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JENNY SAVILLE: IL CORPO NEL MONDO DELL’ARTE

di Caterina Ademollo

Dal 30 settembre 2021 al 20 febbraio 2022 la città di Firenze accoglie una delle maggiori esponenti dell’arte contemporanea, nonché una delle artiste più quotate al mondo: Jenny Saville. La mostra, che rappresenta un incontro unico tra il mondo antico e quello contemporaneo tramite dipinti e disegni degli anni ’90 e lavori realizzati appositamente per l’occasione, coinvolge il Museo dell’Opera del Duomo, il Museo degli Innocenti, il Museo di Palazzo Vecchio, il Museo di Casa Buonarroti e il Museo Novecento, dove sono esposte un centinaio di opere di medio e grande formato. Ad esempio, una vetrina che si affaccia sulla piazza nel loggiato esterno permette ai passanti di ammirare il ritratto monumentale di Rosetta II, una ragazza non vedente che l’artista ha rappresentato nelle vesti di cantore cieco o di mistica in estatica contemplazione. Altre opere dell’artista sono poi ospitate negli altri musei sopra citati. Il percorso della mostra sottolinea l’evidente correlazione tra Jenny Saville e i maestri del Rinascimento italiano, in particolare con alcune grandi opere di Michelangelo. Elementi come la misura monumentale dei suoi dipinti, tratto caratterizzante del linguaggio figurativo dell’artista fin dai primi anni della sua carriera, emergono molto chiaramente, così come la sua indagine incentrata sul corpo, sulla carnalità, e su soggetti femminili nudi, mutilati o oppressi dal peso e dall’esistenza. Nelle sue rappresentazioni del corpo umano, Jenny Saville trascende i limiti sia della figurazione classica che dell’astrazione moderna. La pittura ad olio, applicata in strati pesanti, trasmette una grande intensità, mentre ogni pennellata sembra quasi mantenere una vita propria, elastica e mobile. Mentre l’artista spinge, distende e calca il colore sulle sue grandi tele, le distinzioni tra corpi viventi e le loro rappresentazioni paiono lentamente sparire. Evitando di definire spazio e tempo, disegnando le figure senza abiti e segni riconoscibili riguardo ad appartenenza sociale, politica, o etnica, Jenny Saville dichiara, in un modello contemporaneo ma ugualmente universale, la condanna di ogni forma di violenza umana, facendo percepire con segni drammatici il tema della pietas, l’esperienza del lutto e del compianto. Allo stesso tempo, la concezione della figura femminile in relazione alla maternità è racchiusa nei due dipinti presentati nella Pinacoteca del Museo degli Innocenti: il grande quadro The Mothers, di forte effetto evocativo, rivela l’attuale importanza di questa tematica, accolta in un edificio dove, fin dal ‘400, si è avvertito il bisogno di un impegno nell’accoglienza dei bambini abbandonati e nella promozione e tutela dei diritti dell’infanzia. Considerata erede della cosiddetta ‘Scuola di Londra”, l’artista è convinta che molte potenzialità della pittura siano ancora da esplorare, superando la distinzione tra astratto e figurativo, tra formale e informale. Costantemente ricercando la verità all’interno della pittura per esporre la naturale espressività del corpo, Jenny Saville lavora sul modello in studio e sulla fotografia. Per costruire le sue immagini in modo così impressionante e travolgente raccoglie fotografie e ritagli da giornali e cataloghi, mescolando storia dell’arte e archeologia, immagini scientifiche e di cronaca, senza creare gerarchie o distinzioni tra brutalità e delicatezza, tenerezza e crudeltà. I suoi soggetti appartengono alla tradizione classica: volti, corpi nudi, gruppi di più figure, figure distese o in piedi, maternità e coppie di amanti presentati in pose che ricordano le sculture etrusche o alcuni modelli classici appartenenti alla tradizione rinascimentale e moderna, l’arte egizia o arcaica. In un’intervista l’artista si racconta così: “Lavoro su ciò che mi affascina: se mi affascina visivamente, deve custodire in qualche modo la verità. Questo comporta spesso lo “svelamento”. Non va molto di moda parlare di verità, ma c’è qualcosa nel mio lavoro che ricerca una sorta di verità universale. Ecco perché penso che la relazione con Michelangelo sia forte, è un concetto che appartiene anche a lui. Se vuoi essere bravo in qualcosa, devi lavorarci tutta la vita. Quindi per me è sufficiente il corpo umano…più che sufficiente.”

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