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HOT SPOT: PROBLEMI E PROPOSTE DI GESTIONE DEI FLUSSI
Corriere del Trentino | 21 aprile 2022
p. 3, segue dalla prima
Limiti ai turisti, gli albergatori ora frenano
di Angelucci, Dongilli
Bolzano ha aperto a forme di contingentamento, Trento è rimasto più cauto. Questo sul piano politico, nel dibattito aperto dall’incidente di Braies. Sul piano delle categorie invece gli albergatori sembrano concordi. L’«overtourism» è un problema di pochi.
«Accessi ridotti inutili. Servono regole e istruzione Come? Social, app e scuole»
Annalia Dongilli TRENTO Niente restrizioni o contingentamenti. Per il presidente degli albergatori trentini Gianni Battaiola non è questa la risposta corretta da dare all’indomani degli incidenti a raffica sul lago di Braies, attraversato da turisti che hanno rischiato di annegare sotto il fragile strato di ghiaccio. La via è quella della formazione e dell’informazione. Presidente, gli incidenti sul lago di Braies hanno aperto un dibattito sulla fruizione della montagna: meglio ridurre il numero di turisti in quota, come caldeggiato da Messner e dal Cai di Bolzano? «Io penso ci voglia il rispetto delle regole. Non credo che quanto accaduto a Braies e il contingentamento siano aspetti correlati». Beh, se si consente l’accesso soltanto a piedi secondo il presidente del Cai chi va in montagna solo per un selfie potrebbe desistere... «Io credo che un cartello ci fosse e che comunque una persona di media cultura potesse capire che non è cosa da fare. Per questo credo sia più questione di informazione ed educazione». Qualcuno ha detto che i cartelli non erano chiari. «Si può lavorare anche su questo, per una cartellonistica più chiara e diffusa. Considerato che negli ultimi anni molte persone si sono avvicinate alla montagna, anche per la questione pandemica, è chiaro che la platea di chi la affronta con inesperienza è cresciuta e vale dunque la pena spiegare le regole ai nostri ospiti. Abbiamo lavorato e lavoriamo per incrementare il lavoro della montagna e per allungare le stagioni, non avrebbe senso introdurre dei divieti e generare allarmismo. Certo è che anche allungare la stagione fa sì che la montagna venga fruita in periodi, come la primavera, in cui la stessa presenta qualche criticità in più che va dunque spiegata». E come presidente? Come fare formazione alla montagna? «Si può cominciare dalle scuole: un tempo i parchi nazionali, come quello dello Stelvio, andavano nelle classi a spiegare ai ragazzi cosa si fa in montagna e come ci si comporta. E poi si torna ancora alla questione del turismo professionale: si potrebbe stilare un vademecum per chi va in montagna, da distribuire negli uffici informazioni, attraverso le strutture recettive, sui social come tik tok ad esempio o anche avvalendosi di qualche influencer. Dobbiamo far appassionare le persone ed educarle in modo professionale, facendo formazione. Del resto non togliamo i coltelli dal mercato solo perché tagliano». Come albergatori siete pronti mi pare di capire a fare la vostra parte? «Certo, noi siamo inclusivi e accoglienti. Possiamo informare l’ospite quando prenota e magari provare, è ancora un’idea soltanto, a gestire e canalizzare i flussi attraverso la nuova app Mio Trentino: per evitare affollamento e code si potrebbero monitorare i luoghi più affollati in un determinato momento e consigliare all’ospite di conseguenza quelli più accessibili. Anche se sono convinto che i numeri un po’ si regoleranno da soli». Ma se un turista vuole andare a Braies difficile farlo desistere vista la notorietà raggiunta. «Beh è stata anche una scelta quella fatta su Braies. Non la giudico, sia chiaro; noi cerchiamo di targhetizzare il più possibile e promuovere tutto il territorio che ha un’offerta ampia. Ci sono talmente tanti spazi e possibilità. Lo spirito con cui si affrontano questi temi deve sempre essere propositivo».
«Due o tre località hanno problemi di affollamento. Solo lì è giusto intervenire»
Marco Angelucci BOLZANO Ragioniamo di come rendere il turismo più sostenibile ma non parliamo di numero chiuso. Helmuth Tauber è l’uomo di raccordo tra il turismo e la politica: gestore dell’albergo di famiglia a Velturno è l’uomo che l’Hgv ha piazzato in tutte le istituzioni strategiche: dalla
Camera di commercio fino a Idm. Con l’obiettivo di far sentire la voce del turismo che «non può essere considerato la radice di tutti i mali». Tauber: gli incidenti di Braies hanno riacceso il dibattito sul turismo di massa in montagna. Secondo lei è giusto iniziare a parlare di limitazioni per il numero di turisti? «Non si può dire che in Alto Adige ci sono troppi turisti ovunque. Piuttosto ci sono alcuni hotspot che dobbiamo capire meglio come gestire. Il lago di Braies, le Odle. Poi dipende anche dal periodo: adesso c’è stata Pasqua e abbiamo avuto un picco. Poi la situazione si calmerà». Il punto è che con così tanti turisti ce ne sono molti che sono impreparati ad affrontare la montagna. Come si può intervenire? «Chi viene in vacanza deve anche mostrare responsabilità: per andare in montagna bisogna avere l’attrezzatura giusta, le scarpe giuste. In questa stagione anche guanti e una giacca adeguata altrimenti mi congelo. Se vado su un lago ghiacciato e tutti mi dicono che è vietato, poi non posso prendermela con altri. Purtroppo si cerca sempre un altro su cui scaricare le responsabilità: ma se mi ferisco tagliando l’insalata non posso prendermela con il ristorante che mi ha messo il coltello sul tavolo». Ma cosa si può fare di più in tema di educazione? «L’Alto Adige fa già tantissimo. Ogni consorzio offre uscite guidate quasi giornaliere con guide esperte, in ogni hotel ci sono mappe e depliant informativi. Il problema è che tantissimi vedono la foto di un lago o di una montagna e vogliono andarci. Ma se io non so nuotare non mi butto nel mare, lo stesso discorso vale per la montagna. Prima di andare bisogna informarsi». Ridurre gli accessi alle auto private potrebbe aiutare? «Ormai c’è un sistema di gestione abbastanza consolidato in molte località. Quando viene raggiunto un certo numero di auto si fermano le macchine all’inizio della valle. Ma il traffico non è un problema solo del turismo. Ci sono i pendolari, gli artigiani, i fornitori. Non si può incolpare il turismo di tutti i mali». Converrà che il turismo di massa mordi e fuggi però è un problema... «Questo certamente. Ed è proprio per questo che è in corso un confronto con l’assessorato per arrivare a sviluppare un nuovo sistema di turismo più sostenibile: il concetto dovrebbe essere pronto entro l’estate. Ma direi che il settore è già molto attento a questa tematica: abbiamo 10mila strutture la maggior parte sono piccole, con 30 o 40 stanze. Si utilizzano prodotti dell’agricoltura locale, energie rinnovabili. I problemi semmai sono altri» Quali? «Uno su tutti le seconde case che spesso vengono poi affittare su Air Bns. Su questo turismo non c’è alcun controllo. Gli alberghi offrono la guest card che consente di accedere al trasporto pubblico ed escursioni guidate. Chi arriva in appartamento non sappiamo come si muove: e le strutture sono cresciute tantissimo negli ultimi anni. Erano poche centinaia, oggi sono più di tremila».
Corriere del Trentino | 21 aprile 2022
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Braies, dopo gli incidenti giro di vite sui controlli Schuler schiera i forestali: «Ci assicureremo che il divieto di inoltrarsi sul ghiaccio sia rispettato»
Alan Conti BOLZANO Al Lago di Braies è in vigore una specifica ordinanza comunale che vieta di camminare sulla superficie ghiacciata, eppure i cartelli sono tutti di pericolo ma non di obbligo. Triangolari e non tondi. Di fatto sottolineano come «l’eventuale accesso avvenga a proprio rischio» senza chiarire letteralmente che non è proprio possibile farlo anche assumendosene le responsabilità. Una differenza (come sostenuto nella lettera inviata da un turista lombardo al sindaco) che potrebbe aver contribuito a quanto accaduto a Pasqua e Pasquetta con decine di turisti a passeggiare sul fragile strato di ghiaccio che si è spezzato in 14 occasioni. Due gli elementi oggettivi: lo strato sottile del ghiaccio sul lago era visibile a occhio nudo e le persone che hanno deciso di incamminarsi oltre la riva sono state davvero tante. Molte con bambini piccoli come peraltro dimostra l’incidente della famiglia milanese con il piccolo di quattro mesi (sviluppi giudiziari a carico dei genitori sembrano improbabili, anche se sull’incidente è stato aperto un fascicolo). Il pericolo, dunque, non è stato percepito come tale. «Che dire — risponde con un filo di esasperazione il sindaco di Braies Friedrich Mittermair —. Si possono anche installare dei cartelli specifici di divieto, ma se uno poi li sposta ed entra lo stesso per ammirare il panorama dal centro del lago cambia poco. Persone che passeggiano con i tacchi e la gonna su una lastra di pochi centimetri devono capirlo anche da soli che il pericolo è consistente. Oltre a questo c’era un’ordinanza e pure un precedente recentissimo: è anche questione di essere informati». Ieri, comunque, il primo cittadino ha avuto una videoconferenza con i vertici della questura e delle forze dell’ordine ma nulla può essere rivelato. «Non sono autorizzato a riferire cosa ci siamo detti e quali decisioni abbiamo preso. Posso solo dire che spero in un disgelo veloce e definitivo». Potrebbe accadere ma il prossimo autunno o inverno ecco che il problema tornerà a galla. Come il ghiaccio. Si
ragiona, dunque, sull’adozione di accessi a numero chiuso per tutto l’anno e non solo durante l’estate. Mittermair su questo tema, a differenza dell’assessore provinciale Arnold Schuler, è piuttosto freddo. «Abbiamo già adottato questa misura per la primavera e l’estate. Negli altri mesi dobbiamo anche pensare alle persone che hanno bisogno di accedere o passare per lavorare». Sul tema torna anche l’assessore alla protezione civile e al turismo Arnold Schuler, che esorta alla responsabilità personale sottolinea come «il Corpo forestale ora assicurerà che questo divieto venga rispettato e che le violazioni siano punite».
Corriere delle Alpi | 26 aprile 2022
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Basta “overtourism”
L'intervista Francesco Dal Mas Sulle Dolomiti come a Venezia. Con la prenotazione, almeno per i siti e i sentieri più frequentati. Dalle Tre Cime al Piz Boè, passando per il lago Sorapis, ma senza dimenticare i passi, dal Giau al Falzarego. Mara Nemela, direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, con sede a Cortina, non ha dubbi che Bisogna ripetere sul territorio l'esperienza in corso da qualche anno nella valle di Braies, dove la prenotazione è obbligatoria per salire al lago e, di conseguenza, anche per pranzare. Il 2 maggio se ne parlerà in una seduta del Cda della Fondazione a Trento. Si preannuncia una stagione d'alta montagna di ripartenza. Già l'anno scorso i rifugi alpini si sono trovati in difficoltà. Quali sono le precauzioni suggerite da Fondazione Dolomiti Unesco per un accesso sostenibile?«La scorsa estate abbiamo osservato un acutizzarsi dei fenomeni di "overtourism", ovvero di eccesso e congestionamento, in vari "hotspot" dell'area dolomitica. Questi fenomeni sono concentrati in alcune zone, e non rappresentano tutto il sistema delle Dolomiti, ma preoccupano perché comportano un impatto difficilmente sostenibile sul Patrimonio Mondiale Unesco».Addirittura. Siamo davvero a questo punto?«L'eccesso di flussi turistici pregiudica la qualità dell'esperienza di visita e, dagli studi che abbiamo commissionato, non comporta neppure un incremento proporzionale di redditività per le comunità locali perché generato da visitatori "mordi e fuggi". Il fenomeno si accompagna spesso a una scarsa conoscenza del contesto ambientale determinando notevoli problemi anche per la sicurezza».L'estate scorsa ci sono stati rifugi che hanno dovuto ricorrere alla quarta turnazione per i pranzi.«Appunto. Le difficoltà sperimentate da vari rifugi nel riuscire a garantire un servizio nei periodi di punta sono la punta dell'iceberg di questo fenomeno complesso. La Fondazione sta agendo su più livelli e con più soggetti: per collaborare e sensibilizzare».Restrizioni non ne potete introdurre?«Da sola la Fondazione non può fare nulla: serve lavorare insieme agli operatori turistici e lavorare insieme ai diversi territori. Le Dolomiti non sono un sistema chiuso e bisogna incentivare il confronto e la cooperazione. E poi bisogna sensibilizzare: i divieti e le restrizioni non sono sufficienti se non vi è una crescita culturale».Quindi non escludete divieti e restrizioni.«Ma non dipendono direttamente da noi. Cruciale è il ruolo della comunicazione e per questo stiamo lanciando una campagna sui canali social in collaborazione con i gestori dei rifugi delle aree cuore del Patrimonio per sollecitare una frequentazione più consapevole della montagna».Se Venezia ha deciso di introdurre la prenotazione obbligatoria, la Fondazione Dolomiti Unesco già da anni ha individuato possibili misure di contenimento degli accessi ai passi. Come e quando si procederà nell'implementazione? Su certi percorsi superaffollati è possibile arrivare al numero chiuso o quanto meno alla prenotazione? «Il paragone fra Venezia e le Dolomiti è molto calzante. Bisogna altresì riconoscere che le due realtà sono molto diverse. Venezia ha un sistema di accessi molto più semplice rispetto alle Dolomiti, così come risulta molto più semplice il coordinamento delle amministrazioni di riferimento. La Fondazione ha sempre favorito un approfondimento sul tema del contingentamento, tuttavia, non è un ente con poteri amministrativi e gestionali sul territorio dolomitico».Chi deve decidere eventuali prenotazioni, eventuali misure di contenimento, il numero chiuso?«Eventuali misure sono prerogativa delle Province e delle Regioni, secondo i rispettivi indirizzi normativi, mentre la Fondazione può svolgere un ruolo di coordinamento per l'armonizzazione delle politiche di gestione. Per quanto riguarda la regolamentazione del traffico sui passi, i poteri gestionali degli enti che fanno riferimento alla Fondazione (Province e Regioni) non sono comunque sufficienti a introdurre limitazioni».I passi dolomitici, quindi, resteranno aperti agli assalti ferragostani?«Sono in atto varie iniziative di studio e monitoraggio, così come sono aperti vari canali di dialogo con l'amministrazione statale per valutare come disciplinare e regolamentare la questione da un punto di vista giuridico. Il 2 maggio il Consiglio di amministrazione della Fondazione si incontrerà a Trento per fare il punto della situazione. Va detto, però, che l'introduzione di chiusure e restrizioni su strade di collegamento così importanti è soggetta a iter estremamente complessi, e presenta importanti difficoltà gestionali. Diverso è il caso di ambiti circoscritti e localizzati, dove amministrazioni locali, parchi e soggetti turistici possono ricercare soluzioni per ottimizzare gli accessi».Quindi sono le Province ed i Comuni che possono introdurre il numero chiuso?«La Valle di Braies, ad esempio, è raggiungibile solo mediante mezzi pubblici, a piedi, in bici o su presentazione di parcheggio o di un permesso di transito valido. È attivo un sistema di prenotazione che coinvolge anche i servizi di ristorazione. Non è semplice esportare questo sistema altrove, tuttavia la Fondazione può favorire uno scambio e una collaborazione per valorizzare queste buone pratiche anche su altri territori. Mi preme comunque ricordare che non tutto il territorio dolomitico soffre di questi fenomeni di sovraffollamento. Ci sono molte vallate dove il sistema turistico non è sufficiente a garantire
prosperità al territorio, e l'assenza di servizi, la distanza dai luoghi di lavoro, le difficoltà infrastrutturali stanno incentivando fenomeni di spopolamento e abbandono».Lei fa capire che bisogna riequilibrare i flussi tra i territori dolomitici.«Proprio così. Il riconoscimento Unesco può favorire un maggior equilibrio dei flussi e orientare questi ambiti verso forme di sviluppo turistico alternativi. Molti progetti della Fondazione vanno in questa direzione: la creazione di supporti informativi per comprendere la geologia delle Dolomiti avviata con il progetto "Geotrail" ha lo scopo di suggerire nuovi itinerari e suscitare più attenzione e consapevolezza nei turisti, valorizzando ambienti meno noti e ricchi di valori ambientali. Anche i progetti avviati con i musei mirano alla promozione di valori che spesso vengono trascurati». --© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 27 aprile 2022
p. 17
Escursionismo su prenotazione? Il modello Braies per le Tre Cime
Francesco Dal Mas AURONZO Il numero chiuso, sulle Dolomiti, c'è già. Da anni la strada delle Tre Cime viene chiusa, all'ingresso vicino al lago Antorno, quando i parcheggi a monte, nei pressi del rifugio Auronzo, si riempiono di macchine (almeno 700). A valle gli automobilisti sono costretti ad attendere ore fino a che non si libera qualche posto. Anche l'estate scorse si sono formate lunghe code, con proteste al seguito. «Bene, noi abbiamo già affidato a un tecnico lo studio di un sistema di prenotazioni», annuncia il sindaco di Auronzo, Tatiana Pais becher, «sull'esempio di Braies».È la prima risposta a Mara Nemela, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco, che in un'intervista a 'Il Corriere delle Alpi' ha sollecitato gli enti amministrativi di competenza a ricorrere a qualche forma di programmazione degli accessi ai siti o ai percorsi dove l'overturism, fa già sentire i suoi effetti negativi.Non solo a ferragosto ma anche in settembre e perfino a ottobre, l'anno scorso, è accaduto che i parcheggi alle Tre Cime segnassero il tutto esaurito fin dalle 9 del mattino. Immaginatevi cosa significa aspettare due o tre ore in coda. «Abbiamo dunque affidato a un esperto la progettazione di un sistema di prenotazione, da avviare la prossima estate, magari da luglio, quando c'è il pieno, anche se la strada verrà aperta ancora a maggio (l'ultima decade, probabilmente)», spiega Pais Becher. Tutto è già pronto. Anche il nuovo casello d'entrata è attrezzato per il servizio informatico. Ma c'è un problema. Il sistema per funzionare al meglio ha bisogno di collegarsi alla banda larga, che non esiste. Ci siamo pertanto rivolti a Open Fiber, che ci darà presto una risposta. Pare che la linea arrivi, al momento, fino all'incrocio tra la strada del passo Tre Croci e quella che sale da Auronzo. Si tratta di farla proseguire per Misurina (dove sono pronti ad allacciarsi anche gli alberghi e i ristoranti) e quindi verso le Tre Cime». Nell'attesa, ecco un'altra buona notizia. L'Enel interrerà nei prossimi mesi la linea elettrica dal lago Antorno fino a Malga Rin Bianco. E lo scavo sarà dimensionato per ospitare anche il collegamento in banda larga. Il modello che il sindaco Pais Becher vorrebbe concretizzare è quello della valle di Braies e che viene suggerito anche dalla direttrice Nemela. Dal 10 luglio al 10 settembre 2021, la valle di Braies è stata raggiungibile l'anno scorso - e l'esperienza si ripeterà quest'estate - solo mediante mezzi pubblici, a piedi, in bici o su presentazione di una prenotazione di parcheggio o di un permesso di transito valido. Ogni giorno dalle 9.30 alle 16. Per usufruire della navetta è richiesta, appunto, la prenotazione con pagamento online, dove si può prenotare anche il parcheggio, se si viaggia con l'auto privata, ed il ristorante. «Qualcosa di simile, per tutta l'area di Misurina, vorremmo realizzarla anche noi, magari dopo la sperimentazione per le Tre Cime», anticipa Pais Becher. «Evidentemente dobbiamo parlarne con gli operatori, ma li so favorevoli».Il prezzo del biglietto a Braies era di 5 a tratta per adulto (3 a bambino, gratis fino ai 6 anni), 10 andata+ritorno. Un'auto che sale al rifugio Auronzo paga un ticket di 24 euro, con alcune variazioni. Ma, attenzione, dall'Alta val Pusteria nell'estate del 2021 era possibile prenotare il passaggio in autobus non solo a Braies e a Prato Piazza, ma anche alle Tre Cime. Attraverso Misurina. Il tutto mediante una piattaforma.Dal pedaggio sulla strada della "Trinità" le casse di Auronzo introitano circa un milione e mezzo l'anno. «Al momento non è fattibile fermare le auto a valle e salire attraverso una navetta, sia perché », come spiegano in Comune, «non ci sono aree di sosta organizzate a Misurina, ma soprattutto perché rinunciare all'introito non è proponibile». --© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 27 aprile 2022
p. 17
Ok ai numeri chiusi, «ma servono incentivi a chi soggiorna»
Le reazioni
Prenotare le Dolomiti come accadrà a Venezia? L'idea abbozzata da Mara Nemela, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco, piace agli amministratori. E agli operatori turistici. Che, anzi, rilanciano: non basta la prenotazione, ma perché non accompagnarla con una card di servizi? Per incentivare il soggiorno e disincentivare il "mordi e fuggi'. «È evidente che per apprezzare la straordinaria bellezza delle Dolomiti sarà saggio qualificare l'offerta, considerata la voglia di montagna dopo i lockdown pandemici», spiega Leandro Grones, sindaco di Livinallongo. «La prenotazione dovrebbe essere fagocitata da una serie di opportunità, di servizi coordinati attraverso, appunto, una card: per l'albergo, il ristorante, il rifugio, l'impianto di risalita, la guida, lo spostamento in navetta, le visite culturali e scientifiche con accompagnamento». Il tutto implementato nel più vasto territorio, secondo Grones, anziché nei soli centri più blasonati, poiché tutto il territorio bellunese merita di essere conosciuto e visitato. A pensarla in questo modo non è solo il sindaco (che fa anche l'albergatore) di Arabba. «La sostenibilità non è solo una prospettiva per le Olimpiadi, ma anche una dimensione da praticare subito», ammette il primo cittadino ampezzano Giampietro Ghedina. «Ha ragione la direttrice Nemela quando afferma che per apprezzare la bellezza di determinati luoghi non bisogna essere stipati, in massa. Ne va della qualità della pratica turistica. Quindi ben venga una programmazione degli accessi, magari anche con alcuni servizi a pagamento. Il tutto, però, non può essere improvvisato ma va strutturato e organizzato, anche con le necessarie infrastrutture: i parcheggi anzitutto». Per Ghedina l'overtourism si pone soprattutto in specifici periodi dell'estate. Quindi le misure di contingentamento, essendo temporalmente limitate, dovrebbero essere anche semplici da realizzare. «L'importante è che tutti i soggetti del territorio siano coinvolti e si lascino coinvolgere». Potrebbe essere introdotta la prenotazione a Cortina, come a Venezia, almeno nei periodo di maggiore affollamento, quando in arrivo e in uscita si formano code d'auto senza limite? «È difficile», ammette Ghedina, «anche perché a Cortina come in altri centri è impraticabile il controllo. Dal lago di Braies alle Tre Cime, invece, gli ingressi sono più gestibili». Walter De Cassan, albergatore ad Andraz e presidente provinciale di Federalberghi, ammette anche lui che l'overtourism non fa il bene delle Dolomiti e neppure dell'accoglienza turistica. «La prenotazione? Potrebbe essere una soluzione, purché sia purificata da ogni possibile discriminazione. Bisogna anche riconoscere che da questa opportunità passa la soluzione più efficace al pendolarismo eccessivo che si risolve spesso nell'overtourism», sottolinea De Cassan. Secondo il presidente degli albergatori, una card efficace potrebbe risultare un ottimale accompagnamento della prenotazione stessa: «Dobbiamo ammetterlo, in taluni fine settimana d'agosto (ma non solo) è impossibile frequentare le nostre strade, tanto sono intasate. E corriamo il rischio di perdere anche i villeggianti stanziali». Prenotare vuol dire selezionare. Ed ecco un altro risultato:, «Con queste misure», aggiunge Grones, «si risolverebbe anche l'annoso problema dell'assalto estivo ai passi. Dopo anni di studio abbiamo infatti verificato che è impossibile introdurre il numero chiuso sulle strade che portano ai valichi. Le possibili alternative? Saranno studiate in un vertice della Fondazione, il 2 maggio, a Trento, perché qualcosa comunque bisogna pur fare». --Fdm© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere dell’Alto Adige | 28 aprile 2022
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Braies, tetto massimo di 5.000 auto: dall’estate pedaggio su prenotazione Alfreider lancia il piano provinciale per la mobilità: le strade serviranno ancora, ma raddoppieremo la ferrovia
Di Chiara Currò Dossi BOLZANO «La pandemia ha portato una nuova sensibilità. Tutti ci siamo abituati a prenotare, e questa potrebbe essere una chance anche per la mobilità. Per i passi di montagna non siamo ancora pronti, ma da quest’estate partiremo con la strada che porta a Braies: sarà la prima accessibile solo su prenotazione». Da qui, anticipa Daniel Alfreider, assessore provinciale alla Mobilità, partirà la rivoluzione del traffico su strada, a tutela del territorio e della comunità che lo abita. A darne le dimensioni è il sindaco di Braies, Friedrich Mittermair: «Lo scorso anno siamo partiti con le prime limitazioni (con la valle chiusa alle macchine dalle 9.30 alle 16, ndr )— spiega —. Da quest’anno, ci sarà una sbarra che lascerà passare solo chi avrà acquistato il pedaggio. E non più di 5.000-5.500 macchine». Si parte dunque da Braies, al centro delle cronache anche la scorsa settimana, per l’assalto in massa dei turisti per Pasquetta, con 14 persone finite nelle acque gelate dopo essersi avventurate sul sottile strato di ghiaccio. Il problema del traffico che, in alta stagione, paralizza le strade, non si risolve certo da un giorno all’altro. «È impensabile — ragiona l’assessore — girare un interruttore, e da domani iniziare tutti a muoverci con mezzi a zero emissioni. Come è impensabile che arrivino delle direzioni dall’Europa che ci dicano come spostarci da domani. La questione riguarda tutti. È inutile arrabbiarsi se, arrivati in cima a passo Sella, non troviamo parcheggio: il problema vero, è che ci siamo arrivati in macchina». L’obiettivo di Alfreider ha un nome: Piano provinciale della mobilità e della logistica sostenibile (Ppms). «Si tratta di un quadro generale della mobilità in tutte le sue forme — spiega —. Un piano integrato, con l’obiettivo di investire in forme di mobilità sostenibile per evitare di utilizzare le strade. Il che non significa smettere di investire nelle Il primo passo per tracciare i contorni del Ppms sono stati gli incontri di marzo con le parti sociali, le associazioni ambientalistiche e gli enti locali. «Due settimane fa — afferma il direttore della Ripartizione mobilità, Martin Vallazza —, la giunta provinciale ha approvato la delibera che ne fissa gli obiettivi. E cioè la realizzazione di un “digital green corridor” lungo l’autostrada del Brennero (per renderla