5 minute read
Cercate perdono e amore incondizionato? Venite all’Arche Kenya
Qual è la situazione in Kenya per le persone con disabilità? Pensi che ci siano molte differenze con i paesi più sviluppati?
Ci sono molte differenze: per esempio, solo recentemente il governo keniano ha previsto di dare una piccola indennità (circa 20€ al mese) a queste persone. In generale, non ci sono programmi e strutture con lo scopo di sostenere ed aiutare le persone con disabilità, specialmente intellettive. Le somme stanziate per le persone con disabilità vengono date direttamente alle famiglie di cui fanno parte e quindi non ci sono fondi a sostenere organizzazioni come L'Arche.
Advertisement
In Kenya le persone con disabilità sono accettate dalla società?
In molte comunità ci sono ancora molti pregiudizi nei confronti loro e delle loro famiglie, che a volte si sentono colpevoli di aver dei figli con disabilità perché non capiscono le loro difficoltà. Un’altra situazione problematica in Kenya è quella dei mezzi di trasporto pubblici, visto che non ci sono addetti o macchine per poter aiutare una persona con carrozzina a salire sull’autobus. Infatti se una famiglia si deve muovere con i mezzi pubblici non potrà portare con sé la persona con disabilità anche perché molte volte l’autobus potrebbe non fermarsi in quanto perderebbe troppo tempo nella corsa. Ciò nonostante negli ultimi anni la situazione sta via via migliorando anche grazie ad associazioni come L’Arche.
Cos’è L’Arche Kenya, qual è il suo ruolo e quali sono le attività principali? L’Arche Kenya riceve aiuto dall’estero con donazioni o volontariato?
L’Arche Kenya è un’organizzazione di beneficenza che è stata fondata nel 2008 per fornire strutture dove accogliere adulti con disabilità intellettive per farli vivere in una grande famiglia e far capire loro come gestire la loro vita. Ad oggi ci sono 12 adulti che vivono nelle case e altri 13 che abitano invece nei paesi circostanti e frequentano solo i laboratori, dove vengono proposte molte attività: creazione di candele, panificazione, artigianato, allevamento, falegnameria e altri workshops a scelta. C’è anche una pensione dove l’accoglienza degli ospiti è curata da persone con disabilità. Nel programma Outreach le persone della comunità vanno ad assistere le persone con disabilità fisiche nel caso, ad esempio, debbano fare fisioterapia in una clinica. Inoltre tutti i pomeriggi sono lasciati per le attività più creative e piacevoli come parlare di se stessi con gli altri, mentre in altri pomeriggi si leggono dei passaggi della Bibbia con relative foto e rappresentazioni teatrali.
Con una paghetta che viene data loro per i lavori che fanno durante la settimana, i nostri assistiti possono essere formati su come gestire i loro soldi e risparmi. L’attività che a loro piace di più è proprio questa perché solitamente non sono coinvolti nel prendere decisioni. Infatti i vestiti sono comprati solitamente dai loro genitori senza la loro approvazione e molte famiglie non possono permettersi i beni più costosi come ad esempio un profumo, un paio di occhiali da sole, un orologio o un vestito particolare. Di conseguenza, quando vengono retribuiti si sentono maggiormente apprezzati per ciò che fanno e in questo modo la loro autostima cresce. Riceviamo supporto economico da molte parti del mondo: in particolare abbiamo molti amici italiani che sostengono la nostra struttura. Ogni tanto ci sono anche alcuni volontari, per brevi o lunghi periodi, che vengono qui a darci una mano nelle nostre attività quotidiane e anche per imparare qualcosa di nuovo.
Dove erano queste persone prima di frequentare L’Arche? Come sono cambiate?
La maggior parte di loro era sempre a casa ed è stato anche per questo che L'Arché è stata fondata. In Kenya ci sono delle cosiddette “scuole speciali” per i bambini con disabilità intellettive e al compimento dei 1 8 anni d’età non ci sono ulteriori strutture per accoglierli. Se prima non facevano quasi nulla a casa, ora sono molto contenti di contribuire in qualcosa in tutti i workshops che vengono organizzati. Inoltre, generalmente, in Kenya le persone con disabilità faticano a trovare lavoro e vengono a malapena pagati. Infatti, parte del nostro operato si basa anche sul far capire loro il valore dei soldi e di chiederli quando svolgono un lavoro per gli altri.
Da quanto tempo fai questo lavoro? Sei soddisfatto? Cosa vorresti migliorare? Pensi che le persone con disabilità possano dare qualcosa in più delle altre?
Sono qui fin dalla fondazione dell’associazione e il mio ruolo, oltre a quello di direttore, è quello di insegnare economia. Sì, sono felice e soddisfatto di quello che faccio ma non per essere il direttore ma perché penso che il mio coinvolgimento ne L’Arche possa aiutare le vite di queste persone. Comincio a vedere i risultati: c’è qualcuno che inizia anche a parlare di voler una famiglia e una casa. Se potessi migliorare qualcosa vorrei trovare più opportunità di lavoro per loro, tramite laboratori professionali, ed espandere i luoghi dove accoglierli, non solo per viverci ma per imparare e passare più tempo insieme. A proposito di loro: non mi piace comparare. Infatti penso che le persone senza disabilità possano dare emozioni in modo uguale alle “altre” e che ognuno abbia qualcosa di speciale che può dare, esprimendo al meglio se stesso. Se ci sono le condizioni adeguate una persona con disabilità può lavorare molto bene. Ad esempio, nei nostri laboratori loro non sono distratti dallo smartphone, da altri dispositivi elettronici o da Facebook, a differenza di come potremmo esserlo noi, ma lavorano duramente e si concentrano su quello che devono portare a termine. Per quanto riguarda la personalità loro sono molto più empatici ed emotivi, perdonano e chiedono perdono più velocemente e amano incondizionatamente. Ad esempio, se una persona con disabilità ti vuole bene o ti stima non è correlato alla tua posizione e al tuo
ruolo. Loro trattano e amano tutti allo stesso modo: il direttore, gli operatori, i volontari, gli assistenti sociali e anche il vescovo!
Data dell’intervista: 27/03/2020 Modalità di realizzazione: in videoconferenza (via Skype), in lingua inglese, con traduzione in italiano a cura del redattore Intervistatore: Davide Finetto Istituto: Liceo Antonio Rosmini Rovereto Classe: 4 Sezione: DM Scienze applicate