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Osmany Juantorena – Io proprio io vi racconto Rio

Io proprio io, vi racconto Rio Osmany JUANTORENA

Santiago di Cuba il 12/08/1985 Pallavolo – Schiacciatore

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Rio de Janeiro 2016 – Argento

Orgoglioso di rappresentare l’Italia e le splendide Marche che ormai sono diventate la mia casa

di Osmany Juantorena

Torno con la mente ai Giochi di Rio, ma so già che il ricordo di quelle emozioni prenderà il sopravvento. Ringrazio di cuore la Federazione Italiana, perché sono onorato di vestire la maglia azzurra, una scelta che purtroppo ho preso tardi, nel 2011. Pensavo che a Cuba potessero cambiare le cose e ho temporeggiato. In realtà avrei dovuto vestire l’azzurro molto prima, ma sono riuscito lo stesso a togliermi tante belle soddisfazioni. Devo fare ulteriori ringraziamenti perché è fonte d’orgoglio per me essere considerato un “marchigiano”. Questa splendida regione mi ha adottato ed è ormai diventata la mia casa. Adoro i posti, la gente e lo stile di vita. Se parlo l’inflessione smaschera la mia origine, ma potermi sentire una “stella sportiva delle Marche” mi riempie il cuore. Quando si parla di Olimpiadi devo per forza iniziare dal CT della Nazionale e tecnico della Cucine Lube Civitanova, Gianlorenzo “Chicco” Blengini, con cui ho condiviso numerose avventure pallavolistiche e, per fortuna, anche tante vittorie! Nel tempo tra noi si è cementato un legame di amicizia, che però rimane fuori dalla palestra. Quando siamo nelle vicinanze di un campo si lavora e c’è il rispetto dei ruoli, da ambo le parti. Si tratta di un allenatore moderno che sa come gestire i giocatori e li mette in condizione di dare il massimo. Da sportivo è scaramantico, ma non lo ammetterà mai. Un po’ di rituali non guastano nel nostro mondo. Io, per esempio, dopo un passo falso cocente ho cambiato il colore delle scarpe, in vista del match successivo. Non più bianche. Nel Villaggio Olimpico di Rio ho condiviso parecchio tempo con Blengini e la nostra squadra. Non mi stancherò di ripetere che il suo approccio e la condivisione del tempo tra gli atleti hanno avuto un ruolo decisivo nelle vittorie dei suoi team. Lui dice di aver vinto grazie a me. Mi fa arrossire, ma i successi vanno condivisi. In carriera ho avuto la fortuna di alzare trofei con validi compagni e tecnici di spessore. “Chicco” è preparatissimo e sa dare davvero tanto al gruppo, in ogni momento. A Rio vivevamo in due appartamentini. Avevo il libero Massimo Colaci come compagno di stanza. Nel tempo libero sono restato all’interno del villaggio e appena potevo telefonavo ai miei cari da una cabina. Mi dovevo appostare per trovarla libera. Altri atleti si sono concessi una giornata da

turisti. Io non avrei perso nemmeno un momento dell’atmosfera che aleggiava nel quartier generale. Essere alle Olimpiadi è gratificante, ma noi volevamo di più. A livello di Club avevo vinto tutto, ma mi mancavano le Olimpiadi ed ero carico al punto che facevo fatica a dormire la notte, come se mi trovassi sempre in procinto di giocare la partita della vita. Ricordo con grande senso di appagamento la semifinale con gli States e la nostra rimonta con una vittoria al tie break. Non mi do’ pace, invece, all’idea che abbiamo perso la finale contro il Brasile più vulnerabile di tutti i tempi. Ci sentivamo più forti e stavamo bene, sia dal punto di vista mentale che fisico. Eravamo riusciti a costruire le nostre certezze gara dopo gara. Poi è successo l’impensabile, ci siamo fermati nella gara clou. Pensavamo di portare a casa l’oro. Ne eravamo certi. Quantificare il dispiacere per l’occasione sfumata è dura. Ho rispetto per il secondo posto olimpico, ma avremmo voluto regalarci il trionfo e regalarlo all’Italia. Nella Nazionale mi sono sentito a mio agio fin dal primo momento, il gruppo e la passione che ruota attorno alla selezione azzurra è speciale. Certe chance nella vita non si ripresentano più di una volta, ma è fondamentale crederci e dare il massimo. L’Italia si è guadagnata con merito il pass per Tokyo. Per questo sono ansioso di lottare sul campo, insieme ai compagni, per onorare la bandiera. A proposito di “tricolore”. Il percorso di avvicinamento alle Olimpiadi procede bene, ma la stagione era cominciata sotto il segno dell’incertezza per l’incubo della pandemia, i match a porte chiuse, i continui tamponi e l’azzeramento della vita sociale. Vivevamo alla giornata. Il rischio di uno stop alla SuperLega era dietro l’angolo. Alla Lube abbiamo vissuto anche il cambio improvviso di coach. Il cammino non è stato sempre lineare per il volley italiano e per la mia Società. Alla fine hanno vinto la determinazione di un movimento che non si è tirato indietro, anche in prospettiva delle Olimpiadi, e la qualità del team di cui porto i gradi di capitano, la Lube, con cui in questi anni mi sono laureato Campione del Mondo, d’Europa e d’Italia.

Il periodo più critico lo identifico con i quarti di finale dei Play Off. Senza Luciano De Cecco e Yoandy Leal, in quarantena dopo aver contratto il coronavirus, abbiamo piegato un’avversaria dura come Modena. La squadra ha dato prova di forza e solidità mentale, superando ogni problema. A costruire grandi team sono i Club, quindi come atleta sono molto grato alla Cucine Lube per gli sforzi e gli investimenti fatti in un periodo non semplice come questo. Quando in un gruppo tutti hanno talento e vogliono vincere è il massimo per chi, come me, mira sempre al gradino più alto. Dopo una stagione lunga e stressante è arrivato il lieto intermezzo e posso concentrarmi sull’impegno asiatico dopo aver festeggiato la Del Monte® Coppa Italia vinta all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno con De Giorgi e lo Scudetto 2020-21 alzato al cielo all’Eurosuole Forum con Blengini. Questi due titoli, gli ultimi degli otto in biancorosso, sono arrivati battendo nella resa dei conti uno squadrone come Perugia. Ora testa all’Italia. Non so che accadrà a Tokyo, ma metteremo in campo il massimo, senza mai darci per vinti. Al futuro penserò poi. ‘Da grande’ non allenerò e non farò il dirigente, mi vedo più come procuratore. C’è tempo, eh! Prima voglio scrivere nuove pagine con la Lube e con la Nazionale.

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