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TURISMO NELLE DOLOMITI: LE PROSPETTIVE PER L’INVERNO
Corriere delle Alpi | 24 Ottobre 2020
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Un inverno senza stranieri: le Dolomiti rischiano il default
Francesco Dal Mas BELLUNO La Germania ha messo in quarantena anche le Dolomiti. Le persone che rientrano dai paesi a rischio, come il Veneto, sono obbligate a sottoporsi a tampone e potrebbero dover rispettare un periodo di quarantena, secondo il Land competente. Ecco perché, nelle ultime ore, gli ultimi tedeschi rimasti hanno fatto le valigie.«Tutto come previsto», commenta Renzo Minella, presidente degli impianti Anef. Oggi, e purtroppo nei prossimi mesi, i controlli sono previsti anche in Polonia, Svizzera, Irlanda e Regno Unito, in alcune regioni di Austria, Bulgaria, Croazia, Ungheria, Slovenia, Svezia, oltre che in Estonia, Irlanda, Liechtenstein. Come dire - afferma, sospirando di preoccupazione, Minella - che dovremo rassegnarci a perdere il 50% della nostra, affezionata clientela invernale.Il fatturato del "circo bianco" sulle Dolomiti Superski, impianti collaterali e indotto è di 2 miliardi e 800 milioni di euro, secondo i calcoli dello stesso Minella. «Oggi stiamo programmando la stagione senza far conto sugli stranieri, quindi dimezzando il budget. Cosa significa?. Una perdita secca - ad oggi - di ben più di un miliardo di euro. Sempre che non tradiscano anche gli sciatori italiani.L'inverno scorso, tra dicembre e febbraio, gli arrivi sulle Dolomiti bellunesi sono stati 256.209, di questi 105.758 erano stranieri? Poi il Covid, l'8 marzo, ha interrotto bruscamente una stagione brillante, che faceva segnare, in alcuni settori, un terzo in più di fatturato. Nell'inverno precedente, quello fra il 2018 e il 2019, i turisti italiani sulle Dolomiti erano stati 167.364, contro i 123.823. Nel 2019 in tutta la provincia di Belluno sono arrivati 82.285 tedeschi.«Le chiusure, in questi giorni, non ci toccano», afferma Roberta Alverà, presidente degli albergatori di Cortina. «Ci stiamo avviando verso il riposo autunnale, per un mese. Riprenderemo con il Ponte dell'Immacolata, quando arriveranno gli italiani, che si ripresenteranno a Natale e Capodanno. Gli stranieri, i tedeschi in particolare, si fanno vedere dopo l'Epifania e continuano fino a Carnevale».Alverà non vuol essere catastrofista. Secondo l'albergatrice può anche succedere che i lockdown parziali di questo periodo riescano a mettere in sicurezza la stagione da Natale in avanti. Chi sta peggio, a suo avviso, saranno i grandi hotel, che a Cortina accolgono i turisti di maggiore capacità di spesa. «C'è il rischio che si ripeta il trend negativo dell'estate. Anche se Cortina fa conto sull'effetto trascinamento dei Mondiali di sci».I dirigenti di Federalberghi si sono riuniti nei giorni scorsi, prima ancora degli annunci funerei di Germania ed altri paesi. «Tutti abbiamo condiviso un forte allarme», ammette Walter De Cassan, presidente di Federalberghi della provincia di Belluno. «A mancare non saranno solo i tedeschi, che frequentano in modo particolare l'Alto Agordino, oltre a Cortina. Lo Zoldano vive su sloveni e croati, il Pellegrino e Falcade su polacchi, ceki ed altre nazionalità dell'est. Poi ci sono gli inglesi. Tutti hanno il problema delle restrizioni, della quarantena».A settembre, con l'arrivo dei primi tedeschi per l'ultimo scampolo d'estate, negli alberghi erano ritornate le prime telefonate di manifestazione d'interesse, addirittura qualche prenotazione. «Adesso il telefono è muto», ammette De Cassan.Ma la speranza che si ripeta quanto avvenuto in estate con gli italiani che in parte hanno sostituito gli stranieri? «Resterà un'illusione. Lo sciatore italiano si muove un po' all'inizio stagione, poi a Natale e Capodanno, in minima parte a Carnevale. Quindi», conclude De Cassan, «non bisogna far conto, più che tanto, sul possibile recupero della clientela italiana».Si diceva della precipitosa fuga anche degli ultimi tedeschi rimasti sulle Dolomiti in questi giorni. La conferma arriva pure da Confturismo. Il presidente regionale Marco Michielli osserva: «Oltre al danno iniziale per il mondo del turismo - stiamo assistendo in questi giorni alla fuga precipitosa dei pochi ma preziosissimi turisti tedeschi dalle nostre strutture - la misura che intende intraprendere la Germania comporterebbe il blocco di tutti gli scambi commerciali con i principale partner economico della nostra regione».«Con i fittissimi scambi di personale tecnico e commerciale che dalla Germania si reca negli stabilimenti produttivi del Veneto, la misura della quarantena prevista dalla Germania potrebbe infatti provocare a tutto il sistema economico della regione effetti simili a quelli di un lockdown», avverte Michielli. --© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 24 Ottobre 2020
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«Da dicembre sarà un'impresa tenere aperti i rifugi»
BELLUNO L'assemblea tenuta l'altro ieri, in versione virtuale, dai soci di Agrav, è servita per tracciare un bilancio della stagione estiva vissuta dai rifugisti bellunesi ed al tempo stesso muovere i primi passi in ottica futura, guardando (con qualche apprensione di troppo) all'inverno ormai alle porte. A riassumere la situazione è stato il presidente di Agrav (associazione che accoglie i gestori dei rifugi alpini del Veneto) Mario Fiorentini, a sua volta gestore del rifugio Città di Fiume di Borca.Quali sono state le principali problematiche emerse
nella stagione estiva?«La principale ruota attorno alla mancanza di una omogeneità di risultati. Questo non permette di avere un quadro lineare, valido per tutti i gestori della nostra montagna. Chi concentra la propria attività a pranzo ha avuto ottimi riscontri, perché le presenze in montagna, durante l'estate, sono state in aumento rispetto al passato. Chi invece lavora sulle Alte Vie e dunque concentra gran parte del proprio operato attorno ai pernottamenti, ha subito danni notevoli. Per questo motivo, è difficile stabilire un andamento comune per tutti i rifugi».I problemi maggiori si sono riscontrati lungo le Alte Vie e sono da rimandare alla mancanza di escursionisti stranieri: conferma?«Purtroppo sì. I dati sono drammatici. La mancanza di turisti sull'Alta Via numero 1 è stata pari al 90%. Se poi consideriamo che la presenza straniera, sulle Alte Vie, si attesta intorno al 95%, il quadro si fa nero. Sono soprattutto tedeschi ed austriaci, ma la mancanza di stranieri ha riguardato ad ampio raggio tutti gli stati collegati all'Italia da un volo aereo. La chiusura dei confini tedeschi non aiuta ad avere un quadro ben delineato della situazione. Quel quadro si presenta, se possibile, addirittura peggiore. Cose diverse per le strutture all'interno delle quale si lavora principalmente sul servizio a pranzo. I numeri delle tre settimane di agosto a cavallo del Ferragosto sono assolutamente positivi ma dietro quei numeri si cela un'altra problematica».Quale?«Tante presenze, per un rifugio, non equivale a tanti soldi incassati. Perché un rifugio, per vocazione, non è in grado di soddisfare un numero illimitato di richieste. La posizione geografica di una struttura determina il suo operato. Chi è sul cucuzzolo della montagna non è in grado di fare miracoli, tanto al tavolo quanto in cucina. Anche da questo punto di vista la situazione si presenta tutt'altro che omogenea».L'occasione è servita per guardare al futuro, nello specifico all'inverno ormai alle porte. Con quali preoccupazioni?«Una in modo particolare. Quella legata alla tipologia di accoglienza che un rifugio d'alta quota è in grado di offrire, tenendo presenti le restrizioni da Covid 19. In estate siamo stati in grado di recuperare all'esterno le limitazioni dell'interno. Ma in inverno, col freddo e la neve, come si farà? Qualcuno, come il sottoscritto, utilizzerà queste settimane autunnali per restare aperto e capire come muoverci quando arriverà la neve. Al momento si brancola nel buio, non esiste una linea guida in grado di offrire una risposta ragionevole. C'è il rischio che qualcuno decida di restare chiuso». --Gianluca De Rosa© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’Adige | 26 Ottobre 2020
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Impianti aperti con il rebus delle regole
Salvi, per ora, gli impianti funiviari. Il Dpcm del 24 ottobre del premier Giuseppe Conte e del ministro della sanità Roberto Speranza (Leu) permette, almeno fino alla data dell'attuale provvedimento, ovvero il 24 novembre, l'apertura di seggiovie, ovovie e telecabine per la stagione invernale. Alcuni impianti, come quelli del Dolomiti Superski, dovrebbero aprire a fine novembre, altri più avanti ancora. Ma il condizionale è d'obbligo, perché ora si lavora sulle regole che devono passare il vaglio del Comitato tecnico scientifico nazionale che le analizzerà già domani. L'ok alla riapertura agli sciatori amatoriali, come spiega il testo del Dpcm, è infatti subordinata alle regole che consentano di «evitare aggregazioni di persone e, in genere, assembramenti». L'assessore provinciale al turismo, Roberto Failoni (Lega), sottolinea come una bozza «sulle linee guida è già stato approntato in accordo con le regioni vicine e ora martedì ci sarà un incontro a Roma in cui si discuteranno all'interno della Conferenza StatoRegioni». Rispetto alla capienza e alla modalità di accesso agli impianti funiviari «con le app tipo Gardaland e altri strumenti» verrà «garantita la sicurezza che è la prima preoccupazione». Per Valeria Ghezzi, presidente dell'Anef, ritiene che la «capienza all'80% non sarà difficile da mantenere, perché con il fatto che va mantenuto il metro di distanza fino al tornello non credo sarà possibile riempire le cabine. Inoltre il trasporto interno con mascherina e finestrini aperti è poco problematico. Il problema vero sarà gestire le code qui faremo appello alla responsabilità delle persone». Per quanto riguarda le riaperture «viviamo alla giornata e cerchiamo di correggere il tiro mentre cambiamo gli eventi» conclude Ghezzi. «Tenteremo di aprire tutte le strutture o stimoleremo tutti gli operatori ad aprire nel rispetto delle norme igienico sanitarie - sottolinea Giovanni Battaiola, presidente dell'Asat provinciale - Certo prima va fatta chiarezza sugli impianti di risalita, perché se ci fossero forti limitazioni agli impianti ci sarebbero forti ricadute negative sugli alberghi. Se, ad esempio, potesse andare solo un numero limitato di sciatori sulle piste questo ci metterebbe in difficoltà». Battaiola chiarisce che «già con le notizie dei giorni scorsi per cui si dice che a Natale ci avrebbero bloccato, molti hanno cominciato a disdire e le prenotazioni si sono bloccatel. Ritengo che adesso fino al 24 novembre, data in cui scade il Dpcm, più nessuno prenoterà e senza prenotazioni non puoi aprire». Inoltre «con tanti Paesi esteri in lockdown o con limitazioni sui viaggi, come Germania, Polonia, Repubblica Ceca e con il possibile stop alla mobilità tra le Regioni, la situazione potrebbe diventare insostenibile e rendere non sensato aprire» dice il presidente dell'Asat. «Adesso, in questo clima di incertezza, il problema è quante persone assumere, e sapere chi può venire dall'estero o meno tra i lavoratori. Sul fronte sanitario abbiamo chiesto un sistema di screening cadenzato per il personale con controlli ogni due settimane per il personale e per dare più sicurezza ai turisti» continua Battaiola. Sul fronte del lavoro, quindi, «servono incentivi, sgravi e certezza sulla cassa integrazione se la stagione dovesse essere negativa, al fine di coprire i lavoratori che saranno stati assunti dagli hotel e dalle strutture ricettive con un atto di coraggio e ottimismo rispetto a quanto stiamo vivendo ora».