12 minute read

De architectura?

Next Article
Red carpet

Red carpet

Bisogna avere coraggio da vendere, per avvicinarsi con scioltezza al De architectura di Vitruvio (Marcus Vitruvius Pollio / Marco Vitruvio Pollione; 81-15 aC), uno dei testi fondamentali della cultura planetaria, incluso in qualsiasi antologia di titoli essenziali e sostanziali, da quelle più ampie alle più selettive ed esclusive (elitarie, addirittura).

In coincidenza con l’individuazione della sua consistente presenza in un romanzo di taglio assolutamente leggero, al quale stiamo per riferirci, in un certo senso, anche qui, si possono individuare termini di preistoria della camera obscura, da cui, poi, la Fotografia. Infatti, da un punto di vista ideologico, culturale, scientifico e, perché no, “religioso”, la Fotografia dipende da un pensiero occidentale: sia privo di senso sacrale dell’immagine, sia educato sulla restituzione prospettica, figlia del Rinascimento e nipote del De architectura di Vitruvio. Niente di più, né di meglio.

Advertisement

Nella fantasia letteraria, (addirittura) il manoscritto originario dell’opera, che -nella realtà- è stato miracolosamente ritrovato nel 1414, è uno dei cardini del romanzo Il settimo sacramento, primo poliziesco scritto da James Bradberry (dall’originario The Seventh Sacrament, del 1994; Marco Polillo Editore, 1999; Il Giallo Mondadori, 2005). Lo scrittore è un architetto, titolare di cattedra universitaria; il protagonista della vicenda è -a propria volta- architetto e docente (Jamie Ramsgill, una sorta di alter ego), e la storia ha una chiave narrativa che ruota attorno una selezionata e fantasiosa équipe di altri architetti.

Ambientato a Salò, sul Lago di Garda, in provincia di Brescia, dal nostro particolare punto di vista, Il settimo sacramento si guadagna due menzioni d’o-

nore. Una, l’abbiamo già Diviso in dieci libri, il De architectura è un trattato sulla materia profondo ed eclet- accennata, ed è spunto tico, che oggi abbiamo preso a spunto e esempio, ma soprattutto a guida di un e pretesto per le nostre approccio all’arte applicata, nel cui ambito collochiamo la Fotografia. Sia chiaro. Non proponiamo il De architectura come lettura fotografica indispensabile, considerazioni odierne: appunto, il manoscritto di Vitruvio è presente anche se la consideriamo utile, ma ne sottolineiamo l’approccio filosofico, che nella villa dei delitti, in dalla figura dell’architetto si estende a quella del Fotografo (in nostra traslazione quanto premio aggiunpersonale, che esclude l’ignoranza!): autore che dovrebbe essere consapevole e tivo promesso all’archiconscio dei propri doveri espressivi e delle proprie responsabilità culturali, in una tetto che si aggiudica chiave etica e morale irrinunciabile... forse. Comunque, rileviamo e ribadiamo an- una particolare gara di cora come il De architectura di Marco Vitruvio Pollione costituisca il fondamento appalto; l’altra, riguarda forse più significativo dell’intera cultura architettonica e costruttiva dell’Occiden- l’intuizione di un omicite. La sua importanza è tale da trascendere il testo in sé (fino a proiettarlo oltre la dio, mascherato da mormateria affrontata, magari anche in direzione fotografica: una volta ancora), e si te accidentale, afferrata misura sulle esperienze dei suoi numerosi esegeti attraverso i secoli. Senza entrare nella materia, annotiamo soltanto che il trattato introduce temi in base alla differenza di aroma tra il Chianti e il Recioto Amarone (!).espressivi e rappresentativi di eccezionale vastità e spessore. Basti accennare al concetto di Symmetria, rispetto al quale l’accezione attualmente corrente di simme- DE ARCHITECTURA tria rappresenta uno slittamento semantico estremamente restrittivo. È il princìpio Cos’è il De architectura, di uno dei più significativi fenomeni che la cultura antica abbia saputo esprimere, con il quale il linguaggio ovvero quello della convergenza metodologica tra le arti: «La S(y)mmetria è un ac- fotografico ha (avrebcordo uniforme tra le membra della stessa opera, e una corrispondenza di ciascuno be) profondi debiti di delle medesime separatamente a tutta l’opera intera». In concreto, trasposta più ef- riconoscenza, pur ignoficacemente dal termine italiano “commisurazione”, la Symmetria è dunque il fon- randone per lo più l’esidamento dell’antropometria antica, che si regge sul princìpio della proporzionalità. stenza e il testo? DediAndati perduti i disegni originari accompagnatori del testo di Vitruvio, dal Rinascimento, molti hanno elaborato proprie tavole a commento, alcune delle quali sono cato all’imperatore Augusto, e diviso in dieci libri, al tempo stesso, il oggi incluse nelle edizioni librarie attualmente reperibili. Sopra tutto, meritano at- De architectura è un tenzione i princìpi di composizione, magari in Sezione aurea: prossima pagina venti. libro di bottega, un riferimento teorico ideale, un canone incontrastato del classicismo architettonico, che fonde nella propria trattazione elementi ripresi da discipline svariate, per quanto convergenti: aritmetica, geometria, disegno, musica, astronomia, ottica, medicina, giurisprudenza, filosofia. Il profondo testo è staDa sinistra, edizioni antiche del De architectura: frontespizio miniato di scuola to compilato da Marco francese (Quindicesimo secolo); frontespizio di una edizione stampata a Vene- Vitruvio Pollione (Marzia, nel 1524; frontespizio di un’altra edizione veneziana, del 1567 (M. D. LXVII). cus Vitruvius Pollio), ex ufficiale sovrintendente alle macchine da guerra sotto Giulio Cesare e architetto-ingegnere sotto Augusto. Vitruvio è l’unico scrittore latino di architettura, la cui opera sia giunta fino a noi. La sua autorità in campo tecnico e architettonico è testimoniata dai riferimenti alla sua opera presenti negli autori successivi, come Frontino.

SEZIONE AUREA

Nell’ambito delle arti figurative e della matematica, la Sezione aurea (o Rapporto aureo, o Numero aureo, o Costante di Fidia, o Proporzione divina) indica il numero irrazionale 1,6180339887..., ottenuto effettuando il rapporto tra due lunghezze disuguali, delle quali la maggiore “a” è medio proporzionale tra la minore “b” e la somma delle due “a+b”; ovvero, “a+b / a”. Dunque, la Sezione aurea è un numero irrazionale (non rappresentabile mediante rapporto di numeri interi) e algebrico (soluzione di un’equazione polinomiale a coefficienti interi). Tra l’altro, ha uno stretto rapporto con la successione di Fibonacci (Leonardo Pisano, detto il Fibonacci, considerato uno dei più grandi matematici di tutti i tempi; 11701242 circa), resa celebre e popolare dal romanziere statunitense Dan Brown nel suo fortunato thriller Il Codice da Vinci, del 2004, in trasposizione cinematografica nel 2006.

Da qui, approfondiamo la Costruzione aurea, che ripercorre i tratti delle influenze del De architectura di Vitruvio sulla cultura visiva di tutti i tempi (anche fotografica), che affonda le proprie radici indietro nei secoli, per arrivare fino a noi: dove dovrebbe appartenere al bagaglio fotografico, indipendentemente dalle tecnologie dei relativi strumenti tecnici. La costruzione, ovvero l’anima dell’immagine, sta sopra e viene assolutamente prima.

Riconosciuta come un rapporto esteticamente piacevole, la Sezione aurea è stata usata come base per la composizione di quadri e elementi architettonici. È dimostrato che la percezione umana mostra una naturale preferenza e predisposizione verso le proporzioni in accordo con la Sezione aurea; dunque, inconsciamente (?), gli artisti tenderebbero a disporre gli elementi di una composizione in base a tali rapporti. Gli artisti e i matematici del Rinascimento rimasero affascinati dalla Sezione aurea. Allora era conosciuta come Divina proportione e veniva considerata chiave mistica dell’armonia nelle arti e nelle scienze.

De divina proportione è anche il titolo di un trattato del matematico rinascimentale Luca Pacioli (1445-1517 circa), illustrato da sessanta disegni di Leonardo da Vinci. Pubblicato nel 1509, il libro influenzò artisti e architetti del tempo, e delle epoche successive. Nella proporzione dei numeri, Luca Pacioli ricercò e individuò i princìpi ispiratori in architettura, scienza e natura: in seguito, la regola aurea introdotta fu identificata praxis italica. L’aggettivo “divina” si giustifica perché la proportione ha diversi caratteri che appartengono alla divinità: è unica nel proprio genere; è trina, perché abbraccia tre termini; indefinibile, in quanto è irrazionale, è invariabile. Inoltre, utilizzando la Sezione aurea nei propri dipinti, Leonardo da Vinci scoprì che, osservando le opere, si poteva creare un sentimento di ordine. Incorporò il rapporto aureo in tre dei suoi capolavori: La Gioconda, L’ultima cena (o Cenacolo) e L’Uomo di Vitruvio (appunto, dal De architectura). Nella Gioconda (Monna Lisa; 15031506, olio su tavola, 77x53cm; Musée du Louvre, Parigi), il rapporto aureo è stato individuato nella disposizione del quadro, nelle dimensioni del viso e nelle aree che vanno dal collo alle mani e scendono dalla scollatura dell’abito. Nell’Uomo (simbolo della cultura rinascimentale; 1490, punta metallica ripassata a inchiostro e acquerello, 343x245mm; Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Galleria dell’Accademia, Venezia), Leonardo ha applicato le proporzioni della Sezione aurea secondo i dettami di Vitruvio: le proporzioni umane sono perfette quando l’ombelico divide l’Uomo in misure auree (e per questo lo inserisce nelle geometrie perfette del cerchio e del quadrato: «tanto apre l’omo ne’ le braccia, quanto è la sua altezza»). Nel terzo libro del De architectura, Vitruvio rileva: «Il centro del corpo umano è inoltre per natura l’ombelico; infatti, se si sdraia un uomo sul dorso, mani e piedi allargati, e si punta un compasso sul suo ombelico, si toccherà tangenzialmente, descrivendo un cerchio, l’estremità delle dita delle sue mani e dei suoi piedi». [Costume: L’Uomo di Vitruvio è riportato sulla moneta italiana da un euro]. Nell’Ultima cena [1495-1498 circa, olio e tempera su intonaco, 460x880cm; Refettorio di Santa Maria delle Grazie, Milano], Gesù è dipinto con le proporzioni divine, ed è racchiuso in un rettangolo aureo. Botticelli applicò la Sezione aurea a in La nascita di Venere (1484 circa, tempera su tela, 172,5x278,5cm; Galleria degli Uffizi, Firenze). Misurando l’altezza da terra dell’ombelico e l’altezza complessiva, il loro rapporto risulta 1,618; così anche i rapporti tra la distanza tra il collo del femore e il ginocchio e la lunghezza dell’intera gamba, e anche tra il gomito e la punta del dito medio e la lunghezza del braccio.

Significativi sono anche i dipinti di Piet Mondrian. In ogni Composizione (superfici colorate, come questa Composizione con rosso, giallo, blu e nero, del 1921; olio su tela, 59,5x59,5cm; Haags Gemeentemuseum, L’Aia, Olanda) si registrano accostamenti di quadrati e rettangoli aurei.

In La parade de cirque (1887-1888; olio su tela, 100x150cm; Metropolitan Museum of Art, New York, Usa), il divisionista francese Georges Seurat impiega varie Sezioni auree, alcune delle quali abbiamo sottolineato graficamente.

Riferiamoci alla Fotografia: competenze tecniche specifiche e doti intellettuali, sopra tutto. A ridosso, abbiamo già rilevato i debiti di riconoscenza che la sua origine e il suo linguaggio hanno con la restituzione prospettica del soggetto, nel senso della creazione ottica, indipendentemente dagli strumenti che si sono alternati ed evoluti nel corso dei secoli. Allo stesso momento, pensiamo al fotografo come protagonista della scena culturale ed espressiva, che dipende dalla competenza in numerosi ambiti: a partire da quelli sottolineati da Vitruvio.

OGGIGIORNO

Invece, e al contrario, al giorno d’oggi, registriamo numerosi azzeramenti di competenza, addirittura troppi.

Della sua vita si hanno scarse notizie, Il lento slittamento verso l’elevazione e neppure si è certi delle date di nascita di ruolo degli strumenti, e delle relae morte accreditate. Come già anno- tive tecnologie applicate, sta relegantato, scrisse il trattato De architectu- do in subordine la declinazione della ra (Sull’architettura), in dieci libri, de- grammatica fotografica, ovverosia del dicandolo all’imperatore Augusto (che proprio lessico legittimo. Come annogli aveva concesso una pensione), pro- tiamo spesso, la Fotografia è per probabilmente tra il Ventisette e il Venti- pria natura raffigurativa; e, per proprio tré aC. L’edizione dell’opera avvenne linguaggio, è rappresentativa. negli anni in cui Augusto progettava Prima di altri e ulteriori sovrastrati un rinnovamento generale dell’edilizia espressivi, la rappresentazione dipenpubblica. Il trattato, riscoperto nel 1414, de soprattutto dalla resa prospettica e a Montecassino, e tradotto in epoca dalla configurazione di inquadratura e rinascimentale da Poggio Bracciolini composizione, in tale ordine. Per queper primo, è stato il fondamento dell’ar- sto, l’autore fotografo non deve basarsi chitettura occidentale fino alla fine del soltanto su una sterile competenza tecDiciannovesimo secolo. nica, che pure è indispensabile, quan-

Nel suo profondo trattato, Vitruvio dà to sulla consecuzione visiva indotta e all’architettura il titolo di scienza, ma creata dai propri strumenti. A parte, non si limita a questo: anzi, la eleva a sono poi richiesti tanti altri ingredienti scienza più importante, in quanto con- culturali (non nozionistici, precisiamotenente tutte le altre. Nella fattispecie, lo), riferiti ai relativi campi d’azione: dal l’architetto deve avere nozioni di geo- giornalismo al racconto della vita, dalmetria (conoscere le forme con le quali la pubblicità alla moda, dallo sport alla lavora), matematica (l’edificio natura, a tutto il possibile. deve stare in piedi, per questo Certo, non serve magari (?) studiavanno eseguiti ed elaborati re e conoscere il De architectura, che conti specifici), anatomia e oggi abbiamo preso a esempio, spunmedicina (costruisce luoghi to e pretesto, ma sono indispensabili per la vita dell’Uomo, per cui componenti che distinguadeve conoscere le proporzioni no il solo scattare fotografie umane, deve fare attenzione a dall’essere fotografo. illuminazione, arieggiamento Non teorizziamo l’assoe salubrità di città ed edifici), luto del fotografo letterato, ottica e acustica (basti pen- come pure ce ne sono, ma sare ai teatri), legge (chiaramente, la co- neppure deve essere analstruzione deve seguire norme precise e fabeta; non è necessario che codificate), teologia (nel caso di edifica- sia un musicista (metafora), zione di templi, questi avrebbero dovuto ma neppure un ignorante essere graditi agli dei), astronomia (par- della musica; non un pittoticolari tipologie di edifici, soprattutto re, ma dovrebbe conoscere luoghi di culto, dovevano tenere conto l’arte; non uno scultore, ma della posizione degli astri) e metrologia almeno un esteta. (il microclima del luogo di costruzione È vero e sacrosanto: il fodell’edificio è fondamentale per le ca- tografo possessore di strumenti e, soratteristiche che deve/dovrebbe avere). prattutto, della capacità di applicarli è

Con Vitruvio, proprio avvantaggiato. Ma l’alui: «In tutte le arti, ma nima che soffia nell’imparticolarmente nell’ar- magine, che fa la difchitettura, esiste un bi- ferenza tra la pur bella nomio fondamentale: il apparenza superficiasignificato e il significan- le e la concreta solidità te. Il significato è l’ope- dei contenuti espressivi, ra da costruire, il signi- fa la sola e unica diffeficante ne è l’illustrazio- renza. Sia certificato e ne teorica e sistemati- accolto: la Fotografia è ca. Naturalmente, il vero qualcosa di estremaarchitetto dovrà avere mente più profondo e esperienza tanto dell’u- intimo, che aleggia imno quanto dell’altro. Do- palpabile sopra le novrà possedere doti intel- stre teste, in attesa di lettuali e attitudini all’ap- essere capito e raccolto. prendere, perché né il Magari, anche solo daltalento naturale senza la curiosità individuale, preparazione scientifi- dalla sola meraviglia. ca, né la preparazione Il piacere di essere, scientifica senza talento diverso da quello del naturale possono fare il solo apparire. perfetto artefice». Tanto è! ■ ■

In catalogo dal 1999, De

Architectura, con testo originario in latino a fronte, è un’ottima traduzione delle Edizioni Studio

Tesi, di Roma; 38 più 602 pagine 14x23cm, cartonato; 38,50 euro. Daris Libri e Stampe, di Lucca (via del Gallo 9; 0583-440563; www.darislibri.it, info@daris libri.it) è una libreria antiquaria -meglio, uno studio bibliografico- creata da Domenico (Memo) Izzo, nel 1980, attualmente gestita insieme con Alessandro De Francesco. Per chi visita Lucca, dovrebbe essere meta irrinunciabile: se non che, a ciascuno il proprio.

La prima offerta/segnalazione del più recente Catalogo numero 31, dell’inizio dell’anno, presenta una rarità che completa adeguatamente la nostra segnalazione odierna: di Leon Battista Alberti (1404-1472)... I Dieci Libri de l’Architettura, «da la cui prefatione breuemente si comprende la commodità, l’utilità, la necessità, e la dignità di tale opera [...]. Nouamente da la latina ne la volgar lingua con molta diligenza tradotti».

In Catalogo, a 5.800,00 euro. Certamente, una cifra importante. Ma!

FOTOgraphia Archivio (pagina accanto, dall’alto) Leonardo da Vinci: La Gioconda (1503-1506); L’Uomo di Vitruvio (1490); L’ultima cena (1495-1498). Botticelli: La nascita di Venere (1484 circa). Piet Mondrian: Composizione con rosso, giallo, blu e nero (1921). Georges Seurat: La parade de cirque (1887-1888). Daris Libri e Stampe

This article is from: