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Là dove c’era l’erba
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Incalziamo una certa applicazione della Fotografia, come documento del Tempo e propria Testimonianza: oltre quanto già tanta Fotografia realizza. Concretamente, si dovrebbe registrare come e quanto -giorno per giorno- qualcosa cambia attorno a noi, in modo che rimangano attestati fotografici che raccontino l’inesorabile corso degli eventi. Soprattutto, richiamiamo i microcambiamenti sociali che stanno influenzando sul e nel nostro quotidiano, e che poi -nel giro di qualche anno- produrranno trasformazioni sociali consistenti. Curiosamente, saremmo autorizzati a ragionare in questo senso (dell’erba) da una nostra bizzarra coincidenza d’indirizzo
di Angelo Galantini
Attorno a noi, si stanno manifestando microcambiamenti continui e costanti, che -nel giro di qualche anno- produrranno trasformazioni sociali consistenti. Per quanto possiamo aver già osservato ciò che è accaduto in altre geografie (magari anche prossime, a portata di mano), a causa di una mancanza di autorevolezza del Potere, ciò che sta accadendo in Italia si svolge in modo disordinato e confuso: ma si distende comunque.
Nelle nostre città, le comunità in arrivo / appena arrivate stanno acquisendo posizioni sempre più evidenti, andando a occupare soprattutto il commercio al minuto. Tanto che, solo per esemplificare, qui attorno la nostra redazione, i negozi gestiti da immigrati sono quantitativamente consistenti e preponderanti, sia con attività proprie, sia nella conduzione di esercizi tradizionali.
Prima di proseguire, una precisazione: personalmente siamo affascinati dal movimento dei Popoli, che -nella storia dell’Uomo- si è sempre accompagnato con evoluzioni positive, con interscambi fantastici e irrinunciabili. Purtroppo per l’Italia, ridurre tutto questo a sola questione di ordine pubblico non consente di apprezzare quanto sia incantevole l’incontro di culture, usanze e tradizioni, ognuna capace di arricchire le altre. (continua a pagina 25)
Da e con Adriano Celentano: Questa è la storia / di uno di noi, / anche lui nato per caso in via Gluck, / in una casa, fuori città, / gente tranquilla, che lavorava. / Là dove c’era l’erba ora c’è / una città, / e quella casa / in mezzo al verde ormai, / dove sarà? / Questo ragazzo della via Gluck, / si divertiva a giocare con me, / ma un giorno disse / vado in città, / e lo diceva mentre piangeva [...].
CAMBIAMENTI CAMPAGNA... CITTÀ
L’attuale edizione illustrata Dove c’era un prato, di Jӧrg Muller, pubblicata in volume da Lazy Dog Press, con un testo di Giulia Mirandola, argomento portante di questo intervento redazionale, è traduzione italiana della serie originaria Alle Jahre wieder saust der Presslufthammer nieder oder Die Veränderung der landschaft (circa, Ogni anno “sfreccia” il martello pneumatico, ovvero il cambiamento del paesaggio), che l’editore svizzero-tedesco Verlag Sauerländer realizzò, nel 1973, in tavole di dimensioni generose 85,5x31,5cm, raccolte in cartella.
Tre anni dopo, nel 1976, la stessa combinazione di autore ed editore (e poster in cartella) duplicò con Hier fallt ein Haus, dart steht ein Kran und ewig droht der Baggerzahn oder Die Veränderung der Stadt (ancora circa, Qui crolla una casa, là c’è una gru e il dente dell’escavatore minaccia sempre, ovvero il cambiamento della città). Dopo la campagna, stessa cadenza, questa volta in otto tavole, per i cambiamenti della Città, nelle medesime date, scandite dal 1953 di avvio al 1976 di approdo. Qui in selezione.
(continua da pagina 21)
Ancora purtroppo, per mille motivi, il giornalismo, e in consecuzione diretta il fotogiornalismo, non stanno annotando, né registrando, questa sottile, quanto capillare, metamorfosi, che sta alla base di una sostanziosa trasformazione sociale. Forse, il giornalismo e il fotogiornalismo -a ridosso- non possiedono gli strumenti espressivi per farlo, per poterlo fare.
Se vogliamo vederla anche così, è paradossale annotare come e quanto soltanto il cinema (soprattutto quello statunitense e quello francese, anche in forma di serie televisive) si stia rivelando capace di annotare con garbo e -spesso- sentimento il nuovo clima, appunto innescato dal movimento dei popoli. Un esempio sopra tutti, e per tutti, è lo stupefacente film Gran Torino, di Clint Eastwood (maestro di affetti e passioni), del 2008, diretto e interpretato con maestria fuori dal comune.
Bene, o male. Nelle proprie espressioni di fotogiornalismo, la fotografia professionale è oggi assente da questa rilevazione, che speriamo sia comunque svolta dalla fotografia non professionale, polverizzata sul territorio italiano. Lo auspichiamo e ci illudiamo che questo possa avvenire... stia avvenendo.
Per quanto riguarda il cambiamento architettonico, ancora una testimonianza diretta. L’attuale area futuristica Citylife, che Milano ha creato di rimpetto alla Stazione ferroviaria di Porta Garibaldi, tra i quartieri di Porta Volta e Porta Nuova, con epicentro piazza Gae Aulenti, erigendo grattacieli soprattutto curvi e storti, sorge là dove siamo nati, all’inizio degli anni Cinquanta, in tempi e con modalità di case operaie. Soprattutto, case di ringhiera, con “servizi” in comune (un gabinetto alla turca, e niente di più, né diverso), e cortili e strade per giocare. Oggi è moda, mondanità e aperitivi; ieri è stato disagio esistenziale. Tutto cambia.
Così che è esemplare il time-lapse su due soggetti dichiarati, realizzato dall’attento e capace illustratore svizzero Jörg Muller, a metà degli anni Settanta; dunque, quasi cinquanta anni fa, ragionando su base “tedesca”, con quanto le devastazioni della Seconda guerra mondiale e la ricostruzione hanno condizionato. Le due serie scandiscono il ritmo dei cambiamenti su sette giorni della settimana, da mercoledì a martedì, con salti temporali che, dal 1953 di origine, approdano al 1972 / 1976 di arrivo. Jörg Muller ha affrontato e visualizzato la Campagna e la Città, confezionando due rispettive serie di poster, raccolti in cartelle corrispondenti. Oggi, l’editore italiano Lazy Dog Press (lazydog.eu) pubblica in volume la serie della Campagna.
Per l’occasione, il titolo è esplicito, diretto e immediato: Dove c’era un prato [e l’ingresso posteriore della nostra redazione è in via Gluck, «là dove c’era l’erba» (e dove giocavamo a baseball sulla strada)].
Come anticipato, la cadenza delle sette illustrazioni è scandita al ritmo del passaggio degli anni, con tempistica stagionale e cadenza sui sette giorni della settimana, da mercoledì a martedì: 6 maggio 1953, 16 agosto 1956, 20 novembre 1959, 19 gennaio 1963, 17 aprile 1966, 14 luglio 1969 e 3 ottobre 1972 (la serie originaria della trasformazione della Città si allunga su un’ottava tavola, datata mercoledì 7 gennaio 1976).
Da cui, inevitabilmente, quanto perseguito dall’autore scandisce il cammino e registra la trasformazione da un “prima” a un “dopo”. Dal 1953 al 1972 / 1976, in circa venticinque anni, il panorama urbano svizzero e tedesco si è completamente stravolto (più di quanto abbia fatto quello italiano, va rilevato): dal passato al presente-futuribile, senza alcun rimorso, né incertezza. A conti fatti, si è trattato di un cambio generazionale consueto, simile a quanti tanti lo hanno preceduto per stagioni tra-passate (in questa fase, per dirne una, scandito anche dal passaggio dalla bottega al supermercato).
Queste tavole sono qui proposte a titolo di esempio macroscopico, mentre oggi assistiamo a cambiamenti microscopici, che sarebbero alla portata della rilevazione fotografica.
Ed è in questo senso che sollecitiamo una certa applicazione della Fotografia, come Documento del Tempo e sua Testimonianza. Concretamente, si dovrebbe registrare come e quanto -giorno per giorno, giorno dopo giorno- qualcosa cambia attorno a noi, in modo che rimangano attestati fotografici che raccontino l’inesorabile corso degli eventi.
Delle due, entrambe. Da e con Edward Steichen (1969, in occasione del suo novantesimo compleanno): «Missione della fotografia è spiegare l’Uomo all’Uomo, e ogni Uomo a se stesso». Da e con Auggie Wren (interpretato dall’attore Harvey Keitel, nel film Smoke, di Paul Auster, del 1995), in esplicito richiamo al Macbeth, di William Shakespeare (Atto V, Scena V): «Sai com’è: domani e domani e domani, il tempo scorre a piccoli passi».
Cambiamenti da registrare. ■ ■
Dove c’era un prato, di Jörg Muller; con un testo di Giulia Mirandola; Lazy Dog Press, 2021; 24 pagine 30x23,5cm; 19,00 euro.
Tre segnalazioni dal catalogo Lazy Dog Press (lazydog.eu).
Il Tratto. Teoria della scrittura, di Gerrit Noordzij (testi e illustrazioni); 2020; 88 pagine 12,5x19cm; 19,50 euro.
Fuochi d’artificio, di Jinta Hirayama; 2021; 96 pagine 12x18cm; 19,50 euro.
Tupigrafia. 2000-2020 Anthology, a cura di Tony de Marco e Claudio Rocha; 2021; 208 pagine 15,5x22,5cm; 48,00 euro.