1972, a cura del Comitato Italiano per la Demografia Storica, I/I, Roma, Cisp, 1974, pp. 171-200.

39 m manzo, Il prete romano tra la missione del 1958 e il sinodo del 1960, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 7 (1988), pp. 251- 286.

40 f. iozzelli, Una relazione di Domenico Jacobini sulla riforma del clero romano dopo il 1870, ibidem, pp. 331-386.

41 d. rocciolo, Fonti per la storia del Seminario Romano, ibidem, pp. 389-469.

42 l fiorani, Modernismo romano, 1900-1922, ibidem, 8 (1990), pp. 75-170.

Quello del Papa come pastore della Chiesa universale e come vescovo della Chiesa particolare era un tema al quale desiderava dedicarsi. Le sue ricerche lo riconducevano alle fratture politiche e religiose della fine del Settecento. Prendeva l’occasione del bicentenario della Rivoluzione francese per riportare le «Ricerche» ad un contesto di età moderna. Nel numero nove intitolato «Deboli progressi della filosofia». Rivoluzione e religione a Roma, 1789-1799 proponeva una rilettura delle posizioni del clero e del Vicariato, ma soprattutto dell’atteggiamento e delle decisioni del Papa45. I documenti dell’Archivio del Vicariato lo interessavano perché mettevano in evidenza la crisi e il malessere di una città turbata, fedele a Pio VI, ma lacerata dall’occupazione straniera. Cercava di interpretare i significati delle grandi processioni volute da Papa Braschi, dei miracoli mariani del 1796, dei sussulti della coscienza collettiva, dei contrasti tra i sostenitori delle istanze rivoluzionarie e delle istituzioni ecclesiastiche. Si soffermava a descrivere le «sante e pacifiche armi» del Papa, ossia la preghiera e la devozione di fronte alla rivoluzione. Nella premessa al volume spiegava le ragioni della pubblicazione di un dossier di documenti del Vicariato per «riaprire il discorso sul versante religioso dell’età rivoluzionaria, sul vissuto devoto e popolare, al di fuori della prospettiva centrale, ma ormai piuttosto logora, del conflitto tra lo Stato e la Chiesa» 46 . Il repertorio di fonti che mi chiedeva doveva offrire «un preciso servizio per ricostruire la storia della Chiesa locale e in fin dei conti una parte non piccola della storia della città nell’ultimo Settecento». Nella sezione documenti e inventari uscivano due miei contributi: uno dedicato, appunto, ai documenti dell’Archivio diocesano sulla vita religiosa prima e durante la Repubblica romana e l’altro sulle fonti conservate nel medesimo Archivio, per gli anni 1798-179947.

43 Ibidem, p. 428.

44 id , Un vescovo e la sua diocesi. Pio xI, «primo pastore e parroco» di Roma, in Achille Ratti, Pape Pie xI, Actes du colloque, Rome, 15-18 mars 1989, Rome, École française, 1996, p. 423.

45 id., Città religiosa e città rivoluzionaria (1789-1799), «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 9 (1992), pp. 65-154.

46 Ibidem, p. 11.

Con la pubblicazione di quel volume ritenevo che il tema dei rapporti Chiesa-Rivoluzione fosse ormai fuori dai suoi programmi per le «Ricerche». Invece, dopo aver dedicato nel 1998 il numero dieci alle conversioni e alle strategie di conversione a Roma nell’età moderna48 , nel 2006 usciva il numero undici contenente gli atti di un seminario su Roma religiosa nell’età rivoluzionaria che avevamo organizzato all’Istituto Luigi Sturzo nel 1999. L’ iniziativa presentava nuovi approcci alla teologia e alla politica religiosa, alle istituzioni ecclesiastiche, alla società religiosa e alle fonti del periodo rivoluzionario. Ricordo che in quella circostanza e presumibilmente sull’onda dell’entusiasmo per l’esito del seminario, Luigi mi parlava della sua intenzione di fondare un istituto di studi storico-religiosi su Roma proprio nell’Archivio storico diocesano.

Chiudo questo mio intervento ricordando la sua fermezza nel voler dedicare il numero dodici delle «Ricerche» al tema Chiesa, mondo cattolico e società civile durante la Resistenza. Con tenacia raccoglieva testimonianze sulla tragedia della guerra49. Mi chiedeva di pubblicare un contributo sulle fonti del Vicariato ed io volentieri accoglievo il suo invito trascrivendo le pagine del bollettino Vita parrocchiale stampato dalla Pontificia Opera per la Preservazione della Fede e della Provvista di Nuove Chiese in Roma nei mesi di occupazione tedesca, tra il settembre 1943 e il giugno 194450. Con questo volume e il suo saggio su Roma, città aperta, Luigi esprimeva tutto il suo ripudio per la violenza e per ogni comportamento che calpestasse la persona umana 51. Non intendeva fermarsi con gli studi, anzi raccoglieva documenti per un nuovo numero, che voleva intitolare Chiesa e fascismo a Roma negli anni Trenta52 .

47 d. rocciolo, Documenti sulla vita religiosa prima e durante la Repubblica romana e id., Le fonti dell’Archivio Storico del Vicariato sulla Repubblica romana (1798-1799). Repertorio e indici, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 9 (1992), pp. 383-448 e 451-514. Luigi aveva parzialmente utilizzato quelle fonti in occasione di un colloquio a Chantilly nel 1986 dedicato alle pratiche religiose nell’Europa rivoluzionaria e poi nel convegno che aveva organizzato all’Istituto Luigi Sturzo nel 1990 sulla rivoluzione nello Stato della Chiesa, cfr. l. fiorani, Note sulla crisi religiosa a Roma durante la Repubblica giacobina (1798-1799), in Pratiques religieuses dans l’Europe révolutionnaire (1770-1820), Actes du colloque, Chantilly 27-29 novembre, réunis par p. lerou et r. dartevelle sous la direction de b. plongeron, Turnhout, Brepols, 1988, pp. 112-122 e id , Aspetti della crisi religiosa a Roma durante la Repubblica giacobina, in La Rivoluzione nello Stato della Chiesa 1789-1799, a cura di l fiorani, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 1997, pp. 253-297.

48 Nel volume venivano pubblicati saggi sul passaggio di ebrei, musulmani e cristiani non cattolici alla Chiesa romana, sulle missioni e sui catechismi nel Settecento, in certa misura impostati sulle fonti del Vicariato. Mi riferisco ai contributi di m. procaccia, «Bona voglia» e «modica coactio». Conversioni di ebrei a Roma nel secolo x VI, di c canonici, Condizioni ambientali e battesimo degli ebrei romani nel Seicento e Settecento, di m cattaneo, Per una religione convertita. Devozioni, missioni e catechismi nella Roma del Settecento, dello stesso l. fiorani, Verso la nuova città. Conversione e conversionismo a Roma nel CinqueSeicento, nonché ai miei Documenti sui catecumeni e neofiti a Roma nel Seicento e Settecento e L’ archivio della Pia Casa dei Catecumeni e Neofiti di Roma, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 10 (1998), pp. 207-234; 235-271; 273-310; 91-186; 391- 452 e 545- 582.

49 l. fiorani, Roma, città aperta, 1943-1944, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», 12 (2009), pp. 23-104.

50 d rocciolo, Le parrocchie di Roma e la guerra. Pagine del bollettino “Vita parrocchiale”. Settembre 1943-giugno 1944, ibidem, pp. 467-507.

51 Come ha sottolineato V. Paglia, Ricordo dello storico Luigi Fiorani. Roma città chiusa alla violenza, «L’ Osservatore romano», 25 aprile 2010, p. 4.

52 Il volume è in preparazione e presto vedrà la luce. Conterrà l’abbozzo di testo che Luigi ci ha lasciato.

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