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La Fenice

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RINASCERE DALLE CENERI, IN TEMPO DI PANDEMIA. E DI ALTRO, ANCORA

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di Lello Piazza

Lo scorso febbraio, mi telefona Mario Balossini, un amico, una persona di rilievo nel mondo della Fotografia di Novara, un appassionato. Ma, soprattutto, una persona civile. «Non so più con chi parlare di Fotografia. Prima del Covid, c’erano gli incontri settimanali nella sede della Sfn - Società Fotografica Novarese. A conclusione di ogni incontro, si formava un capannello di amici, per parlare di quello che avevamo visto, ma anche di Fotografia in generale. Si faceva notte. Era bello, anche se ci conoscevamo tutti, anche se ci scambiavamo quasi sempre le stesse idee, le stesse ostinate convinzioni; anche se non c’era mai neppure un giovane. Sono proprio desolato».

Qualche tempo più tardi, per email, ricevo il primo numero di La Fenice, sottotitolo esplicativo Periodico telematico di resilienza fotografica a cura della Società Fotografica Novarese: rivista trimestrale in versione pdf (Portable Document Format), un formato digitale che tutti conoscono e frequentano, leggibile su computer, tablet, smartphone. Il direttore, inventore, padre è giusto e proprio l’amico Mario Balossini.

Insieme con sua moglie Maria Cristina Barbé, che cura l’aspetto grafico del periodico, e con l’aiuto di una piccola redazione, ha realizzato uno strumento di comunicazione rivolto agli appassionati di Fotografia. Grazie a La Fenice, Mario Balossini si aspetta di poter ricominciare a parlare di Fotografia.

Scrive Enrico Camaschella, vicepresidente della Sfn: «Questo periodico non intende sostituire la carta stampata, bensì affiancarla; il piacere di toccare, sfogliare, percepire l’odore delle pagine di una rivista, ovunque la si porti con sé, è insostituibile». Noi di FOTOgraphia conosciamo bene questo piacere: per quanto già intensamente vissuto nelle fasi di sua realizzazione, ogni volta che le copie di un nuovo numero arrivano in redazione, assaporiamo prima di altro il profumo impagabile degli inchiostri di stampa [così come, con piacere analogo, ogni notte (sì, proprio notte), ci lasciamo avvolgere da quello del pane appena sfornato dal panificio qui nel cortile].

Ancora, devo notare come La Fenice ha risolto il riconoscimento economico dei diritti di pubblicazione delle immagini di Paul Fusco (distribuite dalla agenzia Magnum Photos): riportando visualizzazioni delle pagine aperte di monografie dell’autore in passerella (Paul Fusco, in questo caso) -invece delle fotografie-, La Fenice fa

Piccoli eroi che, nel retrobottega della loro vita, hanno creato una rivista della passione e della serietà.

Sfogliando virtualmente quel primo numero, siamo stati piacevolmente sorpresi nell’incontrare il fotografo statunitense Paul Fusco, raramente preso in considerazione dal giornalismo fotografico italiano [noi di FOTOgraphia esclusi: abbiamo commentato]. Nell’articolo, campeggia l’immenso RFK Funeral Train, un documento di Storia che continua ad emozionare [RFK, Robert Fitzgerald Kennedy]. Dall’articolo, ricaviamo una precisazione che avevo dimenticato: «Il periodico Look, battuto sul tempo [giornalistico] da Life, non pubblica il servizio, che rimane dimenticato per trent’anni. Viene pubblicato “postumo”, nel 1998, da George Magazine, il mensile creato e diretto da John John Kennedy, figlio del presidente John Fitzgerald, ucciso a Dallas, nel 1963». Pro memoria: Look (1937-1971), bisettimanale americano che ha utilizzato la Fotografia in modo magistrale, è stato il principale -e sostanzialmente unico- competitore del più famoso settimanale Life (1936-1972). riferimento alle stesse edizioni librarie. Così agendo, evita eventuali oneri, e scarta a lato ogni altra potenziale infrazione alla proprietà intellettuale delle opere [su FOTOgraphia, fummo tra i primi ad applicare questa “scorciatoia”, comunque rispettosa degli autori, nell’ottobre 1995, per le controverse fotografie di nudi adolescenziali dello statunitense Jock Sturges].

Nel terzo numero, per il portfolio del peruviano Martín Chambi (1891-1973) sono state utilizzate immagini «selezionate tra quelle liberamente disponibili in Internet Archives (https:// archive.org/)». Si sottolinea che le immagini sono riprodotte a scopo didattico [in colophon di FOTOgraphia]. Lodevole, in chiusura di articolo, la segnalazione della attrezzatura fotografica usata da Martín Chambi: tutti apparecchi a banco ottico [e, di nostro, aggiungiamo la segnalazione di un francobollo commemorativo emesso dalle Poste peruviane, il 4 novembre 2011, nel centoventesimo dalla nascita (5 novembre 1891)].

E, a proposito di tecnica, nello stesso numero, segnalo Introduzione alla fotografia con il grande formato e Il ritorno della pellicola. Insomma, pare di sfogliare le gloriose riviste di quando eravamo piccoli, Fotografare, Photo 13 e Progresso Fotografico [progresso?].

La Fenice è disponibile sul sito della Sfn, da dove può essere scaricato gratuitamente in formato pdf: www.societa fotograficanovarese.org.

In chiusura, mi concedo alcune note.

Uno: credo che La Fenice nasca da un disagio profondo, che non riguarda solo le relazioni umane. Ma, e forse soprattutto, dalla delusione generata dalla decadenza estetica e culturale della nostra società. Esempi? Una pubblicità televisiva dove compare una vagina parlante; polaroid, celebrate dalla critica, che narrano i problemi intestinali dei componenti della famiglia del fotografo; immagini delle ferite post intervento chirurgico sul corpo della mamma, in mutande e reggipetto, immortalate dal figlio social-fotografo.

Due: tra le righe, La Fenice suggerisce garbatamente quanto si stesse meglio negli anni Sessanta e Settanta.

Tre: concordo, aggiungendo che -in certi periodi storici- il laudator temporis acti se puero (lodatore del tempo passato, quando egli era fanciullo) non è l’anziano descritto da Orazio nella sua Ars poetica, affetto dai malanni dell’età senile. Ma è un combattente per i valori della società civile.

Quattro: se dovessi considerare “amatoriale” questa edizione, non intenderei sminuire il lavoro di Mario Balossini, di sua moglie Maria Cristina e dei loro collaboratori. Tutt’altro. Li vedo come piccoli eroi che, nel retrobottega della loro vita, hanno creato una rivista della passione e della serietà. ■ ■

Edicola Fabrizio PrEstinari largo trEvEs - Milano

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