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Sostanzialmente, con Weegee
Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini
Per quanto non tutti ne abbiano rilevato l’alto “spessore” fotografico, esplicito nella sceneggiatura, il film statunitense The Public Eye, tradotto in italiano in Occhio indiscreto, del regista Howard Franklin, qui anche sceneggiatore, del 1992, è caratterizzato e definito da fondamenti “fotografici” di valore e consistenza. Certo, nelle considerazioni più generali, che per questo slittano anche nel generico, troppi (tutti?) si sono fermati al parallelo lampante, espresso e dichiarato con il fotografo Weegee e la sua cronaca nera nella New York degli anni attorno la Seconda guerra mondiale. Però, sottotraccia, anche limitan-
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Come certificano i posati dell’attore protagonista Joe Pesci (ancora sulle pagine successive), il fotografo del film Occhio indiscreto è stato disegnato sulla figura del celebre Weegee.
A partire da una trasposizione cinematografica palese, prima che dichiarata, riflessioni e considerazioni che dal film Occhio indiscreto, in originale The Public Eye, si allungano sulla personalità fotografica di Weegee. In combinazione intenzionale, parole e immagini avvicinano un’azione morale (sì, proprio morale) dalla quale trarre valutazioni capaci di aggiungere tasselli di autorevole crescita individuale... sempre che! In altrettanta combinazione intenzionale, parole e immagini commentate scorrono su propri binari, per congiungersi alla fin fine. Forse
(al centro) Nel film Occhio indiscreto sono state rievocate situazioni reali riconducibili a Weegee.
Ancora un posato dell’attore Joe Pesci, nei panni di Leon Bernstein (Bernzy o Grande Bernzini), fotografo del film Occhio indiscreto / The Public Eye, disegnato sulla personalità del fotocronista newyorkese Weegee. doci a questa sola identificazione, non mancano ben altre considerazioni da esprimere, ovviamente dal nostro punto di vista fotografico di mandato.
Per esempio, a margine della vicenda principale, soggetto della sceneggiatura, non possiamo ignorare quando il protagonista Leon Bernstein / Bernzy -disegnato proprio su Weegee (Arthur [Usher] Fellig; 1899-1968) e ottimamente caratterizzato dall’attore Joe Pesci, in una eccellente interpretazione- mostra l’impaginato di un suo progetto di monografia fotografica. Lo fa vedere alla coprotagonista Kay Levitz, proprietaria di un selettivo locale notturno (interpretata da Barbara Hershey), con la quale si sofferma sulle sue intenzioni di raccontare New York attraverso le proprie fotografie giornalistiche, una volta sradicate dai propri riferimenti e richiami originari in cronaca.
Quindi, lo presenta anche a un potenziale editore, che non riesce a coglierne lo spirito e spessore. In effetti, in declinazione colta, ininfluente sullo svolgimento della trama (ma!), lo sceneggiatore Howard Franklin, anche regista del film, richiama palesemente la raccolta Weegee’s Naked City, che -successivamente alle date di ambientazione e svolgimen-
to del film- sarebbe stata pubblicata da Essential Book, di New York, nel 1945 [più recente riedizione, fedele all’originaria: Damiani, di Bologna, del 2020]. Insomma, attenzioni in sceneggiatura e scenografia che appartengono più al cinema statunitense che ad altre cinematografie, tra le quali l’italiana.
Comunque, riquadro a pagina 20. OCCHIO INDISCRETO Indipendentemente da molto, e a parte il soggetto fotografico, che a noi interessa in modo particolare, Occhio indiscreto / The Public Eye, di Howard Franklin, è un buon film, che merita di essere guardato e rivisto, anche solo per se stesso. In ogni caso, e oltre il suo valore assoluto, come appena rilevato, è un film ad alto tasso fotografico. Però, e clamorosamente, è stato escluso dalla lista dei dieci film a soggetto fotografico compilata dall’autorevole periodico American Photo, nel marzo 2008, nell’ambito di un concentrato Tributo alla fotografia e al cinema, che -peraltro- comprende film assolutamente meno “fotografici”. Soprattutto, Occhio indiscreto / The Public Eye è una sostanziosa evocazione sceneggiata -e per questo da con-
(in basso) Finale del film Occhio indiscreto. A conclusione di una vicenda criminale, il fotocronista Leon Bernstein affronta una strage di mafia.
Le scenografie che richiamano la camera oscura fotografica (qui, in un posato) sono sempre intonate in rosso, come in ogni film che la comprendono.
NAKED CITY LIBRO E FILM
Collegando Weegee al cinema, nel senso di Occhio indiscreto / The Public Eye, non si può dimenticare un parallelo precedente, ancora cinematografico, a proprio modo sostanziale.
La prima raccolta di sue fotografie, Weegee’s Naked City, del 1945, ispirò il film poliziesco, quasi omonimo (The Naked City), di Jules Dassin, del 1948 (in Italia, La città nuda), al quale lo stesso Weegee fece da consulente e fotografo di scena.
Proprio su questo set, Stanley Kubrick, allora fotoreporter inviato da Look Magazine, incontrò Weegee, che nel 1963 volle come fotografo di scena per il suo Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb (in Italia, Il dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba). Nota di costume: l’accento anglotedesco di Weegee è stato copiato da Peter Sellers per caratterizzare il personaggio dello scienziato nazista pazzo che ama la bomba.
Il film di Jules Dassin ha replicato lo spirito e il clima della raccolta fotografica originaria. A propria volta, dal film fu derivata una avvincente serie televisiva, che è andata in onda negli Stati Uniti dal 1958 al 1963, registrando quattro stagioni successive. La serie ha vinto quattro Emmy per serial televisivi di prima serata e ottenuto una consistente serie di altri riconoscimenti.
Personalmente, consideriamo Weegee’s Naked City una delle più significative e incisive raccolte della Fotografia, con la quale confrontarsi per decifrare e considerare l’essenza del suo stesso linguaggio espressivo.
A book is born, Un libro è nato, recita il primo dei diciotto capitoli nei quali è scomposto l’insieme (diciassette di immagini e uno, conclusivo, di annotazioni tecniche). Sulla pagina a fronte, a sinistra, l’imperterrito ritratto di Weegee con la Speed Graphic tra le mani e il sigaro tra i denti, didascalizzato Weegee and his Love - his Camera. Ovvero, Weegee con il suo amore, la sua macchina fotografica: binomio indissolubile, segno di un’esistenza votata alla fotografia di cronaca. In Naked City sono raccolte fotografie di archivio, che Weegee ha rivisto e riaccostato tra loro in sequenze e collegamenti diversi dai rispettivi utilizzi originari, dividendole in capitoli tematici. Esaurite le rispettive cronache newyorkesi di origine, non solo di nera, ma soprattutto di nera, le immagini raccontano con un ritmo visivo nuovo e innovativo. E, come ricordato nel corpo centrale dell’odierno intervento redazionale, nel film Occhio indiscreto / The Public Eye il fotografo protagonista Leon Bernstein è alle prese con la messa in pagina di un suo libro... che è proprio Naked City. Successivamente, molte di queste fotografie sono state riproposte in raccolte monografiche d’autore, andando a comporre i tratti di una personalità tra le più eccellenti della Fotografia del Novecento. Tutte queste monografie moderne (e sono tante, mai troppe) sono state prodotte con particolare attenzione, tanto da vantare, tra l’altro, un’ottima riproduzione litografica, che non qualifica, invece, Weegee’s Naked City. Quindi, se si vogliono avvicinare le fotografie di Weegee nella propria alta qualità formale sono indispensabili le raccolte successive: tanti i titoli tra i quali scegliere.
Però, la sequenza originaria di Naked City mette a diretto contatto con lo spirito dell’autore. Diciamola anche così, in paragone: un conto sono i CD che riuniscono i presunti brani migliori dei Beatles (in compilation), tanto per fare un esempio, e un altro è ascoltare la consecuzione dei motivi degli album originari, quali Revolver (1966), Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1967), oppure Abbey Road (1969).
Ancora oggi, a distanza di settanta anni abbondanti, è emozionante sfogliare Weegee’s Naked City.
Pellicola non esposta (al Greenwich Village), ma sviluppata (per errore); a pagina 229 di Weegee’s Naked City. Weegee firma copie della sua raccolta Weegee’s Naked City, in una libreria newyorkese: immancabile, la Speed Graphic del suo fotogiornalismo di cronaca, soprattutto nera. Weegee davanti al manifesto di The Naked City, film di Jules Dassin, ispirato dalla sua raccolta fotografica.
(centro pagina, in alto) Selezione di doppie pagine di Weegee’s Naked City, dall’edizione originaria del 1945. Alcune di queste immagini, non tutte, fanno parte della produzione fotografica di Weegee accolta e celebrata dalla critica internazionale, e sono sistematicamente riproposte nelle monografie sull’autore; altre rimangono vincolate a questo racconto, uno dei più efficaci della Storia della Fotografia.
siderare con indulgenza e comprensione- della figura di Weegee, fotocronista newyorkese degli anni Trenta e Quaranta. Purtroppo, per motivi che ci sfuggono, in Italia non è stato pubblicato in Dvd, così che il suo reperimento è limitato all’edizione originaria statunitense, e a qualche riversamento italiano da videocassetta, che circola clandestinamente. Nel 1992, quando Occhio indiscreto arrivò sugli schermi italiani (meteora presto svanita), se ne parlò tanto. Siccome molto cade sempre più precipitosamente nel dimenticatoio (forse tutto), all’indomani del proprio momento di gloria e notorietà, la vicenda a sfondo fotografico si è presto esaurita in se stessa. La locandina dell’epoca e la confezione della videocassetta non ammettono equivoci. Non ci si può sbagliare, il richiamo è esplicito: «Omicidi. Scandali. Crimini. Non è importante su cosa punta l’obiettivo, lui scatta solo delle foto[grafie]...».
Non c’è alcun dubbio, e lo ribadiamo: messa in scena di un reporter anni Quaranta sullo stile di Weegee, il celebrato fotografo di cronaca nera newyorkese che nella propria autobiografia didascalizzò un mandato di pagamento di Time Incorporated, relativo alla fotografia di
Locandine dell’edizione italiana del film Occhio indiscreto e di quella originaria The Public Eye, di Howard Franklin, del 1992. Ne esistono altre versioni.
(centro pagina) In fronte/ retro, l’invito per la prima assoluta del film The Public Eye, di Howard Franklin, del 1992: a Hollywood, con relativa spilla personalizzata (in alto). Altrettanto in fronte/retro, l’invito alla prima di L’Œil public, trasposizione francese dell’originario The Public Eye (in Italia, Occhio indiscreto).
Dell’edizione originaria dell’autobiografia di Weegee, tradotta in italiano da Contrasto, nel 2011, intitolata Weegee by Weegee: An Autobiography, del 1961, qui in redazione, possediamo soltanto una accurata fotocopia. Invece, siamo riusciti a rintracciare ed acquistare la seconda edizione, del 1975.
Per quanto questo (nostro) volume sia di valore bibliografico inferiore all’originario, e sia penalizzato dalla sovraccoperta ritagliata e deturpata, c’è qualcosa in questo oggetto che lo distingue e qualifica. Come testimoniamo, si tratta della copia appartenuta alla biblioteca della prestigiosa Time-Life Books (Stanza 305D): lo certifica il timbro sul frontespizio, altresì comprensivo di annotazioni e riferimenti a matita.
Allo stesso momento, e in ulteriore sovra mercato, la proprietà Time-Life Books è attestata dalla scrittura a pennarello nero sul bordo destro e superiore del volume.
Insomma, così si accontenta una certa idolatria bibliografica e fotografica, allo stesso momento, che osa anche immaginare quali e quanti fotografi dello staff di Life lo abbiano avuto tra le mani (quali e quante impronte digitali potremmo isolare!).
Ma l’edizione originaria è altro: ne siamo consapevoli e lo riconosciamo. due assassinati, come «L’omicidio è stato il mio lavoro / il mio affare» (Weegee by Weegee; Ziff-Davis Publishing Company; New York, 1961 / Weegee di Weegee. Un’autobiografia; Contrasto Books, 2011; 176 pagine 15x21cm; 19,90 euro).
Così come l’originale Weegee, anche il cinematografico Leon Bernstein (Bernzy o Grande Bernzini) si muove nel sottobosco newyorkese: in una città violenta, nella quale ogni notte si rinnova la sfida della vita, e dove il valore dell’esistenza non supera i tre dollari a cadavere con i quali i giornali di nera pagano ogni fotografia di morti ammazzati. Sullo schermo, un ottimo Joe Pesci replica bene modi, gesti e atteggiamenti nei quali ognuno è disposto a individuare il leggendario Weegee, a partire dall’immancabile sigaro tra i denti, anche quanto il mirino della Speed Graphic è portato all’occhio.
E non mancano, sia chiaro, consistenti riflessioni sulla Fotografia, che contornano la vicenda principale, di altro indirizzo. PERCHÉ WEEGEE Weegee è stato personaggio sopra le righe e di spessore più che eccezionale, ovvero è uno dei grandi/grandissimi del Novecento, protagonista indiscusso della
Storia della Fotografia. In sovra mercato, il suo modo di raccontare e raccontarsi è superlativo: brillante, ironico e umile. Doti che nel fotogiornalismo si accompagnano sempre con etica e morale, cioè deontologia. Non a tutti gli autori della Storia possiamo riconoscere altrettanto. Da e con Paul Strand (1890-1976), altra figura di spicco della Fotografia del Novecento: «La finalità di Weegee non è il sensazionalismo. È un artista, un uomo dai sentimenti seri e forti. Nell’area della vita nella quale ha vissuto e lavorato, le sue fotografie sono la registrazione veritiera del suo modo di vedere. Per questo critico, sono uno straordinario amalgama di umorismo sardonico, indignazione per l’ingiustizia, pathos e una compassione velata di amarezza. Sembrano ripetere La vita deve avere una propria dignità».
Ovviamente, Weegee è un soprannome. Il fotografo di cronaca nera newyorkese degli anni Trenta e Quaranta è nato Usher Fellig, a Złoczów, vicino a Lemberg (Austria-Galizia; oggi Zolochiv, Ucraina), il 12 giugno 1899, per diventare Arthur Fellig, arrivando a New York, nel 1909 (o 1910). È vissuto nel Lower East Side, di New York, assieme a tanti altri immigrati.
Archivio FOTOgraphia Posato di Joe Pesci, nei panni di Bernzy, fotografo protagonista del film Occhio indiscreto / The Public Eye, allo studio ambulante nel portabagagli della propria automobile, che riprende e ripropone la realtà di Weegee, che attrezzò la sua Chevrolet per agire tempestivamente nella cronaca nera newyorkese degli anni Trenta e Quaranta.
Di autore sconosciuto, il più celebre, noto e iconico ritratto di Weegee, del 1942, lo ritrae in posa con la Speed Graphic dotata di flash a lampadine e sigaro tra i denti (pagina accanto, in alto a sinistra; qui accanto, in un utilizzo giornalistico italiano del 1954). Stessa combinazione per altre due raffigurazioni analoghe e coincidenti, sempre con Speed Graphic, flash e sigaro: autoritratto del 1940 circa (pagina accanto, in alto al centro) e ritratto eseguito da Lisette Model, nel 1945, all’indomani della pubblicazione di Naked City (pagina accanto, in basso a sinistra). Quindi, posato di Joe Pesci, protagonista di Occhio indiscreto, che replica la sostanza delle raffigurazioni di Weegee (pagina accanto, in basso al centro).
Testimoniamo che la fotografia Gun Shop, di Weegee, del 1943 (qui accanto, in alto a sinistra), è stata usata per la sovraccopertina del romanzo Corpi da reato, di James Ellroy, del 1999 (qui accanto, in alto a destra), autorevole e celebrato scrittore di polizieschi che si ispira sempre alla cronaca nera americana degli anni Cinquanta e dintorni (soprattutto a quella di Los Angeles, la sua città).
Quindi, in allungo coerente, un altro Gun Shop, del 1940 (John Jovino; qui accanto, in basso a sinistra), e due combinazioni tra Weegee e negozi di armi: qui accanto, in basso a destra, in un autoritratto al volante della sua Chevrolet-studio, del 1940, davanti al negozio di armi di John Jovino; e poi, appollaiato su un cornicione, pronto all’azione, nei pressi di un altro negozio di armi di New York (qui accanto, a sinistra al centro). Come certificato dal timbro di identificazione delle copie su carta delle sue fotografie, che recita «Credit Photo by Weegee - The Famous», Weegee si autodefiniva “Il famoso”. Inventore di un genere fotografico molto particolare: il suo. In questo modo, Weegee rivela anche la propria inclinazione all’autoironia e all’atteggiamento disincantato: un autentico buffone, nella più positiva e propositiva delle accezioni possibili.
Per la copertina dell’edizione italiana Weegee di Weegee. Un’autobiografia, pubblicata da Contrasto Books, nel 2011, è stato utilizzato un autoritratto di Weegee all’interno di un furgone cellulare del NYPD (New York Police Department), da una serie che comprende altri scatti analoghi, come quello elaborato graficamente per la copertina del romanzo La lunga notte, di Emilio Tadini, in edizione Rizzoli, del 1987.
Stanley Kubrick, regista, e Weegee, fotografo di scena, sul set del film Il dottor Stranamore (1963): tra le mani di Weegee una Rolleiflex insonorizzata, che richiama l’attenzione del regista.
Fonti accreditate e autorevoli annotano che il fortunato soprannome “Weegee”, attribuitogli all’inizio della sua carriera giornalistica, nasce da una trascrizione fonetica (onomatopeica) di Ouija (pronunciato Wee-ja), un tavolo con le lettere dell’alfabeto, usato per la divinazione. Si deve al suo arrivo sulla scena del crimine, di incendi o altre situazioni di emergenza, pochi minuti dopo la segnalazione alle autorità.
A volte, Weegee si è attribuito il conio del soprannome; altre volte, lo ha accordato alle receptionist dell’agenzia Acme Newspictures e a un funzionario di polizia. In ogni caso, in larga misura, la tempestività del suo fotogiornalismo nella cronaca nera newyorkese si è basata, se non già addirittura costruita, sullo studio ambulante nel portabagagli della sua Chevrolet, attivo dal 1935. Weegee aveva anche ottenuto il permesso di installare una ricetrasmittente sintonizzata sulle onde radio della polizia.
In conclusione, torniamo a Occhio indiscreto / The Public Eye: un film di alto spessore cinematografico, al quale riservare una attenzione particolare. Sarebbe un film da non perdere.
Tutto qui. Perché no? ■ ■