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MARMOLADA: GLI AGGIORNAMENTI

esempio, per accogliere gli atleti paralimpici. I problemi sono tanti, stiamo facendo una mappatura delle stanze di albergo per sapere quante sono pronte ad accogliere gli atleti disabili che parteciperanno alle gare di primavera 2023. Mi scuso già ora per gli errori che ci potranno essere. Ma se non cominciamo ora a fare le cose, non saremo mai pronti». Longo chiede aiuto alle istituzioni, «che devono farsi sentire di più, che devono starci vicino». Timori e speranzeNubi nere all'orizzonte, dunque, perché mancano solo tre anni e pochi mesi all'ora in cui gli occhi del mondo saranno su Cortina, sul Bellunese e sul Veneto. È questa la sensazione principale uscita dall'incontro di Dolomiti Show: il mondo sportivo guarda attonito alla incapacità italiana di programmare e realizzare nei tempi previsti gli eventi. «Poi alla fine ci arriveremo», hanno detto diversi interlocutori, «e andrà anche tutto liscio». Ma per ora è solo speranza. -marcella corrà© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 12 ottobre 2022

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La pista da bob trova altri avversari Insorgono pure i partiti sud tirolesi

LA DIATRIBA I partiti sudtirolesi partono alla carica: contro il finanziamento della Provincia di Bolzano alla pista di bob di Cortina. Risorse, per la verità, che saranno finalizzate alla gestione successiva, quella del Centro federale, che costerà 400 mila euro l'anno. Troppi soldi, uno spreco, per cui una «soluzione comune e transfrontaliera» è quanto propongono il Team K altoatesino ed i Neos del Tirolo, secondi i quali le gare di bob e slittino potrebbero tenersi in Austria, a Igls. La ricostruzione della pista di bob di Cortina, secondo il Team K, non risponde a criteri di sostenibilità economica ed ambientale. «I costi ammonterebbero a 100 milioni di euro e sappiamo dalle Olimpiadi di Torino 2006 che, una volta terminato l'evento, le strutture cadranno inutilmente in disuso», sostiene il consigliere provinciale altoatesino, Alex Ploner, «il Cio ha infatti affermato a chiare lettere che non è assolutamente necessario tenere le gare di questa disciplina a Cortina. Noi del Team K siamo quindi nettamente contrari a cofinanziare questo progetto poco lungimirante con i soldi degli altoatesini investiti nel fondo per i Comuni confinanti. Le gare previste a Cortina potrebbero tranquillamente svolgersi nella struttura austriaca di Igls». Ploner parla di cofinanziamento perché, si sa, Bolzano e Trento si sono impegnati a finanziare la continuità addestrativa del bob e dello slittino, come futuro centro federale a livello nazionale.«A Innsbruck esiste una pista da bob che attualmente è in fase di ristrutturazione, inil relativo progetto è già stato deliberato in consiglio comunale e tutti i passi necessari sono già stati compiuti», spiega la consigliera comunale dei Neos di Innsbruck, Dagmar Klingler, «l'intera struttura sarà riqualificata all'insegna della sostenibilità, ad esempio installando un impianto fotovoltaico. Siamo in ritardo, è già stato sprecato un anno, ma ospitando le gare di bob, slittino e skeleton del 2026 a Igls, potremmo finalmente ripartire, coniugando economia e ambiente».Na né il Veneto (quindi anche l'Amministrazione di Cortina), né il Coni intendono rinunciare. Il presidente dello stesso Coni, Giovanni Malagò, è tornato però a sollecitare il rispetto dei tempi per le opere olimpiche, con priorità assoluta per la pista di bob.«La nostra sfida è una lotta contro il tempo, ora ci si sono messi anche i rincari e il caro energia, ma per noi le Olimpiadi in Italia sono qualcosa di ancora più importante, per la cultura e per le opere».Poco prima Malagò aveva rimarcato anche l'esigenza di «andare ad una velocità diversa», una volta insediato il nuovo governo e dopo la nomina del nuovo ad, che tutti si augurano essere Andrea Abodi, gradito sia al centrodestra e sia al centrosinistra, che dovrebbe sostituire l'ad uscente Vincenzo Novari. --f.d.m.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 7 ottobre 2022

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Ghiacciaio ancora blindato: incognita sul ritorno dello sci

ROCCA PIETORE Non c'è ancora certezza che da dicembre si possa sciare lungo la pista più lunga d'Europa, quella da Punta Rocca, sulla Marmolada, a Malga Ciapela. Dodici km di discesa sul ghiacciaio più esteso delle Dolomiti. Giovanni Bernard, sindaco di Canazei, non è infatti nella condizione di poter modificare l'ordinanza di chiusura del ghiacciaio, dopo la tragedia del 3 luglio con 11 morti. «Aspetto dalla Provincia di Trento i risultati delle perizie tecniche sul ghiacciaio», spiega. «Su questa base aggiornerò l'ordinanza. Mi pare che dai riscontri di tecnici ed esperti il ghiacciaio si sia ricompattato e che, pertanto, possano maturare i presupposti, nei prossimi due mesi, per poter aprire la pista che, fra l'altro, è a margine del ghiacciaio».La perizia attesa a Canazei è quella tecnica. Poi c'è quella

commissionata dalla magistratura. E proprio ieri si è saputo, a Trento, che saranno depositate entro la fine del mese le perizie idrauliche e glaciologiche richieste della Procura di Trento che sta indagando sul crollo della Marmolada. Lo si è appreso da fonti investigative.Il 3 luglio scorso il distacco di un gigantesco seracco di ghiaccio e roccia ha travolto e ucciso 11 alpinisti, ferendone altri sette. Tre professori del dipartimento di scienze fisiche, della terra e dell'ambiente dell'università di Siena e del dipartimento di ingegneria idraulica dell'ateneo di Trento sono stati incaricati dal procuratore capo Sandro Raimondi di determinare, a rigore di scienza, le cause del distacco. La procura intende determinare se il collasso della Regina delle Dolomiti poteva essere previsto o meno. La Procura, dunque, ha un suo percorso da compiere.La Provincia di Trento e il Comune di Canazei hanno un proprio itinerario. Anche il sindaco Bernard ammette che sarebbe un grave guaio la chiusura della pista gestita dalla società Funivie Marmolada. Lo sarebbe per tutto il territorio della Marmolada, da Rocca Pietore a Canazei.«Aspetto soltanto le indicazioni della Provincia di Trento per dare il benestare alla ripresa delle attività», dice. «Anzitutto della pista (Punta Rocca e Serauta, i rifugi, sono invece in territorio bellunese), e poi dei rifugi, degli alberghi e dei ristoranti di passo Fedaia».Quanto strettamente all'area del ghiacciaio, il Rifugio Cima Undici e Capanna Ghiacciaio, chiusi dal luglio scorso, con l'ordinanza di luglio, hanno tradizionalmente la scadenza dello scialpinismo di febbraio e marzo. È quella, dunque, la data di cui oggi tener conto oggi per il cuore della Marmolada. Ritornando invece alla magistratura, la perizia è attesa per gli sviluppi della vicenda giudiziaria. E per capire in particolare se esistono delle responsabilità. O se, invece, quanto accaduto sotto la cresta della Marmolada era qualcosa di imprevedibile. --francesco dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 12 ottobre 2022

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La Provincia di Trento metterà in sicurezza la strada del Fedaia

ROCCA PIETORE La Provincia di Trento interviene per mettere in sicurezza la strada del passo Fedaia, sotto la Marmolada. È stata infatti pubblicata sul portale dell'Apac la procedura negoziata per la sistemazione del "Pent del Peles", sulla strada statale 641. L'importo a base d'appalto è di 1. 585. 584 euro, rispetto ad un costo complessivo dell'opera di 2.033.390 euro (la differenza è dovuta alle somme a disposizione). Maurizio Fugatti, presidente della Provincia, spiega che «lo scopo è mettere in sicurezza la struttura, sia per quanto riguarda i segni di deterioramento che si sono evidenziati ma anche per la tutela dal rischio sismico e di valanghe. L'appalto prevede una serie di interventi per migliorare l'infrastruttura: la sostituzione della campata centrale con una nuova in acciaio e calcestruzzo, la realizzazione di uno "scudo" alto 5 metri rispetto al piano stradale, una protezione idonea ad assorbire l'urto di un'eventuale valanga e a proteggere gli autoveicoli in transito. Così come l'allargamento della sede stradale interna al viadotto da 6 a 7 metri, intervenendo sia sulla nuova campata che sulle due laterali. L'intervento è funzionale anche ad assicurare una maggiore sicurezza ed efficienza della rete viabile sul territorio provinciale», ha aggiunto Fugatti, «e l'attenzione è qui rivolta alla strada che porta a passo Fedaia e alla Marmolada, al centro del monitoraggio del nostro sistema di Protezione civile e che permette anche il collegamento con il Veneto».Viva soddisfazione da parte di chi opera sul Fedaia.«È un primo, importante intervento», riconosce l'albergatore Aurelio Soraruf, «adesso aspettiamo gli altri, per la definitiva sicurezza della strada, soprattutto dalle valanghe. E poi aspettiamo la soluzione definitiva per il ghiacciaio, altrimenti è anche inutile, si fa per dire, sistemare le strade».Dopo la tragedia del 3 luglio, il ghiacciaio resta inaccessibile. L'ordinanza del Comune di Canazei lo preclude ad ogni transito. E se dovesse restare in vigore, sarà impossibile anche sciare quest'inverno sulla pista più lunga d'Europa, i 12 km da Punta Rocca a Malga Ciapela.Ieri Vincenzo Balzani, professore emerito dell'Alma Mater di Bologna e coordinatore del gruppo di scienziati "Energia per l'Italia", ha chiesto l'intervento del presidente Sergio Mattarella. «L'Italia», sottolinea lo scienziato, «sta sperimentando una gravissima crisi energetica, sovrapposta a quella climatica che si è manifestata quest'anno con la terribile siccità del Po, il crollo del ghiacciaio della Marmolada e, più di recente, la tragica alluvione nelle Marche». --f.d.m.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 31 ottobre 2022

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La promessa alle vittime in Marmolada: cultura e responsabilità sui nuovi rischi

ALLEGHE «No, sappiate che i vostri cari non sono morti inutilmente. Il "Manifesto della Marmolada", che io condivido a nome della Regione, impegna tutti, chi ci vive e chi la frequenta come turista, a una nuova responsabilità, considerati i cambiamenti climatici. Pur nella consapevolezza che i rischi continueranno ad esserci». Lo ha detto l'assessore regionale alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin, davanti ai parenti delle 11 vittime della tragedia della Marmolada del 3 luglio scorso. E a più di 300 presenti nell'auditorium municipale. Famigliari e parenti che ieri, sul far della sera, ad Alleghe, sono stati accompagnati in un silenzioso percorso, lungo il Cordevole verso

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