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Trenta icone (?
Foto straordinarie. La storia delle 30 fotografie che hanno cambiato il mondo; graphic novel di Elleni; BeccoGiallo, 2020; 132 pagine 17,2xx25,2cm, cartonato; 18,00 euro.
Gli occhi dell’odio, di Alfred Eisenstaedt, del 1933, sono quelli del famigerato ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels, che -alla Conferenza della Società delle Nazioni- osserva incattivito il fotografo, palesemente di religione ebraica, che lo sta inquadrando. Forza e potenza del ritratto fotografico... rivelatore.
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di Antonio Bordoni
Ogni volta che incontriamo un casellario, nel nostro caso specifico di Fotografia, in qualsiasi veste questo si presenti ed offra, ci torna alla mente un’osservazione che ci fu rimandata, anni fa, in occasione di una sintesi di spessore e valore. Per quanto possa servire, ricordiamo perfettamente che si trattava dell’ottimo e approfondito 50 icone della fotografia. La storia dietro gli scatti, dell’accreditato Hans-Michael Koetze, in raffinata edizione Taschen Verlag (in italiano; 304 pagine 24x30,5cm, cartonato; 19,00 euro!).
Obiezione ottusa e sconsiderata: «Io avrei composto altre scelte...». Forse, anch’io; certamente, ognuno di noi. Ma!
Ma è doveroso accettare le opzioni altrui, rispettandole e allineandosi sulla linea di pensiero e ragionamento.
Così che, qui e ora, in presentazione e commento del coinvolgente Foto straordinarie. La storia delle 30 fotografie che hanno cambiato il mondo, in graphic novel sceneggiata e disegnata da Elleni (1980), per l’editore specializzato BeccoGiallo, non ci esprimiamo riguardo la selezione individuale, per apprezzare le intenzioni e lo svolgimento, in parità di valore. Soltanto, in premessa, due precisazioni ancora.
Prima precisazione. Per quanto anche noi si usi frequentemente il sostantivo femminile “icona” (e lo decliniamo anche oggi, in titolo), e per quanto lo accettiamo in qualche occasione (per esempio, per il titolo di Hans-Michael Koetze, appena ricordato), per la Fotografia, consigliamo una certa parsimonia e un richiamo laico: indirizzato più in senso di “segno visivo” che di “immagine sacra”.
Seconda precisazione. Per il titolo Foto straordinarie. La storia delle 30 fotografie che hanno cambiato il mondo, pensiamo che sarebbe stato più corretto specificare “La storia di trenta fotografie che hanno cambiato il mondo”; la differenza tra “delle”, che ha sapore di assoluto e definitivo, e “di”, che vola più alto e leggero, è sostanziale.
Ancora, come spesso annotato, quantomeno in tutte le occasioni nelle quali è stato necessario registrare una ulteriore dissonanza, cerchiamo di distinguere tra “fotografie che hanno cambiato il mondo”, che si possono conteggiare con le dita di una sola mano, e “fotografie di avvenimenti che hanno cambiato il mondo”. Comunque, siamo consapevoli di come e quanto raramente la Fotografia possa “cambiare” i grandi equilibri, soprattutto in effetto rapido causa-effetto. Piuttosto, sappiamo bene come e quanto la Fotografia agisca per accumulo, influendo sulle coscienze e -casomai- educando le forme di giudizio. OTTIMI CONTENUTI Specificate nostre convinzioni, sulle quali non è il caso di soffermarsi ulteriormente, quantomeno non qui e non ora, un giudizio incondizionato e convinto: Foto straordinarie. La storia delle 30 [di trenta] fotografie che hanno cambiato il mondo è un volume da conteggiare insieme alle più concentrate riflessioni sulla declinazione del linguaggio fotografico e della sua coerente proiezione sulla società, in forma di conoscenze e percezioni.
Formalmente, è avvincente e coinvolgente la cadenza della graphic novel, scandita al passo di quattro pagine per ognuna delle trenta fotografie prese in considerazione: una per la fotografia richiamata e tre per lo svolgimento della vicenda prima/durante/dopo (in colta ipotesi dell’autrice Elleni).
Si potrebbe obiettare che sarebbe stato meglio non disegnare l’immagine-soggetto, ma proporla nel segno visivo proprio della Fotografia. No, non siamo d’accordo. Anzitutto, sarebbe venuta meno l’omogeneità di svolgimento; quindi, è anche questa interpretazione che stabilisce il ritmo narrativo, che non è lecito che passi da un segno a un altro.
Quindi, ancora in notazione personale, sono addirittura eccellenti le riproposte in copertina -quattro, in facciata; altre sei, in quarta di copertina-, tutte inquadrate in cornicetta Polaroid integrale (stile SX-70 originaria e combinazioni tecniche successive).
Ancora prima di segnalare i trenta soggetti considerati (dalla brava Elleni), è doveroso rilevare lo spessore delle scelte e indicazioni, che svelano una consistente conoscenza della materia affrontata: per l’appunto, fotografie epocali. Come annotato, per ognuna, sono ipotizzati svolgimenti plausibili, sì da avvicinare il pubblico all’elaborazione e attuazione delle stesse fotografie.
Ma l’autentica differenza rispetto sintesi analoghe che sono partite dall’interno del mondo fotografico, la fa proprio la selezione, che stiamo per scandire passo a passo. Non tutte le fotografie indicate appartengono al ristretto ambito degli addetti; molte, altrettanto significative, forse ancora più significative, provengono dall’affezione sociale che considera l’immagine per se stessa,
La cadenza dell’efficace e coinvolgente cammino dell’affascinante graphic novel Foto straordinarie. La storia delle 30 [di trenta] fotografie che hanno cambiato il mondo è da avvicinare in punta di piedi e con rispetto, perché si tratta effettivamente di fotografie che hanno stabilito tempi di riflessione di spessore assoluti. La differenza tra questo casellario e quelli composti da addetti alla Fotografia è sostanziale. Dal nostro mondo, partiamo dall’immagine; in questa sintesi, si parte -invece- dalla società. E ha più ragioni l’autrice Elleni di quante potremmo averne noi
Il rifiuto di August, di autore anonimo, del 1936 (tredici giugno?), è uno dei simboli dell’opposizione al nazismo: all’interno di una inquadratura che comprende una folla compatta a braccio teso, durante il varo della nave Horst, realizzata nei cantieri Blohm + Voss, dove era impiegato, August Landmesser è l’unico a braccia incrociate, in opposizione al nazismo. La vicenda è intrigante, anche per le sue connotazioni sociali (aveva sposato una donna di religione ebraica). La storia è raccontata sul magazine online Mental Floss (www.mentalfloss.com).
Madre migrante, di Dorothea Lange, del 1936, dall’identificazione originaria Migrant Mother, è altrettanto esplicita e iconica e appartenente a quella Storia della Fotografia che non si esaurisce entro i confini della propria sola vicenda, ma si proietta oltre. Verso la società e l’immaginario collettivo. non per propri sovrastrati in significato dipendente dalla Storia della Fotografia, in quanto tale, più che alla Storia Sociale della Fotografia, in quanto ascendente e potenza.
Da cui, apprezzamento incondizionato del lavoro di raccolta e commento della brava (e competente, ribadiamo) Elleni, autrice più che autorevole. Esemplare, addirittura, che si è certamente avvicinata a Siti, soprattutto italiani, per individuare le icone selezionate.
TRENTA VOCI In ordine di pubblicazione e consecuzione temporale, scandiamo la cadenza dell’efficace e coinvolgente cammino dell’affascinante graphic novel Foto straordinarie. La storia delle 30 [di trenta] fotografie che hanno cambiato il mondo, da avvicinare in punta di piedi e con rispetto, perché si tratta effettivamente di fotografie che hanno stabilito tempi di riflessione di spessore assoluti. La differenza tra questo casellario e quelli composti da addetti alla Fotografia è sostanziale. Dal nostro mondo, partiamo dall’immagine; in questa sintesi, si parte -invece- dalla società. E ha più ragioni l’autrice Elleni di quante potremmo averne noi.
Tra l’altro, ancora, la presenza di fotografie meno note può sollecitare la ricerca individuale, per conoscere le vicende esposte e narrate: ottima funzione, intenzione pertinente. Tra queste, segnaliamo, sopra tutte: Il rifiuto di August, di autore anonimo, del 1936; Il bambino di Nagasaki, di Joe O’Donnell, dell’agosto 1945; Ruby Bridges, di autore anonimo, del 1960; Il bacio della vita, di Rocco Morabito, del 1967; Il codice dell’Apollo 11, di autore anonimo, del 1969; Il disastro delle Ande, di autore anonimo, del 1972; Il volto dell’AIDS, di Therese Frare, del 1980; Nessuno nasce razzista, di Todd Robertson, del 1992; Bosko e Admira, di Mark Milstein, del 18 maggio 1993.
Da cui, comunque, tra fotografie epocali e fotografie di avvenimenti epocali... ▶ La tregua di Natale, di autore anonimo, del 1914, narra di quel dicembre in trincea, nel primo anno della Grande guerra, che successivamente avremmo dovuto numerare e conteggiare come la Prima, alla luce di una Seconda, di lì a una manciata di anni. Un dicembre nel quale la battaglia fu interrotta dai soldati nemici, che si riunirono per festeggiare insieme la Natività. ▶Gli occhi dell’odio, di Alfred Eisenstaedt, del 1933, sono quelli del famigerato ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels, che -alla Conferenza della Società delle Nazioni- osserva incattivito il fotografo, palesemente di religione ebraica, che lo sta inquadrando. Forza e potenza del ritratto fotografico... rivelatore. ▶ Morte di un miliziano lealista, di Robert Capa, del 1936, non richiede alcuna presentazione, quantomeno in questo ambito, entro il quale dovremmo essere tutti informati della Storia della Fotografia. Qui siamo effettivamente al cospetto di un’immagine iconica, in ogni senso si intendano considerare i termini di decifrazione. ▶ Madre migrante, di Dorothea Lange, del 1936, dall’identificazione originaria Migrant Mother, è altrettanto esplicita e iconica e appartenente a quella Storia della Fotografia che non si esaurisce entro i confini della propria sola vicenda, ma si proietta oltre. Verso la società e l’immaginario collettivo. ▶ Il rifiuto di August, di autore anonimo, del 1936 (tredici giugno?), è uno dei simboli dell’opposizione al nazismo: all’interno di una inquadratura che comprende una folla compatta a braccio teso, durante il varo della nave Horst, realizzata nei cantieri Blohm + Voss, dove era impiegato, August Landmesser è l’unico a braccia incrociate, in opposizione al nazismo. La vicenda è intrigante, anche per le sue connotazioni sociali (aveva sposato una donna di religione ebraica). La storia è raccontata sul magazine online Mental Floss (www.mentalfloss.com). ▶ Il bambino di Nagasaki, di Joe O’Donnell, dell’agosto 1945, è un’altra storia di tragedia conseguente alla guerra. Un bambino tiene fasciato sulle sue spalle il fratellino morto durante il secondo bombardamento atomico sul Giappone. Il piccolo non dovrebbe avere più di due anni, anche meno. È accomodato come se dormisse: il fratello lo sta portando al crematorio. ▶ Gandhi e l’arcolaio, di Margaret Bourke-White, del 1946, è un’altra fotografia iconica. Non richiede ulteriore presentazione, sia in considerazione della conoscenza che ognuno ha, o dovrebbe avere, sia in misura delle mille e mille menzioni che si sono susseguite nel tempo, e si rincorrono ancora oggi. ▶ Marilyn ed Ella, di autore ignoto, attualmente creditato Bettmann / Corbis (agenzie di stock), del 1955, è un’immagine intima, testimonianza della grande amicizia che univa l’attrice mito alla cantante Ella Fitzgerald.
Tra l’altro, e in aggiornamento, una interpretazione illustrata di questo ritratto a due è copertina della monografia Making Their Voices Heard: The Inspiring Friendship of Ella Fitzerald and Marilyn Monroe, del 2020 (Far sentire la loro voce: l’amicizia ispiratrice di Ella Fitzgerald e Marilyn Monroe; Little Bee Books; quaranta pagine 21,6x28xm; 17,50 euro). ▶ Guerrillero Heroico, di Alberto Korda, del 6 marzo 1960, non richiede ulteriori presentazioni e commenti. Una delle icone incontrastate della Storia della Fotografia e del costume sociale.
In aggiunta, segnaliamo che la stessa casa editrice BeccoGiallo, dell’attuale Foto straordinarie, di Elleni, indirizzata al graphic journalism, ovverosia alla cronaca a fumetti, ha in catalogo un accreditato Que viva el Che Guevara, del 2011, di Marco Rizzo (sceneggiatura) e Lelio Bonaccorso (illustrazioni). ▶ Ruby Bridges, di autore anonimo, del 1960, è la bambina afroamericana di sei anni (nata l’8 settembre 1954) che aveva bisogno di una scorta di agenti federali per frequentare la prima elementare alla William Frantz Elementary School, di New Orleans, dove i genitori degli altri alunni li avevano allontanati a causa della sua presenza. ▶ Il salto verso la libertà, di Peter Leibing / Associated Press, del 1961, è un’altra fotografia epocale, compresa in tutte le sintesi che riuniscono le immagini più performanti della Storia del Novecento. È il momento nel quale, su invito e sollecitazione dei fotografi e cameramen appostati nella zona statunitense di Berlino, scomposta tra gli alleati vincitori della Seconda guerra mondiale (prima della costruzione del Muro), la giovane guardia di frontiera Hans Conrad Schumann, di diciannove anni, salta il reticolato, per fuggire dalla zona sovietica, verso la libertà. ▶ Leonid Ivanovich Rogozov [19342000], di autore anonimo, del 1961, è un medico generico che partecipò alla sesta Spedizione antartica sovietica, del 1960-1961. Unico medico di stanza alla stazione Novolazarevskaya, sviluppò un’appendicite. Dunque, dovette eseguire un’appendicectomia su se stesso, in un caso prototipo di auto-chirurgia. ▶ J. Kennedy e il vestito [di lana rosa] macchiato di sangue, di autore anonimo, del 22 novembre 1963, è un momento elevato a fascino del potere e simbolo di un sogno infranto nell’ancora oscuro attentato mortale al presidente John Fitzgerald Kennedy, a Dallas.
Ruby Bridges, di autore anonimo, del 1960, è la bambina afroamericana di sei anni (nata l’8 settembre 1954) che aveva bisogno di una scorta di agenti federali per frequentare la prima elementare alla William Frantz Elementary School, di New Orleans, dove i genitori degli altri alunni li avevano allontanati a causa della sua presenza.
La bambina e l’avvoltoio, di Kevin Carter, del marzo 1993, Premio Pulitzer 1994, è ancora una fotografia sempre inclusa nei casellari del Novecento. È stata anche una delle fotografie più controverse del fotogionalismo contemporaneo. Comunque, l’autore Kevin Carter è morto suicida, un anno dopo, il 27 luglio 1994, a trentatré anni. Nonostante mille e mille diatribe, non è detto che i due fatti abbiano connessione tra loro, per quanto è anche possibile pensarlo... terribile fardello da portare.
Il bambino di Nagasaki, di Joe O’Donnell, dell’agosto 1945, è un’altra storia di tragedia conseguente alla guerra. Un bambino tiene fasciato sulle sue spalle il fratellino morto durante il secondo bombardamento atomico sul Giappone. Il piccolo non dovrebbe avere più di due anni, anche meno. È accomodato come se dormisse: il fratello lo sta portando al crematorio.
Il codice dell’Apollo 11, di autore anonimo, del 1969, celebra Margareth Hamilton (1936), la programmatrice del MIT (Massachusetts Institute of Technology) che guidò lo staff di scienziati che elaborarono il software di bordo per la missione di Apollo 11, la prima navicella ad allunare, il 20 luglio 1969. La fotografia ritrae la giovane, poco più che trentenne, con i volumi che “riassumono” il codice Apollo Guidance Computer, che -impilati uno sopra l’altro- la sopravanzano in altezza.
▶ Il monaco che brucia, di Malcolm Browne / Associated Press, del 1963 (World Press Photo of the Year 1963), è una delle prime fotografie note che testimoniano la tragedia della guerra in Vietnam, nella quale furono pesantemente coinvolti gli Stati Uniti. Clamorosa l’immolazione del monaco buddista Thich Quảng Ðú’c. ▶ Il pugno fantasma, di Neil Leifer, del 25 maggio 1965, è quello con il quale Muhammad Ali ha sconfitto Sonny Liston, alla St. Dominic’s Arena, di Lewiston, nel Maine, che -come più volte annotato su queste pagine- si deve a una fortunata posizione a bordo ring, proprio di fronte all’azione finale dell’incontro. Icona dello sport, icona del suo autore Neil Leifer. ▶ La ragazza con il fiore, di Marc Riboud, del 20 ottobre 1967, è la diciassettenne Jane Rose (nomen omen), che marciò su Washington, con un milione di giovani, per protestare contro la guerra in Vietnam. Ancora una icona della Storia della Fotografia. Curiosità: ultimo negativo di una sequenza sei scatti ravvicinati; ultimo negativo dell’intero rullino trentacinque millimetri. ▶ Il bacio della vita, di Rocco Morabito, del 1967 (Premio Pulitzer 1968), è quello con il quale J. D. Thompson cerca di tenere in vita Randall Champion, respirandogli in bocca dopo che il compagno di lavoro era stato fulminato da una scarica elettrica di quattromilacentosessanta volt (4160). E ci riesce. ▶ I pugni neri alzati al cielo, di John Dominis, del 16 ottobre 1968, alla premiazione per i Duecento metri piani, ai Giochi Olimpici di Città del Messico, sono quelli degli afroamericani Tommie Smith, vincitore con il tempo di diciannove secondi e otto decimi (19”8; per la prima volta, prestazione atletica sotto i venti secondi), e John Carlos, terzo con un tempo di venti secondi netti (20”); tra i due, l’australiano Peter Norman, in altrettanti venti secondi netti (20”). Con quel gesto storico, Tommie Smith e John Carlos inneggiarono alle Black Panther (Black Panther Party), movimento antisegregazionista molto attivo in quegli anni di fine decennio. ▶ Il codice dell’Apollo 11, di autore anonimo, del 1969, celebra Margareth Hamilton (1936), la programmatrice del MIT (Massachusetts Institute of Technology) che guidò lo staff di scienziati che elaborarono il software di bordo per la missione di Apollo 11, la prima navicella ad allunare, il 20 luglio 1969.
La fotografia ritrae la giovane, poco più che trentenne, con i volumi che “riassumono” il codice Apollo Guidance Computer, che -impilati uno sopra l’altro- la sopravanzano in altezza. ▶ La bambina del Napalm, di Nick Ut (Huỳnh Công Út) / Associated Press, dell’8 giugno 1972, è l’adolescente Phan Thị Kim Phúc che scappa dal proprio villaggio, in Vietnam, bombardato al Napalm dall’aviazione statunitense. Al pari di poche altre, si tratta di una fotografia che ha effettivamente cambiato il mondo, in una rapida sequenza di causa ed effetto. Attenzione: non un accadimento, ma proprio una Fotografia. ▶ Il disastro delle Ande, di autore anonimo, del 1972, documenta il momento nel quale, a due mesi abbondanti dalla tragedia, i soccorsi raggiunsero il Fokker F27 uruguaiano precipitato nel tardo pomeriggio del tredici ottobre, con a bordo la squadra di rugby Old Christians Club, in trasferta verso Santiago (Cile).
Dodici passeggeri morirono nell’impatto, altri cinque nelle prime ventiquattro ore. I sopravvissuti dovettero affrontare terrificanti condizioni atmosferiche, fino a meno venti gradi sotto lo zero. Una volta esaurite le scorte di cibo a bordo, per sopravvivere, cominciarono a cibarsi con i corpi dei compagni morti: cannibalismo per la vita. ▶ Il bacio socialista, di Régis Bossu, del 1979, ritrae ciò che specifica l’identificazione: bacio tra i famigerati leader politici (del tempo) Leonid (Ilych) Brezhnev e Erich (Ernst Paul) Honecker, rispettivamente segretari del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e del Partito Comunista della Repubblica Democratica [?] tedesca, in occasione del trentennale della DDR. ▶ Gli occhiali di John Lennon, di Yoko Ono, del 1980, sono quelli indossati negli ultimi istanti di sua vita: insanguinati, con la skyline di New York sul fondo. Immagine forte, per quanto eterea, pubblicata dalla moglie Yoko Ono sulla copertina dell’album Season of Glass, del 1981, il primo dopo l’assassinio di John Lennon, la sera dell’otto dicembre. ▶ Ragazza afgana, di Steve McCurry, del 1984, copertina di National Geographic del giugno 1985, è una delle fotografie più sopravalutate del Novecento. Abbiamo commentato, nel novembre Duemiladue, in occasione del suo ritrovamento, con relativa copertina nelle edizioni originale e nazionali di National Geographic, del precedente aprile. Non torniamo sull’argomento.
▶ L’uomo e il carroarmato, qui attribuito a Jeff Widener / Associated Press, del 5 giugno 1989 -ma è più opportuno richiamare la fotografia (identica) di Charlie Cole, World Press Photo of the Year 1989-, è l’icona delle proteste studentesche e popolari di piazza Tienanmen, a Pechino, soffocate da un intervento militare. Da qui, prende avvio la nuova Cina, governata e guidata dal premier Deng Xiaoping. ▶ Il volto dell’AIDS, di Therese Frare, del 1980, è un’altra delle fotografie sempre comprese nei casellari del Novecento. È un’immagine-simbolo. ▶ Nessuno nasce razzista, di Todd Robertson, del 1992, eleva un bambino fino alla propria innocenza. Durante una manifestazione pubblica organizzata e svolta a Gainesville, in Georgia, un bambino incappucciato da membro del famigerato Ku Kux Klan, si avvicina a un poliziotto afroamericano e accarezza il suo scudo antisommossa. La madre interviene subito e lo allontana, ma la Fotografia, che rende permanenti istanti che avrebbero potuto (dovuto?) rimanere effimeri, ha già registrato, documentato e testimoniato. ▶ Falcone e Borsellino, di Tony Gentile, del 1992, è una fotografia elevata a simbolo della lotta alla mafia, soprattutto giudiziaria. Registriamola lievemente, senza affrontare le legittime osservazioni del fotogiornalista a proposito del “diritto d’autore” e dignità della Fotografia. ▶ Bosko e Admira, di Mark Milstein, del 18 maggio 1993, raffigura due fidanzati di Sarajevo, Admira Ismić e Boško Brkić, lei bosniaca, lui serbo [in definizioni sostanziosamente razziste], colpiti da cecchini mujaheddin sulla riva del fiume Miljacka, che bagna la città, oggi capitale della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina. ▶ La bambina e l’avvoltoio, di Kevin Carter, del marzo 1993, Premio Pulitzer 1994, è ancora una fotografia sempre inclusa nei casellari del Novecento. È stata anche una delle fotografie più controverse del fotogionalismo contemporaneo.
Per fotografie successive al Duemila, attendiamo ulteriori indicazioni dalla Storia, non solo della Fotografia.
Ed è tutto. ■ ■
Il volto dell’AIDS, di Therese Frare, del 1980, è un’altra delle fotografie sempre comprese nei casellari del Novecento. È un’immagine-simbolo.
Morte di un miliziano lealista, di Robert Capa, del 1936, non richiede alcuna presentazione, quantomeno in questo ambito, entro il quale dovremmo essere tutti informati della Storia della Fotografia. Qui siamo effettivamente al cospetto di un’immagine iconica, in ogni senso si intendano considerare i termini di decifrazione.