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MaurIzIo GalIMbertI
from Capri n.10
interview art
Fammi a pezzi!
TEAR ME IN PIECES
text Francesca Lombardi
Maurizio Galimberti. Polaroid dal Capri Palace e dall’Isola Polaroids from the Capri Palace and the island
Claudia è bella come la Danae di Klimt, vortice di rosso dei capelli intorno al volo perfetto. Xavier Bardem è un fauno dei boschi, con due occhi che ti agganciano, centrali e ammalianti. Benicio Del Toro, Zeus: riflessi d’argento sui capelli ondulati, filosofico e rock con il grande anello nella mano intenta nei pensieri. I mosaici di Maurizio Galimberti sono arazzi di polaroid dove lo spazio e il tempo si annullano. Le sue opere - antiche e contemporanee nello stesso istante –superano il vincolo dei 60 cm delle Polaroid. Come ci spiega lui stesso: “ In una polaroid riuscivo a ritrarre al massimo un volto, con questa tecnica riesco ad avvicinarmi quanto voglio”. Lucio Dalla, dopo aver visto i suoi lavori esordì dicendo “ Galimbo , mi devi fare a pezzi” . Il suo ritratto è diventato la copertina di un cd di Lucio. Lo abbiamo incontrato alla vigilia di una vacanza in Puglia, felice di aver concluso le foto per un libro in uscita a settembre – Extravagante, progetto legato alla sua Italia - e innamorato. Ci tiene a dirlo. La prima cosa che ti viene da chiedergli quando lo incontri è, se quando si trova di fronte a un soggetto, comincia a scattarlo e poi lo ricompone o ha delle vere e proprie visioni grazie alle quali immagina la figura finita. La seconda soluzione : “ Se scatto 70 polaroid compongo la figura con 70 polaroid, non scarto niente. Ho imparato a dividere lo spazio con la mente da ragazzino, quando mio padre m portava in cantiere con lui e mi faceva contare quanti cavalletti da ponteggi erano necessari per ogni metro quadrato. Ieri sera ero a cena con la mia compagna e senza farci attenzione Claudia is as lovely as Klimt’s Danae, the red of her hair whirling around her perfect face. Xavier Bardem is a forest faun with two eyes that capture you—focused and haunting. Benicio Del Toro, Zeus: silver reflections shine in his wavy hair, a philosopher and rock, he wears a large ring and is lost in his thoughts. Maurizio Galimberti’s mosaics are Polaroid tapestries where time and space cancel themselves out. Ancient and contemporary at the same time, his works go beyond the Polaroid’s 60-cm limitations. As the artist himself explains, ‘In one Polaroid, I was able to capture one face at the most. With this technique, I’m able to get as close up as I want. After seeing his works, Lucio Dalla, started off by saying ‘Galimbo, you’ve got to tear me to pieces.’ His portrait became the cover for one of Lucio’s albums. We meet with him, just before his departure for a vacation in Puglia, happy to have finished up the photographs for a book that’s scheduled for release in September. It’s called Extravagante, a project linked to his Italy—the man’s in love and he’s keen on saying so. The first thing you feel like asking when you meet him, is if he starts taking pictures of a subject as soon as he comes upon it, recomposing the image later, or if he has authentic visions that allow him to imagine the finished figure right away. It’s the second option: “If I take 70 Polaroids, I compose the figure using 70 Polaroids; I don’t throw anything away. I’ve learned to divide up space with the mind of a little boy, like when my father would take me to his work-
interview art
His Polaroid mosaics are world-famous; since 1997, they have been a favorite on the art collectors’ scene
Above: the Madonna of Pompei was created by Galimberti for the Capri Palace and Margareth Madè. In the next page: several works by Galimberi: Lady Gaga, Johnny Depp, Xavier Bardem and New York riempivo i bicchieri di vino esattamente alla stessa altezza… ho questo rapporto innato con lo spazio.!”
Come è iniziata questa sua lunga storia di amore con le Polaroid?
Ho iniziato a scattare a15 anni, totalmente autodidatta. Scattavo in analogica, poi c’era la camera oscura…. Ma io ho dei problemi con il buio, non mi piace. Non lo dico spesso, ma sono stato adottato a 5 anni e il buio mi ricorda l’orfanotrofio. Poi ho scoperto le Polaroid. Mi hanno aperto un nuovo mondo di progettualità e una maniera diversa di pormi con la storia e con il tempo.
Come si è sentito quando ha chiuso Polaroid?
Sono andato a NY e ho comprato tutte quelle disponibili.In realtà sapevo che non sarebbe finita lì … infatti nel 2010 è arrivato Florian Kaps, che con il progetto Impossibile ha iniziato a produrre pellicole istantanee
Quali sono i punti cardine del suo lavoro?
Il ready made di Man Ray e la sua attualizzazione della storia; l’energia cinetica di certi quadri di Duchamp, come Il nudo che scende le scale…
E a Capri?
Sono stato un anno fa, per due volte. Ho fatto un lavoro con la Fondazione Capri, esponendo le mie foto accanto a quelle di Herbert Litz . E’ come dire a un giocatore dell’Inter di fare una partita con Maratona e Pelè… E’ abituato a giocare in serie A ma è comunque una emozione. Poi ho conosciuto Tonino (Cacace , proprietario del Hotel Capri Palace,ndr), ci somigliamo fisicamene, in un’altra vita potremmo essere stati fratelli… Lui è legato ai suoi genitori, alla sua terra, ne è fiero. Mi ha mostrato il dipinto di una Madonna appartenuta alla sua famiglia. L’ho ri- fotografata alla mia maniera, rendendola contemporanea. Lui l’ha messa nel salone centrale dell’albergo. Mi ha molto lusingato. shop and make me count how many tripod platforms were necessary for each square meter. Last night, I was at my partner’s house and without meaning to, I filled our wine glasses to exactly the same height…I have this innate relationship with space!”
How did your long-term love story with Polaroid begin?
I started taking pictures when I was 15—totally self-taught. I would shot analogically and then, there was the dark room. But I have problems with the dark; I don’t like it. I don’t say this often, but I was adopted when I was five years old—darkness reminds me of the orphanage. Then, I discovered Polaroid. It opened up a new world for me as far as projects were concerned and a whole different way of dealing with history and time.
How did you feel when Polaroid closed down?
I went to New York and bought every single one I could find. In reality, I knew that things wouldn’t end there. In fact, in 2010 Florian Kaps arrived and thanks to the Impossible Project, he began producing instant film.
What are the cardinal points of your work?
Man Ray’s Ready-made and his actualization of history; the kinetic energy inherent in some of Duchamp’s paintings like Nude descending a staircase…
And in Capri?
I was there twice, a year ago. I did a job for the Capri Foundation, exhibiting my photos alongside those of Herbert Litz. That’s like telling a player from Inter that they’re going to play a match with Maradona and Pelè… He may be used to playing in Series A, but it’s still a thrill. Then, I met Tonino (Cacace, owner of the Hotel Capri Palace). We look alike physically and, in another life, we could have been brothers… He’s connected to his parents and his land. And he’s proud of it. He showed me a painting of a Madonna that once belonged to his family. I re-photographed it in my own way, making it contemporary. He put it in the hotel’s central hall. I found this very flattering.