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steFano rICCI
from Capri n.10
interview fashion
Creatività tutta italiana
CREATIVITY THAT’S COMPLETELY ITALIAN
text Gianluca Tenti
La storia di Stefano Ricci, imprenditore e designer appassionato di una moda che esprime l’uomo in ogni suo aspetto The story of Stefano Ricci. An entrepreneur and designer who’s passionate about fashion that expresses man’s multi-faceted nature Una grande emozione che ha sedotto gli oltre 600 invitati, in una cornice unica al mondo come il corridoio di ponente della Galleria degli Uffizi. Mai prima del 18 giugno scorso il museo più importante d’Italia aveva aperto le proprie porte a una sfilata. E quando i guerrieri Masai hanno intonato il loro inno, accompagnando il ringraziamento di Stefano Ricci agli ospiti provenienti da tutto il mondo, il gotha della moda internazionale ha tributato al designer fiorentino il massimo riconoscimento: il conferimento del Premio Pitti Immagine, la cui consegna è avvenuta l’indomani, alla Fortezza da Basso di Firenze, assieme al riconoscimento alla carriera per Burt Tansky, per decenni a capo dell'impero Neiman Marcus. Da poche settimane Stefano Ricci è stato nominato alla presidenza del Centro di Firenze per la Moda Italiana, il vertice di quanto esprime la città dov’è nato il concetto stesso di made in Italy. Il tutto a coronamento del 40° anniversario di fondazione della società fiorentina. Un punto di partenza verso nuove aperture (entro la fine del 2012 saranno inaugurate otto boutique, altrettante nell'anno successivo), ma anche un momento di riflessione sul valore dell’italianità e del saper fare delle sue maestranze che è in netta controtendenza rispetto a un contesto europeo che segna il passo.
Quaranta anni sono un bel traguardo volante per una società di moda, nata e sviluppata a Firenze ma con una forte vocazione internazionale.
Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia fiorentina e di vivere appieno la realtà di questa città. Firenze è un patrimonio dell’umanità. Ho amici che vivono lontano geograficamente parlando. E loro vedono Firenze non come Roma, Parigi o Londra che sono capitali, non come New York o Shanghai, ma come una realtà che è un concentrato di creatività e qualità della vita.
Tutto rigorosamente “fatto in Italia”.
Assolutamente. Prima di tutto per il nostro senso innato del gusto. Pariteticamente per l’abilità delle nostre maestranze e per assicurare un futuro anche occupazionale al vero made in Italy. Certo, in 40 anni di lavoro ne ho viste di tutti i colori.
Non ripercorriamo la storia della Stefano Ricci (entro la fine dell’anno uscirà un volume edito da Swan group)... ma se dovesse sintetizzare i cambiamenti più evidenti, da dove partirebbe?
Sono cambiate le regole della distribuzione. Milano ha certamente esaltato la Donna, ma ha ucciso la creatività maschiGreat excitement won over 600 guests, thanks to the allure of a setting as unique as the West wing of the Uffizi Gallery. On June 18, for the first time ever, Italy’s most important museum opened its doors to welcome a fashion show. And when the Masai warriors started playing their anthem to accompany the thank-you speech Stefano Ricci shared with guests from all over the world, the elite circles of the international fashion scene paid tribute to the Florentine designer by awarding him the highest honor: the Pitti Immagine Prize. It was given to him the following day at Florence’s Fortezza da Basso, together with a ‘Career Award’ for Burt Tansky, who has headed the Neiman Marcus empire for decades. A few weeks ago, Stefano Ricci was nominated President of the Florence Center for Italian Fashion, a top honor in the city where the Made-in-Italy concept was first created. All this was the crowning achievement flanking his Florentine company’s 40th anniversary. It’s a point of departure that will lead to new openings (eight new boutiques will be inaugurated by the end of 2012, followed by eight more the next year). Yet, it is also a moment of reflection about the value of the Italian identity and the knowhow of Italy’s worker—both of these aspects represent a clear countertrend compared to the European context which currently sets the pace.
Forty years is a high-flying achievement for a fashion company with a strong international vocation, that was founded and developed in Florence.
I was lucky to be born into a Florentine family and to have the chance to fully experience this city’s reality. Florence is a world heritage site. I have friends who live far away, geographically speaking. They don’t see Florence the same way they perceive Rome, Paris and London—as a capital. They don’t see it like they do New York or Shanghai. They consider it a realty that’s the essence of creativity and the quality of life.
Everything is strictly ‘Made in Italy’.
Absolutely. First and foremost, because of our innate flair for taste. And by the same token, because of the skill of our workers. Then, there’s the aim of ensuring a future for authentic Madein-Italy industry, even in terms of employment. Undoubtedly, after forty years in the business, I’ve seen it all.
We won’t retrace the history of Stefano Ricci (by the end of the year, a new volume by the Swan group is scheduled for release). But if you were to sum up the most evident changes, where would you begin?
The rules of distribution have changed. Milan has certainly glorified Woman, yet it has killed male creativity. Pilot stores have played the role of pace-setters,
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le. I negozi pilota che facevano da apripista hanno imposto il blazer blu, il pantalone grigio, la scarpa color cacchetta, la bici nera... Non è certo questo lo stile delle mie collezioni. Anzi, lo considero un errore. Perché l’uomo è vanitoso, più della donna.
Quindi?
Questa intervista è realizzata per una rivista che si chiama Capri, simbolo di eleganza nella vacanza, di stile e di storia, dall’imperatore Tiberio fino a Curzio Malaparte, da Lenin che qui giocava a scacchi in periodi duri alla spensieratezza di Totò. Ecco, direi che Capri rappresenta un’isola elegante e sartoriale a suo modo. Con i suoi colori, le sue
peculiarità, le sue pertinenze. Sono il primo a dare credito all’eleganza napoletana che certo ha influenzato e continua a influenzare quella bella piazzetta che ha visto nascere molti amori. Ma credo che la vera unicità del luogo, parlando di moda, rimanga la spalla tipica, l’attaccatura finto trasandata, l’abito di lino. Quando la sartoria napoletana si è messa a inseguire l’identità milanese, dettata dai comunicatori...
C’è chi considera le sue collezioni votate solo al mercato dei nuovi ricchi. Cosa risponde?
Sfido chiunque a dire che l’industria maschile non è stata salvata dai nuovi ricchi. Anche se i vecchi ricchi (sorride, ndr) li devo ancora vedere... Certo il mercato oggi è segnato dalle scelte delle Repubbliche russe e dalla Cina, dove sono arrivato 20 anni fa, e c’era molta curiosità sul made in Italy. Ricordo invece una riunione a Palazzo Vecchio, con un primo ministro italiano che ci proponeva di partecipare alla promozione delle nostre produzioni in Cina. Gli risposi: “Ha ragione, la Cina è in espansione, ma io sono già presente lì a vendere, non a produrre in maniera subdola e truffaldina”.
Difesa del made in Italy, valorizzazione della fiorentinità. Chi glielo ha fatto fare?
Il rispetto per quello che Firenze può esprimere. Non solo parlo per la mia azienda. Ma anche per le altre eccellenze, nel vino, nel cibo, nella manifattura, in un certo tipo d’industria e di ospitalità. Spetta a noi saper tutelare le specificità del territorio e salvaguardarne il futuro. Quando abbiamo scelto di interessarci all’Antico Setificio Fiorentino, lo abbiamo fatto come tributo alla storia dei telai così amati dal marchese Emilio Pucci. Non è stato un investimento, ma un atto d’amore per un laboratorio di grande tradizione e qualità, in un quartiere dove i telai scandiscono il tempo nello stesso modo da oltre 200 anni. imposing the blue blazer, gray slacks, turd-colored shoes and black bicycles… That is certainly not my collections’ style. On the contrary, I consider all of that a mistake. Because man is more vain than woman.
So?
This interview is for a magazine called Capri, a symbol of elegance when it comes to vacation spots. It’s been a symbol of style and history from as far back as Emperor Tiberius, and gone on to include Curzio Malaparte and Lenin, who played chess there in hard times. Not to mention Totò’s light-heartedness. So, I would say that Capri represents an island that’s elegant and sartorial in its own way. With its colors, its unique facets and its
assets. I’m the first to give credit to Neapolitan elegance as it certainly continues to influence that lovely piazzetta which witnessed the birth of many love stories. Yet, I believe in the place’s true uniqueness, in terms of fashion. May the typical shoulder line continue as a trend, along with the faux disheveled look and the linen suit. When Neapolitan tailoring started to follow the Milanese identity dictated by media communicators ….
Some say that your collections only target the new rich. What’s your take on that?
I dare anyone to say that the men’s industry was not saved by the new rich. Even if I still have to see the old rich (he smiles)… Cer-
tainly, today’s market is marked by the choices of the Russian republics and China, where I arrived 20 years ago; there was a lot of curiosity surrounding Madein-Italy products. On the other hand, I remember a meeting at Palazzo Vecchio with the Italian prime minister who suggested that we participate in a project promoting our products in China. I answered, ‘You are right, China is expanding, but I’m already part of the scene there, and I’m there to sell, not to produce in a way that’s underhanded and fraudulent”.
Defending Made-in-Italy products and enhancing the value of the Florentine identity. What’s the driving force behind your decision to do this?
Fashion shows in Moscow and the first fashion show ever held at Florence’s Uffizi Gallery
A respect for what Florence can express. I’m not just talking about my company, but about other forms of excellence, like wine, food, craftsmanship and certain types of industry and hospitality. It’s up to us to know how to safeguard the territory’s qualities and protect the future. When we decided to become interested in the Antico Setificio Fiorentino, we did it as a tribute to the history of those looms that were so well-loved by Marquis Emilio Pucci. It was not an investment—it was an act of love for a workshop with incredible tradition and quality, in a district where looms still mark the passage of time, just like they have for over 200 years.