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Ignoranza
/ IN IRONIA E SARCASMO / IGNORANZA!
DA IGNORANTI!, SECONDA TORNATA, SPERIAMO L’ULTIMA: SOLO PER SE STESSI... E VICINI
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di Maurizio Rebuzzini
Nessuno deve pretendere nulla da nessuno. Tanto meno, noi dobbiamo farlo, quantomeno da e su queste pagine, in qualche modo e misura “collettive”, ovvero di proprietà del pubblico al quale ci rivolgiamo più che nostra. Però... vantano di frequentare la Fotografia, di farne addirittura parte, ma non ne conoscono nulla, e neppure si impegnano per saperne qualcosa.
In genere, pensano solo alla propria fotografia (qui la minuscola è d’obbligo, prima che volontaria); tutt’al più, approdano a quella dei vicini di social, ai quali riservano attenzioni subordinate a un percorso preteso di andata-e-ritorno: mi interesso di te, affinché tu ti senta in obbligo/dovere di contraccambiare.
Qui, in Italia, siamo circondati da fotografi, o presuntamente tali, o pretestuosamente tali (in autodefinizione e autocertificazione), soprattutto giovani, che non hanno la minima idea dei valori, princìpi e intendimenti della Fotografia... che non sia la loro propria. E per sé, questo sarebbe anche e perfino legittimo; se non che, ahinoi, si avventurano ad esprimere giudizi di merito riguardo -addirittura- autori che stanno compilando capitoli fondanti della comunicazione visiva contemporanea.
In testimonianza diretta, non per sentito dire, né -tantomeno- per relazione da terza persona. Con il Ricordo, così diverso dalla sola memoria, torniamo alla sera di venerdì Primo settembre 2017, alla quindicesima edizione di Corigliano Calabro Fotografia, l’unica alla quale siamo stati invitati (su pressione altrui, non richiesta né desiderata, soprattutto in merito alla sgradita frequentazione della manifestazione).
In una morbida serata di fine estate, al Castello Ducale, la fotografa Monika Bulaj ha svolto un appassionante e toccante, emozionante e commovente «monologo con immagini, film, suoni e musiche». Sia chiarito: “appassionante e toccante, emozionante e commovente” sono aggettivi declinati in relazione a pre-giudizi personali, tanto ci coinvolge tutta la Fotografia della più che valida fotografa polacca (basata in Italia). demerito per alcuno. Solo che... se ti consideri fotografo!
Allora, abbiamo intuito che, all’interno di una libreria, dove si vendono prodotti a loro totalmente estranei, costoro sono privi di punti di riferimento. Non avendone interesse alcuno, non capiscono verso cosa dovrebbero indirizzare il proprio
Seduto accanto a noi, un fotografo italiano giovane, per anagrafe, e analfabeta, per propria superbia, arroganza e ambizione. Per l’intera ora del monologo, non ha staccato gli occhi dal monitor del proprio smartphone, magari per coltivare la propria fotografia e quella di suoi vicini di pensiero e frequentazione.
Alla fine, quando le luci si suono accese nell’anfiteatro, e prima di precipitarsi verso stolte ritualità contemporanee (“andiamo a bere un po’ di champagne!”), si è permesso di giudicare noiosa, ripetitiva e inconsistente la serata. Ci ha rivolto la parola: «Ma a te, è piaciuta?». In risposta: «Anzitutto, l’ho seguita, non fosse altro, per educazione; poi, per essere in grado di rifletterne successivamente. Comunque, osservo sempre e non giudico mai». Soltanto, ci dissetiamo a ogni fonte ci venga offerta.
Analogamente, c’è capitato di entrare in librerie, accompagnati da altrettanto presunti fotografi, presuntamente tali per propria autoidentificazione, che -tra gli scaffali- hanno rivelato smarrimento e disorientamento. Ancora un distinguo: ciascuno ha il dirittodi vivere come vuole e intende: nessun giudizio di sguardo, non hanno codici di relazione. Ma la Fotografia, sia quella realizzata, sia quella frequentata, non può prescindere, né esimersi, dalla Curiosità e da ogni possibilità di Incontro. Infatti, per quanto personalmente si sia attenti al mondo editoriale, non possiamo ignorare quanto e come l’intera editoria planetaria sia in qualche modo e misura anche clandestina. Da cui: tanti nostri incontri con libri, molti dei quali fondamentali nella nostra Vita (non soltanto fotografica) sono stati casuali. Certo: alcuni titoli, perfino considerevoli, li abbiamo incontrati e avvicinati per caso. Ma il Caso è guidato dalle nostre azioni e opzioni. Quanti libri abbiamo incrociato per Caso (!) ? Ma siamo entrati in libreria, in librerie antiquarie incontrate incidentalmente, in botteghe insospettabili. Ancora, a quanto siamo approdati tra i banchetti del Mercatino delle Curiosità (in nostra definizione), della domenica mattina, a Milano, nato numismatico e filatelico, e oggi allargato a tanto d’altro? Analogamente, frequentando a casaccio, per altrettanto Caso, avremmo magari potuto contrarre l’Aids. Insomma, i presupposti del Caso dipendono da noi e da quell’attenzione (amore?) che accompagna e presiede il passo, gli interessi, i propositi e gli scopi della nostra Esistenza, fosse anche soltanto di quella in compagnia della Fotografia.
Quindi, e a integrazione, è altrettanto ignorante attribuire valori spettacolari in un ambito capace -invece- di esprimere valori propri profondi.
Anche qui, un Ricordo. Ancora, estivo. Del Duemiladiciotto, a Grosseto, a margine di una personale di Gian Paolo Barbieri, fotografo che amiamo incondizionatamente, che consideriamo tra i più grandi al mondo (il più grande?). Sulla non gestita emozione del momento, che peraltro fu mal riposta, tanto inconsistente è la curatela di quella personale d’autore, un presunto primo attore della Fotografia, magari insoddisfatto della propria sola personalità commerciale (peraltro, più che nobile), fu attratto da una prima edizione di una monografia di Gian Paolo Barbieri, proposta al bookshop di accompagnamento: Tahiti Tattoos, in esemplare Fabbri, del 1989, valutata ottocento euro (molto inferiori sono le quotazioni della riedizione Taschen Verlag, del 1998).
Rimanemmo sconcertati: nella propria libreria di casa, il personaggio in questione non ha un libro fotografico degno di questa identificazione/denominazione. Non l’abbiamo mai visto avvicinarsi a un libro; non l’abbiamo mai sentito commentarne uno; è tra quanti sono smarriti, disorientati, senza punti di riferimento in libreria. Ma!
Ma... la partecipazione scenografica a un istante può indurre in tentazione: valore spettacolare, invece di valori autentici. In allungo, con nel bene nel male, su questo stesso numero di rivista, da pagina quarantatré.
Ignoranza!
Nulla di diverso! ■ ■
GiroGiroTondo
L’esperienza fotografica con gli obiettivi fisheye è più che originale ed esclusiva: addirittura, irripetibile rispetto ogni altra interpretazione ottica consueta. Raggiungono e offrono angoli di campo estremamente ampi, che -invece di produrre immagini con linee di prospettiva coerenti- conferiscono un aspetto convesso / non rettilineo alla composizione. La resa fotografica del fisheye si basa ed edifica sulla propria capacità di distorsione, in relazione della quale si raggiungono suggestive opportunità creative. Con i sensori digitali in dimensioni APS-C (25,1x16,7mm mirrorless; con interpretazioni da parte di ciascun sistema fotografico), ai quali è destinato, il TTartisan APS-C 7,5mm f/2 Fish Eye, produce un’immagine completa: in rapporto 3:2 e con diametro di copertura di 31,15mm. Invece, quando è utilizzato con sensori Full frame (24x36mm), produce il classico cerchio completo, su fondo nero, al quale viene riconosciuta una particolare identificazione fotograficamente tale: fisheye a tutto tondo.
TTartisan APS-C 7,5mm f/2 Fish Eye
Scala dei diaframmi da f/2 a f/11; undici lenti in otto gruppi; angolo di campo di 180 gradi (150 gradi circa, in M43-Mount); a fuoco da 12,5cm; paraluce incorporato; da 343 a 370 grammi di peso (in base all’attacco al corpo macchina). In versione per: Canon Eos M, Canon Eos R, Fujifilm X, L-Mount (Leica, Panasonic, Sigma), MicroQuattroTerzi / M43-Mount (Olympus, Panasonic), Nikon Z, Sony E. Ampia gamma di anelli adattatori.
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