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La relazione come strumento di crescita
Intervista a PIERGIORGIO Cooperativa La Rete, Trento
Come si sente quando aiuta qualcuno in difficoltà?
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Sono convinto che la relazione sia reciprocità, quindi, ognuno contribuisce secondo le proprie possibilità. Non posso dire che sia solo io o i volontari ad aiutare le persone con disabilità; anche loro contribuiscono alla crescita agli obiettivi comuni e, di conseguenza, alla relazione Parlo di relazioni personali ma anche di relazioni con il contesto. Ci sono inoltre delle relazioni che ho con persone con disabilità in cui la persona con disabilità fornisce idee e contributi alla società in misura maggiore di quanto possa fare io. Vi faccio qualche nome: Piergiorgio Cattani, Clara Lunardelli, Graziella Anesi, Claudio Imprudente, Gianluigi Rosa, etc… Non vi nascondo inoltre che una buona relazione richiede anche capacità e competenze personali che si sviluppano e si allenano e che, per quel che mi riguarda, curo quotidianamente (aggiornamenti e formazione continua).»
Secondo lei la società fa abbastanza per le persone disabili, se no cosa possiamo fare?
La comunità è il luogo dove ognuno di noi vive, interagisce ed ha un ruolo. È opportuno che ognuno di noi si spenda per migliorare le condizioni di vita dei suoi componenti. Vi sono buone prassi che possiamo mettere in pratica così da essere inclusivi.»
Cosa significa per lei marginalità e cosa possiamo fare per depistarla?
Ognuno di noi ha occasione per incontrare persone diverse nei vari contesti di vita. La relazione come già detto è occasione di crescita reciproca e, in quest’ottica, superare la paura ed il pregiudizio sono azioni fondamentali. Stare vicino alle persone con disabilità, fare attività sul territorio, e con il territorio, sono un ottimo punto di partenza. Alcuni elementi chiave dei nostri interventi sono: curare il coinvolgimento, fare rete e supportare le persone (volontari, persone con disabilità e famiglie).
Quando ha iniziato a fare parte dell’associazione ha avuto difficoltà a comunicare con le persone con queste difficoltà?
Le difficoltà ci sono state e ci sono ancora oggi, ma non sono mai state un problema sostanziale per il centro della relazione con l’altro. Ognuno di noi ha dei limiti e delle potenzialità; è necessario darsi del tempo e accettare che possiamo sbagliare e imparare dai nostri errori. Ci sono anche molte persone da cui prendere esempio e imparare da loro, è necessario mettersi in gioco.
Che cos'è per lei la fragilità? Lei è d'accordo quando si dice che le fragilità interiori a volte sono più sofferenti di quelle visibili?
personali e sociali. Spesso nel lavoro con le persone con disabilità è necessario chiedere collaborazione ed aiuto a più attori. La sofferenza è strettamente legata alle percezioni personali. Non farei una scala di valori rispetto ad essa mantenendo il rispetto verso l’alto.
Data dell'intervista: 4/05/2020 Modalità di realizzazione: via mail Intervistatori: Anzelini Alessandro, Bydi Ahmed, Marsilli Federico Istituto: Liceo Antonio Rosmini Rovereto Classe: 1 Sezione: EM Scienze applicate